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HO PRESO UN FIORE


di Foro_Romano
05.06.2019    |    16.375    |    11 9.6
"Vuoi rimanere vergine per tutta la vita?” “E’ che non ne ho mai avuta l’occasione..."
Forse è una pazzia, ma è un bel gesto romantico. Sono ormai 25 anni di matrimonio e 30 che si conoscono ma Felice ogni giovedì, giorno che si erano incontrati la prima volta e si erano innamorati subito, lui le porta un fiore. Sempre diverso, sempre una sorpresa. Non hanno avuto figli per un problema di lei all’utero e adesso, ormai, non hanno quasi più rapporti sessuali. Molto pochi. Forse una volta al mese, ma non c’è più trasporto, nessuna passionalità. Ma, anche se la relazione è ormai diversa e, forse, un po’ stanca, lui continua imperterrito in questa usanza. Un fiore a settimana.
Ogni giovedì, quando il pomeriggio esce dal lavoro, passa dal fioraio vicino casa e ne compra uno. Col tempo, lui ed il negoziante sono diventati quasi amici. L’ha visto sposarsi ed avere un figlio, l’unico, che ha visto in carrozzina, ha visto crescere. Emilio ormai ha superato l’adolescenza e si è fatto un piccolo uomo. Adesso, tutti i pomeriggi, quando è libero dallo studio, dà una mano al padre in bottega.
Felice è un bel uomo di 52 anni molto ben portati. Molto alto e dal fisico asciutto. Ha due bei baffi pieni ed è molto peloso. Si mantiene in buona forma fisica andando in palestra due sere a settimana. Emilio, invece, è un giovane che mostra le origini meridionali del padre: bassino e dalla pelle olivastra, così liscia che sembra morbida e vellutata.
Da un po’ di tempo, ogni volta che Felice entra nel negozio ha l’impressione di avere gli occhi del ragazzo addosso. Non se ne è accorto subito ma, dopo una decina di volte, non poteva non farci caso. Lui entrava, salutava i due, parlava col padre che gli proponeva la novità della settimana, comprava il fiore e se ne andava. Sempre osservato dal giovane in maniera strana. Sembrava quasi che lo guardasse con desiderio.
Ogni volta si sentiva come adulato da quello sguardo e anche lui aveva cominciato a guardare il ragazzo in maniera diversa. No, non poteva essere un’attrazione erotica. Lui non aveva mai avuto certi impulsi se non con le donne e, con loro, qualche cornetto lo aveva messo alla moglie, ma brevi storie ormai vecchie. Il piccolo fioraio non aveva movenze strane o la voce effemminata. Quindi, da dove partiva quello strano interesse?
Una volta è capitato che il padre era impegnato con una cliente piuttosto logorroica ed era toccato al figlio occuparsi di quel vecchio cliente assiduo. Gli aveva fatto vedere il fiore che il padre aveva scelto per quella settimana e glielo aveva confezionato. Nel darglielo quasi tremava e lo guardava con occhi veramente strani. Quel ragazzo aveva qualcosa di particolare.
La volta successiva accadde che il padre non c’era, essendo impegnato nell’addobbo di una festa, e lui era solo. Già all’ingresso di Felice si vedeva piuttosto agitato.
“Cos’hai Emilio? Qualcosa ti preoccupa?”.
“No… ecco… io…”
“Forse sono io che ti metto soggezione? Ma perché? Ci conosciamo da sempre”.
“Ehhh che… Posso essere sincero con lei?”.
“E me lo chiedi? Dimmi pure. Che succede?”. Il ragazzo andò alla porta e la chiuse a chiave, mettendo il cartello “Torno subito”. Che strano atteggiamento!
“Per lei ho messo da parte un fiore, come posso dire… molto particolare”.
“E che sarà mai? Forse una specie in via di estinzione?”.
