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Gay & Bisex

UN RUMENO TIRA L’ALTRO


di Foro_Romano
24.11.2016    |    30.433    |    9 9.6
"L’aveva buttata lì e mi guardava, mentre addentava un pezzo di pizza, con gli occhi speranzosi di un cane accanto alla tavola del padrone..."
(Racconto n. 72)

Ho 26 anni, sono laureato ed ho trovato subito un buon impiego. Sono abbastanza bravo nella mia professione però credo che abbia contribuito anche il mio aspetto da bravo ragazzo. Non sono molto alto ma ho un corpo asciutto e proporzionato. Ogni pomeriggio, dopo il lavoro, faccio una corsetta di un’ora nel parco vicino casa, così mi mantengo tonico senza dover andare in palestra. Da circa un anno vivo da solo nell’appartamento dove sono cresciuto con i miei nonni che ho completamente rimesso a nuovo per adeguarlo al mio gusto.
Sono stato adottato quando avevo quasi due anni dai genitori materni perché lei era una ragazza madre e morì in un incidente. Non ho mai saputo chi era mio padre. Quando è morto mio nonno, la nonna ha preferito ritirarsi in un istituto e lasciarmi la casa e la libertà. Si tratta di un ottimo istituto ma, fortunatamente, se lo può permettere grazie anche alla pensione di reversibilità del marito.
La mia vita sessuale… beh, è stata un po’ complicata. Ho avuto tante avventure, qualche fidanzata ma anche tanti maschietti che hanno saputo “prendermi” per il verso giusto. Insomma, non mi sono mai deciso su quale sponda stare, anche se devo ammettere che, a dispetto del proverbio, mi attirano più i peli di cazzo che quelli di figa.
Due o tre volte a settimana vado a trovare la nonna per due chiacchiere e la cosa fa molto piacere anche a me. Una delle badanti che lavorano nell’istituto è rumena ed è diventata molto amica di lei. Spesso rimane un po’ a parlare con noi ed a volte ha con sé il figlio di dieci anni che ha in affidamento congiunto col marito, da cui è separata ma col quale ha mantenuto un buon rapporto, forse proprio per il bene del figlio.
Un giorno mi sono trovato lì quando lui glielo ha portato, così me lo ha presentato. Si fa chiamare Giorgio, all’italiana. Sono rimasto a bocca aperta. Che bono! Ha 42 anni, alto più di un metro e 90, massiccio, peloso, con grossi baffi. Somigliava al “Galata morente” dei Musei Capitolini (il mio idolo). Figuratevi che da giovane è stato campione di lotta greco-romana. Sarò sembrato un ebete quando mi ha stritolato la mano nella sua e mi è parso di vedere una scintilla nei suoi occhi, come se mi avesse subito sgamato.
Per sbarcare il lunario fa tutti i lavori e lavoretti che gli capitano: dal muratore al giardiniere, dal facchino al camionista. Un factotum, insomma. Non so come ci sono riuscito ma mi sono risvegliato dal sogno ed ho avuto la prontezza di proporgli di venire da me per sistemarmi il lavandino del terrazzo che si era ostruito, se pensava di poterlo fare. Ha subito accettato con un sorrisino piuttosto ambiguo come ambigue furono le parole che pronunciammo.
“Ti darò quello che vorrai”, dissi.
“Non ti preoccupare, ci metteremo d’accordo”.
Così fu e dopo tre giorni venne a casa mia. Mi feci trovare in tuta da ginnastica, con la cerniera della giacca abbassata fin quasi all’ombelico per mettere in mostra il mio torace un po’ peloso e certo più scarso del suo. Sotto non indossavo niente, nella speranza che sarebbe successo qualcosa. Quando entrò mi stritolò di nuovo la mano con lo stesso sorrisino da figlio di… Per il resto si comportò normalmente. Gli mostrai il problema al lavandino e si mise subito al lavoro, non prima di essersi tolto la giacca della tuta da lavoro rimanendo in salopette e nient’altro per sudare meno. Stavo per svenire. Quel torso michelangiolesco coperto di pelo che a volte si tendeva per lo sforzo era troppo per me.
Gli chiesi se voleva un caffè e, alla sua risposta affermativa, fuggii in cucina a prepararlo. Dovetti appoggiarmi alla macchina del gas per riprendere fiato. Tornai da lui con le due tazzine in mano giusto in tempo per quando il lavoro era finito. Mi mostrò soddisfatto che tutto funzionava alla perfezione e, presa la tazzina, cominciò a sorseggiarlo guardandomi fisso. Ero imbarazzato. Non sapevo che dire, che fare. Finito di bere, poggiai la tazzina sul tavolo e subito dopo lo fece anche lui.
