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UNA SERATA COME TANTE (O QUASI)


di Foro_Romano
04.01.2022    |    10.214    |    11 9.2
"Tiè, prendi” e giù, una gragnuola di colpi secchi che mi arrivavano allo stomaco..."
Era una sera di primavera. La temperatura eccellente: né calda e né fredda. Si stava veramente bene a passeggiare. Come quasi tutte le sere, ero uscito da casa dopo cena dicendo ai miei genitori che sarei andato in qualche pub con gli amici. Invece era mia abitudine andare in un viale periferico poco illuminato dove c’era gran rimorchio.
Ormai ero più che navigato e il mio buco era più che aperto. Avevo particolare successo per la mia giovane età e perché, modestamente, ero proprio carino. In più, mi piacevano gli uomini maturi, ben più grandi di me. In particolare quelli sposati in vena di avventure extra che gli dessero il lato B, pratica non molto apprezzata dalle consorti. Erano i più carichi e vogliosi di usarmi per il loro piacere. A me andava benissimo così.
Quella sera, dopo aver fatto non molta strada in su e giù, mi si fermò accanto un’auto di gran lusso. Si abbassò il finestrino elettrico dalla mia parte ed io guardai l’uomo alla guida. Un booono che mi sconvolse. Sulla mezza età, avrà avuto sui 50-55 anni, completamente sbarbato ma si vedeva che aveva pelo da vendere attraverso la camicia aperta di due bottoni. Ma non aveva bisogno di barba o baffi perché era già così virile senza. Atletico, si intuiva alto almeno sui 180-185, mani grandi e cosce polpose che, per il fatto di stare seduto, apparivano strettamente fasciate dai pantaloni leggeri di gran classe. La posizione poi metteva in evidenza un pacco considerevole, certamente per lo più costituito dalle palle, almeno per quanto potevo intuire. Ho sempre adorato le palle grandi e pendenti, che mi sbattono sul culetto mentre il maschio di turno mi fotte.
Ma torniamo a lui, all’uomo maturo che mi capitò quella sera. Si vedeva che era uno piuttosto ricco. Chissà, forse era amministratore delegato di qualche multinazionale. Mentre io facevo, dentro di me, queste considerazioni, lui mi osservò attentamente e mi dette un ordine perentorio:
“Sali”.
Non ci pensai su più di un secondo ed entrai. Mi squadrò ancora.
“Che fai da queste parti?” (Che voce profonda! Da sogno).
Fui sincero (Viva l’incoscienza della gioventù!): “Cerco un cazzo”.
Gli scappò un sorriso. “Voi dritto al sodo tu”.
“Esatto. Lo vorrei bello sodo”.
Il sorriso gli si fece più largo e mi mise una mano sulla coscia.
“Beh, allora sarò diretto anche io. Ti fai scopare?”
“Sempre, possibilmente da uomini belli come te”.
“Grazie, anche tu non sei male, anzi. Piuttosto non sembri effemminato, sei abbastanza maschile”.
“Si, mi piace il cazzo ma non per questo devo essere effemminato. Mi basta essere femmina in certe situazioni”.
“Ah si? Ho l’impressione che sei piuttosto zoccola. Non è così? Sto giusto cercando un ragazzo come te per divertirmi un po’”.
“Beh, l’hai trovato. Sono molto bravo per queste pratiche. Ho molta esperienza”.
“Dimmi la verità. Quanti maschi ti hanno inculato?”
“Beh, il numero esatto non so dirtelo. Saranno stati sui 200”.
“Accidenti, bel numero! Quindi troverò la strada aperta”.
“Potrai usarmi senza problemi anche se ce l’hai grosso”.
“Infatti è così” e si dette una smanacciata al pacco per sistemarselo meglio, perché sembrava proprio che certi discorsi stavano facendo un certo effetto.
“Sai dove possiamo andare per stare tranquilli?”
“Si, vai più avanti. Ti indico io la strada”.
Lo condussi in un piccolo campo nella campagna circondato da alberi e cespugli veramente isolato. Appena arrivati, mi avvicinai a lui, gli misi una mano sulla patta e affondai il viso tra i peli che fuoruscivano dalla camicia. La banana era già abbastanza consistente.
“Aspetta” e mi scostò. Si sbottonò la camicia e l’aprì completamente. Waw, che foresta! Passò a slacciarsi la cinta, tirò giù la zip e si abbassò pantaloni e mutande assieme fino a metà coscia.
“Accidenti se ce l’hai grosso! Poche volte ne ho trovato di questo calibro” esclamai.
Mi prese la nuca con la destra e mi abbassò sul suo arnese.
“Datti da fare. Fammi vedere se sei un bravo bocchinaro”.
Metteva forse in dubbio la mia abilità? L’avrei fatto ricredere. Presi in bocca la cappella, la slinguai, poi la lasciai per passare a leccare i coglioni (veramente grossi, come previsto) che avevo preso in mano a soppesarli. Non se lo aspettava e cominciò a respirare pesante. Glieli succhiai uno alla volta e leccai lo scroto peloso. Profumava di maschio e di bagnoschiuma. Tornai su lentamente percorrendo l’intera asta venosa con la lingua e tornai ad imboccare la cappella. Fu scosso da un brivido.
“Mmmm, ci sai fa…rehh”. Mi ero infilato dentro tutta la verga fin che potevo. Rimasi con la gola tappata per qualche secondo e poi lo sfilai lentamente succhiandolo per riprendere fiato. Mi afferrò per i capelli e mi alzò la testa.
“Ma bravo, proprio bravo. Che puttana che ho trovato! Sei un lurido frocio puttana, Massimo. Datti da fare perché ho intenzione di sborrarti in bocca, zoccola”. Aveva cambiato tono. Cominciavo a dubitare che appartenesse all’alta società. Piuttosto in quel momento sembrava un capomafia. E poi io non mi chiamo Massimo ma, contento lui…
Leccai e rileccai tutto l’apparato genitale in su e in giù finché, mi riempì l’esofago e io ingoiai tutto quel bendidio cremoso. Non si era minimamente ammosciato. Ripulito per bene e lucido di saliva, abbassò lo schienale del mio sedile e mi fece mettere lungo a pancia in giù. Mi salì sopra, prese a piene mani le mie chiappette, me le allargò aprendomi bene il buchino con i pollici e mi piantò tutto il suo cazzo in culo ferocemente. Urlai ma, quasi contemporaneamente, mi sciolsi del piacere di essere preso a quel modo da un uomo maturo così deciso. Cominciai ad uggiolare dalla goduria.
“Senti, senti come frigna la troia! Ti piace, eh? Non ti sono bastati i duecento maschi che ti hanno scopato prima. Ne vuoi ancora”.
“Si, si, ancora, ancora. Fottimi forte, più forte”.
“Ti sventro, figlio mio, rottinculo schifoso”.
“Ahi, ahi, si, si, ohhh, ahiii, così, così, ahiii”. Ecco chi era Massimo, il figlio! Quell’uomo desiderava scoparsi il figlio e, per evitare di farlo, aveva cercato qualcuno della stessa età facendo finta che fosse lui.
“Sono sicuro che ti piacerebbe avere un altro grosso cazzo in bocca. Magari che ci diamo il cambio nei tuoi buchi da mignotta. Tiè, prendi” e giù, una gragnuola di colpi secchi che mi arrivavano allo stomaco.
“Si, ohhh siii, mi piacereb…beee. Ahia, si così, sfondami”.
Saranno stati questi discorsi o il piacere che gli procurava fottermi a quella maniera, di fatto, dopo una ventina di minuti di monta selvaggia, mi esplose dentro con un’ondata di calda sborra, lunga come l’ululato che emise.
Rimase dentro, col cazzo barzotto, fino oltre l’ultima goccia di sugo di palle, per riprendere fiato.
“Non ti muovere. Aspetta”. Prese dei fazzolettini e si sfilò lentamente. Appena la cappella uscì da me con uno schiocco, non permise allo sperma di colare fuori e mi tappò il buco con tre di quelli.
“Tienila dentro”.
Si pulì alla bell’e meglio il pistone e si rimise a sedere al suo posto. Me lo fece riprendere in bocca per finire di pulirlo.
“Cazzo! Non sei solo un bel ragazzo, ma sei anche bravo. Ci sai fare proprio coi cazzi. E… scusa se ti ho chiamato Massimo ma è che…”
“Non ti preoccupare. Puoi chiamarmi come vuoi se mi scopi così bene”
Sorrise, poi aggiunse: “Ti va di cercare un terzo, come dicevamo?”
“Quando? Adesso?” Ero incredulo e un po’ rintronato dalla scopata.
“Si, adesso. Pensi di non farcela? Mi deludi”.
“No, si, cioè. Vorresti fare a tre subito?”
“Si, certo. Torniamo sul viale e ne carichiamo un altro. A te la scelta”.
“Ce ne sarebbe uno che mi piace, ma lui si fa pagare”.
“Non ti preoccupare. Lo pago io. Te lo faccio per regalo. Voglio proprio vedere a che punto arriva la scrofa che sei”.
“Se è una sfida, ci sto”.
“Bene”. Accese l’auto e tronò indietro. Facemmo alcuni metri e… eccolo.
“E’ lui, lui, quello nero” feci, indicando un mandingo di circa trent’anni che mi aveva sempre attirato a sangue. Era la volta buona che potevo farmelo. Dicevano che aveva una nerchia enorme. Indossava un paio di jeans logori e una canottiera nera così aderente al torace da sembrare una seconda pelle.
“Ah, ti piace il nero? Ok, puntiamo sul nero” (nemmeno fossimo alla roulette).
Gli accostammo accanto. L’uomo gli spiegò quello che volevamo da lui. Mi avrebbe dovuto scopare mentre lui restava a guardare. Quello sparò una cifra (per me impossibile) e si accordarono. Salì in auto e tornammo nello spiazzo di prima.
Mi fece spogliare completamente, mentre loro si calarono solo i pantaloni. Il nero aveva un cazzo veramente spropositato e già piuttosto in tiro. Forse lo eccitava l’idea di potersi scatenare a piacimento perché, gli venne detto, ero una troia sfondata, che sarei riuscito a prendere facilmente la sua nerchia, che ero già “imburrato” e pronto all’uso, che avrebbe potuto montarmi con forza.
A me, tutti quei particolari mi misero una certa apprensione, ma sono una troia vera e mi dissi che ce l’avrei fatta. Mi rimisi anima e corpo (di più quest’ultimo) nelle loro mani. L’uomo si sedette sul sedile posteriore, al centro, col cazzo già tosto che muoveva nella mia direzione per farmi abboccare (come un pesce). Io, in ginocchio tra i due sedili anteriori, non lo feci aspettare e ricominciai a spompinarlo per bene. Era incredibile tanta energia in un maschio della sua età. Era veramente un porco. Il nero si piazzò dietro di me. Si sputò su una mano che passò sul mio buco, ma constatò che era già bello umido e aperto come una figa. Altro sputo che credo strofinò per bene sulla sua cappella che (per fortuna) non potevo vedere. L’uomo mi tenne la testa ferma con la sua canna dentro. Mi pulsava in bocca, eccitato per quello che avrebbe visto, e dette il via.
“Sfondalo. Impalalo. Voglio vederlo sfondato. Non avere pietà. Vuole essere preso così, con tutta la forza che hai”.
Mi piace prendere cazzi, ma non ero proprio d’accordo sul modo di usare quella verga che già da moscia era notevole e chissà come era diventata (e per fortuna non la vedevo). Non ebbi modo di esprimere il mio parere ma i miei pensieri durarono un secondo. Il nero scagliò il tronco dentro di me e, nonostante la forza che ci mise, mi entrò per metà spaccandomi lo sfintere. Altra potente spinta e, thwack, mi sfondò definitivamente, schiacciandosi le palle possenti contro le mie e cominciando subito a pompare come un assatanato.
“Prendi, prendi, puttana bianca. Ti distruggo il culo”. Sembrava che volesse prendersi una vendetta contro vari casi di razzismo di cui era stato vittima. Anche lui era motivato ed a me stava più che bene.
Il mio urlo si spense sul cazzo che mi invadeva la gola e… cominciai a godere come non mai. La bava mi usciva dalla bocca e scendeva lungo la mazza dell’uomo. La sua sborra di cui ero pieno mi usciva schizzando dai lati del mio orifizio dilaniato ad ogni brutale spinta del nero.
Le mie grida di piacere erano rantoli di incoraggiamento per loro. Ero sconquassato da spasmi convulsi, oltre che dalle pompate assestate in tutte le direzioni della bestia, che mi allargavano ancora di più l’intestino.
“Dacci dentro, distruggilo. Voglio vedergli il buco dilaniato come merita, a questa zoccola”.
Avevo il culo completamente sbragato e non sentivo più alcun dolore, solo la presenza di quel palo venoso che mi dava un godimento indescrivibile. Per riconoscenza roteai la lingua sul cazzo e la cappella dell’uomo aspirandola. Di conseguenza, lui non resistette oltre e mi sparò in bocca la sua terza sborrata, non meno abbondante delle precedenti. Ingoiai tutto e quando ebbi finito di ripulirlo, il nero, con un urlo selvaggio, si svuotò le palle dentro di me farcendomi di calda sborra.
Ero talmente pieno che, quando lo tirò fuori, non potei trattenermi e uno spruzzo biancastro uscì a sporcagli la verga e il pube. Finii di scaricarmi sull’erba del prato. Ci ripulimmo, loro si chiusero i pantaloni ed io mi rivestii. Non riuscivo a stare seduto dal fastidio che saliva dal mio buco, ma ero felice. Avevo superato me stesso. Ma fu solo una serata come tante (o quasi).

(Il presente racconto, essendo di carattere erotico, ha il solo scopo di eccitare i nostri istinti animali ma non per questo va preso alla lettera. Le stesse cose si possono fare con le dovute precauzioni. Non fate mai sesso senza preservativo: non rovinatevi la vita ma godetevela il più possibile. Buona sega a tutti).

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