“Beh… forse si. Venga nel retrobottega” e lo condusse dietro. Felice lo seguì con curiosità. Quando furono soli il ragazzo sembrava ancora più turbato per qualcosa che stava per dirgli, ma si vedeva incerto se farlo o no.
“Allora, di che si tratta? Dove è questo fiore?”
“Ecco… più che altro è un segreto che volevo confidarle e chiederle un consiglio”.
“Ma benedetto ragazzo, con me puoi stare tranquillo, dimmi pure”. Chi cominciava a non stare tranquillo però era proprio Felice. Che poteva essere di tanto misterioso da confidarlo a lui. Si, si conoscevano da tanto tempo ma, in fin dei conti, era sempre e solo un cliente.
“Io… Io… sono omosessuale. Mio padre non lo sa”. Ecco, l’aveva detto. L’uomo rimase un po’ in silenzio, poi
“Certo, capisco caro Emilio che tu non lo abbia ancora detto a tuo padre, ma perché lo dici a me?”
“E’ che lei è una persona di cui sento che posso fidarmi ed a cui posso chiedere consiglio”.
“Va bene, ma che consiglio vuoi che ti dia? Se senti di esserlo, vivi con serenità questa tua scelta. Dillo pure a tuo padre, ai tuoi amici, a chi ti sta vicino, ognuno nella maniera che pensi più opportuna. Se ti vogliono bene, lo accetteranno. Se vuoi, puoi dirlo a tutto il mondo ma ti avviso che, in questo caso, troverai tante persone limitate mentalmente che non ti accetteranno. Ma non te ne preoccupare. Vuol dire che non ti meritano. Da parte mia, posso assicurarti che non ho nulla in contrario”. Ecco il perché di quello sguardo strano. Probabilmente era indeciso se confidarsi o no con lui.
“E’ qualche anno che me ne sono reso conto e, nei fine settimana, ho cominciato a frequentare un locale gay. Mi sono fatto molti amici omosessuali che mi prendono in giro”.
“E perché ti prendono in giro?”
“Perché con alcuni ho pomiciato… voglio dire, mi sono baciato ed ho fatto anche… qualcosa di più… No so se mi capisce”.
“Certo che ti capisco. Sei giovane. E’ giusto che tu abbia i tuoi primi rapporti sessuali e che ti diverta. Sono cose normali. Le fanno tutti ma non si dicono. Ma non è ipocrisia; è educazione e buon gusto. Le cose private sono adatte solo alla sfera privata. Solo, non capisco perché ti prendono in giro”.
“Perché non mi sono mai spinto oltre un certo limite. Ho fatto tutto ma non ho mai fatto sesso vero e proprio, insomma la penetrazione. Sono ancora vergine e voglio donare la mia verginità alla persona di cui sono innamorato”.
“Beh, anche questa è una scelta e, in un certo sento, ti fa onore. Vuol dire che sei innamorato di qualcuno?”.
“Si, ma lui non lo sa”.
“Allora, che aspetti a dirglielo. Vuoi rimanere vergine per tutta la vita?”
“E’ che non ne ho mai avuta l’occasione. Non ho mai potuto parlargli a quattr’occhi”.
“Prima o poi capiterà e glielo dirai”.
“Sta capitando adesso”. Il ragazzo divenne tutto rosso in viso. A Felice fece tenerezza ma…
“Che vuoi dire?”
“Ecco… Voglio dire che sono innamorato di lei, da sempre”. Aveva gli occhi lucidi. L’uomo si sentiva preso alla sprovvista. Non se lo aspettava di sicuro.
“Di me? Tu sei innamorato di me da sempre? Ma io sono molto più grande di te. Potrei esserti padre! Come hai potuto pensare…” ma non finì la frase. Si rese conto in quel momento che, effettivamente, quello che lui sentiva dentro da tempo era amore per quel ragazzo. Anche lui era innamorato, ma come era possibile? Emilio gli si gettò addosso abbracciandolo in vita e scoppiò a piangere sommessamente. Gli arrivava al petto e, istintivamente, gli accarezzò la testa stringendolo a sé. Erano avvolti l’uno del profumo dell’altro: l’uomo della sua acqua di Colonia inebriante, l’altro della sua pelle fresca.
