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LE AVVENTURE DEL GIOVANE ANTONIO 3 – Due brevi occasioni


di Foro_Romano
09.02.2023    |    7.720    |    5 9.7
"Si tratta di un giorno in fondo..."
La mattina dopo erano tutti e quattro sfiancati, anche perché, durante la notte, ora l’uno ed ora l’altro dei maschi si svegliava e si sbatteva il buco che trovava più vicino, sborrandogli dentro. Il povero Ludwig, il cucciolo, forse lo era più di tutti per il fatto che era stato sverginato da Carlo e scopato per la prima volta, mentre per il nostro Antonio era diverso. Erano giorni che lo prendeva in culo ed in bocca dal suo Helmut, era ormai abituato e non gli bastava mai. Era sempre in fregola.
Però i due culetti erano veramente provati e facevano male, tanto che per i due ragazzi era difficile stare seduti sulle panche imbottite del piccolo locale dove erano andati a fare una colazione rigenerante. Un bel cappuccino carico di caffè e degli ottimi dolcetti di pasta sfoglia. Non riuscivano a stare fermi. Si giravano ora su un lato ed ora sull’altro ma risultava sempre troppo scomodo.
Commentarono quanto avevano fatto quella notte. I maschi ridevano soddisfatti, come anche le puttanelle, ma queste ne arrossivano al piacevole ricordo, anche se il fastidio ai loro buchini sfondati era veramente difficile da sopportare.
Il cameriere che aveva preso le ordinazioni e che li aveva serviti si teneva a distanza ma, non essendoci molti altri avventori, si era fermato ad osservarli. O meglio, oggetto dei suoi sguardi era esclusivamente il piccolo Antonio, dalla pelle così ambrata da sembrare quasi un orientale. Il giovane italiano se ne era accorto e, ogni tanto, gli lanciava un’occhiata, ma quello lo guardava fisso, senza mai distrarsi.
Era un bell’uomo sui 35-40 anni. Collo taurino e viso molto virile. Camicia bianca aperta sul pelo brizzolato, torace e pantaloni neri aderenti che mostravano sempre più un rigonfiamento molto promettente. Anzi, quando il loro sguardo si incrociava, se lo toccava per mostrarglielo senza pudore. Si era accorto della difficoltà del ragazzo a stare seduto e aveva capito bene il perché.
Benché ancora dolorante, in Antonio nacque sempre più la voglia di farsi possedere da quel maschio. Era alle prime esperienze ed era sempre in calore, come una femmina di animale nel periodo dell’accoppiamento. Approfittando del fatto che sembrava che nessuno dei suoi amici se ne fosse accorto, disse loro che aveva bisogno di andare in bagno e si alzò andando verso il cameriere. Gli disse che stava cercando le “toilettes” e quello, con un sorriso sornione, lo accompagnò non alla porta ma fin dentro il bagno degli uomini. Quasi spingendolo, lo fece entrare e serrò la porta alle spalle.
A quel punto, riprese ad armeggiargli davanti il suo bozzo, ormai talmente teso che sembrava dover stracciare il tessuto in cui era contenuto a stento. Gli mise una mano sulla spalla e lo spinse facilmente ad inginocchiarglisi davanti, poi si slacciò la cintura, sbottonò i pantaloni, abbassò la cerniera, come anche le mutande, facendo schizzare fuori, finalmente libero, un fantastico cazzo grosso, leggermente curvo in alto e coperto di vene a rilievo.
Antonio non ci pensò due volte e se lo fece scivolare in bocca, guardando dal basso per godere della reazione dell’uomo. Quello si irrigidì e chiuse gli occhi dal piacere, spingendo la testa all’indietro ed il bacino in avanti per favorire le ciucciate del ragazzino. Aveva una sacca dei coglioni grossa e pelosa che ondeggiava sul giovane mento imberbe. Si capiva che era eccitato e stracarico. Non passarono che pochi secondi che quel pene era diventato duro come il marmo e caldo come un ferro rovente.
