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Gay & Bisex

NON POTEVO IMMAGINARE QUELLO CHE SAREBBE SUCCESSO


di Foro_Romano
21.12.2016    |    14.309    |    3 8.4
"Avrei lasciato fare tutto a lui o avrei preso qualche iniziativa? Ma da dove avrei dovuto cominciare? Tornato a casa, mangiai un boccone, salutai i miei che..."
(Racconto n. 76)

Ieri è successo: quell’uomo mi ha abbordato. Come tutte le mattine, alla stessa ora, ero alla fermata dell’autobus per andare a scuola e c’era, come sempre, anche lui. Un uomo bellissimo, sui cinquant’anni, elegantissimo nel suo completo blu e la sua bella cravatta, diversa ogni giorno ma sempre azzeccatissima. In mano la grossa borsa in cuoio. Ho pensato che fosse avvocato o qualcosa di simile, o addirittura un giudice, perché ne aveva l’aria ed il bus arriva fino ai tribunali. Sempre rasatissimo ma avevo capito che addosso era molto peloso perché il pelo gli usciva anche dai polsini e dall’allacciatura della camicia. La testa completamente rasata e con una mascella volitiva che lo rendeva estremamente virile.
Lo so, è più vecchio di mio padre, che ha 40 anni (altro mio grande idolo), ma ne sono rimasto affascinato sin dal primo giorno che ci siamo incontrati. Niente lasciava pensare che anche a lui piacciono i maschietti, anche per il fatto che, ben in vista all’anulare, portava la fede di matrimonio.
Anche a lui sono piaciuto subito e subito i nostri sguardi si sono incollati, così, tutti i giorni, per tanti giorni, troppi giorni. Anche ieri l’autobus era zeppo di gente ma, quando siamo saliti, è riuscito a restarmi vicino e, ad un certo punto, ho sentito la sua grossa mano afferrare saldamente il mio culetto. Ho fatto finta di niente e sono rimasto immobile, ma mi sentivo svenire dall’emozione. Così ha capito che ci stavo ed ha cominciato a palparmi fino a premermi un dito nel solco del sedere.
La cosa è andata avanti per un po’ poi fortuna ha voluto che proprio allora due, che si trovavano davanti a noi, si sono alzati ed hanno liberato due posti di quelli affiancati. Io mi sono subito infilato verso il sedile del finestrino e lui si è sistemato accanto, con la borsa sulle ginocchia. Le nostre cosce sono entrate in contatto: la mia, piccola e morbida, e la sua, grossa, dura e muscolosa. Ho sentito una scarica di adrenalina scorrermi per tutto il corpo. Ancora uno sguardo e ci siamo sorrisi. La sua mano si è posata sulla mia coscia poi, approfittando della copertura offerta dalla borsa, ha preso la mia e l’ha posata sul suo pacco. Attraverso la stoffa, gli ho sentito il cazzo grosso e rigido.
“Vedi che effetto mi fai?”, mi ha sussurrato. Io non sono riuscito a spiccicare parola. Devo essere arrossito ed ho abbassato la testa ma non ho tolto la mano, anzi l’ho premuta ancora di più.
“Piano, così mi fai venire. Tra poco tu devi scendere, se hai cinque minuti scendo con te e parliamo un po’. Ti va?” Annuii. Restammo in silenzio fino alla fermata vicina alla mia scuola e siamo scesi insieme. Ci siamo allontanati di qualche metro in un posto un po’ appartato.
“Non so cosa mi è preso ma tu sei così bello…”, mi disse. “Non faccio che pensare a te. Non mi era mai successo prima. Sai che quando faccio l’amore con mia moglie penso di farlo con te? Mi sembra di aver capito che anche io ti piaccio. E’ così?”. Nessuno mi aveva mai parlato in quel modo e mi sono sentito orgoglioso del fatto che un uomo maturo si interessasse così a me.
“Si, lei mi piace molto”, dissi a testa bassa, quasi vergognandomi di me stesso, ma poi la rialzai subito e i nostri sguardi si sono come accesi di passione.
“Devo resistere. Ti abbraccerei e ti bacerei tutto ma siamo in mezzo alla strada… Veramente, per dirla tutta, ti prenderei e ti farei mio subito”.
“Oh, come lo vorrei anch’io”.
“Devi essere un bravo porcellino! Dobbiamo organizzarci. Non posso portarti a casa perché c’è la mia famiglia, in ufficio neppure, con tutta quella gente…”
Senza pensarci troppo azzardai: “Oggi pomeriggio i miei non ci sono, potrebbe venire da me”. Non potevo sapere la piega che avrebbero preso gli eventi.
