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Gay & Bisex

Pier alla terza


di Difficilissimo
27.04.2012    |    13.199    |    3 9.5
"Scese a sua volta verso il basso ma puntò i miei piedi, li leccò con cura, passando la lingua in ogni dita, poi salì e si infilò con avidità nel mio culetto..."
Torno a raccontare fatti reali dopo la breve licenza fantasiosa che mi sono preso! Come vi ho scritto qualche tempo fa avevo incontrato questo ragazzino sedicenne di nome Alessio che mi aveva subito colpito. Era gay e tra di noi è scoppiata la passione, arrivando presto a fare sesso. Tuttavia, pur continuandoci a vedere, nessuno dei due aveva intenzione di andare oltre ad un'amicizia un pò speciale! Comunque sia una sera mi organizzai per uscire con i miei amici, mi passarono a prendere e andammo in un pub di cui eravamo abituali frequentatori. Quella sera c'era una serata di musica live con la cover di una famosa band straniera per cui il locale straboccava di gente e le nostre speranze di trovare un tavolo erano già ridotte al lumicino soltanto dopo essere scesi dall'auto. Entrai e la confusione regnava, i camerieri cercavano di farsi spazio tra la folla, c'era gente in piedi con bicchieri di birra in mano e molti cercavano di uscire per rimanere nel grosso piazzale all'esterno, che evidentemente era l'unico posto dove si riusciva a non stare come sardine. Feci alcuni metri tra la folla, concentrato nel tentativo di scrutare qualcuno che stesse alzandosi dai tavoli quando sentì una mano poggiarmi sulla spalla. Ovvio che in una cittadina piuttosto piccola come la mia era una cosa assai probabile incontrare gente conosciuta, quindi mi voltai pronto a salutare chiunque fosse, rimanendo però subito di ghiaccio: era Pier, il protagonista dei racconti che vi ho fatto ("L'obiettivo") nonchè mio ex e unico fidanzato che abbia mai avuto. Tra di noi la prima volta purtroppo era terminata per un suo tradimento, poi avevamo avuto un breve ritorno di fiamma alcuni mesi dopo ma non aveva funzionato nemmeno stavolta visto che il tutto si era tramutato in una minestra riscaldata e insipida, in cui entrambi sapevamo già tutto dell'altro e non facevamo nulla per regalarci nuove emozioni. Dalla seconda volta non ci eravamo visti, anche se devo dire era passato poco tempo, roba di alcune settimane, per questo era ancora tutto piuttosto fresco. Pier mi sorrise, aveva una birra per mano e stava assieme ai suoi amici, quindi per lo meno non avrebbe potuto prendere alcun discorso che non volevo prendesse. Scambiammo qualche chiacchiera generica, poi cercai di liquidarlo ma quando feci per allontanarmi mi prese nuovamente per il braccio e mi chiese se il giorno seguente sarei andato a vederlo giocare. Non ne avevo molta intenzione ma non avevo impegni e oltretutto giocava nel mio paese e contro la mia ex squadra quindi decisi di accontentarlo e gli dissi che sarei andato. Così il giorno seguente mi recai allo stadio per vedere Pier giocare, la sua squadra vinse e lui segnò, poi non appena l'arbitro fischiò la fine decisi di andarmene per evitare di dover nuovamente parlare con lui ma non avevo fatto i conti con la sua intraprendenza. Venne sotto la tribuna e, approfittando della presenza dei miei amici che non sapevano ovviamente nulla di noi, mi chiese se potevo aspettare che facesse la doccia e riaccompagnarlo a casa. Non avevo scuse davanti ai miei amici, loro ci sapevano amici e sapevano anche che ci eravamo parecchio simpatici, quindi impuntarmi inutilmente avrebbe soltanto portato il rischio di insospettirli. Rimasi come un cretino da solo in macchina per oltre 20 minuti in attesa di Pier, che emerse dagli spogliatoio con tutta la calma del mondo, sorridente e con gli occhiali da sole. Mise la borsa nel cofano e salì in macchina, aspettandosi con evidenza i miei complimenti che non tardarono ad arrivare. Parlammo tutto il viaggio della partita, arrivai davanti a casa sua e fermai l'auto per farlo scendere:
- Ti va di entrare? i miei sono fuori per tutto il week end...
- Non mi sembra il caso, è meglio che ci salutiamo qui...
- Eddai su, mica mi ti mangio, ci prendiamo qualcosa da bere poi quando vuoi andartene te ne vai!
- Va bene ma niente strane idee.
