Racconti Erotici > bdsm > 600 frustate 6
bdsm

600 frustate 6


di Honeymark
03.06.2019    |    5.562    |    0 8.6
"Le fissarono le caviglie a terra in modo che tenesse le gambe leggermente divaricate e le mani erano tenute in alto da una corda fissata alle caviglie..."
600 frustate
6.



Quando entrammo in sala esecuzioni, stavano finendo di preparare la nostra amica per il supplizio finale. Avremmo dovuto darle 20 frustate a testa, poi avrebbe estinto la pena.
Le fissarono le caviglie a terra in modo che tenesse le gambe leggermente divaricate e le mani erano tenute in alto da una corda fissata alle caviglie.
Nuda e in quella posizione era davvero invitante e arrapante. E non provai il minimo senso di vergogna per il disagio in cui era costretta la donna.
Il capo ci fece portare due magnifiche fruste nere da toro. Le prendemmo in mano con un rito quasi religioso.
- Ti senti pronta? – Chiesi alla collega.
- Prontissima.
- Davvero?
- Puoi scommetterci. Le dimezzo la pena.
Misero in tensione le corde della condannata e il capo ci disse di prepararci.
- Prima colpirete le tette, – precisò. – Cinque colpi a testa, uno sta a destra e l’altra a sinistra. Scandirò io il ritmo.
Ci mettemmo in posizione.
- Prima palpatela! – Urlò ancora una volta.
Ci avvicinammo.
Le presi in mano la figa e la strinsi come una spugna come avevo visto fare. Si bagnò in fretta e lasciai che la prendesse in mano la collega. Poi palpai le tette con vergognoso piacere e infine andai a toccarle il buco del culo. Ero arrapato da morire. Ma si stava vergognosamente super eccitando anche la collega.
-Perdonaci. – Bisbigliai alla donna.
- Colpitemi forte, – ci pregò nuovamente. – Fatemi urlare, altrimenti dovete ripetere il colpo.
Il capo dispose affinché la testa della poverina venisse tirata indietro in modo che evitasse eventuali colpi sbagliati sulla faccia.
- Per colpi ripetuti, cadenza venti – ordinò ufficialmente, – si frustino le tette cinque volte a testa!
«Cadenza 20» stava a indicare che tra un colpo e l’altro dovevano passare venti secondi.
Federica si mise in posa prima di me e la lasciai iniziare. Sono un gentiluomo.
Caricò indietro le braccia come aveva fatto poco prima e sferrò un terribile fendente sulle grosse tette della donna.
Sciaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaackkkkkkkkkkkkkkk!
- Ahhhhhhhhhhuaaaaaaaaaaaauaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhh!
L’eco della volta restituiva più che raddoppiato sia il rumore della scudisciata che l’urlo della poverina. La quale tendeva i legacci e sbatteva la testa di qua e di là, con la lingua fuori. Il capo sembrava soddisfatto. Toccava a me, un colpo ogni 20 secondi aveva detto.
Caricai anch’io le braccia indietro dall’alto e mi lasciai guidare dall’istinto sadomaso che la visita del carcere mi aveva fatto emergere.
Sciaaaaaaaaaaaaaaaaaaaackkkkkkkkkkkkkkk!
- Uaaaaaaaauuuuuuaaaaaaaaaaauaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhh!
A sentire l’urlo, dovevo averla colpita bene. Ma la cosa che mi aveva attirato di più era il rimbalzo in su delle tette scudisciate. Ora la poverina tremava.
Sciaaaaaaaaaaaaaaaaaaack!
- Ahhhhhhhhhhhhhh! Ahhhhhhhhh!
Federica non aveva perso tempo e allo scadere dei 20 secondi aveva scaricato la frusta sulle tette talmente forte che alzò il piede destro.
Guardai il capo, che mi fece cenno di sì col pollice. Stavamo andando bene. La mezzora passata a parlare di punizioni sadomaso ci aveva caricati a puntino. E probabilmente lui lo sapeva.
Continuammo così e un paio di volte colpimmo involontariamente solo i capezzoli, facendo gridare la poverina come un’assatanata.
Prima dell’ultimo colpo, il capo fermò Federica, si avvicinò a me e mi suggerì di mettere le mani al culo della condannata per sentire la reazione dei glutei alla sferza della mia collega con lo scudiscio. A piene mani presi in mano le culatte, una delizia.
- Ecco, così. – Disse. Poi si allontanò e si rivolse a Federica. – Vada, colpisca bene.
Sciaaaaaaaaaaaaaaaaaaaackkkkkkkkkkkkkkk!
Non sentii neppure le urla della donna, sopraffatto dalla sensazione di piacere rilasciato dai glutei che si contraevano violentemente nelle mie mani. Non occorreva neppure che la palpassi: faceva tutto lei.