Non perse tempo. Sollevò il ragazzo, staccandolo dalla sua appendice lucida di saliva e lo girò verso il muro. Gli calò facilmente i pantaloni della tuta che indossava, afferrò le chiappette con le grandi mani e gliele allargò coi pollici. Indirizzò la cappella paonazza al buco evidentemente sfasciato e gli affondò dentro con un’unica spinta, fino in fondo. Antonio trattenne il grido che gli saliva e si concentrò su quanto stava accadendo al suo sederino. L’uomo prese subito a pomparlo ferocemente, tanta era la voglia che quel piccolo straniero gli aveva messo addosso. Godettero subito ambedue di quella monta forsennata. Antonio schiacciato contro la parete ed il maschio, più alto e forte di lui, lo montava selvaggiamente, quasi a volercelo inchiodare.
Dopo una gragnuola di spinte, Antonio venne contro le piastrelle e, quando finì di godere, l’uomo gli soffiò qualche parola nell’orecchio che non comprese ma ne capì il senso certamente osceno e gli sparò dentro un carico infinito di caldo sperma.
Rimase affondato in lui fino ad aver esaurito anche l’ultima goccia e poi glielo sfilò lentamente, ancora barzotto. Dopo che anche la cappella fu fuori da quella morbida voragine arrossata, sprizzò fuori il liquido denso e lattiginoso di cui era piena, che gli fu pulito via per bene con la carta igienica. Antonio si girò, si rivestirono guardandosi con gratitudine. Il cameriere si abbassò a regalargli un profondo bacio, con la lingua che rovistava nella bocca, poi gli sorrise prima di riaprire la porta ed uscire. Antonio si chiuse dentro per riprendersi e metabolizzare quell’avventura imprevista e, dopo essersi sciacquato la faccia al lavandino, tornò al tavolo dei suoi amanti facendo finta di niente.
“Ah, eccoti finalmente! Ci hai messo tanto!”
“Mi fa male il buco e mi sono bagnato con l’acqua fredda”.
“Adesso come va? Stai meglio?”
“Si, si, meglio”. Ed era vero. L’ultimo trattamento subito gli aveva stranamente fatto bene, anziché peggiorare la situazione. Forse, a forza di usarlo, si stava abituando”.
“Ascolta. Abbiamo preso una decisione. Non te la prendere ma ti presto per un giorno a Carlo”.
“Come sarebbe a dire che mi presti? Non potevi prima chiedermi il parere?”
“Tu e Ludwig fate quello che vogliamo noi maschi”. Affermò categoricamente.
Intervenne Carlo. “Tu mi piaci molto e vorrei passare una giornata con te. Che problema c’è? Sono io forse a non piacerti? Stanotte mi sembrava che il mio cazzo ti piacesse eccome!”
“Si, è vero, mi piace” dovette ammettere.
“Ho già in mente un bel programma. Ti farò conoscere qualcosa di nuovo. Ti piacerà, vedrai”.
“E tu, Helmut, cosa farai?”.
“Non ti preoccupare. Oggi ho da accompagnare un gruppo per la città. Adesso ti porto a casa, così potrai far riposare un po’ il buchino, e questa sera Carlo ti verrà a prendere”.
“E tu cosa farai?”, ripeté Antonio.
“Beh, lo scambio è reciproco. Il tuo Helmut se la spasserà con Ludwig, naturalmente. Sei geloso per caso?”
Antonio capì che il suo uomo, colui che lo aveva sverginato, non aveva intenzione di cominciare una relazione e che lui, in fin dei conti, era solo alle prime esperienze e avrebbe dovuto avere altri uomini prima di poter decidere di avere una storia fissa. Inoltre vivevano a migliaia di chilometri di distanza.

Lo riportarono verso a casa. “Allora, a più tardi – gli disse Carlo – Andremo in un bel ristorante”.