Era confuso: provava affetto, forse amore, e tanta tenerezza per quel giovane che lo guardava dal basso con gli occhi lucidi. Si piegò verso di lui, verso la sua testa, labbra contro labbra. Labbra che presto di aprirono per un bacio appassionato. Le lingue intrecciate, le salive confuse, il respiro di uno nell’altro, i cazzi che andavano indurendosi. Una piccola mano è andata a posarsi sulla patta tesa dell’uomo; a premere, ad afferrare attraverso la stoffa l’oggetto del desiderio che, al contatto, è diventato d’acciaio rovente.
Controvoglia si sono staccati ed Emilio è sceso fino a trovarsela davanti al viso, la patta. Ha cominciato ad armeggiare per slacciare i pantaloni del completo blu.
“No… no… non possiamo… non dobbiamo…” ma in quel momento erano parole vuote, senza senso. I pantaloni e le mutande scivolarono alle caviglie lungo le belle cosce tornite e pelose e tutta la virilità venne esposta allo sguardo lascivo del giovane, che rimase qualche secondo ad ammirarla estasiato. Anche l’uomo rimase colpito: erano anni che non si vedeva tra le gambe un cazzo così duro e grosso.
Due tenere e morbide labbra avvolsero la cappella e si avventurarono lungo l’asta senza riuscire a percorrerla tutta. La lingua ci vorticava sopra e la bocca succhiava avidamente e rumorosamente, muovendosi su e giù, cercando di ingozzarsene come poteva. Si sentiva il forte respiro del naso ed i gorgoglii di piacere dell’uomo, che non poteva più resistergli e gettava la testa all’indietro, stravolto.
La pompa andava aumentando di velocità e la sborra ribolliva nei coglioni pronta all’eruzione. Ma proprio in quel momento il ragazzo, conscio di quello che stava per accadere, si staccò provocando il disappunto dell’uomo. “Nooo, perché? Stavo per venire”.
“Perché voglio che lei prenda il mio fiorellino vergine. Ha bisogno del gambo adatto”. Dicendo questo si voltò, appoggiandosi al tavolo da lavoro, e si calò i pantaloni della tuta mettendo in mostra le sue due bellissime chiappette scure. Se le aprì pure con le mani. Eccolo, eccolo il fiore rosato, contornato di peletti morbidi come pistilli. Un meraviglioso fiore da cogliere al volo.
Felice, arrapato ed ormai fuori di testa, non se lo lasciò scappare. Velocemente leccò il forellino e ci sputò sopra per bagnarlo il più possibile e lo stesso fece per il suo cazzo, che puntò il più presto possibile a quell’ingresso inviolato.
Prevedendo la reazione di quell’imberbe ometto, gli tappò la bocca con la mano e spinse con delicatezza ma con decisione. Le tenere carni, che non desideravano altro, si aprirono ad accoglierlo. Le grinze dell’ano scomparvero per far posto all’enorme massa invasiva. La grossa cappella entrò spaccandogli il buco e la mazza cominciò ad invadere il budello. Il giovane si inarcò e gridò nel palmo della mano ma quella non si fermò e presto sprofondò completamente. Pochi secondi, il tempo di far abituare quel culetto all’enorme palo, e la danza del piacere cominciò. Lenta, ma via via più forte. Alle grida si sostituirono i gemiti, che si accompagnavano ai grugniti del maschio. Gli venne liberata la bocca.
“Siii… Oh siii… Ahhhiaaa… Bello, che bello!”.
“Ti piace, puttanella? Ti piace il cazzo che ti fotte? Prendilo, prendilo tutto, tutto, tuttooo”. La scopata ormai era velocissima. Il ragazzino veniva sfondato senza freni, ma più la minchia fotteva e più ne chiedeva.
