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Un maledetto vizio


di Difficilissimo
10.11.2011    |    14.135    |    4 9.6
"Col piede sinistro si strusciava energicamente al mio e io rispondevo col mio piede destro..."
Il tagliente e umido freddo del mare mi segna il viso, già evidenziato dalle corpose lacrime che mi stanno scendendo da tempo. Non mi ha fatto stare meglio passeggiare da solo sulla spiaggia in Autunno, al buio e pensare a tutto quello che ho combinato, a questo mio irrefrenabile e maledetto vizio di rovinare le mie amicizie. Sono bisessuale, ma non di quelli che lo sono per modo di dire o perchè hanno paura di dichiararsi gay, io lo sono realmente, amo il maschio e amo la femmina quasi allo stesso modo ma ho un terribile difetto: sono complicato nei gusti maschili e quando mi capita di trovare un ragazzo che rientra nei miei canoni mi è quasi impossibile trattenermi, soprattutto quando si tratta di un amico. Lo stare a contatto con lui, specialmente se in maniera molto stretta, mi ha sempre portato ad avere problemi, litigi e discussioni, nonchè brutte voci che sono circolate sul mio conto. Piango perchè è successo ancora, l'ennesima volta, nonostante mi ero ripetutamente detto che avrei finito da tempo con questa storia. Piango perchè non riesco a trovare la persona giusta, magari una ragazza che mi aiuti facendomi pensare solo ed esclusivamente a lei e non più ai miei amici come oggetti sessuali. Che dire, questa volta l'ho fatta grossa e non riesco a capacitarmene, mi sento sporco e in colpa. Ripenso a quanto accaduto...

Matteo è sempre stato un mio grande amico, ci conosciamo da sei-sette anni e pian piano abbiamo stretto un rapporto sempre più solido, di fiducia. Gli ho spesso raccontato le mie cose ma mai nulla sul mio lato omosessuale, anche se sono strasicuro che qualcosa aveva sentito dire in giro o comunque aveva anche captato dai miei discorsi. Matteo ha 3 anni meno di me, è 1,84 di altezza, molto magro e con un fisico ben delineato, un pò nervoso muscolarmente ed è sempre stato molto dotato. Mi accorsi di questo suo ben di dio ai tempi in cui giocavamo insieme a pallone e mi accorsi che, nonostante non avessi mai considerato le dimensioni del cazzo come componente importante nei miei canoni, per lui provavo sicuramente un'eccezione. Avevo sempre fantasticato su di lui e su quel bel salsicciotto, come spesso se lo definiva lui stesso scherzando. Peccato che di speranze ne avevo avute sempre poche, mai nulla in lui mi aveva fatto trapelare che potesse anche soltanto avere voglia di provare un'esperienza alternativa. Per non parlare del fatto che è sempre stato fidanzato con belle ragazze e io sono sempre e soltanto stato il suo confidente di fiducia. Ore e ore ad ascoltare i suoi sfoghi, i suoi racconti, le sue emozioni su quelle fidanzate che si alternavano con scadenza quasi annuale al suo fianco. Devo dire che tante volte ci siamo anche eccitati quando i nostri discorsi si spostavano sul sesso ma non abbiamo mai fatto niente di più che massaggiarci i nostri rispettivi cazzi dall'esterno del jeans, senza mai nemmeno provare "l'emozione" di masturbarci insieme. In un quadro di prospettive non molto stimolanti, ho commesso la mia ennesima stupidaggine, forse una delle più gravi da me fatte. Io e Matteo eravamo di ritorno da una serata a base di alcool, in cui avevamo alzato un pò troppo il gomito, anzi direi veramente veramente troppo. I nostri amici, anche loro in condizioni poco raccomandabili avevano deciso di proseguire la nottata in discoteca e ci avevano pertanto lasciati da soli. Ci fermammo sotto casa sua, lui non sembrò nemmeno in grado di sostenere una delle nostre abituali conversazioni e sembrava intenzionato ad addormentarsi nella mia macchina. Tentai di tirarlo su, di svegliarlo un pò ma non c'era verso e mi sentì anche in difficoltà: come poteva tornare a casa in quelle condizioni? E soprattutto, come fare a convincerlo a scendere dall'auto?? Gli provai a spiegare che era solo peggio dormire perchè non saremmo potuti restare tutta la notte in macchina ma lui non fece altro che prendere in mano il cellulare e scrivere alla madre "dormo da Marco, a domani". A casa non avevo intenzione di portarlo, farlo vedere in quelle condizioni ai miei col rischio che mi vomitasse in camera non era proprio il massimo. Per cui anche io avvertì a casa con un sms che non sarei tornato e, trascinato dalle folli idee prodotte dall'alcool, guidai fino a un piccolo