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Addio al nubilato


di Honeymark
07.03.2020    |    20.807    |    12 9.7
"– Suo marito è un bravo ragazzo..."
La mia storia con Bea l’ho raccontata in un primo racconto già pubblicato in questo sito. In un secondo ho raccontato la storia del triangolo fatto con lei e Roberta. Sono entrambi nella mia raccolta.
In realtà di aneddoti piccanti sulla nostra avventura durata quasi cinque anni ne avrei una montagna. E difatti ogni tanto me ne viene in mente uno in particolare che vale la pena raccontare.
Per inquadrare la situazione, si trattava della donna che ho amato di più. Ma non potevamo sposarci e quando ha trovato il moroso giusto, abbiamo concordato insieme che era giunto anche per lei il momento di convolare a giuste nozze e farsi una vita sua.
Lei e il marito sarebbero andati a vivere dall’altra parte del mondo, dato che lui lavorava nel settore petrolifero internazionale. Se mai l’avessi vista ancora, non sarebbe stato più di una volta all’anno.
La storia che sto per raccontare iniziò a un mese e mezzo dal suo matrimonio.

Una sera ci trovammo a parlare della nostra straordinaria avventura che stava per finire. Senza rimpianti e senza rimorsi. Mi sarebbe mancata, ma la sua strada era quella giusta. Io, con 25 anni più di lei, avevo giocato il mio ruolo nella sua vita e lei se ne sarebbe andata sì con un po’ di malinconia, ma certa di aver fatto la scelta migliore.
Però eravamo ancora amanti e avremmo scopato fino all’ultimo giorno.
- Ti è piaciuto venire a letto con me e le mie amiche? – Mi domandò quella sera, mentre entravamo in letto.
Una domanda strana. Cioè fuori luogo in quel momento.
- Sì, – risposi. – Ma perché me lo chiedi?
- Perché sei l’unico al quale ho fatto scopare le mie amiche insieme a me.
- Non le ho mai scopate senza di te, – precisai.
- Lo so. – Continuò. – Ma non era questo il punto. Le ho portate a letto con noi perché sapevo che, anche se avessero provato a portarti via, tu saresti rimasto mio.
- Esatto. – Confermai.
- Hai bei ricordi?
- Sì, – dissi subito. – Una volta ne hai portate a letto due insieme. Hai voluo che prima ci leccassero il buco del culo e poi ci facessero sesso orale...
- E poi te le sei pure inculate, – aggiunse. – Col mio aiuto.
- Una complicità stupenda, – sorrisi. – Ma perché me ne parli adesso?
- Perché intendo chiederti una cosa che voglio fare prima di sposarmi.
- Parla, – dissi. – Manca poco più di un mese. Tra me e te non ci sono mai stati imbarazzi.
- Voglio scopare almeno una volta con due ragazzi. – Disse in tutta libertà. – Magari anche tre... Poi diventerò una moglie modello, giuro!
- Spero proprio di no, – protestai ridendo. – Io vorrei continuare a montarti anche dopo. Sarà difficile incontrarti, ma se ci incontriamo...
- Questo era scontato. – Precisò. – Ma non cambiare discorso.
- Hai detto che vuoi scopare con due uomini. – Ripetei. – Fammici pensare. Non è che abbia tanti compagni di merende...
- Li ho io. – Mi interruppe.
Ecco perché mi aveva tirato fuori le sue amiche. Come dire che poteva chiedermelo...
- Spiegati meglio. – Risposi.
- Anzitutto, ti ingelosisce l’idea che io mi faccia due maschietti insieme?
- No, – risposi come aveva detto lei prima a me. – Non mi ingelosisci perché so che non ti porterebbero via da me...
Mi abbracciò nuda, mi si fece intorno come un polipo e mi parlò in un orecchio.
- Stammi a sentire, – cominciò avvolgendomi. – Ricordi quando sono andata alla cena degli ex compagni di università?
- Sì. – Sorrisi. – Mi pare che ci avessero provato in tanti a portarti a letto.
- Due in particolare.
- Ricordo. Gli avevi detto di no. Vero?
- Esatto. E comunque non lo avrei fatto senza parlartene.
- Va’ avanti.
- Ci ho pensato a lungo. – Continuò, ponderando le parlole. – Vorrei portarmeli a letto insieme.
Rimasi sorpreso, ma non più di tanto.
- Gliene hai parlato?
- Neanche per idea! Ne sto parlando per la prima volta con te adesso. Senza il tuo OK, non faccio nulla.
- Ah ah! – Obiettai. – E pensi che basti fargli una telefonata?
- Più o meno... – Disse, facendosi più prudente.
- Gli uomini, soprattutto i giovani, sono suscettibili, – le spiegai. – Dovresti prima farti uno e poi l’altro, separatamente, e poi provare a metterli insieme.
- Mi stai disarmando.
- Prova, – le suggerii. – Sentili.
- Non sei geloso?
- Sì, no. Non so. Anzi no. – Dissi convinto alla fine. – Non sei stata gelosa tu e...
Mi saltò al collo.
- Ti amo! – Esclamò felice.
- Valà?
- Dai, ho già detto alle mie amiche che dopo il matrimonio tu sarai terreno di caccia libera.
- Io amo te.
- Anche io.
- Prova con i due ragazzi, – conclusi. – E tienimi al corrente.

