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Gay & Bisex

CARPE DIEM


di Foro_Romano
13.09.2016    |    11.814    |    2 9.5
"“Era questo che volevi, giusto?” “Ohhh… Siii… Ahhh… Più forte… Più forte…” “Ti piace, vero?”, mentre ci davo dentro di brutto..."
Sono un 50enne libero ed indipendente. Gioco spesso a tennis e faccio nuoto, così ho mantenuto un fisico tonico ed asciutto. Per questo piaccio alle donne ed anche a molti uomini. Sono direttore di un hotel pertanto ho sempre “carne fresca” e le occasioni non mi mancano mai, con tutti i turisti di passaggio.
Non ho quindi mai sentito il bisogno di sposarmi e sostenere, di conseguenza, le responsabilità di una famiglia. Vivo alla giornata. “Carpe diem” è il mio motto. Non posso godermi la vita meglio di così.
L’altra settimana sono venuti due ospiti che ho capito essere molto particolari. Si trattava di un uomo di poco meno della mia età col suo nipotino 22enne. L’uomo era tozzo e robusto ma non grasso. Sembrava essere molto muscoloso e appariva come a disagio nel suo impeccabile abito scuro. Era venuto per lavoro e si era fatto accompagnare dal giovane parente.
Il ragazzo però era un piccolo gioiello. Bassino, magro, moro in modo assoluto. Mostrava meno anni di quanti ne aveva. Aveva dei folti capelli nerissimi, così come le sopracciglia e le lunghe ciglia. Gli occhi erano così intensi ed espressivi che attirarono subito la mia attenzione, anzi i nostri sguardi si attirarono a vicenda. Nel suo vidi subito dell’interesse nei miei confronti mentre io… beh, io ne rimasi così affascinato che potrei dire che fu un colpo di fulmine. Lo desiderai subito intensamente.
Le mie avventure con uomini erano state molto poche rispetto a quelle con donne. Sono sempre stato più che altro uno sciupafemmine. I ragazzi poi potevo contarli sulle dita di una mano. Non erano per me. Troppo impacciati, mentre io ho bisogno di emozioni forti, di persone molto esperte nell’arte erotica. Quel ragazzo però sembrava avesse esperienza da vendere. Forse fu anche questo che mi attirò di lui.
Fu così che volli accompagnarli io stesso alla camera, lui ed il suo sedicente zietto. In ascensore e durante tutto il tragitto il ragazzo non fece altro che strusciarsi “accidentalmente” a me, a guardarmi con aria sensuale e vogliosa che non faceva altro che aumentare il mio interesse per lui.
Avevo appena chiuso la porta della loro camera e me ne stavo venendo via che lui sgusciò fuori e mi raggiunse.
“Mi scusi”, disse. “Come posso fare a rintracciarla se avessi bisogno di qualcosa?”
La domanda era senza dubbio volutamente ambigua e mi confermò che il bocconcino mi si offriva senza remore.
“Sono quasi sempre in direzione, accanto alla reception. Puoi chiedere di me quando vuoi”. Il tu mi era scappato involontariamente (forse).
Mi rispose con un gran sorriso che lo illuminò come un angioletto. “Grazie per la sua disponibilità”. Si girò e si avviò verso la stanza. Mio dio che culetto! Era perfetto e messo ben in mostra dai pantaloni attillati. Gli sarei saltato addosso ma il self-control ebbe il sopravvento e rimasi lì, fermo, a guardarlo ed a sbavare.
Non passarono che poche ore che mi sentii dire che ero desiderato alla stanza 307 (la sua). Andai (o meglio mi precipitai). Mi aprì affacciandosi solo con la testa. “Ah, grazie di essere venuto. Entri, la prego”. Entrai e lui richiuse subito la porta. Era quasi completamente nudo, indossava solo delle aderentissime mutandine. “Mio zio è dovuto uscire subito per lavoro e non tornerà prima di cena e io mi sento solo. Potrebbe farmi un po’ di compagnia?”, disse con sguardo malizioso.
Era troppo! Lo schiacciai contro il muro sovrastandolo (mi arrivava al torace). “Senti un po’, stronzetto. So io di cosa hai bisogno tu”. Mi abbassai e gli infilai la lingua in bocca, che accolse subito rispondendo con la sua, e gli misi le mani sulle chiappette sode e pronunciate. Le nostre salive si fusero in un bacio appassionato. Poi mi staccai da lui. “Tu hai bisogno di cazzo. Ecco di cosa”. Gli presi la mano e me la posai sulla patta premendogliela per farglielo sentire già sufficientemente duro.