“Siii… forte, più forte, più forteee. Per favore, non si fermiii”.
“Che trooo…iaaa. Ccche trrr…oiahhh”. Era al limite, ma il primo a venire fu il giovane.
“Ooohhh… Ahhh” e una colata di bianca spuma precipitò sul pavimento. Ancora non aveva finito che una serie incredibile di fiotti caldi invase il piccolo corpo, accompagnati da secchi grugniti animaleschi. Li poté sentire uno per uno dento di sé, assieme alle contemporanee contrazioni del membro.
“Cazzo, cazzooo, puttana troiaaa” e gli si piantò in fondo. Si piegò sulla sua schiena abbrancandolo per il petto. Il respiro affannoso finché tornò in sé. Allora si sfilò lentamente dal buco sfasciato, guardando incredulo il membro leggermente afflosciato ma ancora consistente sporco di sborra, merda e sangue. L’eccitazione non era ancora svanita e lo riaffondò pompando con ferocia fino a che la natura glielo permise.
Gli venne prontamente data della carta per pulirsi. Si sentiva un verme. Che gli era successo? Dove erano finiti il suo equilibrio, la sua responsabilità?
“Scusa, scusami per quello che ti ho detto. In quei momenti non capivo più niente. Non riesco a capire come ho fatto a fare…”.
Una mano sul petto. “E’ stato bellissimo. Ha realizzato il mio sogno. Sapesse quante volte ho desiderato questo e mi sono dovuto tirare una sega. E se mi ha chiamato troia e puttana non si preoccupi: mi è piaciuto sentirmelo dire”. Un bacio a fior di labbra.
“Anche per me è stato bellissimo. Erano anni che non provavo certe sensazioni. Mi hai fatto tornare giovane”. I loro occhi scintillavano di amore, finché quelli del giovane si oscurarono.
“Adesso che le ho detto tutto ed abbiamo fatto quello che abbiamo fatto, lei non vorrà più sapere nulla di me. Tornerà da sua moglie col fiore della settimana e si dimenticherà di tutto”.
“Assolutamente no, piccolo mio. Non potrò mai dimenticare. Anche se tornerò a casa col fiore, voglio farlo ancora con te, ancora ed ancora… Sempre se tu vuoi”.
“Certo che voglio… Ma come, quando trovare il tempo e dove?”.
“A casa posso dire che sono trattenuto al lavoro per qualche riunione e tu potresti dire che vai a studiare da qualche amico. Ho la casa al mare; possiamo andare lì”.
“Davvero? Fantastico! Si, si” lo abbracciò al collo per tirarsi su e Felice gli mise le mani sotto le chiappette per sostenerlo. Si dettero un bacio passionale ed i loro membri tornarono duri. Così il piccolo Emilio “dovette” regalare ancora una pompa fantastica al suo uomo, questa volta con tanto di ingoio totale, che gli permise di assaporare per la prima volta la migliore sborra della sua vita.
I loro incontri si susseguono tuttora e sempre col massimo del trasporto. Al giovane piace immergersi in tutto quel pelo e farsi usare in tutte le posizioni imposte dal desiderio di quel maschio maturo. Il suo buco è ormai abbastanza largo ed abituato alle dimensioni di quel cazzo da farsi penetrare e scopare con facilità. Gli piace farsi esplodere dentro, sia in bocca che nel culo, dal suo uomo, quale sublime coronamento del loro amore.
La moglie, però, continua a ricevere un fiore a settimana.


(Il presente racconto, essendo di carattere erotico, ha lo scopo di eccitare i nostri istinti animali ma non per questo va preso alla lettera. Le stesse cose si possono fare con le dovute precauzioni. Non fate mai sesso senza preservativo: non rovinatevi la vita ma godetevela il più possibile. Buona sega a tutti).
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