“Mi dovrò vestire elegante? Ma qui io non ho portato molti vestiti”.
“No, non ti preoccupare. Vestito bene ma semplice: pantaloni, camicia e un golfino andranno bene”.
“OK. Allora, Helmut, buon divertimento col cuccioletto tedesco”, gli disse con un po’ di sarcasmo.
“Piccolo, non ti lascio mica? Si tratta solo di un giorno poi, domani sera, ti fotterò ancora, non ti preoccupare”. Gli prese la testa e gli ficcò in bocca la sua lingua che gli rovistò prepotentemente dentro in un bacio fantastico che riuscì a tranquillizzarlo e, sceso dalla macchina, li salutò tutti affettuosamente.

In casa c’era solo Norberto. Roberto era andato al ristorante dove lavorava e sarebbe tornato la notte, dopo la chiusura.
“Allora, ti sei divertito? Siete stati tutta la notte insieme da Carlo?”
“Ah, lo conosci?”
“Si, certo, da tempo. Chissà che ti hanno fatto, piccolo, quei due maschioni. Ti hanno fatto la bua?”, disse sorridendo.
Anche Antonio sorrise. “Beh, non ci sono andati piano, devo ammetterlo. Eppoi non eravamo solo noi tre. C’era anche Ludwig, un ex allievo di Carlo”.
“Mmmm, interessante! E avete fatto tutti insieme o coppie separate?”
“Insieme. E poi… Ludwig era vergine e Carlo lo ha aperto per primo. E’ stata una scena straziante…”
“Super eccitante, vorrai dire. Il ragazzo non era forse d’accordo?”
“No, anzi, lo incitava a possederlo senza problemi. Poi si sono detti delle cose in tedesco che non ho capito”.
“E allora! Di che ti preoccupi. Dai racconta, sono curioso. Come sono andate le cose?”
“Ma che vuoi sapere… Non so se è il caso di dirtelo”. Diventò tutto rosso.
“Dai, su, non farti pregare. Dimmi tutti i particolari. Non trascurare niente. Mi piace sentire certe avventure”.
Un po’ titubante all’inizio, Antonio cominciò a raccontare ogni cosa, sollecitato continuamente da Norberto che voleva sapere proprio tutto. La storia lo eccitava, era chiaro. Appoggiato al tavolo della cucina, si andava a toccare il cazzo dentro i pantaloni che, al cavallo, si deformavano sempre più mostrando un bozzo sempre più grosso e allungato sopra la coscia sinistra. Anche il ragazzo si stava eccitando al ricordo di quello che avevano fatto e quel bozzo lo attraeva particolarmente. Per un attimo gli passò per la mente che forse il suo amico Roberto non l’avrebbe presa bene, se si fosse lasciato fare una ripassata dal muscoloso olandese. Ma era troia e la sua libidine stava salendo con la stessa rapidità di quel bozzo che aveva davanti.
Smise di parlare. Si guardarono bene negli occhi e si avvicinò quel tanto che bastava per metterci la mano sopra. Norberto gli posò leggermente la mano sulla testa in un chiaro invito ad inginocchiarsi davanti, subito raccolto. Fu Antonio a slacciargli la cinta di cuoio dei jeans. Fu Antonio ad aprirgli la cerniera ed abbassargli i pantaloni e le mutande, che caddero alle caviglie. L’immagine di quelle cosce tornite e ricoperte di pelo tra il roscio ed il biondo, il grosso cazzo turgido svettante accompagnato da una ampia sacca dei coglioni anch’essa pelosa, il profumo di maschio che emanava, profumo di intimità virile, del precum che ne bagnava la punta, gli cancellò dalla mente ogni resistenza.
