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IL MARCHETTARO - 3


di Foro_Romano
06.12.2015    |    10.387    |    4 9.5
"Contemporaneamente sentii un grosso sputo sul mio ano, un altro sulla sua mano per lubrificarlo ed il contatto della punta del grosso mostro sul mio orifizio..."
3. Il nuovo amore

Dopo quella sera che mi avevano scopato in tre (e con una doppia penetrazione) tutti i miei clienti se ne accorsero. Il macellaio non fu da meno e disse senza mezzi termini: "Ahh, sei ancora meglio. Devi aver avuto proprio tanti clienti in questi ultimi tempi! Ti sei così allargato che adesso non ho più nessuna difficoltà a sbattertelo dentro. Potrebbe passarci un treno. Ahahah".
Anche Nonno, che aveva sentito tutto quel frastuono, mi chiedeva in continuazione particolari (penso per poi tirarsi una sega). In verità, lì per lì sarebbe voluto intervenire perché pensava che mi stessero ammazzando, ma poi aveva capito che tutte quelle grida, a parte all'inizio, erano tutte di godimento. Io però non gli dissi di Zio. Quasi volevo negare a me stesso quello che era successo con lui, anche se in realtà mi era piaciuto moltissimo. Quel suo cazzo grosso, quel suo bacio profondo. Ehhh. Quasi speravo in un suo ritorno da solo.
Un giorno finalmente tornò il cliente per il quale ho preso una cotta, quello che è sempre in giro per il mondo. Sono tutto in fibrillazione. Ha detto che verrà con un amico che mi vuole "conoscere". Speriamo che non mi distragga troppo da lui. Avrei preferito che fosse da solo per offrirgli in esclusiva tutta la mia troiaggine.
"Ti ha detto com'è questo amico?".
"No Nonno. Non mi ha anticipato niente. Dice che sarà una sorpresa".
"Non sarà per caso uno famoso? Magari un attore, un personaggio tv o un politico".
"Non lo so. Te l'ho detto. Chi è è e da lui devo solo farmi scopare". Dentro di me speravo che non fosse ancora una sorpresa shoccante come quella di trovarmi improvvisamente Zio davanti. "Però tu sparisci subito nella tua camera. Chiaro?".
"Si, si, certo".
Suonano al citofono. Mi tuffo a rispondere e ad aprire. Sono alla porta. Apro e rimango di stucco. Il mio cliente è accompagnato da un colosso enorme, tutto muscoli, nero. Un vero mandingo.
"Lui è Hector. In America è una vera star: è un famoso campione di rugby".
Mi sorride a tutta bocca con dei denti bianchissimi. Mi stringe la mano, quasi me la stritola, mentre vedo Nonno che sta sbavando (come lo vorrebbe!).
Si presenta in italiano ma con un forte accento americano mescolato ad un po' di spagnolo. Stavo quasi per ridere se non fosse che anche io ero in estasi ma anche molto preoccupato per il mio deretano: se tutto è proporzionato...
Anche lui sembra colpito da me. "Very nice! Sei proprio carignoso. Nice".
Mi stringe subito a sé con un solo braccio, si abbassa alla mia altezza e mi stampa un bacio profondo, con la lingua che mi arrivava in gola. Mi coglie di sorpresa ma rispondo automaticamente cercando di muovere la mia di lingua, rimasta bloccata per mancanza di spazio. Mi sarei sciolto su quel braccio se non si fosse staccato quasi subito.
"Ehi, amico, non sciuparmelo subito" gli dice il mio cliente. Lui risponde ancora con un sorriso che mostra tutta la sua dentatura perfetta, di un bianco accecante, specie per il contrasto con la sua pelle scura.
"Io tolgo il disturbo" dice Nonno e si ritira nella sua camera. Sono certo che si tirerà subito una sega pensando a quel solo bacio che ha visto.
"Andiamo anche noi" ed il mio cliente si avvia, quasi a farmi strada verso la mia stessa di camera, seguito da me, tenuto abbrancato per la vita dal bronzo di Riace.
Appena dentro e chiusa la porta a chiave mi spiega. "Sai, ci siamo conosciuti in aereo, venendo da Washington. E' stato un lungo viaggio ed abbiamo parlato un po' di tutto, così è venuto fuori il nostro vizietto comune ed il suo problema. Allora gli ho parlato di te e che forse avresti potuto risorverglielo..."
"Un momento. Di quale problema parli?", lo interrompo preoccupato.
