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Una sega in macchina (seconda parte su Ionel)


di Difficilissimo
11.06.2018    |    8.540    |    3 9.3
"Mi fece capire chiaramente che voleva la mia mano all'interno delle cosce..."
La prima cosa che feci dopo quella strana ed eccitante sega in palestra, fu quella di informare Fabietto di quanto accaduto. Non volevo segreti tra di noi e svuotai immediatamente il sacco. Lui, tutt'altro che arrabbiato, sembrò addirittura incuriosito dal mio racconto, confermando la mia impressione secondo il quale quel ragazzo rumeno gli interessava davvero molto. Nei giorni a seguire ci capitò altre volte di imbatterci in lui durante gli allenamenti in palestra e notai subito come cercasse in tutti i modi di evitarmi, non rispondendo più nemmeno ai miei sguardo o sorrisi. Era in evidente imbarazzo, probabilmente anche pentito di quanto era accaduto tra di noi. Per tutta risposta aveva ripreso a fare la doccia in mutande. Fabietto, che quando voleva sapeva essere un vera puttanella, provò a stuzzicarlo un paio di volte ,entrando in doccia col cazzo arrapato e insaponandosi il culo in modo molto provocante ma non mi parve che il ragazzo ebbe particolari sussulti: l'impressione era chiaramente che volesse evitarci e non cadere in alcun nostro gioco o tranello. Di contro, finalmente, scoprì il suo nome: Fabietto, navigando su Facebook, riuscì a trovare il suo profilo dopo diversi tentativi andati a vuoto e mi informò che si chiamava Ionel. Passarono una decina di giorni dall'episodio della sega senza ulteriori sviluppi e la vicenda ero orientato a riporla nel cassetto dei sogni perduti quando un tardo pomeriggio, dopo aver riportato Fabietto a casa, stavo passando con la macchina nelle vicinanze della palestra e lo vidi. Ionel era uscito da poco dagli spogliatoi e stava tornando a casa a piedi. Indossava una canotta smanicata, un paio di pantaloncini corti e delle infradito mentre aveva una sacca a tracollo. La temperatura era scesa di diversi gradi e mi sembrò che il suo vestiario non fosse adeguato, perciò pensai che potesse essere una buona scusa per attaccare bottone. Lo affiancai, fermai l'auto e abbassai il finestrino, chiamando la sua attenzione. Appena mi vide il suo volto cambiò totalmente espressione. Se pochi istanti prima sembrava spensierato e stava ascoltando musica con le cuffiette, non appena notò la mia presenza si irrigidì e mi fulminò con un'occhiataccia. Molto freddamente mi fece un cenno col volto, come a chiedermi cosa volessi.
“Ti va un passaggio a casa? Fa freddo” gli domandai, cercando di essere il più gentile e dolce possibile.
“No, torno a piedi, grazie” mi provò a liquidare lui. Tentando di giocarmi l'ultima possibilità che avevo, provai a insistere ulteriormente, pur sapendo che le probabilità di essere mandato a quel paese erano alte.
“Dai mi fa piacere, così parliamo un po' e ti spiego pure riguardo l'altra volta, non vorrei che tu abbia interpretato male”. Detto questo, Ionel sembrò incuriosito di quanto affermato da me, si tolse la cuffietta e si fermò un attimo a riflettere, poi finalmente aprì la porta ed entrò in auto.
