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Lui & Lei

Un'insaziabile porca di nome Selena


di Difficilissimo
23.04.2014    |    7.552    |    0 9.8
"Limonammo in piedi per alcuni minuti mentre le palpavo dall’esterno il culo, poi ci ricomponemmo e mi chiese di riportarla a casa..."



Selena era una gran porca…non avevo mai avuto realmente dimostrazione di questo ma ne ero sempre stato convinto, quantomeno nei miei pensieri erotici ricopriva questo ruolo da anni e mi sembrava ritagliata a pennello per farlo.
Selena era una gran gnocca…di questo me ne ero accorto dal primo momento che la vidi, come dimenticarlo! Primo giorno di scuola superiore, io entrai timidamente nella nuova classe, nella quale conoscevo solo qualche ragazzo, e notai subito lei e il suo fascino medio orientale. Per diversi mesi ero convinto che uno dei suoi due genitori fosse arabo o qualcosa del genere tanto erano particolari i suoi lineamenti, direi dolci ma allo stesso tempo ben marcati, la sua carnagione mulatta, la sua fronte larga e quel particolare neo al centro degli occhi. Soltanto dopo aver visto realmente i suoi genitori capì che non aveva nulla di arabo, era soltanto una meravigliosa casualità.
Selena era davvero sexy…pur ridotta nel suo metro e 58, aveva un fisico mozzafiato, con un seno prorompente, un sedere tondo e pronunciato da brasiliana e un corpo magro e rassodato, era una vera gnocca e sapeva di esserlo, per questo a lei non serviva vestire chissà che marche o qualità, lei sapeva essere provocante e affascinante anche con una tuta o con un maglioncino.
Selena, beh…non la vedevo da almeno 3 anni!!! In questo periodo era entrato spesso nei miei sogni a luci rosse, non avevo mai dimenticato il suo affascinante corpo e il suo delicatissimo viso ma era dall’ultima cena con i compagni di classe che non mi era più capitato di trovarmela davanti. La sapevo fidanzata da parecchi anni, componente piuttosto frequente in lei. Anche quando la conobbi, allora 14enni, non ci mise molto a trovarsi un ragazzo. Ricordo che l’avevo puntata, cercavo di essere brillante e simpatico con lei, di mostrarmi spigliato e sicuro per attirare le sue attenzioni e lei sapeva giocare con me, sapeva farmi illudere, sapeva farmi sbavare per lei. Così che, durante la gita del secondo anno, quando avevamo 15 anni, decisi di giocarmi le mie carte. Dopo averle fatto miseramente da schiavetto tutto il giorno portandole zaino e buste dello shopping, andando clamorosamente in contrapposizione con la figura decisa che mi ero sempre prefissato di mostrarle, la sera feci in modo di trovarmela di fronte nei corridoi. Selena indossava un pigiama giallo con l’immagina di una principessa sulla maglia, riusciva a farmi perdere la testa anche in quel modo, senza trucco e con i capelli castani raccolti a cipolla. Le dissi che le dovevo parlare e entrammo in camera, dove provai a baciarla, ottenendo in cambio un bel ceffone e un no categorico. Non ci rivolgemmo la parola per diverso tempo, forse anche un paio di anni, periodo nel quale lei iniziò la prima lunga storia della sua vita con un conoscente di un’altra classe. Ricominciammo a parlarci quasi per caso, pian piano ma senza mai stringere un vero rapporto. Non rimasi nemmeno colpito quando si lasciò con il fidanzato e appresi che aveva una nuova storia. D’altronde non è che io mi fossi mai innamorato di lei, ero rimasto solo clamorosamente ammaliato e di conseguenza risentito per il suo rifiuto. Dicevo, Selena non la vedevo da almeno 3 anni, l’ho scritto usando il passato perché qualche settimana fa, passeggiando in un centro commerciale ci siamo rivisti. E’ stato un incontro casuale, ero là in pausa dal lavoro e mi fermai per un caffè al bar quando, dalla fila, vidi sbucare lei. Sembrò contento di vedermi e ci salutammo con due baci sulle guance, decidendo poi di berci questo benedetto caffè insieme, in modo da scambiare qualche parole in quei pochi minuti che ancora avevo a disposizione. L’ho trovata leggermente ingrassata ma devo ammettere che i chili in più non le stavano male, non so come spiegare ma sembravano quasi renderla più “porca” e ancora più “scopabile”. Indossava un giacchino di pelle nero aperto, dal quale si vedeva una maglietta bianca che nascondeva a malapena l’enorme forma dei seni. I jeans attillati, invece, conferivano la giusta circonferenza alle sue meravigliose chiappe. Sotto indossava degli stivaletti col tacco che la rendevano leggermente più alta di quanto in realtà fosse. Era tuttora una grande gnocca e sembrò