"Ecco... vedi... ecco... beh, tra un po' lo capirai tu stesso". Così dicendo comincia a spogliarsi, mettendo in mostra il suo bel torace peloso che mi fa impazzire. Così sorvolo su quanto aveva appena detto e anch'io lo imito, anche se sono già abbastanza discinto (per accogliere al meglio la clientela, naturalmente). Il maschione americano si toglie la camicia e già così comincio a sbavare. Aveva dei pettorali da far paura ed una tartaruga da fare invidia, per non parlare delle braccia. Perfettamente coperte di muscoli e con dei polsi e delle mani talmente grandi che avrebbero potuto tenere il mio culetto con una sola di loro. Non ero mai stato con un nero e la cosa mi stuzzicava. Lui non era scurissimo; era di colore marrone scuro che permetteva di distinguere bene i contorni dei suoi muscoli perfetti.
Completamente nudi, in piedi, il mio cliente mi prese tra le braccia e cominciò a limonarmi, accarezzandomi contemporaneamente i fianchi e le chiappette. Arrivò a mettermi subito un dito su per il culo, sempre con la bocca incollata alla mia. Io, che sono particolarmente troia, partii subito in quarta e cominciai ad ansimare forte. Mi sono inginocchiato davanti a lui e gli ho preso il cazzo in bocca. Era già in tiro ed ho cominciato a succhiarlo con la migliore tecnica che potevo, assaporandone il gusto, avvolto da quell'odore intimo di maschio che mi dà alla testa. Intuisco che il nero ha finito di spogliarsi si è avvicinato alle mie spalle.
"Ahh, sei bravissimo! Fermati, che sennò vengo subito. Fai anche a lui lo stesso servizietto, se ci riesci".
Non capisco subito il perché di quell'espressione ma, quando mi volto nell'altra direzione, rimango di stucco. Una proboscide scura, barzotta e non completamente eretta, mi si para davanti e già così fa paura.
"Ecco qual'è il suo problema. Non riesce a trovare un buco a misura del suo cazzo. Tutti gli dicono di no appena lo vedono".
"Cccci... cccredo..." faccio io.
"Pensi di poterlo accontentare? Conoscendoti, credo di si".
Prima che potessi rispondere, quel colosso affonda le dita di una mano nei miei capelli ed avvicina la mia faccia fino a strofinarla più e più volte su quella bestia. Il suo odore particolare (mai sentito) e la mia natura di troia fanno il resto. Non ci penso due volte. Allargo più che posso le labbra e mi prendo la rosea cappella in bocca, volteggiandoci sopra la lingua.
"Wow, wonderfull... yessss... siiiii... ahi che putaaa..."
Così incoraggiato, comincio a darmi da fare, preoccupato di farlo presto perché sarebbe di sicuro arrivato il momento che, diventato enorme, quel coso non mi sarebbe più entrato in bocca. Intanto il mio cliente mi aveva messo a 90 e mi slinguazzava e bagnava di saliva il culetto.
"Accidenti! Che ti hanno fatto? Qui dietro c'è una caverna che boccheggia. Mmmmm" e leccava e ci sputava sopra. "Penso proprio che questa volta Hector ha trovato 'pane per i suoi denti'... mmmm... no, meglio 'buco per il suo palo'... mmmm... Però non posso permettere che sia lui il primo a scoparti: dopo, per me, sarebbe impossibile sentire qualcosa".
Detto questo, fiducioso di avermi inumidito per bene, mi impalò con un colpo solo. Io urlai ma quello che avevo in bocca fece da silenziatore. "Ahhh... siiii... era da tanto che volevo prenderti così ma avevo paura che ti avrebbero sentito fino a un chilometro di distanza" e cominciò a fottermi come un coniglio. Presto le mie urla si trasformarono in forti gemiti di piacere, che si aggiunsero a quelli degli altri due, giusto in tempo perché quel coso divenne tanto grosso da non entrarmi più in bocca. A quel punto non mi persi d'animo e scesi a slinguare i grossi coglioni rosei e pelosi, assecondato da un grugnito di soddisfazione del maschione.
Dopo un po', con un "flop" il mio cliente si sfilò e raggiunse la testiera del letto, sedendosi ed appoggiandoci la schiena, a gambe aperte. "Vieni qui a succhiarmelo".
Non potendo fare oltre col nero, lo lasciai e, gattonando sul letto, lo raggiunsi e ricominciai a succhiarglielo e lavorarglielo per bene. Era pur sempre il mio cliente preferito ed avrebbe continuato a venire da me, mentre il nero se ne sarebbe tornato in quel d'America. Andava quindi trattato bene. Non mi resi pienamente conto (offuscato com'ero dalla libidine), che così facendo mi ero messo in una posizione pericolosissima. Ero a pecora ed offrivo la visione del mio buco aperto al nuovo arrivato. Me ne resi conto quando il mio cliente mi prese la testa tra le mani bloccandomela sulla sua bella verga venosa, dando il ritmo del pompino ed evitando che mi si sfilasse di bocca. Contemporaneamente sentii un grosso sputo sul mio ano, un altro sulla sua mano per lubrificarlo ed il contatto della punta del grosso mostro sul mio orifizio d'amore.