Lo agguantò attraverso la stoffa dei pantaloni e lo accarezzò su e giù per saggiarne la consistenza e la lunghezza, che gli sembrarono subito soddisfacenti. Quella manina lo intostò ancora di più. Sorridendo, si avviò verso la sponda del letto dandomi le spalle. Quando fu lì davanti si calò le mutandine piegandosi in avanti, mostrandomi l’eccitantissima visione del suo culetto perfetto il cui solco si allargava leggermente in corrispondenza del buchino, segno di un suo uso abbastanza frequente. Non era certo vergine il ragazzo!
Si mise carponi sul letto, si voltò e indicandomi il sederino “Ti piace?”. Io mi stavo spogliando e non dovetti rispondergli. Lo fece per me il mio cazzo duro già fuori del suo nido. Si sedette sulla sponda del letto, io mi avvicinai incantato dalla sua bellezza e lui mi guardò dal basso prima di prendermi in bocca la cappella. Fece una certa fatica a farsela entrare ma quando ci riuscì mi guardò di nuovo con uno sguardo di soddisfazione.
La vista di quel visino angelico e di quelle rosee labbra forzate a contenere il glande mi mandò su di giri. Gli presi la testa tra le mani e, con forza, gli infilai metà del fusto. Subito ebbe un conato e lo liberai. Lo sfilò immediatamente ed un filo di bava lo univa alla sua bocca. Tossì ma non si perse d’animo e si tuffò di nuovo nell’impresa. Tanto fece che in poco tempo aveva il nasino avvolto nel mio pelo pubico. Cominciò ad andare su e giù assaporandolo di gusto. Dopo qualche minuto lo fermai. Un altro po’ e gli sarei venuto in bocca, ma io volevo il suo culetto.
Glielo dissi, allora si sdraiò sul letto a pancia in sotto e si aprì le chiappette con le mani in segno di invito. “Anche io lo voglio. Scopami”. Arrapato com’ero, non me lo feci ripetere due volte. Lo coprii col mio corpo, gli strusciai la cappella bagnata dalla sua saliva attorno al buchetto appena qualche secondo e gli piantai la mazza di colpo per intero, fino in fondo. Seppe contenersi. Appena un gemito di dolore e piacere e cominciai a fotterlo come un dannato. Come avevo capito era già stato aperto per bene.
“Era questo che volevi, giusto?”
“Ohhh… Siii… Ahhh… Più forte… Più forte…”
“Ti piace, vero?”, mentre ci davo dentro di brutto. “Mi hai voluto far capire subito che ci stavi, vero zoccola?”.
“Siii… Così… Forte… Forte…”
“Ti spacco il culo, troiaaa” e con un grugnito mi ripiegai su me stesso, glielo piantai più in fondo possibile e cominciai a sborrare. Ogni colpo secco uno schizzo nella sua pancia, un mio “Ahhh” ed un suo “Siii”.
Sudato, mi accasciai per un po’ su di lui. Quando fu chiaro che non ne avevo più neppure una goccia nei coglioni, lo tirai fuori e mi sdraiai accanto per riprendere fiato, col cuore che pian piano cercava di riprendere il ritmo normale.
L’efebo si girò su un fianco e mi accorsi che era venuto sulle lenzuola. Mi sorrise e mi carezzò la barba brizzolata. Di rimando gli presi la testa e ci baciammo con passione.
Forse ebbi un pizzico di gelosia. “Dimmi la verità. Quell’uomo non è veramente tuo zio”.
Abbassò gli occhi. “Si, è vero, è il mio uomo”.
Quasi per vendicarmi. “E lo sa quanto sei zoccola?”
“Si… lo sa… e ne è pure contento perché dice che lo eccita molto sapere che vengo usato da altri. Però io vado solo con chi mi piace”, aggiunse quasi a giustificarsi. Gli sorrisi e lo carezzai in segno di perdono.
Continuò. “A lui piace anche farlo a tre. Farsi vedere mentre mi scopa e vedermi mentre vengo scopato. Se vuoi… stasera…”, disse timidamente, quasi arrossendo. “Ma, per essere chiaro, lui è solo attivo e solo con me”, si affrettò a dire.
L’idea non mi dispiaceva. Pensare a me con l’altro mentre ci scopiamo quel cuccioletto perverso era allettante. “Perché no? Ma lui sarà d’accordo?”.
“Credo proprio di si. Già mi ha detto che ti trova un tipo interessante. Ti va bene per le 22 qui?”.
“Ok. Se c’è qualcosa in contrario mi farai sapere”. Lo strinsi forte a me e lo coprii di baci sulla faccia, come un bambino col suo bambolotto. Mi rivestii e lo salutai con un bacetto in fronte.