“Davvero? Perfetto, non vedo l’ora”. Ci siamo messi d’accordo sull’ora e gli ho dato l’indirizzo. Mi ha stretto la mano, non potendo fare altro, e ci siamo divisi. Tutta la mattina, durante le lezioni, avevo la testa altrove e il cazzetto duro che dovevo nascondere. Cosa avrei fatto con lui? Era il mio primo incontro con un uomo maturo, anzi era il primo in assoluto con chiunque.
Avevo sempre sognato di fare l’amore con uno come lui. Sembrava l’incarnazione dei miei sogni. Quante seghe mi sono tirato nella mia cameretta o in bagno, infilandomi di tutto nel buchino, immaginandomi di essere posseduto con foga. Avrei lasciato fare tutto a lui o avrei preso qualche iniziativa? Ma da dove avrei dovuto cominciare?
Tornato a casa, mangiai un boccone, salutai i miei che uscivano dicendo loro che avrei fatto i compiti e, solo dopo, avrei giocato alla playstation. Telefonai alla mia fidanzata e le dissi che non potevamo vederci perché dovevo studiare. Mi feci una doccia e mi misi una t-shirt semplice e lunga tanto da coprirmi appena le parti basse, come una minigonna, senza niente sotto.
Puntualissimo, ha suonato e gli ho aperto la porta. Era ancora col suo abito blu perché veniva direttamente dall’ufficio. Quando è entrato gli si leggeva la gioia in viso. Mi ha abbracciato forte e si è inchinato a baciarmi, infilandomi la lingua in bocca. Il mio primo bacio vero! Le sue mani sono scese alle mie chiappe lisce per palparle.
“Sei nudo! Sei già pronto per me. Oh, tesoro” ed un suo dito è andato subito a cercare il forellino fremente. L’ho condotto subito nella mia camera e ci siamo dati da fare per spogliarlo di tutto. Era come avevo immaginato. Aveva tanto pelo sulle braccia e concentrato sul petto dal quale partiva una lunga riga che puntava dritta al pube. Che meraviglia! Mi piacciono gli uomini pelosi, sarà perché io sono completamente glabro salvo un po’ su l’inguine.
Lui mi ha tolto la maglietta ed io mi sono seduto sul bordo del letto, proprio davanti alla sua prepotente erezione. Avevo visto qualche immagine su filmini e riviste porno e, di sfuggita, qualcuno dei miei compagni quando si cambiava in palestra nell’ora di educazione fisica, ma un cazzo così grosso e così da vicino mai. Inoltre, non mi aspettavo di essere avvolto da quel profumo forte e virile che mi ha spinto, con incredibile semplicità, a tirare fuori la lingua per assaggiarne il sapore. Un fremito lo ha scosso.
“Si, tesoro, prendimelo in bocca”.
Non avevo bisogno del suo invito ed ho cominciato subito a leccarlo e succhiarlo come un ossesso. Ne avevo una fame atavica ma in quanto a prenderlo in bocca è diventato sempre più difficile perché è andato ad ingrossarsi velocemente.
“Ooohhh… siii, bravo! Si vede che ti piace il cazzo! Sei proprio bravo, ragazzino”. Ce l’ho messa tutta per farlo godere. “Puttanaaa, sei proprio una troia”. Mi sembrava strano vedere un uomo maturo, che poco prima appariva così educato ed insospettabile, trasformarsi pian piano e far emergere la sua natura lasciva e volgare. Nel contempo ero orgoglioso di essere riuscito a farlo.
Cercai di infilarmene in bocca il più possibile fino a strozzarmi. Lo risputai fuori completamente lucido di bava, che aveva creato anche un filo che ne collegava la cappella alle mie labbra. Lo riaffondai e mi ritirai ancora altre volte, sempre col sottofondo dei gemiti che emetteva. Era evidente che la sua goduria aumentava sempre più e, con quella, anche la mia voglia finché mi afferrò la testa tra le sue grandi mani e la spinse verso di lui con forza. Ebbi veramente paura per la mia mascella e di morire soffocato. Ma fu un attimo e me lo tolse di colpo dalla bocca. Nonostante la sofferenza provata, allungai la lingua come per riprenderlo.
“Lascia perdere. Voglio il tuo culo. Voglio farti mia, puttanella”. Mi spinse e caddi supino di schiena, mi alzò le gambe, se le mise sulle sue larghe spalle e si abbassò a lapparmi il buchino. Istintivamente mi allargai le chiappe per aiutarlo, offrendomi a lui completamente.
“Che zoccola! Che piccola zoccola! Vuoi che ti scopo? Lo vuoi il mio cazzone in culo?”
“Si, si, la prego”. Ormai ero completamente in balìa della libidine, fino ad allora mai provata così forte.
