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DUE FRATELLI - 1


di Foro_Romano
01.03.2016    |    33.277    |    4 9.2
""Adesso ti sfascio il culo, troia schifosa"..."
"Dai su. Perché ti fai pregare tanto?", gli scrissi in chat.
"Mah. Non lo so perché", rispose.
"Forse non ti piaccio?"
"Si, si, mi piaci. E' che...". Mi fece aspettare un po' per aggiungere qualcosa.
"...E' che non sono mai stato con uno più grande".
"E qual'è la differenza?"
"Mah, non so".
"Hai ragione. Una differenza c'è. E' che uno più grande di te sa fare meglio quello che deve fare".
"Non lo so. E' che...".
"Hai paura che ti faccio male?".
"Si, anche. Il tuo cazzo, che mi hai fatto vedere, è troppo grosso. Non ne ho mai presi di così grossi".
"E' questo che ti mette paura? Non ti preoccupare, so come farlo senza farti troppo male. E' solo questione di eccitazione. Se ti faccio eccitare tanto sarai disposto ad accettare qualunque dolore. Tanto dura poco e, ti assicuro, poi sarà solo piacere".
"Dici?"
"Certo. Ti hanno fatto male la prima volta che lo hai fatto?"
"Si".
"Era un tuo amico?"
"Era di due classi più grande di me nella stessa scuola".
"E come è andata? Sono sicuro che ti ha fatto male ma poi hai continuato. Perché?"
"Beh, perché in fondo mi era piaciuto. Le altre volte, dopo, non è stato così doloroso".
"Vedi? Che ti ho detto? Anche se ce l'ho grosso, l'importante è superare il primo momento".
"Ci penserò".
Andò avanti così per mesi. Non si voleva convincere a farsi scopare da me. Quel ragazzo mi eccitava tantissimo. Da poco maggiorenne, non ci sarebbero state complicazioni. Magro senza essere anoressico, minuto, con tanti riccioli biondi, con due bellissimi occhi verdi (almeno per come li potevo giudicare in chat). Aveva la pelle olivastra, retaggio delle origini calabresi. Il biondo derivava invece dalla madre tedesca. Insomma, un mix che lo rendeva unico.
Io sono un coltivatore diretto... un contadino, insomma. Vivo da solo nella mia casa colonica circondata dal mio terreno coltivato. Ho una vacca, due pecore, qualche gallina, un piccolo orto e così, dal punto di vista alimentare, sono autosufficiente. Nei periodi di maggior lavoro prendo dei lavoratori stagionali, sennò riesco a portare avanti tutto da solo. Mio fratello Paolo, di due anni più giovane di me, non vuol saperne più della vita in campagna e si è trasferito in città. Fa l'impiegato e vive con moglie e due figli.
A me, invece, la vita qui mi piace. Sono portato per stare nella natura. Mio fratello dice che sono una scimmia perché ho le braccia e le gambe forti, due grandi mani callose e sono completamente peloso. Beh, che c'è di male! Come le scimmie mi piace la vita libera e... mi piace scopare, specialmente i ragazzi giovani. Ho 38 anni e le avventure non mi mancano grazie ad Internet. Poi, come se anche lui non fosse peloso!
Me ne sono fatti negli anni! Però, questo Leonardo non voleva accettare. E dire che era quello che mi stuzzicava di più. Ogni volta che eravamo in chat mi si rizzava immediatamente, anche solo sentendo la sua voce. Me lo sarei fatto di sicuro. Dovevo farcela. Dovevo convincerlo. Non potevo continuare a tirarmi seghe pensando a lui. Non che nel frattempo non me ne ero fatti altri, però lui era speciale. Lo volevo assolutamente!
Mi aveva detto che gli piacevo, che questo mio aspetto scimmiesco lo intrigava, che avrebbe voluto essere montato come un animale. Insomma, ce la metteva tutta per ingrifarmi ancora di più, ma non cedeva. Una rabbia! Se un giorno finalmente lo avessi incontrato, erano due le cose: o lo avrei gonfiato di botte o lo avrei gonfiato a forza di pomparlo di brutto. Propendevo per questa seconda soluzione ed ero certo che a lui non sarebbe dispiaciuta affatto.
Un giorno trovai un argomento in più per allettarlo e convincerlo a cedere. Mio fratello, che sa di me, più volte mi aveva ripetuto che gli sarebbe piaciuto provare. Era stanco della moglie che il più delle volte ormai gli si negava e poi aveva voglia di provare a farsi un culo. Quello non glielo aveva mai voluto dare per paura delle sue dimensioni (non siamo molto differenti in questo).
Accadde che la sua consorte dovette andare da una zia malata e sarebbe partita coi figli lasciandolo solo. Quale occasione migliore per venire un fine settimana a stare dal fratello (cioè io)? Così mi venne l'idea di stuzzicare la curiosità innata dei giovani per le novità invitandolo ancora da me e di farlo a tre con mio fratello. Naturalmente lo dissi preventivamente a lui che fu d'accordo immediatamente.