Cercai di divincolarmi ma senza successo. Mi abbrancò per i fianchi e cominciò a spingere delicatamente. Sarà stato l'uso per due che ne avevo fatto qualche giorno prima o per la precedente dura scopata del mio cliente, fatto stà che, con meraviglia non solo mia, l'enorme cappella entrò dentro senza molta fatica.
"Yeahhh... siii... ok... oook, good boy" e continuò a spingere con piccoli colpetti consecutivi. Il dolore si fece strada inesorabilmente. Alzai lo sguardo in alto forse a chiedere aiuto e comprensione al maschio che avevo in bocca, con le lacrime agli occhi, ma lo vidi assorto ad assistere all'eccitante miracolo della scomparsa di quella dura colonna nel mio corpicino, continuando a muovermi la testa sul suo cazzo sempre più pronto ad esplodere.
"Yeah... yeah... take it all fucking boy" continuava a dirmi mentre avanzava nelle mie budella.
Non potevo crederci quando, benché straziato dal dolore, percepii il contatto del mio culetto con i ricci del suo pube.
"Incredible" disse il nero. "Incredibile" gli fece eco il mio cliente.
Cominciò allora a scoparmi con scatti duri e profondi sempre più lunghi e più veloci. Il mio buco produceva un rumore di sciacquettio e mi sentivo come avere uno stura-lavandino dentro al culo che, all'inizio, aderiva alle pareti del budello ma poi sempre meno con l'aumento della velocità. Mi stava letteralmente sventrando.
Anch'io cominciai a godere. Sentivo tutto il desiderio animalesco di quel toro da monta, tutta la sua soddisfazione nell'aver finalmente trovato un buco a sua misura, forse la nascita del suo amore per me (e forse anche del mio per lui). I gemiti di tutti e tre, i rumori dell'amplesso, l'odore dei sessi e del sudore si fusero in un "unicum" ineguagliabile.
Guardai ancora in alto proprio mentre lui staccava lo sguardo da quelle immagini oscene ed lo abbassò verso di me. Vide le mie labbra sulla sua erezione ormai violacea, vide la mia giovane faccia 'innocente' rigata da lunghe lacrime mentre, in contrasto, negli occhi vi leggeva la troiaggine più pura. Questo bastò per farlo esplodere dentro la mia bocca. Si piegò in avanti e poi indietro con un grugnito da animale ferito, sparandomi dentro forse una decina di abbondanti schizzi di sborra che gustai uno ad uno prima di ingoiarli avidamente.
Quando quelli finirono anche il treno che mi stava scavando le budella, comprendendo quello che era successo, ruppe gli argini. Il nero tirò a sé i miei fianchi, che teneva saldamente, affondandomelo fino allo stomaco. Un lunghissimo urlo liberatorio accompagnò la quantità enorme di sperma che mi allagò la pancia. Quell'urlo coprì il mio gemito di goduria che accompagnò lo scaricarmi sulle lenzuola.
Rimanemmo fermi così per qualche secondo a riprendere fiato. Il nero si abbassò sulla mia schiena e mi coprì di baci il collo e la nuca. Il mio cliente se lo sfilò dalla mia bocca e si alzò dal letto cominciando a rivestirsi.
"Vedi? Avevo ragione. Sei riuscito a soddisfarlo. Sono certo che vi metterete insieme", disse scompigliandomi i capelli, "ma non ti libererai di me tanto presto".
"Come insieme? Ma non torna in America?" dissi io, schiacciato sul letto da quella montagna di muscoli.
"Macché. Lui rimane qui per qualche anno. Farà l'allenatore di una squadra italiana. Ah, a proposito, mi ha detto che lui ne fa almeno tre di seguito".
Mi resi conto solo allora che quello che avevo dentro era ancora duro come il marmo. Si sfilò, mi girò con una sola mossa, si mise le mie gambe sulle spalle..."
"Buon divertimento" sentii in lontananza mentre si richiudeva la porta e io tornai a riveder le stelle.
Per la cronaca. Ho smesso di lavorare e siamo ancora insieme. Bacioni a tutti.

(Si tratta di un racconto di fantasia. Non fate mai l'amore senza il preservativo. Non rovinatevi la vita, godetevela)
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