“Me l’hai chiesto tu” e puntò il grosso glande al mio buchino vergine. Io non glielo dissi ma credo che lui lo abbia capito perché, contrariamente a quanto sembrava che stesse per fare, spinse con decisione ma anche con estrema delicatezza, lentamente. La cappella, intrisa della mia saliva, mi ruppe l’anello anale ed entrò, poi si fermò per farmici abituare. Il dolore fu lieve. Mi aspettavo di peggio. Quando vide che ero tranquillo dette un’altra leggera spinta ed il cazzo cominciò ad affondare e si fermò di nuovo.
Non ce la facevo più, avevo voglia di essere scopato come si deve e lo incitai: “La prego, lo voglio tutto dentro”.
“Sei proprio una troietta affamata. Reggiti forte perché adesso ti sbatto come si deve”. Affondò lentamente ma con decisione fino in fondo. Sentii il suo pelo pubico e le grosse palle pelose che aderivano alla mia carne più tenera. Emisi un lieve gemito più di soddisfazione che di dolore, e se ne accorse.
Prese a stantuffarmi con forza entrandomi sempre più in fondo, mentre io gemevo e guaivo come una cagnetta. Poi affondò in tutte le direzioni, allargandomi ferocemente gli intestini.
“Ecco, prendilo tutto, puttanella. Ti rompo il culo. Ti sfondo. Ahhh, che troia, che troia, sei bellissima” ed altre oscenità che mi fecero godere immensamente. Me ne venni in poco tempo sulla mia pancia. Subito dopo mi riempì di sborra fino all’ultima goccia con un crescendo di ruggiti animaleschi, uno per ogni schizzo, e si accasciò su di me, incurante del fatto che il mio sperma lo insozzasse.
Quando i nostri cuori tornarono a battere regolarmente al pari del respiro, si sfilò da me e mi accorsi che ce l’aveva ancora duro. “Non credere che sia finita”. Benché appagato e pieno del suo succo, anch’io ne avevo ancora voglia. Avevo appena scoperto un mondo nuovo e volevo continuare ad esplorarlo.
Lui si allungò di traverso sul letto e io mi sedetti sopra, a strusciare le mie chiappette sul suo grosso attrezzo. Lo sperma che fuoriusciva dal mio buco allargato andava a bagnarlo. Mi allungai un poco per baciarlo teneramente sulle labbra e tornai indietro prendendoglielo in mano e puntandomelo da solo. Mi calai fino a farmelo entrare di nuovo tutto dentro. Fui io questa volta a muovermi su e giù.
“Aaahhh, siii, sei proprio una troia nata. Un cazzo non ti basta di sicuro. Hai una vita davanti. Chissà da quanti maschi ti farai scopare. Non ne potrai più fare a meno. Siii… cosììì… continuaaa”.
Ad occhi chiusi, ho continuato a muovermi godendomi ogni centimetro di quel grosso bastone nodoso, con le mani affondate nel pelo del suo petto. Quando li riaprii mi si gelò il sangue e mi fermai. Che scusa potevo inventarmi? Non sarebbe dovuto esserci, ma sulla porta c’era mio padre che doveva aver visto abbastanza perché si era eccitato anche lui e si andava menando il cazzo che aveva tirato fuori dai pantaloni.
“Che fai? Continua. Perché ti sei fermato. Dai, che voglio venirti in culo un’altra volta”, si lamentò l’uomo sotto di me. Non riuscii a spiccicare parola. Mio padre venne vicino al letto e l’uomo se ne accorse.
“E lui chi è? Lo sapevo che uno non ti bastava. Dunque avevi organizzato tutto per scopare a tre, piccola zoccola”. La mano di mio padre mi prese per la nuca e mi abbassò la testa ficcandomi il suo grosso cazzo in bocca mentre avevo l’altro tutto infilato su per il culo.
“Esatto. Aveva organizzato tutto… la zoccola”. Questo tranquillizzò l’uomo che prese a fottermi da sotto con forti colpi di bacino, tenendomi per i fianchi.
Ero io a non essere più tranquillo. Perché mio padre stava reagendo così? Possibile che accettava serenamente di avere un figlio frocio? Perché stava partecipando anche lui? Che cosa aveva in mente? Cercai di calmarlo come potevo in quel momento: usai tutta la mia arte di pompinaro appena appresa per cercare di togliergli la voglia di una qualche reazione violenta.
Mentre lo facevo, lui cominciò a spogliarsi. Si staccò da me solo per togliersi i pantaloni e le mutande, poi me lo rimise in bocca tenendomi per la testa e dandomi il ritmo. Avevo un cazzo che mi stava fottendo il culo e in bocca mi stavo gustando il sapore di quello paterno. Di nuovo tornai a volare nel mondo del piacere, pronto a bere il succo che mi aveva generato.