Ci avevo preso in pieno. Questa volta il ragazzo accettò. Avrebbe trascorso il fine settimana da me, raccontando una scusa ai genitori. Finalmente! C'ero riuscito!
Ci accordammo che lo sarei andato a prendere alla stazione il sabato pomeriggio e avrei preso anche mio fratello, che sarebbe venuto con lo stesso treno. Così fu. Il bello è che stavano nello stesso scompartimento e si erano squadrati tutto il viaggio. Il ragazzo aveva capito che era lui, data la somiglianza con me (anche se meno scimmia). Sicché, raccolti i due, prima di salire in macchina feci le presentazioni.
Accidenti quanto era bello! Aveva l'aspetto di un cucciolo impaurito, anche se, da quello che mi aveva raccontato, di esperienze ne aveva avute tante ed a letto doveva essere un vero porcellino. Anzi una maialina scatenata. Gli occhi poi! Erano ancora più belli visti dal vivo. Trasmettevano una dolcezza tale che lo avrei preso e sbattuto sul cofano della macchina lì davanti a tutti per quanto mi eccitava.
Naturalmente mi trattenni. Sono contadino mica un troglodita! In macchina parlammo di noi per conoscerci meglio. Cioè per conoscere lui (mio fratello lo conoscevo già!). Li portai a casa, ci sedemmo in salotto e continuammo a conversare, anche se sapevamo tutti che cosa sarebbe seguito.
Ad un certo punto mi avvicinai a lui, che era seduto in poltrona. Mi sedetti sul bracciolo e cominciai ad accarezzarlo sulla testa, scompigliandogli i capelli color oro. Poi mi abbassai per dargli un tenero bacio sulle labbra. L'ingenuo agnellino aprì immediatamente la bocca per darsi ad un bacio più che passionale. Non aspettava altro. Hai capito la troietta?
Mentre ci stavamo pesantemente limonando, io gli avevo messo la mano sotto le palle per stuzzicargli il buchino attraverso i pantaloni e lui aveva cominciato a mugolare. Mi accorsi che mio fratello, eccitato dalla scena, si era avvicinato sul lato opposto della poltrona rispetto al mio e, senza mezzi termini, si era tirato fuori il cazzo già abbastanza barzotto.
Anche Leonardo se ne accorse e, staccatosi dalla mia bocca, si girò a posarla sul glande paonazzo che gli si offriva. Non perse tempo e subito l'intera asta sparì in quella piccola bocca.
"Azzz..." sfuggì a mio fratello mentre buttava la testa all'indietro e il bacino in avanti. Gli mise le mani sulla testa e si ripiegò in avanti. "Acc...identi... che pom...pinaro! Me lo sta succhiando come un'idro...vora". Lo tirò fuori a forza da quella testa completamente in tiro e lucido di saliva. "Ragazzino, non esagerare altrimenti ti faccio bere subito".
"Perché?...", con fanciullesca aria ingenua "pensi di non poter venire più dopo?".
"Ma guarda che sfrontato! Ti faccio vedere io". Glielo rimise in bocca. "Succhia troia ma vacci più piano".
Capii subito che al ragazzino essere definito troia non dispiacque affatto e ricominciò a spompinarlo obbedendo all'ordine avuto, questa volta con più calma. Intanto io ne approfittai per spogliarmi completamente. Inutile dirvi come stava anche il mio cazzo a quella scena. Non avevo mai visto mio fratello tanto arrapato, nemmeno quando, da giovani, andavamo a rimorchiare le ragazze insieme.
Quando fui pronto mi riavvicinai a loro "Adesso pensa al mio, puttana" e, come se niente fosse, il ragazzo si girò dalla mia parte e continuò il pompino ma questa volta fu il mio di cazzo che sparì nella sua umida bocca.
Paolo ne approfittò per denudarsi anche lui per poi sedersi a gambe larghe sul divano ed godersi la scena smanettandosi di brutto. L'odore di sesso aveva già invaso la stanza. Per evitare anch'io di venire, lo spinsi prima completamente dentro e poi lo tirai fuori da quella gola profonda e mi andai a sedere accanto a mio fratello. "Adesso spogliati tu. Facci vedere come lo fai", dissi.
La puttanella era ormai su di giri e iniziò uno spogliarello live da locale di Amsterdam, fino a calarsi gli slip dandoci le spalle e piegarsi per toglierli dai piedi, in maniera che noi potessimo ammirare la perfetta rotondità delle sue tenere chiappette, tra cui occhieggiò il suo forellino. Roba da sballo totale! Aveva un corpicino implume con due piccole areole attorno ai capezzoli tesi un poco più scure del resto della sua pelle. Dalla vita in giù, invece, era coperto da una leggera peluria bionda, quasi invisibile, che gli copriva culo e gambe.
Noi due, da una parte e dall'altra del divano, a gambe larghe e con due potenti nerchie quasi uguali in mano, lo guardavamo con gli occhi fuori dalle orbite e con la bava che ci colava dalla bocca, come due belve affamate.