“Beh, adesso vorrei essere ripagato del lavoro”.
Io, confuso “Sei stato bravo ed in così poco tempo. Quanto vuoi?”
“Direi piuttosto COSA voglio”. Mi strinse a sé e si abbassò a baciarmi con trasporto. Mi infilò la lingua in bocca e posò le mani sulle mie chiappe, quando una sarebbe bastata a contenerle tutte e due. Io non pensai proprio di resistergli anzi, mi abbandonai tra le sue forti braccia assumendo senza indugio il ruolo della vittima, volontaria naturalmente.
Mi sollevò come una piuma e mi portò in camera da letto. Mi spogliò ed io mi feci spogliare (ci volle poco). “Eri già pronta! Che zoccola!” fu il suo commento. Lo spogliai e lui si fece spogliare (anche con lui ci volle poco). Sotto aveva solo le mutande e quando, seduto sul bordo del letto, gliele calai, ne schizzò fuori una mazza mostruosa proporzionata al suo fisico. Rimasi inebetito a guardarla. Lì per lì (pensate che stupido) provai invidia e rabbia verso la moglie che se lo era goduto per anni e si era permessa pure di lasciarlo, ma poi mi resi conto che in quel momento sarebbe stato mio. O meglio io sarei stato suo. Un brivido mi salì dal buco del culo che forse si impaurì per quello che avrebbe subito.
“Che c’è? Non ti piace? Non è abbastanza grosso per te?”, disse sarcasticamente. “Apri la bocca e succhia. Fammi vedere quanto sei puttana”.
Tirai fuori la lingua e cominciai a leccarlo come un cono. A prenderlo in bocca ci dovetti provare più volte, tanto era grossa la cappella, ma alla fine ci riuscii smascellandomi. Mi mise una mano in testa e me la spinse dandomi il ritmo e facendomene entrare sempre un po’ di più ma lasciandomi subito dopo perché potessi riprendere fiato e rificcarmelo in bocca da solo. Quando mi arrivò alle tonsille rischiai di morire strozzato e dire che ce n’era ancora molto rimasto fuori. Emettevo una gran quantità di saliva e, con la scusa di recuperare quella che gli scendeva lungo l’asta, scesi anch’io per andare a leccargli i grossi coglioni pelosi, tra quelle poderose cosce da atleta.
Quel forte sapore e odore di cazzo mi inebriava e tornai ad imboccarlo per torturarmi la gola. Lui gradiva, e molto a giudicare dai gemiti che emetteva, soddisfacendo la mia troiaggine e dandomi la carica per continuare quel trattamento. Ogni tanto mi metteva la mano in testa per accompagnarmi nel movimento ma capivo che si tratteneva per non affondarmelo tutto in gola, col rischio di uccidermi. Passai più volte dal cazzo alle palle e di nuovo al cazzo ricoprendoli di abbondante saliva.
“Adesso basta, devo infilartelo fino in fondo ed è meglio che lo faccio col tuo culo. Spero che ce l’hai abbastanza rotto perché non ho molta pazienza”.
In un batter d’occhio mi sollevò, mi sdraiò di schiena, mi sollevò le gambe piegandomele, si appoggiò alle mie cosce e, senza neanche prendere la mira, mi spaccò il buco con la grossa cappella. Non feci a tempo ad urlare perché mi mise una mano sulla bocca. Dette un’altra spinta poi un’altra ancora e mi fu completamente dentro fino alle palle.
“Ahhh, siii, troiaaa. Sei stretta. Ti sto sverginando di nuovo”. In effetti non avevo mai preso una mazza così e, benché non fossi alle prime armi, mi sfasciò l’ano. Prese a montarmi senza pietà, spinto solo dal suo piacere. Le mie urla erano attutite dal palmo della sua mano. Colpo dopo colpo mi entrava sempre più dentro. Ero completamente sfondato e fu allora che qualcosa scattò in me. Provai un piacere sublime ad essere un oggetto da usare per quel maschio da monta eccezionale.
Mossi il culo e gli detti il via per affondare in tutte le direzioni per aprirmi e spaccarmi letteralmente in due. Capì che ero domato e mi tolse la mano dalla bocca. I miei gemiti e gridolini si mescolarono ai suoi grugniti e sbuffi da bufalo infoiato dandoci reciprocamente la carica. Il suo stantuffo usciva quasi del tutto per poi riaffondare dentro di me, ormai aperto e spanato.
Di colpo me lo tolse via, mi girò, mi mise a pecora e me lo risbatté dentro, al ritmo forsennato di prima. Dopo alcuni minuti non ressi più. Mi cedettero le braccia e mi ritrovai con la faccia sulle lenzuola che si inzupparono presto della mia bava prodotta dalla goduria e col culo in alto sempre a sua disposizione.