- Meritava, vero? – Mi disse il capo. – È sempre bene conoscere gli effetti delle proprie azioni.
Ora dovevamo passare al culo.
- Prima però palpatele le tette. – Ricordò il capo. – Dovete placarla.
Io andai a palparla da dietro,come fanno i maschi, lei la palpò da davanti, forse per farsi vedere dalla donna che aveva appena frustato.
Una inserviente venne con la salvietta ad asciugare la figa della condannata, dopodiché andai a prendergliela in mano. Fremette e allora strofinai un po’ la fessura per rasserenare il clitoride. Quando la lasciai, sembrava che volesse venirmi dietro.
- Le tette. – Ricordò il capo.
Andai a palpare anche quelle. Scottavano, ma erano sane. Erano sopravvissute alle nostre sferzate
- Anche lei, signora! – Ordinò a Federica.
Anche lei andò a prenderle la figa in mano. La lavorò bene con delicatezza e piacere fino a farla rilassare. Poi si portò alle tette e la vittima gliene fui enormemente grata.
- Ora tocca al culo. – Disse il capo nel suo inglese primitivo.
Sapeva che a me sarebbe piaciuto e mi mostrò come mettermi. Poi indicò dove colpire la condannata. Non cagò la mia collega e si portò allo scranno.
- Per colpi ripetuti, cadenza 20, vengano somministrate 10 frustate a testa.
Stavolta cominciai io. Toccai il culo con lo scudiscio per prendere la mira. Caricai le braccia orizzontalmente e, con tutta la mia forza, scaricai il colpo alla base delle natiche della poverina.
Sciaaaaaaaaaaaaaaaaaackkkkkkkkkk!
- AAAAAAAAAAAAAhhhhhhhhhhhhhhhhhhHHHHHHHggghh!
L’urlo salì alle volte della sala e tornò alle nostre orecchie con l’eco. Le culatte sbatterono come se volessero applaudire il mio colpo perfetto. Una righetta rosa andò a formarsi dove l’avevo colpita. Il capo aveva ragione, le frustate erano dolorose ma non devastanti.
Sciaaaaaaaaaaaaaaaaaaccccccccckkkkkkkkkk!
- AAAAAAAAAAAAAhhhhhhhhhhhhhhhhhh AAAAAAAAAAHHHHHHHghh!
Non avevo fatto tempo a godermi il mio colpo di frusta, che già era toccato alla collega.
Mi rimisi in posizione e, una ventina di secondi dopo, ripetei il colpo.
Sciaaaaaaaaaaaaaaaaaacccccccccccckkkkkkkkkkkkkkkk!
- AAAAAAAAAAAAAhhhhhhhhhhhhhhhhhh Uauauaua AAAAAAAAAAHHHHHHHghh!
La frustata si contorceva come se volesse strappare i legacci, scrollava la testa perché era l’unico movimento che poteva fare, sbatteva la natiche come se fossero colpite da mazze di tamburo.
Continuammo così fino in fondo, spinti da una malvagia voglia di farla soffrire al più non posso, grazie alla giustificazione che in quella maniera le riducevamo la pena.
Verso la fine, la condannata perse i sensi. Tecnicamente la pena andava sospesa, ma non avevo tenuto il conto e chiesi delucidazioni al capo.
- Quante deve riceverne ancora? – Gli domandai.
- Quattro. – Rispose. Un peccato perché potevamo chiudere stasera.
- Voglio finire stasera. – Intervenne Federica. – Portate acqua e ghiaccio. La faccio rinvenire.
Il capo dispose in tal senso e dopo un po’ la poverina si riprese.
- Palpiamola, – disse Federica con una punta malcelata di malizia. – Così si rianima.
Le presi in mano le tette e gliele massaggiai a piene mani. La cosa faceva piacere a lei come a me.
- Lascia le tette a me, – intervenne Federica. – Tu massaggiale il culo.
Le feci posto. Ma non mi sfuggì che a Federica piaceva molto palpare le tette della condannata. Ma dopo un po’ strofinò con l’avambraccio la figa della donna e questa reagì bene.
- Ora è pronta – Disse la collega. – Datemi una frusta.
Il capo corse a portargliela.
- Posso dargliele tutte quattro io? – Mi domandò con determinazione. – Sarò durissima. Si ricorderà di me per tutta la vita…
- Vai. – Le dissi.
Il capo la guardò con ammirazione.
Si mise davanti alla donna legata, caricò le braccia e le sferrò un fendente diagonale in modo da colpirle il culo di traverso.
Sciaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaackkkkkkkkkkkkkkk!
La poverina sobbalzò con la bocca aperta e la lingua fuori, ma non riuscì a urlare.
Federica ripeté il colpo a due mani dall’altra parte. Le aveva segnato il culo con una X rossa.
Poi si portò dietro e fece la stessa cosa da dietro per colpirle le tette di traverso.
Sciaaaaaaaaaaaaccccccccckkkkkk!
Sciaaaaaaaaaaaaaaaacccccccccccccccckkkkkkkkkkkk!
- Uhaiiiuuuuuuuuuuuuuuuu!Aaaaaaaaaaaahhhhh! Haaa…! – Gridò. E svenne definitivamente.