Nel pomeriggio mi docciai, mi improfumai per bene e mi vestii sobriamente, pantaloni e camicia, come si deve alla mia età. Non avendo avuto contrordini, mi presentai puntualmente alla loro porta e bussai. Mi venne ad aprire lo “zio” con addosso solo l’accappatoio bianco dell’hotel. Dovetti riconoscere che aveva un fisico eccellente. Pieno di muscoli (forse troppo per i miei gusti) e completamente depilato sul torace, come usano i culturisti. Aveva però i peli sulle gambe ma molto meno di me, che ne sono pieno su tutto il corpo.
“Vieni, entra, ti stavamo aspettando”. Una volta dentro ci stringemmo virilmente la mano. Il ragazzo, completamente nudo, corse verso di me, mi abbracciò e si protese per ricevere un bacetto sulle labbra, rimanendo allacciato a me.
“Mi ha detto che già avete fatto conoscenza”, disse l’amico con fare allusivo. “E che vi siete anche divertiti molto… No, no, non ti preoccupare, non sono geloso. Anzi. Ti ha pure detto che mi piace fare a tre mettendo in mezzo questa zoccoletta. Se sei qui vuol dire che sei d’accordo”.
“Non vedo l’ora”.
Non ebbi tempo di dire altro che il giovane si inginocchiò davanti a me e mi strofinò il musetto sulla patta, come una gatta affamata. Quando sentì di aver ottenuto l’effetto voluto, mi slacciò i pantaloni, tirò giù la zip e dette un bacino al voluminoso pacco nelle mutande prima di abbassarmi il tutto alle ginocchia. La mia cappella ebbe poco tempo per prendere aria perché fu subito imprigionata nella sua calda bocca, che già ne conosceva le misure. Cominciò a farmi uno stupendo pompino con risucchio il cui solo rumore era elettrizzante.
L’altro si tolse l’accappatoio rimanendo nudo e mettendo in mostra la sua notevole mazza già in tiro come la mia. Dopo un po’ prese il ragazzo per un braccio e lo fece staccare da me, portandolo verso il letto. “Lascialo spogliare con calma. Intanto cominciamo noi”. E gli piantò il cazzo fino in fondo alla gola, in un colpo solo. Il ragazzo, evidentemente abituato, non fece una piega e si dette a succhiarlo avidamente. E quanto gli piaceva!
Altro che “con calma”. In un lampo ero già completamente nudo ma non mi unii a loro. Mi sedetti sulla poltroncina incontro al letto e mi misi ad osservarli, smanettandomi l’uccello duro, stando attento a non venire.
Dopo la pompa, l’uomo lo mise subito a pecora e affondò il viso tra quelle tenere natiche rosa, grufolando come un maiale. Gli stava evidentemente leccando per bene quel forellino elastico che mi ero goduto qualche ora prima. Il ragazzo gemeva di voglia. Si girò a guardarmi e, vedendomi col cazzo in mano, si leccò le labbra come per dirmi che poi avrebbe provveduto anche a me.
Con un grido scattò inarcando la schiena. L’uomo lo aveva inculato fino in fondo con un’unica spinta e si dette a scoparlo come un selvaggio, tenendolo saldamente per i fianchi. “Lo vedi che troia che è? Lo vedi quanto gli piace?”
Si rivolgeva certamente a me ma continuava a guardare la sua grossa minchia che entrava e usciva da quell’esile corpicino scosso continuamente dagli spasmi del piacere. Si sentiva lo sciacquettio dell’umido buco e il rumore degli schiaffi delle grosse palle pelose sul sederino. La scopata durò molto. Io non mi mossi ma dovetti togliere la mano dal mio cazzo per non correre rischi. La scena live era troppo eccitante.
Quando fu sul punto di venire, sfilò la nerchia bagnata degli umori e gliela dette in pasto. Quello, con la linguetta fuori, dette qualche leccatina per ripulirla ma quasi subito, quando capì che era il momento, ne prese in bocca la cappella che cominciò a sparargli dentro bordate interminabili di sborra che lui ingoiava continuamente. Nel fare questo aveva girato il culetto nella mia direzione e potei vedere che dietro aveva ormai un foro larghissimo.
Quando ebbe finito di eruttare vidi che ce l’aveva ancora dritto e duro. Doveva avere una bella resistenza! “Beh, che aspetti? E’ tutto tuo”, indicandomi il ragazzo carponi davanti a lui.
Questa volta mi precipitai verso il letto e verso quel buco che sembrava aspettarmi e dove, senza alcuno sforzo, piantai dentro tutta la mia nerchia, che non credo di aver mai visto più grossa.