Effettivamente, tranne in un paio di occasioni in cui mi poggiò la mano sulla coscia e provò ad avvicinarsi un pò, devo dire che rimase sulle sue, parlammo quasi due orette, poi lo salutai e andai a prepararmi per la serata.
Mi trovavo in giro con i miei amici e avevo anche un pò bevuto, quando mi squillò il cellulare e vidi che era ancora Pier. Ebbi subito un certo fastidio, non volevo che tornasse con frequenza nella mia vita e in questi due giorni si stava prendendo già troppo spazio con me, tuttavia decisi di rispondere e mi accorsi subito che Pier era ubriaco e mi inizio a chiedere, con una voce da totale idiota, se andassi da lui a prenderlo che voleva tornare a casa ma gli dissi di non darmi fastidio e riattaccai. Tornai a divertirmi con i miei amici quando dopo una quarantina di minuti mi risuonò nuovamente il telefono, era di nuovo il suo numero. Risposi con tono sgarbato ma mi accorsi subito che non era lui ma Sergio, un suo amico, che mi chiese scusa per il disturbo ma disse che Pier aveva bevuto troppo e non era in grado di tornare a casa e che visto che non c'erano i genitori per andarlo a prendere, mi chiese se potevo riaccompagnarlo io. Arrabbiato per la situazione che si era venuta a creare, liquidai i miei amici con una scusa e furioso mi recai nel locale dove si trovava lui, anche piuttosto distante. Pier era là fuori, aveva appena finito di vomitare l'anima ed era effettivamente in condizioni pietosette, per cui lo caricai in macchina e lo riportai a casa. Per tutto il tragitto continuava a ripetere di amarmi e a chiedere se lo amassi anche io. Pensai che non era proprio il caso di lasciarlo da solo quella notte, non volevo si sentisse male o facesse qualche danno in casa per cui decisi di andare a dormire da lui. Mi sarei limitato a stargli vicino, non avrei approfittato della situazione anche se ero sicuro che lui cercava proprio quello. Lo accompagnai in camera e lo spogliai, lasciandolo in canottiera e mutande, poi lo misi sotto alle coperte e mi spogliai a mia volta, rimanendo con i suoi stessi indimenti e infilandomi al suo fianco. Pier buttò subito le braccia sul mio petto, lo guardavo ed era veramente bello. Ebbi un momento di tristezza a pensare a quello che eravamo stati insieme, a pensare che tanta meraviglia un tempo era stata mia e a pensare che in quella posizione avevamo dormito altre volte, non molte ma sicuramente un numero sufficiente a potermi permettere di affermare che non era una cosa per noi nuova. Ben presto Pier crollò in un profondo sonno, appoggiato al mio petto mentre gli accarezzavo con cura i capelli. Avevo l'uccello duro come un mattone per la situazione ma mi ero promesso di non approfittarne e, seppur facendo fatica a trattenere le mie voglie e anche un pò scomodo per la posizione, riuscì a prendere sonno. Più volte durante la notte mi svegliai e osservai come stava Pier, lo vedevo felice e sereno dormire tra le mie braccia, sembrava un bambino abbracciato ad un padre tanto era piccolo e innocente in quella posizione. Impazzivo per quel faccino, per quelle fossette che aveva sulle guance e che si vedevano chiaramente anche mentre dormiva. Tuttavia riuscì ogni volta a riaddormentarmi, trovando la mia definitiva pace la mattina, quando notai che si era un pò staccato da me, permettendomi finalmente di girarmi e trovare una posizione più comoda. Dormimmo a lungo, poi ad una certa mi iniziai a sentire strano, come stimolato. Era una sensazione piacevole ma ancora in una situazione di dormiveglia non riuscì bene a rendermi conto di cosa stava accadendo anche se non mi ci volle molto per svegliarmi. Non avevo più le mutande e Pier mi stava massaggiando con dolcezza il cazzo, che era un mattone, mentre da dietro lo sentivo stusciarsi a sua volta con il suo uccello sulle mie chiappe. Non sapevo che fare, se fargli capire che ero sveglio oppure farlo continuare così, in modo che raggiungesse il suo orgasmo e non pensasse che io gli avessi permesso di fare tutto ciò. Lo lasciai quindi fare ancora un pò in attesa di prendere la mia decisione, poi sentì che stava puntando il cazzo in direzione del mio buchetto e pensai che sarebbe stato impossibile non accorgersi di una penetrazione, quindi la mia copertura rischiava di