“Si ma non mi toccare o ti do un cazzotto” mi intimò immediatamente, col suo italiano un po' maccheronico e il suo chiaro accento dell'est. Nel breve tragitto in auto gli spiegai che avevo interpretato male alcuni suoi sguardi e mi ero lasciato prendere da quel momento. Lui mi disse di aver capito subito che io e Fabietto stavamo insieme ma che a lui piaceva la figa e non voleva far succedere nulla il giorno della sega. Però la sua voce non mi sembrò convinta e non ero minimamente certo che la pensasse realmente così. A questo punto iniziai a fare qualche battuta sull'argomento per cercare di metterlo a proprio agio. Nel mentre eravamo arrivati sotto casa sua ma Ionel si era finalmente rilassato e mi chiese se potevo fare un piccolo giro con la macchina in modo da dargli l'occasione di fumare una sigaretta in pace prima di rientrare a casa, visto che i genitori non sapevano di questo suo vizio e non avrebbe potuto accendersene una prima del giorno dopo. Giunti in un ampio parcheggio, isolato in tutti i mesi dell'anno meno che d'Estate, spensi l'auto e mi misi comodo sul sedile, continuando a parlare con Ionel. Mi raccontò di lui, che faceva il pugile e che si allenava in palestra per fare i muscoli e aumentare la sua forza. Mi disse della scuola, che andava molto male e che era già indietro di due anni: il primo perso venendo dalla Romania e il secondo a causa di una bocciatura. Aveva una famiglia numerosa ma sembrava voler bene ai suoi e tutto sommato mi parve di capire che aveva una vita anche abbastanza agiata, quantomeno tra le mura domestiche. A quel punto fu lui a fare domande a me e le sue attenzioni si spostarono subito sulla mia storia con Fabietto. Ne sembrò davvero incuriosito e, al contrario di quanto aveva affermato, mi parve tutt'altro che insensibile all'argomento. Sempre mettendola sullo scherzo, gli provai a chiedere se voleva farsi un'altra sega tipo quella della palestra, che sarebbe rimasto tra noi e che non avrei allungato le mani. Dopo un rifiuto iniziale, seguito da qualche attimo di esitazione, mi disse che per lui si poteva fare ma in cambio voleva che gli comprassi un pacchetto nuovo di sigarette. Visto che la richiesta mi sembrò tutt'altro che esosa, accesi la macchina e raggiunsi il più vicino tabaccaio prima che chiudesse, gli presi il desiderato pacchetto di sigaretta e poi tornai nuovamente al precedente pacchetto. Per una questione di comodità, armati di fazzolettini, decidemmo di trasferirci sui sedili posteriori, con Ionel che mi intimò nuovamente a brutto muso di non far uscire mai la cosa con nessuno e di non provare a toccarlo. Lo tranquillizzai nuovamente e, per rompere il ghiaccio, fui io il primo a tirarmi fuori il cazzo, calandomi i jeans fino alle caviglie. Ero già molto duro per via della situazione e Ionel mi guardò il pisello con curiosità: nei suoi occhi vedevo una voglia famelica di toccarmelo ma era troppo orgoglioso e pieno di pregiudizi per farlo, per cui deglutì, poi si sfilò le infradito e con una mossa sola tolse sia i pantaloncini che le mutande, restando a cazzo all'aria. Era col pisello barzotto ma non duro: confermai l'impressione avuta la volta precedente, quella di un pene di dimensioni normali e leggermente scappellato in punta. Fui travolto da un buon odoro di bagnoschiuma, risultato della doccia che si era fatto poco prima in palestra. Iniziammo a segarci ognuno per conto proprio ma davvero a pochi centimetri di distanza l'uno dall'altro. Ionel mi guardava in faccia con uno strano sorriso e ogni tanto gettava uno sguardo al mio cazzo. Il movimento della sua sega era lento ma deciso e teneva il cazzo inclinato verso sinistra mentre se lo menava. In pochi istanti il suo pene divenne di marmo e Ionel sembrò rilassarsi sempre di più. Ebbi l'impressione di un ragazzo che perdeva completamente il lume della ragione quando era eccitato, visto che dopo tutte le minacce, le intimidazioni e le raccomandazioni che mi aveva fatto, sembrò addirittura più coinvolto di me in quella pratica. Mise il piede sopra al sedile, praticamente attaccato alla mia coscia, quasi a darsi la spinta per sollevare leggermente il culo dal fondo e segarsi in una posizione quasi contorsionista. Io, da amante dei piedi quale