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Gay & Bisex

Io e Andrea - Prima di una festa bisogna sempre apparecchiare la tavola


di Difficilissimo
14.09.2012    |    8.003    |    1 9.9
"Gli presi nuovamente il cazzo in mano, che complice il dolore probabilmente si era un po’ ammosciato e ripresi a stimolarlo..."
I giorni passavano e Pier non si era ancora deciso a fornirci le sue “condizioni”, anzi a dire il vero era sempre molto evasivo quando chiedevo e la cosa mi stava iniziando a turbare. Non mi piaceva affatto il suo atteggiamento, temevo tramasse qualcosa e oltretutto non era nemmeno semplice dover raffreddare gli ardori di Andrea, che non vedeva realmente l’ora di chiavarsi il mio Pier e pertanto non faceva che domandarmi cosa dicesse il mio ragazzo. Nel frattempo, ovviamente, non mi feci mancare il sesso con i due, che riuscivo tranquillamente a dividermi in base agli impegni e alle situazioni, anzi devo dire che proprio in questi giorni di attesa feci forse il miglior sesso di coppia con Pier mentre con Andrea gli standard erano sempre alti e assolutamente eccitanti. Intanto il mese di Agosto volgeva al termine e mi ero quasi messo in testa che Pier non avrebbe mai più accettato di fornirci le sue condizioni e quindi di fare questa benedetta orgia, che stava diventando ancor di più un problema visto che Andrea non sembrava demordere dall’idea. Ma finalmente, quando meno ormai me lo aspettavo, il mio Pier mi disse di organizzare una pizza con Andrea in modo tale da poter parlare della situazione. Mi spiegò che aveva fatto passare tutto questo tempo sia per prepararsi un po’ lui alla cosa e sia per verificare se Andrea nell’attesa fosse realmente interessato a quello che volevano fare. Mi fece una strana sensazione sapere che la nostra pizza l’avremmo mangiata proprio nel pub dove ricominciò la storia tra me e Pier e ancora più strano mi fece vedere Andrea al tavolo con noi. Andrea sembrava piuttosto bloccato, non era facile fingersi cortese con una persona che non aveva mai salutato e al quale aveva sempre detto un sacco di parole dietro eppure, anche se goffamente, ci stava provando. La prima parte della serata trascorse in normalità, parlando di calcio e di argomenti generici, poi quando terminammo di mangiare notai uno sguardo un po’ più beffardo negli occhi di Pier e capì che ormai stava per prendere l’argomento, cosa che puntualmente accadde:
- Ma scusami, tu manco mi saluti in giro e ora pretendi di scoparmi? – chiese bruscamente Pier
- Ehm.. vabbè ma…cioè non mi stai simpatico però la cosa mi interessa – rispose goffamente Andrea
- Guarda che io non sono un pezzo di carne che mi scopi e poi dietro me ne dici di tutti i colori
- Io dietro non ti dico nulla – mentì Andrea
- Se vuoi fare questa cose esigo un trattamento paritario tra tutti e tre, io non sarò la tua troia ma scoperò nello stesso modo come mi vuoi scopare tu, o tutti e tre versatili o non se ne fa niente
- Ma io dietro sono vergine – sentenziò timoroso Andrea
- Scopiamo la prossima settimana, così hai qualche giorno per porre rimedio – sorrise indirizzando la testa nella mia direzione, così da farci capire che avremmo dovuto correre ai ripari al riguardo
Chiuso il discorso, ovviamente sintetizzato per ragioni di scorrimento narrativo, la serata si trascinò avanti tra un po’ di imbarazzo ma anche un bel po’ di voglia, soprattutto da parte mia e per questo mi ritrovai, a notte fonda, a scopare con Pier al campo del suo paese, in quello che di fatto era il nostro nido d’amore. Scopammo per ore, avevo una voglia folle di lui e gli leccai tutto, dalla testa ai piedi e lui fece lo stesso con me, poi facemmo sesso ovunque, sul lettino dei massaggi, in piedi, nel campo, in doccia, ovunque.