diventare poco credibile. Avrei anche potuto fermarlo ma forse era proprio tutto quello che desideravo, non mi ero mai capacitato del fatto che tra di noi non avesse funzionato e mi mancava più di ogni altra cosa, anche se Alessio mi dava quello che volevo in fase sessuale ma con Pier era diverso. Per cui mi girai pian piano verso di lui e cercai la sua bocca. Lui rispose con passione al bacio e limonammo a lungo. Sentivo la sua lingua farsi largo nella mia bocca, esplorarla con passione e arrivare ad accarezzare la mia. Portai subito una mano in direzione del suo uccello, piccolo e nemmeno largo ma in tiro totale, lo impugnai e lo iniziai pian piano a segare. Poi scesi con la bocca verso il basso, leccai il suo petto, la sua pancia e mi fermai sul suo cazzo. Lo annusai, aveva il solito buon odore di pulito, era un ragazzo che si faceva riconoscere per un gradevolissimo profumo che emenava sempre, poi lo "assaggiai" con la mia lingua, provocandogli un sussulto. Più mi spingevo oltre con la lingua più Pier dimostrava di gradire il mio trattamento, soprattutto stropicciandomi i capelli con le sue mani. Mi spingeva contemporaneamente la testa verso il basso, senza metterci molta forza ma facendomi capire chiaramente che la leccata era soltanto una piccola tortura al quale lo stavo sottoponendo. Cosa che a me piaceva fargli credere quindi ignorai il più a lungo possibile le sue spinte, continuando a leccarglielo con gusto e dandomi delle piccole pause per aumentare la sua voglia. Mi spinsi anche in direzione delle sue piene palle scure, sode e grosse proprio come me le ricordavo, le mordicchiai e le leccai, poi le succhiai e Pier gradì notevolmente. Intanto con un dito mi feci largo nel suo sedere, lo spinsi dentro gustandomi nuovamente i suoi sussulti di piacere e i suoi mogugni che si stavano facendo sempre più insistenti. Pensai che era veramente eccessivo proseguire in questa tortura per cui decisi di dargli ciò che voleva e accolsi il suo cazzetto nella mia bocca. Aiutandomi con la lingua lo iniziai a succhiare con esperienza e bravura e Pier iniziò a contorgersi con foga. Puntò i piedi sul materasso, buttando tutte le lenzuola a terra e iniziò a contrarre i suoi muscoli, poi mi trattenne con più forza la testa e iniziò a fare su e giù con il bacino. Mi piaceva enormemente farlo godere perchè era così naturale nelle sue reazioni e così coinvolto in quello che facevamo da darmi la soddisfazione di cui aveva voglia e bisogno. Presto i suoi gemiti si fecero più intensi, così come il suo respiro e capì che ormai era imminente il suo orgasmo, infatti presto mi scaricò una quantità enorme di sborra in bocca, che gustai con estremo piacere. Pier era stravolto, rimase con la testa rovesciata all'indietro e gli occhi sgranati dal piacere per alcuni minuti, riprendendo fiato con difficoltà, poi mi baciò in bocca e mi sussurrò "ora tocca a me!". Scese a sua volta verso il basso ma puntò i miei piedi, li leccò con cura, passando la lingua in ogni dita, poi salì e si infilò con avidità nel mio culetto. Sentivo la sua lingua farsi largo tra le mie viscere, dava colpi veloci e in profondità e mi stava piacendo tantissimo. Era una sensazione molto rilassante e conoscendolo sapevo perfettamente che prima di farmi realmente godere, visto che lo avevo fatto aspettare a lungo, si sarebbe vendicato e mi avrebbe fatto attendere almeno il doppio del tempo! Infatti Pier mi torturò a lungo, mi stropicciava con le dita la punta della cappella, dandomi una sensazione piacevolissima ma ben lontana dal real godimento, poi iniziò a leccarmi il cazzo in maniera lentissima. Dopo innumerevoli minuti di questo trattamento, quando ormai ero allo strenuo della mia resistenza e avevo il cazzo pronto a esplodere, finalmente me lo prese in bocca. Era sempre stato bravo a sbocchinare e nemmeno questa volta tradì la sua fama, regalandomi un pompino sensazionale, nel quale persi completamente il controllo. Mi agitavo e godevo fino all'orgasmo, che fu violentissimo e che gli scaricai interamente in bocca, con Pier che gradì molto e assaporò. Tornammo a baciarci per qualche minuto, poi lo feci pian piano girare di fianco e mi misi alle sue spalle. Mentre gli accarezzavo la parte frontale del corpo, dal