motel fuori città. Spiegai rapidamente al proprietario che non eravamo in condizioni di guidare nè di tornare a casa, così che non pensasse che fossimo gay, e mi feci dare le chiavi di una camera. A fatica riuscì a trascinare Matteo sul letto, gli tolsi le scarpe, poi gli sbottonai i jeans e gli feci scivolare giù fino a sfilarli. Con difficoltà riuscì a toglierli anche la maglietta, lasciandolo quindi in canotta, boxer e calze e lo misi sotto le coperte. Mi spogliai a mia volta e mi misi al suo fianco, cercando di prendere sonno. L'impresa di rivelò ben più ardua del previsto e nel frattempo, come ampiamente prevedibile, il mio cazzo era in totale erezione e stava già fantasticando su Matteo. Cercai di resistere il più possibile, poi senza riuscire a trattenere la mia mano, la portai pian piano sul suo fianco, alzai la canottiera e iniziai a massaggiare dolcemente il suo stomaco. Non riuscivo a capire se dormisse o meno, per cui rimasi in quella posizione senza prendere iniziative anche se spesso, con la mano, arrivavo a toccare l'orlo delle sue mutande. Mi hano spesso detto che il mio massaggio risulta essere un ottimo stimolante e che provoca facili erezioni, tant'è che durante il mio ennesimo passaggio sul bordo dei suoi boxer, toccai la punta del suo cazzo, che era irrimediabilmente scattata fuori con prepotenza. Trattenersi era ormai impossibile, vi passai la mano due, tre, dieci volte poi decisi di giocarmi le mie chance. "Mattè sei sveglio?" sussurrai piano..qualche secondo di silenzio, poi udì un "si" che mi gelò. Non mi aveva fermato, anzi si era arrapato e mi aveva permesso di sfiorarli ripetutamente la cappella, quindi spinto dal coraggio garibaldino che mi aveva provocato l'alcool e dall'istinto animalesco della mia erezione, abbassai la mia mano sul suo pacco. Massaggiavo energicamente sull'esterno dei suoi boxer e lui aveva allargato le gambe per permettermi di svolgere al meglio il mio lavoro e di potergli toccare tutto il materiale a disposizione. Col piede sinistro si strusciava energicamente al mio e io rispondevo col mio piede destro. Mi avvicinai a lui e con decisione gli abbassai i boxer fino a sotto, lui li scalciò via liberandosene, poi alzai le coperte. Entrava una leggera luce dalla finestra e mi permetteva di intravedere piuttosto chiaramente il suo enorme cazzo, a pochi centimetri da me. Lo presi in mano, era duro come il marmo, quel cazzo che avevo osservato tante volte finalmente era mio. Iniziai a segarlo lentamente, avvicinandomi con il viso e gustandomi il forte odore che emanava, poi tirai fuori la lingua e lo sfiorai. Matteo ebbe un sussultò, si inarcò e mi spinse la testa più giù. Non sembrava affatto intenzionato a preliminari o inutili attese, pertanto me lo infilai tutto in bocca. Era enorme e respiravo a fatica, lui mi teneva per la testa e iniziò a muovere il bacino all'insù e mugugnava. Il mio pompino si faceva sempre più intenso, lavoravo di mano e di lingua per farlo godere al massimo e lui esternava il suo gradimento con continui incitamente "Oddio..aaaa...siiii, Marco...siii mmmm, succhi meglio di Angelica (la ragazza)". Intanto portai la sua mano libera, la sinistra, sul mio cazzo e lui quasi istintivamente lo impugnò ma non sembrava avere nemmeno la lucidità per capire come segarlo per cui approfittai del fatto che lo teneva piuttosto saldo, anche se immobile, per iniziare a muovermi io col bacino e riuscire a provare una sensazione molto vicina a quella della masturbazione. I suoi gemiti si facevano sempre più intensi e anche la mia eccitazione saliva sempre più, tant'è che fui io il primo a sborrare, venni corposamente nella sua mano con diversi schizzi di sborra densa e calda. Poi mi concentrai al massimo sul suo cazzo, spingevo come un indemoniato e lui aveva disfatto tutto il letto spingendo col piede sulle lenzuola, era tutto inarcato con la testa rovesciata all'indietro e gemeva. Il cazzo sembrava sul punto si esplodere, era gonfio come un pallone e quando lo sentì pulzare, capì che mi avrebbe sborrato imminentemente in bocca. Diversi getti di sperma caldissimo invasero il mio cavo orale, lo mandai tutto giù, gustandomelo, amavo il sapore di sborra e il suo era forte e intenso come piace a me. Lui rimase alcuni istanti fermo in quella posizione, poi fece per riaddormentarsi, senza tuttavia nè coprirsi con le lenzuola orma a terra, nè rinfilarsi i boxer, scalciati chissà dove. Io continuai il pompino al suo cazzo ormai moscio, lui mi