Già dal giorno seguente Andrea mi chiese di iniziarmi a occupare del suo culetto perché voleva che la cosa fosse graduale e per questo inizialmente mi limitai a lunghe leccate e brevi perlustrazioni con le dita, un po’ più audaci e durature di quelle che già gli avevo fatto in alcuni dei nostri primi incontri. Andammo avanti per tre o quattro giorni poi mi disse di sentirsi pronto, nonostante io lo avvertì del fatto che comunque avrebbe provato dolore e che doveva sopportare. Eravamo a casa sua, soli e arrapati, io non persi l’occasione per leccare tutto il suo corpo, i suoi piedi, il suo cazzo, la sua lingua. Questo ragazzo mi faceva impazzire, ancora non riuscivo bene a capire cosa mi piacesse effettivamente di lui. Avevo sempre detto che non si poteva definire bello, al massimo lo potevi definire un ragazzo come tanti, per alcuni forse anche bruttino o addirittura insignificante. Eppure a me eccitava da matti, era incredibile come ogni volta che mi sedevo al suo fianco, anche in luoghi pubblici, avevo il cazzo in tiro. Trovarmi in un letto con lui, a leccarlo e con l’idea che finalmente stavo per farlo mio, beh non riuscivo proprio a stare nella pelle. Sembravo addirittura più perverso e voglioso del solito e Andrea se ne accorse e iniziò a rilassarsi. Gli piaceva enormemente come lo stavo preparando e soprattutto gli piaceva il massaggio che gli stavo facendo nel culetto con la crema lubrificante. Il mio cazzo era un vero mattone, avevo la vena tirata al massimo che sembrava quasi scoppiare, misi un po’ di crema anche sulla mia cappella e gliela poggiai sul culetto. Intuì subito che non sarebbe stato un gioco da ragazzi entrare perché mi parve chiaramente stretto e anche lui sembrava troppo teso e stava iniziando a contrarre i muscoli. Dissi ad Andrea di mordere il cuscino, poi gli portai una mano sul cazzo e gli iniziai a stimolare con due dita la cappella in modo da provocargli un certo piacere e da farlo rilassare. Sentivo il suo cazzo aizzarsi continuamente nella mia presa, era sul punto di esplodere e io decisi di proseguire qualche altro istante per portarlo abbastanza vicino all’orgasmo, così da metterlo nelle condizioni mentali di poter fare di tutto. Era stata la strategia giusta perché mi accorsi di come Andrea aveva ormai rilassato i muscoli, tirato il culetto all’infuori e stesse ansimando con la faccia schiacciata sul cuscino. Poggiai senza perdere tempo la punta del mio cazzo sul suo buco del culo e iniziai a fare dei piccoli movimenti rotatori in superfice. Andrea sembrò gradire la sensazione del cazzo che stava per entrare, forse non del tutto consapevole del fatto che il dolore era ancora ben lontano dall’arrivare. Provai a spingerlo dentro gradualmente ma il buchetto del sedere si richiudeva a vortice e me lo sputava fuori e giunsi alla drastica decisione di penetrarlo di botto. Rimisi il cazzo in superfice e continuai a rotearlo esternamente sul suo culo poi di colpo lo spinsi dentro e afferrai Andrea forte per i fianchi per non farlo scappare via. Urlò di fermarmi e iniziò a piangere ma sapevo che era solo un dolore passeggero e quindi continuai imperterrito a stantuffarlo da dietro. Ero in paradiso, sentivo il mio cazzo stretto dalla morsa delle sue pareti anali, nel quale entravo a malapena e per questo riuscivo a provare un piacere immenso. Andrea era rosso paonazzo e continuava a piagnucolare con la faccia nel cuscino, il dolore non sembrava passare e la mia spinta era sempre decisa anche se capivo in pieno il male che stava sentendo e mi avvicinai con la faccia al suo orecchio. Glielo leccai per cercare di tranquillizzarlo e gli dissi che era fantastico e che tra poco avrebbe provato un piacere immenso, bastava solo resistere. Gli presi nuovamente il cazzo in mano, che complice il dolore probabilmente si era un po’ ammosciato e ripresi a stimolarlo. Mi accorsi che lentamente gli spasmi di dolore di Andrea andavano via via scemando e si stava iniziando a rilassare anche se ancora sentivo qualche colpo di tosse e di singhiozzo, postumi del vero e proprio pianto fatto. A dare manforte alla mia tesi, mi accorsi che anche il suo cazzo era tornato in posizione più che eretta e ora, anziché limitarmi a stimolarlo, lo stavo proprio segando. Continuai a spingere senza accennare minimamente a fermarmi pur sapendo che ormai le mie batterie stavano volgendo al termine, per cui aumentai con le ultime forze rimaste il ritmo, iniziai a dargli movimenti rotatori in modo da allargarglielo ancora di più, sempre alternandoli a spinte verticali e decise. Andrea ormai non sentiva più male o forse soltanto un leggero fastidio, poiché, ad eccezione della smorfia in faccia, aveva ormai smesso di lamentarsi e di mordere il cuscino e notai anche un paio di volte che la sua lingua uscì dalla bocca per leccare le labbra. A sorpresa fu addirittura lui a giungere per primo