piuttosto contenta di vedermi, mostrandosi anche aperta e disposta al dialogo nei miei confronti. Assodai quasi subito che era finalmente single dopo una storia piuttosto lunga e la notizia mi fece drizzare le antenne, onestamente avevo ben poco da perdere, il tempo stringeva e rischiavo che passassero altri 3 anni prima di poterla ricontrare per cui mi giocai le mie carte e le chiesi se le poteva far piacere proseguire la nostra conversazione a cena. Sinceramente lo reputavo un tentativo abbastanza vano, ero sicuro del suo no e invece a sorpresa si mostrò ben lieta di accettare l’invito e ci accordammo per la data e il luogo. Il giorno dell’incontro ero teso, reduce da mesi difficile verso il sesso femminile dopo la fine di un’importante storia anche per me (non lunghissima ma molto intensa) ora vedevo, clamorosamente, la situazione capovolgersi a mio favore. La passai a prendere all’ora stabilita e, come ogni donna che si rispetti, mi fece attendere per poi presentarsi a me in tutta la sua bellezza. Indossava un vestito intero, nero con delle lavorazioni blu e con una spallina mancante mentre sotto aveva un paio di stivaletti aperti in punta (mi scuso per la descrizione misera dei vestiti ma non è il mio campo!). Aveva legato i capelli all’indietro, pettinatura che le metteva ancor più in risalto il suo meraviglioso e delicato viso, leggermente ornamentato da un leggero ma azzeccato trucco. Mi complimentai senza vergogna per la sua bellezza, donandole anche un mazzo di fiori, cosa che le fece palesemente piacere. La serata trascorse via in maniera piacevole, parlando e scherzando, con i vecchi tempi come argomento predominante. Al ritorno la riaccompagnai, avevo deciso di comportarmi da perfetto gentiluomo per il nostro primo appuntamento e non avevo intenzione di provarci. Fu lei, prima di scendere dallo sportello, a darmi un leggero e fugace bacio a stampo sulle labbra, ringraziandomi per la bella serata e promettendomi che si sarebbe fatta viva lei presto. Ovviamente non lo fece, anzi, passarono i giorni e di Selena era sparite tutte le tracce, non mi rispondeva al telefono, ai messaggi e nemmeno sui social network, tant’è che iniziai a convincermi che avesse solo voluto scroccare una cena. Quando, però, meno me lo aspettavo, dopo circa una settimana, Selena mi contattò finalmente per telefono, scusandosi per l’assenza (giustificò con i suoi impegni di studio) e mi chiese se avessi voglia di accompagnarla ad una festa di una nostra ex compagna di classe. Non era decisamente il genere di feste che gradivo, erano situazioni che avevo già vissuto tante volte ai tempi delle superiori, pretesti fatti apposto soltanto per drogarsi e bere, senza alcuna forma di vita sociale, di dialogo, di divertimento e di nient’altro…soltanto musica Reggae a palla per ore e ore, fino ad allappare nel profondo dell’anima e tanto sballo. Ma ovviamente volevo soltanto stare con Selena per cui vinsi le mie restrizioni e decisi di accompagnare quella magnifica ragazza misteriosa che spariva e riappariva a sua piacimento nella mia vita. Anche quella sera Selena era meravigliosa, pur totalmente diversa nel look rispetto alla nostra precedente uscita: se il giorno della cena sembrava una meravigliosa principessa, ora indossava i panni della zingara felice: maglietta grigia legata attorno al seno che le lasciava la pancia scoperta, facendole risaltare il brillante piercing sull’ombelico, lunga gonna bianca e sandaletti più estivi che invernali. I capelli erano sciolti lungo le spalle e il trucco leggermente più pesante del solito, con tanto di orecchini grossi ad anello. La serata, almeno per me, fu di una noia mortale, provai a ingannare il tempo sorseggiando un po’ di birra ma non volevo esagerare dovendo guidare, mentre Selena non si faceva alcun problema e la vedevo continuamente con canna in mano e bicchierino di Montenegro. Inutile specificare che dopo un po’ la trovai sul divano in condizioni pietose e l’amica, probabilmente informata della nostra frequentazione allo stato vergine, mi chiese di farla stendere un po’ sul letto della sua camera poiché lei doveva rimanere sotto a controllare gli invitati (e solo a vederli capivo il perché ci volesse un cane da guardia ad osservarli). Feci stendere quella meravigliosa ragazza sul letto ad una piazza e mezzo e mi coricai al suo fianco mettendole un braccio sul fianco. Lei si trovava in posizione supina, ancora sveglia seppur confusa e la mia mano non seppe resistere alla tentazione di coccolarla. Le iniziai ad