petto al cazzo, mi feci spazio con il mio pene nel suo culetto. Non ebbi difficoltà ad entrare, dopo aver poggiato la punta mi bastò un colpo secco e mi sentì interamente dentro di luii. Pier sussultò, poi mi incoraggiò a sfondarlo e io pensai di soddisfare la sua richiesta. Spingevo come un dannato, avevo una gamba messa sopra alla sua che mi aiutava nella spinta e me ne fregavo di durare a lungo. Volevo soltanto dargli ciò che voleva, ossia colpi decisi di buon cazzo e ci diedi dentro per un pò, gustandomi ancora i gemiti di piacere di Pier. Il suo culo era favoloso e accoglieva perfettamente dentro il mio cazzo, che sembrava quasi un completamente, quasi un tubo dentro a quel buchetto strepitoso. Il mio orgasmo fu violento come era solito con lui, gli scaricai tutta la sborra che avevo nel culo, poi mi concessi a lui. Pier mi fece stendere a pancia in su, posizione missionarai, mi venne sopra e infilò il suo cazzo nel mio culo, trovando anche lui irrisoria facilità nel farlo. Per tutta la prima parte della scopata ci baciammo, c'era un'estrema dolcezza nella sua spinta, qualche colpo lento e ben distribuito, dato al solo fine di farmi sentire che era dentro di me ma con il solo intento di dimostrarmi il suo amore. Poi capì perfettamente qual era il mio stato d'animo e quando si accorse che volevo più cazzo si staccò dalla mia bocca e aumentò a dismisura il ritmo. Come già detto Pier non era molto dotato e non era nemmeno un grande scopatore però riusciva comunque a darmi un certo appagamento. Soprattutto impazzivo nel vedere il suo viso trasformato in una maschera di piacere, aveva una maniera di godere che mi mandava in estasi. Vedere quel faccino perfetto da ragazzino tramutarsi era una cosa che mi mandava al manicomio, vederlo con quel sorrisetto di piacere e di soddisfazione, con quelle fossette stampate sulle sue guance mentre se ne stava a bocca aperta e occhi chiusi ad ansimare. Ogni tanto tirava un pò su la palpebra per osservarmi e in quel caso notavo come il suo sorriso si facesse più prorompente e quasi sempre accompagnava lo sguardo ad una leccata sulle sue labbra. Lo afferrai per il culo, liscio e sporgente come al solito, prima ci passai la mano quasi ad accarezzarlo ma con più forza, poi lo strinsi per le chiappe e lo iniziai a tirare contro di me. "Si cazzo Pier, scopami, siiii" mi lasciai uscire dalla bocca e lui si sentì quasi rinvigorire dai miei incitamenti, regalandomi tutte le sue ultime gocce di energia. Vedevo il suo viso riempirsi di sudore, che grondava a catinelle dalla sua fronte, poi appoggiò la testa sul mio petto, girandola lateralmente verso sinistra e iniziò a gemere come una puttanella, con una voce quasi del tutto femminile e tramutata, prima di sentire il suo caldo liquido colarmi nel sedere. Era venuto e rimase a lungo così, mi baciò il petto, poi il collo per arrivare alla mia bocca. Non ci staccammo per diversi minuti, poi inevitabilmente arrivò il momento di confrontarci. Cosa succedeva ora? Non era il caso di ricominciare, lo sapevo io e lo sapeva lui, era fallita già due volte tra noi e sapevamo entrambi che questo era successo perchè c'era una passione infinita tra noi e il piacere che provavamo l'uno per l'altro si risvegliava con irrisoria facilità ogni volta che ci vedevamo. Pier mi fece notare che tanto era impossibile per entrambi rimanere insensibili ai nostri istinti che avremmo comunque dovuto trovare una soluzione per assecondarli. La decisione migliore era rimanere amici, ma amici "speciali", che avrebbero fatto sesso quando sarebbe capitato, con una passione un pò più forte del normale rispetto a due "amici" ma senza dover per forza definire il nostro rapporto con un fidanzamento. Ci facemmo la doccia insieme ,provai nuovamente a farmelo ma il mio pisello era segnato dalle due scopate precedenti per cui fui costretto a rinunciare. Sulla porta di ingresso gli infilai la lingua in bocca, non volevo lasciarlo assolutamente anche se sapevo che avrei dovuto farlo. Me ne andai soddisfatto per quello che era successo e per la consapevolezza che Pier sarebbe stato ancora mio altre volte, perchè in fondo per me Pier era una persona speciale come lo ero io per lui!
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