“Ti piace farti fottere, eh mignottona?” Biascicai qualcosa in risposta. “Anche a me piace il tuo culo, sai? Adoro il culo e quella stronza della mia ex moglie non me lo voleva mai dare. Diceva che era troppo grosso per lei, così dovevo andarmene a cercare qualcuno in giro. Ma non se ne trovano tante di troie aperte come te. Si vede che ti piace, rottinculo schifoso. Ti voglio scopare per ore e riempirti di sborra in tutti i buchi” e continuava a sbattermi come un animale.
Così fu fino a che si fece notte. Mi presi una sborrata in bocca e due in culo. Una di seguito all’altra. Disse che aveva una voglia arretrata. Mentre veniva potevo sentire le contrazioni del suo cazzo e delle sue palle ad ogni densa bordata che mi sparava dentro.
Alla fine eravamo distesi uno accanto all’altro. Lui col cazzo flaccido e grosso adagiato sui peli della coscia ed io a pancia in giù mentre dal buco mi colava fuori, sui coglioni, il suo succo virile. L’odore di sperma riempiva la stanza.
“Che ne diresti di andarci a mangiare una pizza? Mi è venuta fame. Te l’offro io”, dissi tirandomi sulle braccia. “Ti devo pagare la riparazione”.
“Sei contento di come te l’ho sturato?”.
“Non potevi essere più bravo”. Ridemmo poi facemmo una doccia (separatamente) e ci rivestimmo per andare in pizzeria. A tavola mi confidò che era un problema trovare con chi scopare per uno straniero come lui ed in più lui aveva il problema della grossezza del suo cazzo che faceva scappare sia donne che uomini. E non era il solo ad avere questo problema. C’erano due suoi connazionali che si ammazzavano di seghe.
“Non è che potresti accontentare anche loro? A te piacciono i cazzi grossi e loro ce l’hanno, anche se non proprio come me. Dai che ci possiamo divertire tutti insieme. Pensa quanto godresti con tre cazzi a disposizione”. L’aveva buttata lì e mi guardava, mentre addentava un pezzo di pizza, con gli occhi speranzosi di un cane accanto alla tavola del padrone. Lo guardai. Quel grosso orso che poco prima mi aveva praticamente stuprato adesso sembrava docile come un cucciolo. Aspettava la mia risposta.
“Beh… ci devo pensare”. Sembrò demoralizzarsi. Lo tenni un po’ sulle spine poi “Si, è un’idea. Purché non eccediate in violenza”.
“Ma no. Anche loro si comporteranno né più e né meno di come ho fatto io oggi” e rise ed io con lui. Non era certo stato tenero. “Non è così che ti piace essere trattato, troietta?”. Aveva ragione.
Così, già il giorno dopo si presentarono in tre. Non erano niente male neanche gli altri due ed erano ben messi sotto anche loro. Suppergiù hanno la sua stessa età. Uno è muratore e l’altro facchino. Potete immaginare che muscoli hanno. Per ore ho subito i loro assalti scatenati. Gli altri furono ben felici di trovare la porta già spalancata dal loro amico e non ebbero alcun freno, scivolandomi dentro con facilità. Ormai mi ero abituato a certi calibri e fu puro godimento per tutti. Si alternarono nei miei buchi e mi riempirono di sperma in bocca, in culo, sul petto, sul viso, tra i capelli. Non cercarono di trattenersi. Ogni volta che arrivavano al massimo dell’eccitazione sborravano dove capitava, ma ero sempre io il loro oggetto di sfogo.
Ovviamente divenni la loro zoccola fissa (ogni tanto si facevano qualche donna) e quasi tutti i giorni me ne trovavo qualcuno, anche in due o tutti e tre, sotto casa quando tornavo dal lavoro. Non mi lasciavano nemmeno fare una doccia, tanto mi avrebbero svuotato i coglioni addosso. A che sarebbe servito. Il mio culo è ormai diventato una caverna ma sono soddisfatto come e più di loro. Chi è più fortunato di me?
Un giorno, mentre uno mi scopava da sotto ed un altro me lo infilava in gola, il terzo, avendo una voglia pazzesca e non sapendo che fare, me l’ha messo in culo in compagnia dell’amico, così hanno finito di sbragarmi completamente. Vi assicuro che prenderne due insieme è fantastico. Da allora la cosa si è ripetuta altre volte.
Oggi mi hanno convinto ad accogliere un altro loro amico. Naturalmente sarò sempre io la troia da spupazzarsi. Dove arriveremo di questo passo? Quanti ne dovrò soddisfare? Credo che presto dovrò imparare a nuotare nello sperma.

(Le stesse cose si possono fare con le precauzioni. Non fate mai sesso senza preservativo. Non rovinatevi la vita, godetevela).


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