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Gay & Bisex

IN VIAGGIO A PALERMO


di Foro_Romano
20.01.2016    |    18.211    |    4 4.9
"In due facevamo il possibile per renderci simpatici, per parlare in inglese meglio che potevamo (anche se lui aveva una buona infarinatura di italiano), per..."
Avevo da poco iniziato il mio nuovo lavoro e, dopo appena due mesi, mi dettero l'incarico di fare un giro per conto della mia azienda per andare da alcuni clienti in Sicilia. La mia macchina era vecchia e non avrebbe retto un viaggio così lungo, sicché ne acquistai una nuova facendo pressione sul concessionario perché mi venisse data per tempo. Ci furono, come previsto, degli imprevisti ma ottenni la macchina appena il giorno prima della partenza.
"Cara mia" le dissi "dovrai affrontare una dura prova di resistenza. Vedremo se sarai all'altezza" e lo fu alla grande. Gran bella macchina è stata quella! Fino alla fine dei suoi giorni. Ma non è per lei che scrivo questo racconto ma per voi, cari lettori, per farvi forse... beh... per farvi un po' morire d'invidia perché questa storia è tutta vera. Quindi lasciamo stare la mia macchina.
Affrontai il viaggio e, arrivato a Napoli, mi imbarcai sul traghetto per Palermo. Con l'auto, naturalmente. Per la notte mi dettero una cabina per quattro. Avrei dovuto dividerla con altri tre sconosciuti, che pizza! Vabbé, per una notte.
Non so se la cosa fu organizzata da quello che mi aveva fatto la prenotazione. Forse aveva capito qualcosa. Non sembra possibile che sia stato solo un caso, eppure fu così. Beh, tutti e quattro (e dico tutti e quattro) eravamo gay. Certo, non è che ce lo siamo detti in faccia appena ci siamo visti ma ho sgamato subito [Sgamato: termine romanesco per dire "scoperto"]. Oltre a me, c'era uno che non ha socializzato per niente e si è messo subito a letto. Un altro era un ragazzo americano biondo. Se dico boooono è riduttivo. Alto, muscoloso naturale, con un gran bel sorriso. Bisognava conquistarlo ma il quarto mi fece subito concorrenza.
In due facevamo il possibile per renderci simpatici, per parlare in inglese meglio che potevamo (anche se lui aveva una buona infarinatura di italiano), per sapere i suoi programmi e raccontare i nostri (non certo l'idea di portarcelo subito a letto, naturalmente). Insomma si è accesa subito una competizione tra noi, fatta di sguardi e di silenzi ma evidente. Devo dire che dalla mia avevo il fatto che l'altro era abbastanza brutto mentre io... se permettete... me la cavavo piuttosto bene.
L'americano, invece, non faceva capire nemmeno se era interessato. Allegro, simpatico, ma niente di più. Parlammo di tutto ma non di quello che interessava a noi due poveretti affamati del suo corpo. Dormimmo normalmente, ognuno nel suo giaciglio, e la mattina, prima dello sbarco riaprimmo la contesa.
Nipote di emigranti, era in Italia per conoscere i suoi parenti siciliani. Era originario di un paese marinaro vicino a Palermo ed io, automunito, mi offrii subito di accompagnarcelo, tanto sarei dovuto andare, per lavoro, in un altro paese dei dintorni. Sarà stato questo particolare a farmi vincere la disfida o la mia beltà non sò. Al momento di sbarcare lui mi consegnò il serto della vittoria e venne via con me. Immaginatevi lo sguardo del perdente! Sapete come sono i gay quando subiscono una disfatta: mi avrebbe staccato la testa immantinente.
Fatto sta che lo accompagnai subito alla sua meta e io andai alla mia. Non prima però di esserci appartati con la macchina in una piazzola ed esserci scambiati effusioni... e non solo. Ci salutammo con la promessa di rivederci a Palermo due giorni dopo.
Passai una notte da incubo ma non perché mi ero preso una cotta ma proprio perché non ho mai avuto peggior sistemazione alberghiera della mia vita. In quella cittadina, anche piuttosto grande, non esistevano alberghi né pensioni. Ed eravamo alla fine degli anni '70! L'unica soluzione (se così si può definire) fu una sedicente "pensione" gestita da una coppia di vecchi che più vecchi non si può. Non c'era bagno in camera ma in comune con altre tre camere (le uniche in tutto); non c'era un materasso ma solo un pagliericcio (proprio quelli ripieni di paglia!); le lenzuola era state lavate alla buona; in camera c'era ancora la brocca in ceramica dell'acqua con la bacinella (antiche e belle, però) per lavarsi la faccia. A migliorare il tutto c'era il fatto che affacciava sulla piazza della stazione dove, per tutta la notte, gruppi di ragazzi facevano gare coi loro motorini: unica distrazione che il paese offriva. Ma non voglio tediarvi con simili quisquiglie da commentare più in una relazione sulla situazione turistica dell'Italia.
Comunque, dopo due giorni ci rivedemmo. Felicissimi perché finalmente potevamo dare sfogo alle nostre esigenze giovanili. Lui ancora di più perché aveva deciso di dimenticare i parenti italiani. Lo avevano accolto freddamente perché avevano paura che, dopo 70-80 anni, lui era andato li per chiedere la sua parte della barca di famiglia rimasta ai fratelli!!!
Prendemmo una camera in un ex lussuoso albergo del centro e, devo dire, uscimmo ben poco dalla camera nei cinque-sei giorni che seguirono. Capitò che eravamo proprio nell'ombelico cittadino, alle "Quattro Fontane", quando arrivò la notizia della vittoria dell'Italia ai Mondiali di calcio. La gente, impazzita, urlava e correva dappertutto, accompagnata da clacson e musica a tutto volume. A lui piacque molto: era "tutto molto pittoresco". Io, in verità, puranche contento, mi preoccupai un po' per l'immagine che l'Italia che stava offrendo al turista: un carnevale pseudo-brasiliano.
In compenso anch'io ci misi del mio e almeno gli confermai più che bene quell'altra l'idea che gli stranieri hanno del maschio latino. Mi spupazzai quel bellissimo ragazzo, sbattendomelo alla grande da mattina a sera, con nostra reciproca ed ampia soddisfazione. Scusatemi, ma non voglio entrare nei particolari piccanti. Questa volta vi risparmio la fatica della sega.
Insomma, riuscii a fargli dimenticare la pochezza mentale di alcuni rami della sua famiglia e lui è riuscito a prenderne molto bene le distanze, visto che è diventato un famoso professore universitario nella sua patria. Però, dopo alcuni anni di corrispondenza, il silenzio e non ci siamo più sentiti ma in me è rimasto un bellissimo ricordo di lui e, spero, sia così anche per lui.
Robert, se mi leggi, accetta il bacio che ti mando.

(Non fate mai l'amore senza il preservativo. Non rovinatevi la vita, godetevela)

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