sono sempre stato, iniziai a guardarli con particolare attenzione: erano davvero ben fatti, molto delicati, propriamente da ragazzino e non molto grossi, probabilmente un 41. Lui stava iniziando ad ansimare e gli riconobbi quella particolare espressione che già aveva avuto sotto le docce: sembrava quasi uno sguardo grintoso, teneva i denti serrati e mi guardava facendo uno strano verso. Iniziò a segarsi sempre più forte e si stava davvero lasciando andare in tutta la sua porcaggine. La scena era davvero troppo eccitante e sentì giungere in modo davvero prematuro l'orgasmo. Lasciandomi trasportare dalla situazione, iniziai ad ansimare mentre lo guardavo, lui capì che stavo per venire e, sorprendendomi, poggiò il piede sulla mia coscia e iniziò quasi a massaggiarmela, poi mi guardò negli occhi e mi disse:
“Dai, vieni tesoro, dai”. A quel punto esplosi e sborrai all'aria, imbrattando tutto e tutti. Ma in quel momento poco mi importava degli schizzi di sperma che raggiunsero la mia maglia, il sedile della macchina e il piede di Ionel, era stato un orgasmo veramente intenso e meraviglioso. Nonostante fosse accaduto in pochi minuti, mi aveva lasciato senza fiato . Ionel stava continuando a segarsi e provai a giocarmi ulteriori carte, sulla falsariga di quanto aveva fatto lui con me. Poggiai la mano sulla sua coscia e non mi fermò, a quel punto presi ad accarezzarlo e lui allargò ancora di più le cosce, riportando a terra il piede sinistro sul quale gli avevo schizzato il mio sperma. Mi fece capire chiaramente che voleva la mia mano all'interno delle cosce. Raggiunsi il suo inguine, ero veramente a pochi centimetri dai coglioni ma non li toccai, in attesa che fosse lui a darmi qualche segnale. Si iniziò a segare a mille, era scatenato e rantolava come un maiale, i suoi mugugni erano sempre più forti e mi osservava fisso in volto, senza mai distogliere lo sguardo. Alzai ancora un po' il mio dito e ormai ero sul bordo basso dei coglioni, glieli stavo quasi toccando. Lo guardai e lui sembrava supplicarmi:
“Vuoi che finisca io?” chiesi con voce flebile, timoroso di una sua risposta.
“Si, per favore” riuscì a ansimare lui, con una voce piuttosto artefatta. Non me lo feci ripetere due volte, gli impugnai il cazzo e iniziai a segare a mille. Involontariamente mi avvicinai un po' anche con la faccia ma mi spinse subito via, pensando volessi fargli un pompino. Capì che non voleva andare oltre e non tentai di fare altro. Avevo il suo cazzo tra le mani e, considerando l'ostilità iniziale, mi sembrò già un grande traguardo. Mentre lo segavo Ionel mi guardava, girò addirittura il tronco in mia direzione in modo da osservarmi meglio e lasciarmi anche lavorare meglio con la mano. Stava per venire, il suo cazzo era durissimo e sentivo pulsarlo tra le mie mani. Diedi qualche colpo forte e deciso, lui rovesciò la testa all'indietro e sborrò, imbrattandomi tutta la mano. Uscì una quantità pazzesca di sborra, molto densa e calda. Per diversi secondi il cazzo continuò a gocciolare mentre i suoi respiri si facevano via via meno affannosi. Appena ebbe l'impressione di aver finito, senza aggiungere niente, Ionel aprì lo sportello e scese nudo per strada, incurante del fatto che magari qualcuno potesse vederlo. Prese un fazzoletto e con molta calma si pulì il cazzo, poi mi chiese di passargli i vestiti, in modo molto freddo, e si iniziò a rivestire. Io approfittai di un suo attimo di distrazione per leccarmi avidamente la mano ancora piena della sua sborra. La trovai molto saporita, una sensazione acida ma piacevole. Poi mi sistemai a mia volta e lo riaccompagnai a casa. Nel tragitto Ionel se ne rimase in silenzio, poi gli domandai se voleva darmi il numero e stranamente accettò e ce lo scambiammo. La sera stessa mi mandò un messaggio che mi lasciò molto perplesso. Su per giù recitava così:
“Quello che è stato oggi ok. Se la prossima volta vuoi fare qualcosa di più però voglio dei soldi”. Praticamente mi confidò che in cambio di denaro avremmo anche potuto fare altro. Ora stava a me decidere: chiudere là una storia che sembrava già malata in partenza o concedermi lo sfizio di provare a essere scopato da quel muscoloso diciottenne?
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