disse un paio di volte "fammi dormire" ma non lo ascoltai e giunsi presto al mio scopo: farglielo tornare duro. Solo che ora lo volevo nel culo, sapevo che non avrei avuto molte altre occasioni di avere un'occasione del genere nè di trovarmi nelle condizioni mentali tali da poter sopportare il dolore di un cazzo così grosso impalato dietro. Con un abile movimento lo feci rotare lateralmente, in modo tale che si girò sul fianco, dal mio lato, poi mi girai a mia volta, puntandogli il sedere contro. Avevo sudato e pensai che questo potesse fungere da lubrificante, inoltre durante il secondo pompino avevo avuto occasione di infilarmi le dita nel mio culo, pensando già a quanto avrei voluto fare. Lui si trovava a contatto col suo cazzo in erezione sul mio culo e iniziò a strusciarsi, poi sentì che puntava la sua cappella sul buco, la fece scivolare dentro, poi spinse deciso e mi ritrovai quell'enorme verga di 22-23 cm nel culo. Era forse il cazzo più grosso che avessi mai preso e sentivo un forte dolore, ma cercai di resistere consapevole che presto si sarebbe trasformato in piacere. Cosa che puntalmente avvenne, sentivo il suo affannoso respiro sul collo e mi gemeva nell'orrecchio "oddio mio, che culo che hai, oddio come godo" mentre mi trastullava a mille. Spingeva come un ossesso e ripensai alle parole di una sua ex, Jessica, che denifiva il suo modo di scopare "paradisiaco". Non ci andava di certo giù leggero e nel frattempo aveva impugnato nuovamente il mio cazzo con la sua mano. Stavolta sembrava un pò più lucido nel suo operato e riuscì a segarmi autonomamente, io sborrai quasi subito inondando mano sua e letto, poi chiusi gli occhi e attesi che anche lui terminasse l'opera. Le sue spinte non accennavano a perdere di intensità e lui stesso sembrava ancora avere molte energie da spendere, tant'è che avevano raggiunto già i 10 minuti abbondanti di scopata senza che fosse minimamente vicino all'orgasmo. Continuò a scoparmi come un matto, gemendo e incitandomi a dargli il mio culo, io lo spingevo indietro per favorire il suo godimento e cercare di farlo sborrare il più veloce rapidamente, dal momento che mi sentivo stremato. Dopo un quarto d'ora totale di scopata, finalmente sentì il suo respiro farsi più intenso e il suo ritmo abbassarsi e ben presto Matteo mi schizzò una buona quantità di sborra bollente nel culo. Non disse nulla, si limitò a estrarre il cazzo dal culo e rimanendo in quella posizione si addormentò, lo imitai poco dopo. La mattina mi svegliai confuso e ricordai ben presto quello che avevamo fatto, Matteo era ancora là, col braccio attorno alla mia vita e nudo che dormiva, io rimasi fermo per godermi quel momento, sognando magari di ripetere quanto fatto prima. Era solo un sogno appunto, perchè poco dopo Matteo si svegliò e appena realizzò lo stato in cui ci trovavamo fu colto da una rabbia immediata. "Brutto frocio di merda, che cazzo mi hai fatto fare?" e mi colpì con un pugno. Si alzò e cercò rapidamente i vestiti, poi mi tirò i miei e mi disse "muoviti, riportami a casa brutto stronzo". Provai a spiegargli ma poi pensai, che cazzo ho da spiegare, è colpa mia e del mio maledetto istinto sessuale. Lo riportai e lui guardò tutto il tempo fuori dal finestrino, arrivati sotto casa sua mi limitai solo a dirgli "Mattè per favore non lo dire", lui mi guardò con disprezzo e uscì dall'auto.

Sono passato quattro giorni e Matteo non mi ha voluto più parlare, ha evitato di rispondere alle mie chiamate o ai miei sms, e agli amici che gli chiedevano se avessimo litigato ha detto di si senza dare alcuna spiegazione. Ora mi ritrovo qua, solo come un coglione a passeggiare in riva al mare e come ogni volta che faccio le mie cazzate sto pensando "se potessi tornare indietro". Improvvisamente sento il suono di un messaggio, prendo il cellulare dalla tasca: è Matteo..."Senti Marco, mi dispiace averti dato un pugno, è colpa mia quanto tua perchè non ti ho fermato e sono stato a quel gioco anche io. Ci ho riflettuto molto e non me la sento di avercela con te, chiamami se puoi". L'ho chiamato, mi ha detto semplicemente di passarlo a prendere e l'ho fatto. Passeggiamo sul lungomare, parlando dell'accaduto e mi spiega che non avrebbe mai pensato di fare una cosa del genere, che si è pentito di quanto fatto anche se gli è piaciuto e mi chiede il favore di non provarci più con lui quando è ubriaco. Ci abbracciamo convinti, il peggio è passato.
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