accarezzare con dolcezza la pancia scoperta, stando attento a non toccarle il piercing per paura di farle male. Sono sempre stato molto bravo a massaggiare e vidi chiaramente gli effetti del mio morbido tocco sulla sua magnifica pelle liscia e olivastra visto che, soprattutto quando le lisciavo i fianchi, le veniva fuori tutta la pelle d’oca. Non avevo intenzione di spingermi troppo in baso, pur trovandomi spesso a strofinare la mano sul bordo della sua gonna. Movimento che, evidentemente, iniziò ad eccitare Selena, visto che notai che il suo respiro si stava facendo leggermente più affannoso. Ben presto poggiò una sua mano sopra alla mia e me la portò lentamente sul seno, poi con maestria slacciò la maglietta legata al petto, facendola cadere in modo tale che scoprire le sue enormi tette. Le osservai a bocca aperta, come un bimbo che entra per la prima volta in un parco giochi. Non avevo mai visto dal vivo un seno tanto bello, grosso e con dei capezzoloni giganti e scuri. Lei proseguì a guidare la mia mano, mi fece capire come voleva essere toccata. Non ero mai stato un esperto di tette, era una di quelle cose che non ero mai riuscito a imparare, puntualmente sbagliavo: c’era chi voleva essere toccata lentamente, chi voleva essere toccata forte, chi voleva farsele succhiare, chi mordere…io ogni volta facevo il contrario di quello che dovevo fare e venivo ripreso! In questo caso, invece, fu lei a farmi capire presto che il seno era il suo punto sensibile e che, se avessi soltanto proseguito a toccarla come stava facendomi vedere, lei avrebbe goduto di gusto. Voleva che le stropicciassi i seni, che glieli palpassi con discreta forza, passando di tanto in tanto le dita quasi a forbice sulla punta, leggermente dritta, dei suoi enormi capezzoli. Mi avvicinai con la faccia e ci poggiai sopra la bocca, iniziando poi lentamente a leccarglieli e godendomi il suo respiro sempre più profondo. Mi faceva impazzire toccarle quella pelle vellutata, quel seno atomico, quei capezzoli immensi e godermi i suoi gemiti, i suoi respiri e quell’odore fruttato che emanava dal corpo. Mentre le succhiavo, leccavo, palpavo e accarezzavo i seni, quasi non mi ero accorto che aveva portato una sua mano all’interno della gonna e, allargando leggermente le gambe, si stava chiaramente masturbando. Selena era scatenata, la vedevo contorcersi pregandomi di continuare e inarcare il corpo in maniera sempre più evidente, lanciandomi il chiaro segnale che ormai stava raggiungendo il suo orgasmo, cosa che puntualmente avvenne pochi istanti dopo, quando la sentì ansimare ancora più forte, inarcò la schiena all’indietro e con l’altra mano mi strinse forte la testa contro il suo seno. Rimanemmo in quella posizione per alcuni istanti, poi estrasse la mano dalla gonna e la posizionò sulla patta dei miei jeans. Continuava a tenermi la testa ferma, quasi a volermi stringere in un abbraccio materno contro il suo seno, solo che nel frattempo aveva iniziato a strofinare la sua mano contro la mia erezione, che si mostra vigorosa e fiera dai pantaloni. Trafficò qualche istante con la cintura, poi riuscì nell’intento di slacciarla e penetrò con la mano all’interno. Mi impugnò l’uccello dall’esterno dei boxer, iniziandolo a segare in quel modo. Faticavo a capire perché non potesse farmi una vera e propria sega ma stavo troppo bene in quel momento per controbattere e la lasciai fare, lasciai che si sfogasse con foga sul mio uccello, me lo muoveva quasi nervosamente, me lo stringeva forte e me lo strusciava contro la mia coscia. Era una sega fatta male da un punto di vista tecnico, direi quasi animalesca ma mi stava provocando un gran piacere tant’è che non dissi nulla nemmeno quando sentì giungere l’orgasmo, ritrovandomi presto le mutande imbrattate del mio sperma. Lei lasciò la mano a lungo all’interno dei jeans, così come io rimasi coricato per lo stesso tempo sul suo morbido e enorme seno. Soltanto quando ci rialzammo ci rendemmo conto di quanto ci era realmente piaciuto, la guardai e le presi il viso tra le mie mani, poi mi abbassai e cercai la sua bocca. All’inizio provò a girarmi la faccia, poi cambiò idea e rispose al bacio infilandomi la lingua in bocca. Limonammo in piedi per alcuni minuti mentre le palpavo dall’esterno il culo, poi ci ricomponemmo e mi chiese di riportarla a casa. Anche in questo caso mi baciò prima di scendere promettendo di chiamarmi quanto prima. Stavolta però ero sicuro che l’avrebbe fatto presto…Se vi piace Continuo...
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