“Aaahhhoooo… uhhh… mmmm…”, rantolò il ragazzo dal piacere, mentre la bava gli scendeva dalla bocca.
“Fottilo, fottilo, fottilo forte…”, continuava a dire l’altro maschio. “Guarda quanto gli piace a questa fottutissima zoccola!”
Mentre montavo quel cucciolo come un animale impazzito lui, ogni tanto, gli ficcava il cazzo in bocca. Il giovane glielo agguantava con quella manina che faceva fatica a circondarlo per aiutarsi a pomparlo. Se lo godeva di gusto mentre io gli sfasciavo il culo. Ci stava mandando in estasi tutti e due. Anzi lo eravamo tutti e tre. Per essere poco più di un adolescente ci sapeva veramente fare. Era una troia nata.
Dopo circa mezz’ora di scopata (con la quale dimostravo che anch’io non ero da meno in quanto a resistenza) cominciavo a cedere fisicamente. Quindi glielo sfilai via di botto, provocando il classico rumore di bottiglia stappata, con suo evidente disappunto. Mi sdraiai accanto a lui col cazzo inalberato.
“Siediti sopra, troia di una puttana”.
Non se lo fece dire due volte ed in men che non si dica si impalò fino alla radice, con un gemito di felicità nel sentirsi di nuovo pieno. Lo guardavo, mi guardava, mentre saltava sul mio tronco venoso. Il suo viso era stravolto. Il suo sguardo era pieno di lussuria che contrastava con i suoi tratti angelici. Questo mi faceva eccitare ancora di più. Capivo che non sarei durato ancora molto.
Vide il suo amico che si maneggiava l’attrezzo in piedi sul letto, accanto a noi, così si girò dandomi la schiena, senza fermarsi ed usando il mio cazzo come perno. Aprì la bocca e riprese a spompinare quell’altro che, dopo poco, gli dette una spinta ed il ragazzo cadde supino sul pelo del mio torace. Gli alzò le gambe, che quello trattenne subito con le braccia in modo di mostrare il suo buco ostruito oscenamente dalla mia grossa minchia.
Il maschio si inginocchiò ai lati delle mie gambe e puntò il glande bagnato all’orifizio già ampiamente allargato. Capii solo allora cosa voleva fare. Lo appoggiò sopra il mio e, nel momento che, fottendolo, ero uscito per rientrare, entrò anche lui, spaccandogli il culetto.
L’urlo del ragazzo non lo fermò e si mise ad incularlo insieme a me, col mio stesso ritmo, dentro e fuori, sempre i due cazzi insieme. Non potevo farcela più. Andai in deliquio. Inarcai la schiena, buttai la testa indietro, aumentai la velocità, gli occhi fuori delle orbite, le palle cominciarono a pulsare e numerosi e potenti bordate di sborra andarono a riempire il poco spazio che trovavano dentro quel pancino, tanto che cominciarono a schizzare fuori e colare imbrattando i peli dei mei coglioni.
L’altro continuò imperterrito a fotterlo sciacquando nel mio sperma e, solo quando ebbi finito completamente di scaricarmi, lo tirò fuori e venne anche lui su tutto il corpo del ragazzino, inzuppandolo dai capelli all’inguine.
Quello si leccò le labbra bagnate poi s’impegnò a raccoglierne il più possibile dal corpo per ficcarselo in bocca e gustarselo, aiutato dalle dita dello “zio” che ogni volta venivano avidamente succhiate. Che maialino!
Si sono trattenuti una settimana nel mio hotel e non è mancato giorno che, da solo o col suo amico, non ci siamo fottuti più volte quella meravigliosa troietta. Adesso mi manca da morire. Ho saputo poi che non gli bastava mai e che, oltre noi, si era fatto scopare anche da due prestanti camerieri. Eppure ci sto male.
Le occasioni continuano a non mancarmi ma mi sto rendendo conto che mi sono innamorato o, per lo meno, sono innamorato di quel genere di troie. Anch’io vorrei avere una puttanella così vogliosa, sempre pronta a farsi riempire di cazzo e di sperma. Anch’io lo farei scopare da chi vuole pur di saperlo appagato. Non sarei geloso, anzi sarei orgoglioso di avere con me un cucciolo desiderato da tutti. Aspettate che ne trovi uno così e al diavolo il principio del “carpe diem”. Degli altri non me ne fregherebbe più niente.

(Le stesse cose si possono fare con le precauzioni. Non fate mai l'amore senza il preservativo. Non rovinatevi la vita, godetevela).


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