Invece, quando fu completamente bagnato, si spostò dietro di me. “Adesso vediamo fino a che punto è troia”, disse.
“Siii, spacchiamolo in due. ‘Sto frocetto è proprio una vacca”. L’idea eccitò ancora di più l’uomo. Precipitai dalla mia nuvola quando capii le loro intenzioni ma ormai era troppo tardi. Un dolore lancinante mi salì dal buco del culo quando venni infilzato senza alcuna cautela dal secondo cazzo, che approfittò del fatto che ero completamente fradicio della sborrata precedente.
Gridai ma non se ne curarono affatto, anzi le mie urla dettero loro un maggiore incentivo a fottermi con forza. Le loro poderose minchie mi sventrarono il culo, una spingendo da sotto e l’altra libera di scoparmi da sopra con un ritmo diverso, ancor più sostenuto.
L’uomo maturo, benché fosse già venuto, fu il primo a cedere, forse perché aveva davanti il mio viso delicato sconvolto dal dolore e dalla libidine e mi riempì ancora una volta di una gran quantità di caldo sperma. Mio padre continuò a fottermi senza pietà, spinto dalla rabbia oltre che dal piacere. Ad ogni suo violento affondo faceva colare fuori dal mio buco ormai spanato un rivolo della bianca crema di cui ero pieno. Potevo sentirmelo scendere sulle palle e poi lungo le cosce, insozzando anche i coglioni dell’uomo sotto di me. Mi agitavo come un ossesso, preso totalmente da violente convulsioni. Il dolore si trasformò in un’estasi e non resistetti.
“Ohhh papà… siii… vengooo… aaahhh”.
Senza fermarsi, si piegò sulla mia schiena fino a farmi sentire la fitta pelliccia del suo petto. Mi morse il collo, travolto anche lui dal piacere, e mi sussurrò all’orecchio:
“Avevo già intuito che ti piacevano gli uomini ma non quanto ti piacciono i cazzi. Sei proprio una lurida vaccaaahhh… Tieni, prendiii” e anche lui mi sparò dentro infinite bordate di succo virile.
Ripreso fiato, si sfilarono da me. L’uomo si pulì tranquillamente con la mia maglietta e si rivestì poi, rivolto a mio padre: “Non l’avevo capito subito che tu eri il padre di questa puttanella ma, quando mi è stato chiaro, ho provato un’eccitazione unica, indescrivibile. Mi avete fatto godere come mai mi era successo. Grazie a tutti e due e… complimenti per come hai accettato la sessualità di tuo figlio”. Gli dette una pacca sulla spalla, come ad un amico. “Se avrete ancora voglia di farlo a tre, questo è il mio numero” e posò il suo biglietto da visita sul mobile. “Faccio da solo, non scomodarti, conosco la strada” e se ne andò lasciandoci lì, nudi sul letto.
Avevo gli occhi di papà addosso ma non potevo giudicare il suo sguardo perché io li tenevo bassi, verso il lenzuolo zuppo dello sperma che mi colava fuori dal culo. Non sapevo che dire. Mi vergognavo nei suoi confronti ma, dentro di me, sentivo la mia natura finalmente appagata.
“Vatti a ripulire prima che torni tua madre e non una parola con lei di quanto è successo. Dovrà rimanere tra noi”. Obbedii e corsi in bagno. Non mi ha parlato per un giorno.

Oggi, finalmente, rimasti di nuovo soli, mi ha avvicinato. “Non è facile per me accettare la situazione ma, se questo è quello che desideri, è giusto che sia tu a fare la tua scelta di vita. Scusami, la colpa è anche la mia. Non posso perdonarmi quello che ti ho fatto ma, lì per lì, ero arrabbiato con te e, contemporaneamente, la scena che mi sono trovato davanti mi ha trascinato a fare quello che non avrei dovuto fare: sono pur sempre tuo padre”.
“Se è per questo, non hai nulla da farti perdonare, papà. Ammetto che è stato molto doloroso ma, alla fine, mi è piaciuto moltissimo e… mi piacerebbe rifarlo”.
Mi scompigliò i capelli sorridendo. “Sei proprio incorreggibile ma, devo ammettere, è piaciuto anche a me”.
“Grazie papà” e gli ho stampato un bacio sulle labbra poi… Beh, poi le labbra si sono aperte e… E’ finita che mi sono concesso a lui di nuovo. Solo noi due, questa volta, però. Sono certo che lo faremo tante altre volte e non è detto che in futuro non coinvolgeremo quel signore o qualcun altro. Magari uno di voi.

(Le stesse cose si possono fare con le precauzioni. Non fate mai sesso senza preservativo. Non rovinatevi la vita, godetevela).

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