Aprì la bocca e le sue morbide labbra giovanili aderirono alla verga grossa, lunga e ruvida di vene gonfie. La lingua avvolse delicatamente la cappella roteandole sempre più velocemente attorno. Si udì un gemito di apprezzamento da parte del maschio che chiuse gli occhi per godersi appieno quell’umida bocca affamata. L’affondo deciso fino in gola del ragazzino italiano lo fece tremare di libidine. Era troppo. Perse la ragione e si lasciò trascinare dal vortice del piacere. Afferrò saldamente la testa di Antonio e gli regalò una serie di affondi impietosi. Poi la staccò da sé. Un filo di saliva lo congiungeva a quelle fantastiche labbra. Si guardarono e glielo riaffondò dentro, lasciandolo poi libero di pomparlo da solo, a suo piacimento. Il giovane si dimostrò ormai più che esperto nell’arte del pompino, alternando le leccate e le succhiate a brevi attimi di tregua.
Da parte sua, Antonio lo avrebbe voluto dentro il suo culetto a montarlo senza alcun freno. La sua natura passiva era ormai chiara anche a lui. Il dolore che ancora provava il suo buco, anche se ridotto, lo fece desistere dall’idea e pensò di regalare a quell’uomo (ed a sé stesso) un mirabile bocchino con ingoio. Gli piaceva il sapore di quel bellissimo cazzo ma voleva arrivare a gustare anche quello dello sperma che il maschio gli avrebbe regalato di lì a poco. Si dedicò anima e bocca nell’intento ma non fu, invece, cosa breve. Norberto per un paio di volte glielo sottrasse per farsi leccare le palle, facendosele pettinare dalla lingua salivosa della famelica puttanella.
Glielo ripiantò dentro la bocca muovendogli su e giù il capo. Le immagini che gli passavano per la testa erano quelle del minuzioso racconto che Antonio gli aveva fatto dell’orgia a quattro, di come lo avevano fottuto senza tregua in bocca ed in culo, del feroce sverginamento del ragazzino tedesco, della doppia inculata che l’italiano aveva subìto con piacere. Lo vedeva come se fosse un filmino hard. Riaprì gli occhi, vide il suo palo bagnato di saliva che usciva ed entrava rapidamente dalla piccola testa e non cercò più di resistere. Tutto il suo corpo cominciò a fremere. Lo afferrò saldamente per i capelli e si lasciò andare ad una delle sue consuete abbondanti sborrate, prontamente inghiottita a più riprese dalla giovane puttanella, accompagnandola con un prolungato ringhio da orgasmo animalesco.
Gli rimase in bocca fino a che l’uccello si fece floscio e svuotato fino all’ultima goccia disponibile del suo succo dei coglioni. Antonio, con la bocca ancora impastata e lo stomaco pieno di sborra, si riprese lentamente e, mentre si rendeva conto che ormai aveva il culo e la bocca vuoti, gli saliva il rimorso di aver tradito il suo uomo Helmut, così come aveva tradito il suo amico Roberto. L’olandese capì al volo il suo stato d’animo.
“Non ti preoccupare, piccolo. E’ stato solo uno sfogo occasionale. A noi gay può succedere. Ci piace il sesso e non c’è niente di male. E’ uno dei bisogni umani primari. Non ti devi sentire in colpa di niente”.
“Si, forse hai ragione, ma promettimi che loro non lo sapranno mai. Non glielo dire, ti prego”.
“No, non glielo dirò, stai tranquillo. Potrebbe essere dannoso per noi. Adesso fatti una bella doccia e preparati per Carlo. E’ un uomo affidabile e sa quello che fa. Affidati a lui e alla sua esperienza. Si tratta di un giorno in fondo. Vai, intanto ti preparo un ben caffè, di quelli vostri, italiani, che ti ridarà energia e ti toglierà dalla bocca il mio sapore. Ok?”


(Il presente racconto, essendo di carattere erotico, ha il solo scopo di eccitare i nostri istinti animali ma non per questo va preso alla lettera. Le stesse cose si possono fare con le dovute precauzioni. Non fate mai sesso senza preservativo: non rovinatevi la vita ma non mancate di godervela il più possibile. Buona sega a tutti).
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