Dopo aver restituito gli scudisci, tornammo in albergo senza proferir parola.
Il capo ci assicurò che avrebbero medicato la condannata la quale, avendo estinto la pena, sarebbe stata portata in albergo con i documenti liberatori e il suo passaporto.
Prima di andare a cena, salimmo in camera a rinfrescarci. Appena chiusa la porta della mia camera, sentii bussare. Era Federica. La feci entrare.
- Inculami! – Disse assatanata.
- Ora ti inculo! – Risposi assatanato.
Ci spogliammo in cinque secondi netti e saltammo sul letto. Si mise a carponi con la testa sul cuscino. Prima la chiavai e poi la inculai gettandola in avanti, in modo che il peso mi spingesse dentro. Una volta iniziato a pomparla, iniziò a venire come un treno direttissimo.
- Scusami, – disse alzandosi e rivestendosi. – Ma ne avevo proprio bisogno.
- Se vuoi, ti inculo anche dopo.
- Mi sa tanto che dovrai inculare la donna che abbiamo fustato…
- Cosa mi dici della serata? – Domandai per cambiare argomento.
- Le sevizie alle donne nel… «pollaio» mi hanno eccitato vergognosamente. Per questo avevo protestato con il capo.
- Tutto è fortemente sadomaso qui in tema dei delitti e delle pene.
- L’uso della frusta mi ha saziato l’eccitazione, – continuò. – Invece… le bastonate mi hanno spaventata.
- Vuoi dire che non bastoneresti una donna? – Domandai.
- Quello sì che potrei farlo… – Rispose. – Mi ha spaventato l’idea di essere bastonata io.

Alle 23 ci avvisarono che era arrivata la connazionale. Scendemmo a riceverla e la accompagnammo nella sua camera.
- Vuoi mangiare qualcosa? – Le domandai.
- No, – rispose. – Grazie. Ho solo bisogno di andare a letto. Potete dormire qui con me?
- Sì, non preoccuparti, – rispose Federica.
- Io ovviamente no, – dissi. – Mi pare indelicato che io venga a letto con due donne in un momento così.
- So che il capo te lo ha detto che ho bisogno di sesso stanotte… – Aggiunse. – Rimani per favore.
Mi girai verso Federica, che mi guardò come dire che me lo aveva annunciato.
- Certo che viene a letto con noi. – Disse rivolta a me affinché lei sentisse. – Con quello che abbiamo dovuto farti, ti dobbiamo mille attenzioni. Basta che chiedi.
La aiutammo a spogliarsi e la mettemmo a letto nuda. Aveva il corpo molto arrossato con qualche segno rosso in evidenza. Le avevano sparso sulle parti colpite dalla frusta un olio che le sopiva i dolori e aiutavano la pelle a superare lo stress
- Non sei messa male, – disse la mia amica. – Come vuoi cominciare?
- Col sesso orale.
- Vuoi farci un pompino e un cunnilinguo? – Domandai allibito.
- No, stronzo. – Disse Federica che invece aveva capito benissimo. – Siamo io e te che dobbiamo leccarla.
- Perfetto! – Dissi allora per recuperare. – Ti leccheremo dappertutto.
- Grazie, – disse sposata. – Se mi leccate anche il buco del culo, ti autorizzo a sodomizzarmi.
- Visto? – Disse Federica con una smorfia di complicità. – Come avevo previsto.
- Mi lecchi le palle mentre la inculo? – Chiesi provocatoriamente.
- Scordatelo, maiale!

(Continua)

Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 8.6
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per 600 frustate 6:

Altri Racconti Erotici in bdsm:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni