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LE AVVENTURE DEL GIOVANE ANTONIO, 1 - SBORRA ALLA SPINA


di Foro_Romano
14.09.2022    |    17.219    |    10 9.3
"Si sa che alle presentazioni non tutti rimangono in mente..."
Antonio vive nel suo paese con i genitori. Si è diplomato da poco e adesso deve affrontare l’università. Per ora, però, ha deciso di lasciarsi andare al divertimento e di festeggiare alla grande. E’ certo che in una grande città del nord Europa potrà finalmente liberare la sua natura omosessuale che in paese non ha trovato molto spazio. Fino ad allora si era limitato a qualche sega fatta agli uomini sposati ed insoddisfatti del paese. Lo aveva preso anche in bocca, ma non aveva mai ingoiato facendosi venire, al massimo, sulla faccia. Tutte ciò che è più impegnativo lo voleva riservare al suo uomo ideale, a cui avrebbe dato la verginità.
Si è imbarcato per un viaggio all’estero da solo, accettando l’invito di un suo vecchio amico che sta facendo l’Erasmus a Berlino e ci andrà per l’Oktoberfest. Certo quello di Monaco di Baviera è più famoso ed importante, ma anche quello della capitale tedesca non è poi tanto da meno. Da fine settembre sarà pieno di bancarelle con cibo e dolci, ed un grande tendone affollatissimo di ragazzi e adulti a bere birra a volontà. Chissà quanti maschioni pronti a fargli il culo. L’amico non sa ancora nulla dei suoi desideri repressi, ma intende informarlo alla prima occasione. Naturalmente, ai genitori ha detto che non mancherà di visitare anche la città e i suoi fantastici musei, e sarà di parola, ma non intende farsi mancare niente.
Lui è un bel ragazzo di buona famiglia, dal viso e dalla corporatura dolce e delicata. Bruno, di carnagione olivastra, piccolo di statura, mostra tutta la sua origine meridionale. Roberto, l’amico che lo ha invitato, è di qualche anno più grande di lui e lo ospiterà nella stanza che ha in affitto in un grande appartamento dove ciclicamente vivono per brevi periodi altre persone di diverse nazionalità, in attesa di una sistemazione definitiva.
Appena sbarcato dall’aereo è accolto a braccia aperte dal ragazzo, ben più alto e piazzato di lui. Ancora più muscoloso di come se lo ricordava. Non era nel programma ma, così eccitato dal viaggio, quasi quasi farebbe qualche cosetta anche con lui. Sprizzava gioia sincera nel riceverlo. In macchina, nel tragitto verso la città, cominciò ad informarlo.
“Bello, bello, Antonio. Sono contentissimo che sei venuto. Ti farò vedere come si vive qui. Tutti sono più liberi. Quasi non esistono discriminazioni di nessun genere, anzi le differenze sono viste con più interesse e sanno che la pace e la multietnia sono la ricchezza di una società”.
“Ma perché mi dici questo? Non sono preoccupato per il mio aspetto non proprio nordico. Non mi importa di come possono giudicarmi”.
“No, non è per questo. Anzi, credo proprio che questo tuo aspetto meridionale intrigherà molto i tedeschi”.
“E allora perché?”
“Beh… Ne parleremo. Adesso non è il momento”.

Arrivati alla casa, gli fu presentato Norberto, un muscoloso coinquilino olandese di 35 anni. Ma non era l’unico. Oltre a loro due, nella casa viveva anche un terzo che però, in quel momento non era presente.
Ecco, questa è la camera e quello è il tuo letto. O meglio, sarebbero di Norberto che, però, te la lascia volentieri e si trasferisce da me”.
“Grazie Norberto, ma non ce n’era bisogno. Potevo stare io in camera con Roberto”.
“Non ti preoccupare. Abbiamo preferito così perché… beh perché così starai più comodo”.
“Come vedi, oltre al letto, c’è l’armadio con cassetti e la scrivania. E’ spartana ma ci basta. Qui è la cucina. E’ grande ma è bene così perché spesso ci mangiamo in tanti e qualche amico vuole farci conoscere i suoi gusti e le sue tradizioni. Però, detto tra noi, tutti vanno matti per la pasta. Me ne fanno cucinare a chili, specie la sera ed i fine settimana perché, durante la settimana, di giorno, stanno tutti in giro per lavoro o studio”.
“Ma, se non sbaglio, non c’è un altro che vive con voi?”
“Si, è Helmut. Lui è tedesco ma non di qui ed è più grande di noi. Lui ha quasi 50 anni e fa la guida turistica per gli italiani. Parla molto bene la nostra lingua perché è appassionato di arte e storia italiana. Adesso è al lavoro e lo conoscerai stasera. Vedrai quanto è simpatico e ti ci troverai bene. Racconta tanti aneddoti divertenti che gli sono capitati. Ecco, quella è la sua camera. Adesso sistema le tue cose e fatti una doccia. Tra un’ora abbiamo appuntamento con Helmut e poi, tutti insieme, andremo alla festa. Ci divertiremo un mondo”.
Giusto il tempo di sistemarsi e fare una doccia che era quasi ora di uscire.
“Antonio, hai fatto?”
“Si, si, eccomi” ed uscì dalla stanza.
“Helmut ha appena telefonato ed abbiamo preso appuntamento”. Nel tragitto in macchina, Antonio ebbe modo di vedere di quanto grande fosse la città, che mescola costantemente l’antico col moderno, così come mescola in sé le tante etnie dei suoi abitanti.
Appena vide Helmut, ne rimase colpito. Era un uomo maturo, roscio, alto almeno un metro e 90, un poco di barba non curata, leggermente brizzolato, fisico perfetto dovuto non alla palestra ma ai tanti giri a piedi nei quali accompagnava i turisti. Essendo guida di italiani, parlava la lingua a perfezione. Sin da giovane aveva questa passione per tutto ciò che era italiano, dall’arte alla letteratura.
La serata sotto il tendone della festa fu piacevolissima. Oltre ai tedeschi, c’erano greci, egiziani, turchi, americani, arabi, spagnoli e tanti altri. Ovviamente si parlava inglese, la lingua internazionale che univa tutti, ma qualcuno di loro, nel presentarsi, diceva qualche parola in italiano, magari storpiato. Agli amici Roberto lo presentava come un suo caro amico d’infanzia.
“Accidenti, come faccio a ricordare tutti i loro nomi?”
“Non ti preoccupare. Si sa che alle presentazioni non tutti rimangono in mente. Ci sarà modo per conoscerli meglio”.
Antonio era confuso da tutta quella Babele interraziale, ben diversa dalla vita provinciale del suo paese. Ma capiva che solo una società multietnica poteva offrire un futuro positivo all’Umanità. Roberto e Norberto, benché di nazionalità e religione diverse, apparivano molto affiatati.
Helmut si dimostrò veramente simpaticissimo (oltre che bono). Benché fosse più grande di loro, dopo poco non ci si faceva più caso. Aveva una profonda voce virile ed era particolarmente gentile nei suoi confronti. Antonio ne fu completamente affascinato. Dentro di sé sentiva qualcosa di diverso nei confronti di quel uomo che, in effetti, rappresentava il suo ideale, ma non poteva certo dirglielo.
Raccontò vari aneddoti divertenti che gli erano capitati sul lavoro. Essendo molto attraente, era stato sempre oggetto di attenzione da parte delle donne dei diversi gruppi (ed anche di alcuni uomini). Alcune si erano spinte e provarci pesantemente, magari dicendo di essere amanti del wurstel tedesco. Ecco perché portava al dito una fede nuziale: per far credere di essere sposato e fedelissimo. In realtà lo era stato ma ormai era divorziato da molti anni.
Come prevedibile, Antonio bevve tantissima birra, come mai in vita sua, e si ubriacò. Tutti lo fecero e ridevano, ridevano in continuazione. Ogni tanto, qualcuno tra la folla si alzava da tavola ed attaccava a cantare una qualche canzone tedesca, e tutti gli altri appresso lo seguivano improvvisando cori da avvinazzati. Roberto e Norberto scherzavano e si toccavano spesso, anche il bozzo dei pantaloni. Solo Helmut, probabilmente abituato a quel livello alcolico, sembrava ancora sobrio e spesso abbracciava piacevolmente le spalle di Antonio, che quasi non si reggeva in piedi.
La loro casa non era molto distante e, camminando per rientrare, riuscirono a smaltire parte dei fumi dell’alcool. Appena arrivati si dettero la buonanotte ed ognuno si ritirò nella sua stanza. Antonio fece appena a tempo a sentire degli strani rumori provenire dalla camera di Roberto e Norberto, come gemiti e parole sussurrate, ma non ci fece caso e cadde in un sonno profondo.
La mattina, ad ora piuttosto avanzata, si ritrovarono tutti in cucina per una abbondante colazione rinvigorente. Helmut accennò a qualcosa.
“Nonostante la sbronza, ci avete dato dentro stanotte”, rivolto ai due coinquilini.
“Beh si. Si è sentito?” e scoppiarono in una fragorosa risata. Solo allora Antonio si ricordò di quei rumori e rimase incredulo. Forse non aveva capito bene. Roberto decise di dargli una spiegazione.
“Ecco, vedi Antonio, io e lui stiamo insieme. Hai sentito bene. Spero di non sconvolgerti. In paese tenevo nascosta questa mia natura che neanche mi rendevo conto di avere, ma qui, a Berlino, dove tutto è possibile e tutto è normale mi sono sentito libero e sono stato così fortunato da trovare subito il mio amore, Norberto” e lo baciò delicatamente sulle labbra.
Lì per lì il giovane rimase basito a questa rivelazione ma poi si sentì libero di confessare loro che anche lui provava attrazione per i maschi, ma che in paese non era possibile dirlo apertamente a causa dei valori nei quali era stato cresciuto, anche se poi, di nascosto, era riuscito a stare con alcuni uomini sposati. Dunque non era poi così terribile sapere di essere gay e di poter vivere una vita serena, accettati dalla società? Intervenne Helmut.
“Questa è una di quelle cose che rendono arretrata e provinciale l’Italia, purtroppo. Un paese così bello, così ricco di tanti tesori meravigliosi, si è arenato in ottusi preconcetti avulsi da una realtà che è stata sempre presente in tutta la storia dell’Umanità. Un paese è libero e democratico quando tutti i suoi abitanti, qualunque sia la loro provenienza, sanno convivere in pace ed accettano tutte le differenze, siano esse etniche, fisiche, sessuali o quant’altro, col rispetto e la fiducia reciproci. Spero tanto che l’Italia riesca a capirlo presto e possa riscattarsi dal baratro in cui questa mentalità ristretta la sta precipitando”.
Ad Antonio si aprì davanti un mondo nuovo. La possibilità di una vita felice e serena che non pensava potesse esistere. Helmut colse l’occasione, gli si parò davanti tenendolo per le spalle e guardandolo fisso negli occhi.
“Adesso posso dirti una cosa, Antonio, e spero che tu non la prenda a male. Ieri, appena ti ho visto, ho provato una sensazione che poche volte nella mia vita ho vissuto. Tu mi sei piaciuto subito. Lo so che ho un’età che ti potrei essere padre e che potresti rifiutarmi per questo. Ne hai tutto il diritto. Non sei certo obbligato. Ma, se ho una qualche speranza di poterti avere, ti prego di concedermela. Sei sempre libero di decidere, naturalmente”.
Stettero in silenzio per qualche attimo, guardandosi negli occhi, leggendosi nell’anima. Poi Antonio si protese verso di lui e lo baciò sulle labbra. Helmut lo abbracciò felice e il bacio si fece più profondo, lingua contro lingua e fu meraviglioso. Il suo primo bacio ad un uomo! Questo davanti agli altri due, che applaudirono contenti per loro.
Quella mattina Helmut lo condusse con sé sul lavoro. Doveva accompagnare dei turisti italiani in tour per la città, così avrebbe mostrato anche ad Antonio le bellezze (quasi tutte perfettamente ricostruite dopo la guerra) e le ricchezze d’arte conservate nei musei più importanti: la porta di Brandeburgo, il Pergamon Museum, il Reichstag. Fu una giornata veramente stancante ma ne valeva ampiamente la pena.
La sera gli amici lo condussero in una tipica taverna dove fecero una cena veramente buona, innaffiata da vino e birra, ma questa volta Antonio fece in modo di non ridursi come la sera precedente. Si mantenne abbastanza lucido anche se, forse grazie all’alcool, si sentiva leggero e felice. Ma quella sensazione di felicità era dovuta anche alle attenzioni che riceveva da Helmut, da cui si sentiva attratto ed a cui si sarebbe certamente concesso. Al rientro a casa, Roberto ed il compagno salutarono e si ritirarono subito nella loro stanza. Helmut lo cinse in un abbraccio.
“Antonio, questa notte vorrei stare con te e, ti avviso, sono molto esigente. Sia chiaro che sei libero di rifiutare…”
Venne zittito con un fremente bacio che si trasformò subito in uno scontro di lingue affamate che accesero la miccia della passione ed indurirono le loro mazze in modo evidente.
“Anche io lo voglio” e si spostarono nella stanza.
Intanto si sentivano i gemiti passionali degli altri due coinquilini che provvidero a riscaldare ancora di più la situazione. L’uomo gli carezzò una guancia, teneramente, ed il ragazzo adagiò la testa su quella grande mano adulta.
“Oh caro! Voglio essere sincero con te. Ho sempre avuto un desiderio che non pensavo di poter esaudire. Quello di poter sverginare un ragazzo bello come te e tu hai detto di essere ancora vergine. Ma ti avviso che, se mi eccito troppo, poi non riesco più a fermarmi e tu mi fai perdere la testa”.
“Perché, cosa vorresti farmi?” gli domandò il giovane, chiaramente senza più inibizioni e pronto a darsi tutto alle voglie dell’altro.
“Voglio prenderti e farti mio, anche con la forza, se fosse necessario. Ho il cazzo abbastanza grosso e potrei farti male”.
“Si, sarò tuo. Puoi farmi quello che vuoi. So che la prima volta è doloroso e sono preparato, ma ho anche sentito che poi subentra il piacere che fa superare tutto. Spero di farti felice. Esaudirò il tuo desiderio e ti confido che anche io sognavo di farmi sverginare da un uomo come te. Spero solo di essere all’altezza delle tue aspettative”.
L’uomo lo abbracciò forte e lo coprì di baci sulla fronte, sul collo, sul naso. “Tu non dovrai fare niente se non lasciarti andare alle mie voglie… Ti dirò e ti farò tutto quello che mi passerà per la testa… Penetrerò la tua bocca e il tuo culo… Ti scoperò fino a farti diventare la mia troia… Ti riempirò di cazzo e di sborra… e tu ne vorrai sempre di più… Puoi strillare quanto vuoi perché mi ecciterai ancora di più… e perché tutti devono sapere che sono il tuo primo uomo… che sono io a fotterti come meriti”. Era chiaro che stava entrando nel suo ruolo di dominatore.
Mentre diceva questo, lo andava progressivamente spogliando e lo fece fino a togliergli tutto di dosso, fino ai calzini, lasciandolo completamente nudo. Lui non oppose alcuna resistenza. Era deciso a sottomettersi senza remore a quel bellissimo amante.
Helmut lo rimirò, lo fece girare lentamente su sé stesso, ammirandone il corpo delicato e perfetto nella sua gioventù. Antonio si sentiva come uno schiavo al mercato ma godeva nel sentirsi desiderato.
Fu fatto sedere sul bordo del letto. L’uomo gli si parò davanti e lui lo guardò dal basso e in quegli occhi vide nascere per la prima volta la lussuria feroce che lo avrebbe travolto. Helmut si slacciò la cintura ed il tintinnio della fibbia gli fece abbassare lo sguardo verso i pantaloni gonfi che aveva davanti e che vennero calati fino a metà coscia. Per la prima volta vide quel membro in erezione, così grande e così attraente, a così poca distanza.
“Apri. Apri la bocca e succhia”, gli venne ordinato e lui, ubbidiente, lo afferrò con le due mani, ne avvolse la cappella tra le sue morbide labbra, la lingua a roteargli attorno. Lo tirò fuori, lo ammirò estasiato, lo rimise in bocca e provò ad affondarselo dentro. Su e giù, su e giù, accompagnato nel movimento dalla grossa mano immersa tra i suoi capelli. Non era la prima volta che faceva una cosa del genere, ma per la prima volta lo fece con tale naturalezza e tale trasporto che se ne meravigliò lui stesso.
“Pompalo. Succhialo. E’ il cazzo del tuo uomo. Devi soddisfarmi, devi imparare a spompinarmi come si deve”.
E lui ci si mise di impegno, cercando di prenderne sempre di più, ben sapendo che non sarebbe mai riuscito a succhiarlo tutto, tanto era grosso. Venne tirato via per i capelli e indirizzato alle grosse palle sudate e pendenti, che lappò con avidità, ingoiando anche tanti peli che gli finivano in bocca. Poi venne portato di nuovo sulla verga durissima, dal dorso rigido come fosse un osso e dalle grandi vene in rilievo che lo avvolgevano tutto. Le grandi mani gli afferrarono saldamente la testa per le tempie e presero ad usarla a velocità crescente come fosse un qualsiasi buco scarica-coglioni.
“Lecca, succhia, troia. Senti il sapore del maschio?” Il cazzo gli veniva conficcato sempre più in fondo, slogandogli la mascella. Non riuscì a farglielo prendere tutto ma lo ingozzò comunque fino in gola. I peli pubici gli solleticavano il naso e lo avvolgevano col loro odore virile di sudore e piscio. Per lo sforzo, le lacrime gli bagnarono gli occhi e gli solcarono le guance.
“Succhia, puttana, succhiaaaa… Si, così, così… cosììì, bravo… Sto per… Ahhh… Merda di una troia… Godo, godo, godooo”.
Corposi e saporiti schizzi lo riempirono e lui, come se fosse normale, ingoiò, ingoiò e ingoiò senza fine. Ma la fine purtroppo venne. Se ne distaccò e si fermò a guardarlo. L’uomo lo strizzò per la lunghezza fino a farne uscire ancora un grumo bianco che il giovane lappò via senza vergogna. Questo non lo aveva mai fatto. Di solito i maschi li faceva venire con la mano. A mente più lucida, pensò che avrebbe dovuto fargli schifo ingoiare tanto succo di palle ed invece gli era piaciuto intensamente. Si sentiva ancora la gola parzialmente occlusa da quella fantastica crema.
Helmut tornò ad essere dolce, ad accarezzarlo teneramente, con riconoscenza, e gli stampò un bacio in fronte. “Scusami. Forse sono stato troppo violento. E scusami anche per le espressioni che ho usato, ma in quei momenti mi vengono spontanei. Sei stato molto bravo. Grazie, mi hai fatto godere in maniera pazzesca. Ti voglio bene, Antonio”.
“Anche io te ne voglio tanto e grazie a te che mi hai fatto assaggiare il tuo succo”.
“Ti è piaciuto?”
“Moltissimo. Ne hai ancora?”
“Certo, maialino mio, ma il prossimo sarà riservato al tuo culetto. Non dimenticarlo”.
Si abbracciarono e si baciarono con trasporto per un bel po’. Presto l’eccitazione tornò più di prima. Il membro dell’uomo fu di nuovo duro e meravigliosamente grande. Il ragazzo sbottonò lentamente la camicia dell’uomo e gliela tolse. Il torace ampio e villoso era fantastico e gli si strinse contro. I pantaloni e le mutande caddero ed Helmut li spinse via. Era rimasto completamente nudo, un po’ ridicolo, con solo le calze e le scarpe.
“Ohh, Antonio… Antonio… Ho bisogno del tuo culetto… Mi ecciti da morire… Devo fotterti, Antonio, devo farlo subito!”
“Si, amore, fammi tuo. Ho voglia di te, del tuo cazzo dentro di me”. Si girò, si calò i pantaloni e si piegò in avanti, poggiando la testa sul letto e offrendosi tutto al suo maturo amante.
Helmut si mise in ginocchio dietro di lui, afferrandogli le chiappette sode e burrose a piene mani. Le massaggiò. Erano perfettamente tondeggianti, lisce e tenere. Molto meglio di due mammelle femminili. L’uomo ci mise in mezzo la sua grossa verga, muovendosi in una sega “alla spagnola”, poi si abbassò per affossarci il viso dentro, leccare il piccolo forellino grinzoso che boccheggiava di desiderio, respirare il profumo della carne fresca. La corta barba raschiava la parte più intima del ragazzo che però non ci fece quasi caso, eccitato dall’idea che il suo sogno stava per avverarsi. Una fresca crema gli venne spalmata sul buco. Due dita gliela infilarono anche un po’ dentro.
“Adesso ti scopo, piccolo mio. Ti chiaverò a lungo prima di venire perché, alla mia età, ci vuole più tempo per ricaricarsi”.
“Scopami, scopami tutto il tempo che vuoi. Scopami fino a domani mattina. Ma fai piano, ti prego. E’ così grosso!” Quella precisazione eccitò ancora di più il maschio, gli fece perdere completamente la ragione e non prese affatto in considerazione la raccomandazione. Si eresse per tutta la sua altezza, puntò la cappella e spinse con decisione.
Il giovane si sentì lacerare, gridò contro le lenzuola, ma la voglia era così tanta che protese il sedere in un chiaro invito all’uomo di continuare, il quale, subito dopo, con una serie di vigorosi colpi, entrò completamente in lui fino a fargli aderire il corpo contro il suo pube peloso e le sue grandi palle. La penetrazione fu meno traumatica del previsto. Il cazzo, benché grosso (sarà stato merito del grande desiderio) era quasi scivolato dentro e vi rimase fermo qualche secondo per farlo abituare all’ingombrante presenza.
Antonio cominciò a gemere di piacere. Finalmente un bellissimo uomo maturo, il suo ideale di uomo, lo stava possedendo. Un uomo che lo desiderava, che voleva il suo corpo per soddisfare le sue esigenze animali.
“Siiiii”.
Fu allora che Helmut gli si sdraiò sopra con tutto il suo peso e prese a pomparlo sempre più velocemente, sempre più forte. Il braccio attorno al collo, la bocca a leccargli l’orecchio.
Il ragazzo urlava, gridava: “Aaahhh… Siiiii… Scopami… Scopamiii… Aaahhh… Ancora… Ancora… Fottimi… Sono tuo… Tuoooo…”
“Ohh siii, sei mia… sei miaaa… La mia troia… Ti fotto il culo… Te lo rompo, puttana di una troia…” ed altre incomprensibili frasi in tedesco.
Urla, grida, imprecazioni, frasi tanto offensive quanto gradite. E le spinte sempre più feroci, in tutte le direzioni, a spanare e sfondare completamente e definitivamente l’indifeso culetto. Fu una lunga, lunghissima chiavata finché i muscoli rettali non fecero più alcuna resistenza. Se ne accorsero ambedue. A quel punto il giovane si lasciò andare passivamente al piacere, il dolore era scomparso. L’uomo inarcò la schiena, lo strattonò per i capelli e, con un grido bestiale, gli si scaricò dentro pompandogli tutto il suo succo. Ogni scatto una bordata di sbroda. Ancora e ancora, fino alle ultime gocce.
Quando ebbe finito, gli si abbatté contro, abbracciandolo stretto, completamente svuotato, nelle palle e nella testa. Il cuore batteva a mille contro la schiena del giovane il quale, conscio di essere stato definitivamente rotto e di essere completamente pieno di sborra, se ne venne sul pavimento, emettendo un flebile gemito.
A fatica, salirono finalmente sul letto. L’uomo sdraiato supino, col braccio attorno al suo piccolo amante accoccolato sotto la sua ascella e con la testa appoggiata alla sua spalla. La mano a giocare col folto pelo rosso del suo torace.
“Ti ho fatto male, cucciolo?”
“Come se non lo sapessi. Certo che mi hai fatto male! Non solo mi hai sverginato, ma mi hai distrutto. Sei un porco... Ma mi è piaciuto da morire”.
“Anche a me è piaciuto farti male”. Sorrise. “Te ne farò ancora, sappilo”.
Antonio, con una vocina in falsetto: “Siete tutti uguali voi uomini. Cattivo, cattivo, cattivo”, accompagnandosi con colpetti innocui sul petto del suo uomo. “Ma ti amo”.
“Ragazzo, mettiamo le cose in chiaro. Se ti ho sverginato, non per questo ti devi innamorare di me. Il mondo è pieno di maschi che saranno ben felici di possederti. Sei giovane e sei portato ad innamorarti subito. Imparerai che, per goderti la vita, devi avere tante esperienze con uomini diversi. Ciò non toglie che, tra noi, potrà sempre esserci dell’affetto da amici, o da scopamici se vuoi”.
Il giovane si imbronciò, ma ci pensò un poco.
“Forse hai ragione. Ciò non toglie che io ho ancora voglia di te. E ne avrò sempre”.
La mano scese ad accarezzare ed avvolgere il pene dell’uomo, che cadeva corposo e flaccido sul fianco. Quello, lentamente, riprese a gonfiarsi
“Anche io ne ho ancora voglia. Dai, datti da fare puttanella, che stavolta te lo infilo in culo e te lo faccio uscire dalla bocca”.
Si baciarono con passione e, mentre le lingue si intrecciavano in bocca, la mano si dava da fare con successo e, in breve, l’enorme cazzo fu di nuovo pronto. Una lieve spinta ed il ragazzo fu sdraiato. L’uomo gli fu sopra, gli aprì le gambe e gliele sollevò, passandogli le braccia sotto le ginocchia e puntellandosi al materasso. In un attimo, Antonio si trovò ancora impalato fino in fondo.
Furono faccia a faccia. Quella di Helmut sembrava quella di un toro inferocito, pronto a colpire con violenza belluina le tenere carni sotto di lui. Il ragazzo era invece sereno, pronto a subire il martirio tanto desiderato. Quell’aria innocente dette fuoco al cannone sprofondato in lui e, con incredibile violenza, dette vita ad un’altra incredibile scopata che durò ancora più a lungo e terminò in un fiume di calda sborra cremosa che riempì il piccolo culetto e schizzava dai lati ad ogni potente affondo.
Quando, alla fine, la mazza ammosciata sgusciò fuori da quel tunnel slabbrato, i due si addormentarono abbracciati, ognuno a cullarsi nel loro paradiso del piacere.

(Il presente racconto, essendo di carattere erotico, ha il solo scopo di eccitare i nostri istinti animali ma non per questo va preso alla lettera. Le stesse cose si possono fare con le dovute precauzioni. Non fate mai sesso senza preservativo: non rovinatevi la vita ma non mancate di godervela il più possibile. Buona sega a tutti).

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