all’orgasmo e ,tra gemiti incontrollati di piacere, mi scaricò una quantità spaventosa di sborra sulla mano e anche sul suo letto, poi abbassò nuovamente la faccia verso il materasso ad attendere che anche io terminassi il mio compito. Decisi di velocizzare l’operazione e feci la cosa che più di tutte mi provocava piacere: davo colpi lenti ma decisi, tenendo anche per più secondi il cazzo all’interno del suo culo per poi tirarlo leggermente fuori e ripetere l’operazione e in più avevo poggiato una mano sul suo piede sudato, cosa che da buon feticista, mi provocava una certa dose di extra eccitamento. Il mio orgasmo fu intenso, mi coricai in avanti crollando sulla sua schiena e gli sparai nelle viscere tanta di quella sborra che gliela fece schizzare in parte fuori e colare sulle cosce e sui glutei. Eravamo sporchi, sudati e oltretutto dal sedere di Andrea era uscito anche un po’ di sangue, come testimoniavano le evidenti macchie rosse sul lenzuolo e sulla mia cappella. Mi disse scherzando di andare al diavolo ma poi ammise che dopo il dolore iniziale aveva provato un qualcosa di unico e che ora gli apriva nuovi orizzonti sessuali. Mi disse di continuare a scoparmelo in questi giorni perché voleva arrivare prontissimo all’orgia con Pier, che mi ammise era ormai il suo più grande pensiero erotico. Non mi feci pregare due volte e già una decina di minuti dopo decidemmo di ripetere l’operazione. Questa volta pensammo di cambiare posizione e me lo feci salire sopra, praticamente seduto sul mio cazzo a impalarselo per bene dentro. Ovvio che il compito fu altamente meno arduo della prima volta, anche se qualche difficoltà la incontrammo comunque e un leggero dolore, naturale e ovvio, continuò a pervadere il corpo di Andrea. Era una bellissima sensazione vederlo saltellare sul mio cazzo anche se non era una posizione che gradivo particolarmente. Lo vedevo ancora impacciato nei movimenti ma nella sua goffaggine era altamente arrapante, soprattutto osservare il suo viso e l’espressione stampata in faccia di dolore e piacere che aveva. Come la volta prima pensai di non rimanere totalmente inoperoso e ripresi a segargli il cazzo con la mano destra mentre con la sinistra toccai nuovamente il suo piede destro sudato. Quando sentì giungere il mio secondo orgasmo mollai la presa sul cazzo e sul piede e lo afferrai forte per i fianchi, trascinandolo ancora di più contro di me e aumentando la spinta del mio bacino verso l’alto. Gli entrai talmente dentro da avere quasi la sensazione di squarciargli qualcosa e invece lo portai ad un piacere immenso. Sbarrò gli occhi e gemette e il suo piacere si mischiò con il mio, i nostri respiri intensi si fusero in un momento di sesso fantastico nel quale ero talmente eccitato che se avessi aperto bocca per parlare non so cosa avrei potuto confessargli. Scaricai sborra a catinelle nel suo culo, non accennavo a fermarmi e non so quanti schizzi partirono dal mio uccello, tutti destinati alle sue pareti anali. Quando Andrea si tolse da me era tutto macchiato, la mia sborra gli si era incrostata sui numerosi peli delle chiappe e sull’interno cosce e oltretutto era sudato come un maiale ma voleva ancora darmi quello che mi spettava. Quella che definì la sua “vendetta”. Mi fece girare a novanta e si mise alle mie spalle e senza perdere tempo in preparativi, preliminari o quant’altro potesse rallentare quel ritmo furioso che si era venuto a creare, mi sparò a velocità siderale il suo direttissimo cazzo nel mio tunnel. Sapevo perfettamente che sarebbe durato poco perché già durante la seconda scopata da passivo gli avevo toccato a lungo il cazzo e avevo avuto l’idea che stesse per venire e proprio per questo ero preparato a un paio di minuti di spinte folli. Conoscevo Andrea e ora voleva darmi lo stesso pane che gli avevo dato io, voleva letteralmente sfondarmi il culo, pur consapevole del fatto che avevo assai più esperienza di lui in quanto a sederi rotti. Mi afferrò per i fianchi, proprio sul bordo del letto e lui si mise in piedi alle mie spalle, poi iniziò a darmelo con tutta la forza che aveva. Lo osservai dallo specchio che avevamo al nostro fianco e lo vidi con l’espressione di un toro scatenato che spingeva come un dannato. Ansimava senza vergogna e urlava frasi tipo “ti piace ora?” “te lo sfondo io il culo”. Come previsto la sua furia non durò che un paio di minuti, poi scaricò tutta l’eccitazione repressa in una sborrata che sentì giungere calda e densa nel mio culo. Appena finito, Andrea disse “porco due che scopata” e senza aggiungere altro andò in bagno a lavarsi. Lo raggiunsi sotto la doccia e là ci baciammo con passione, consapevoli del fatto che aveva aggiunto altro sale alla nostra fantastica relazione di sesso e che era un altro, ulteriore passo, alla splendida orgia che ci aspettava con Pier…
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