Ci alzammo quasi contemporaneamente e ci dirigemmo verso di lui. "In ginocchio", gli ordinai, e lui si accucciò sul tappeto davanti a noi, come un cagnolino obbediente, con la lingua fuori pronta a riprendere da dove ci aveva lasciati.
Ci spompinò a gola profonda a tutti e due ma per poco. Paolo gli mise una mano sulla schiena e lo costrinse a pecorina. Io, che volevo ancora provare le gioie della sua ugola, glielo piantai in bocca e, tenendolo per le orecchie, cominciai a pomparlo. Mio fratello, invece, si avventò con la faccia tra le due invitanti chiappette per leccare avidamente il buchino, a sputarci sopra ed a bagnare completamente il pelo che gli si infoltiva attorno.
"Mmmm... che buono!... Ti assicuro... Sembra una figa ma è ancora più buono...", disse tra un grugnito e l'altro. "Vedrai, domani tornerai a casa... se potrai ancora camminare", gli promise e il ragazzo mugolò all'idea.
Gli tolsi il cazzo di bocca e lui, rimasto senza osso da spolpare, mi guardò dal basso con gli occhi di un cane accanto alla tavola del padrone. "Adesso tira fuori la lingua e leccami cazzo e palle" e, come un cane riconoscente, obbedì emettendo guaiti di libidine.
Mio fratello si rizzò. "Adesso ti sfascio il culo, troia schifosa".
"Si, si, la prego, non ce la faccio più, la prego, la prego..."
Detto, fatto. In un attimo quel membro venoso, che aveva raggiunto proporzioni gigantesche, si piantò nel più profondo di quel corpicino tanto ansioso. Si udì un urlo da brivido. "AAAHHH...", seguito da un "SIIIII..." che fugò ogni dubbio sui desideri della vittima. Contemporaneamente si sentì anche, distintamente, lo strappo del muscolo anale che veniva irreparabilmente rotto, lo "shafff" prodotto dalla mucosa ed il rumore prodotto dalle grosse palle pelose contro quelle del ragazzo.
Seguirono una serie interminabile di colpi e lo sciacquettio dell'inculata animalesca che si svolgeva sotto i miei occhi. "Tieni... prendi, zoccola... Ecco che vuol dire farsi scopare da un cazzo grosso... Ti piace?... Ti piace?... Dilloooo...".
"Aahhh... si... si... ancora... ancora... siiii... sono troia... sono troia... siii..."
"Piano...", intervenni io "così lo sfondi!"
"E' quello che vuole... Non è così?... Ehhh... Dillo, troia... dillo"
"Si, si... fottetemi... fottetemi... sono troia... sono troiaaa...", andava urlando.
Paolo uscì di botto, stappando quel buco ormai slabbrato. Si fermò per riprendere fiato, tutto sudato, col cazzo enorme e tutto violaceo. Non voleva venire e ci mancava veramente poco.
Feci il giro. "Scansati" e lo spinsi via. "Adesso tocca a me" e sprofondai tutto dentro tenendolo per i fianchi e graffiandogli la tenera carne con i miei calli sulle mani. Mi detti a martellarlo anch'io come lui, con lo stesso impeto, con la stessa forza.
Il giovane lanciò altre urla di dolore ma la cosa gli piaceva, eccome, dato che cominciò a tremare e se ne venne abbondantemente sul tappeto senza toccarsi. "Usatemi... usatemi... sono vostro... sono la vostra troiaaa..."
Avveravo il desiderio che mi ero portato per mesi. Quel bellissimo, tenero e dolce ragazzo era finalmente sotto di me trasformato nella peggiore delle puttane. Non resistetti molto. "Vengo... vengo... ti riempio il culo, zoccola... ti riempio di sborra il culo... Prendila tuttaaa..." e un fiume di crema bianca mi risalì dai coglioni e si fece sparare a raffica in quelle meravigliose profondità.
Caddi sulla sua schiena, stringendolo forte a me e così lo tenni fino a che rilasciai l'ultima goccia del mio seme. Uscii lentamente da lui ma il mio posto fu prontamente rioccupato da mio fratello che, dalla voglia, aveva osservato tutto sbuffando come un bufalo. L'impeto fu tale che caddero lunghi sul tappeto. Lui sopra e il ragazzo sotto, completamente schiacciato sotto il peso non indifferente di un uomo molto più grande di lui.
"Tieni... prendi anche la mia sborra, lurido frocetto", disse mio fratello mentre lo fotteva senza pietà in quel buco già completamente lubrificato dalla mia che, ad ogni affondo, schizzava dai lati andando ad impiastrare il pelo e i coglioni del giovane. Con un grugnito animalesco anche lui si scaricò completamente dentro la voragine creatasi e gli si accasciò sopra a corpo morto.

(segue)

(Si tratta di un racconto di fantasia. Non fate mai l'amore senza il preservativo. Non rovinatevi la vita, godetevela)
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