Nel tardo pomeriggio del giorno dopo venne a trovarmi in ufficio. La mia segretaria la fece accomodare. Poi, vista l’ora, chiese se poteva chiudere l’ufficio e andarsene a casa. Risposi di sì. Io e Bea ci sedemmo nel salottino del mio ufficio.
- Allora come è andata? – Domandai. – Hai trovato i due maschietti disponibili?
Non rispose e sembrava a due passi dalle lacrime. Mi avvicinai a lei.
- Te la senti di parlarmene?
- Mi hanno dato della troia...!
- Ostia... Mi dispiace.
Cominciò a piangere e la presi tra le braccia.
- Un uomo che scopa tanto è un figo, – ammisi. – Una donna che scopa tanto è una troia. Questa è la verità. C’è molto lavoro da fare per raggiungere la parità di genere.
- Ricordi quella poltrona? – Mi domandò, indicando la scrivania. – Tu stavi seduto, ai fianchi avevi due amiche mie senza mutandine e tu accarezzavi il loro culo mentre ti facevo un pompino. Stavi come un dio...
Non dissi nulla.
- Dimmi perché viceversa non si possa fare…!
La strinsi.
- Domani li vado a prendere per le orecchie. – Sbottai.
- Non fare cazzate. – Disse asciugandosi le lacrime. – Sanno che sono la tua amante.
- Tanto meglio, – conclusi incazzato. – Mi sarà più facile.



2.


Alcune sere dopo andai al bar cel Centro, dove i due amici di Bea si trovavano sempre prima di andare a cena. Li vidi al bancone e mi avvicinai sorridendo. Mi ero preparato solo l’incipit, poi sarei andato a braccio, improvvisando in base alle loro reazioni.
- Ciao ragazzi. – Esordii.
- Ciao, – rispose solo uno di loro.
Entrambi avevano un atteggiamento circospetto. Cioè non sapevano cosa sarebbe successo.
- Scusate se mi intrometto – dissi affabile, – ma ho saputo che avete dato della troia a Beatrice.
Sbiancarono.
- Ma no... – Disse uno balbettando.
- Cosa ha capito? – Aggiunse l’altro.
- Sediamoci un attimo, – dissi. – Beviamo qualcosa da buoni amici.
Mi seguirono docilmente portandosi il bicchiere con sé.
- L’altro ieri Bea vi ha chiesto di venire a letto con lei e le avete detto di no.
Uno di loro aprì la bocca e rimase lì impalato. L’altro aveva voglia di scappare.
- Non c’è nulla di male, – proseguii. – Però volevo ricordarvi un antico principio. Per la donna scopare è un diritto, per l’uomo un dovere.
Lasciai che macinassero quello che avevo detto.
Sicuramente pensavano che io non ne sapessi nulla, ma adesso avevo scoperto le carte. Dovevo continuare a parlare io.
- L’avete corteggiata per anni e, quando vi si è presentata l’occasione, avete detto di no. Bella coppia di stronzi!
Impiegarono un po’ a riprendersi. Probabilmente pensavano che avrei dovuto essere felice del loro no.
- È il suo addio al nubilato. – Dissi imponente. – Voglio che veniate a letto con me e lei. Non c’è male di palle che tenga.
Seguì un breve silenzio imbarazzante.
- Quando? – Bofonchiò uno.
- Venerdì sera a casa mia, alle 21.
Uno annuì e l’altro dopo un po’ fece la stessa cosa.
- Sentite, – continuai. – Io dirigerò il gioco e voi farete tutto ciò che vi ordinerò. Sempre che vi funzioni il cazzo, naturalmente.
Annuirono ancora.
- Sarete due dildi umani nelle mie mani.
Notai che iniziavano ad avere un certo interesse. E allora continuai.
- E i vostri culi apparterranno a me per tutta la serata.
- I... culi? – balbettò uno.
- Hai sentito benone! – Precisai. – Quando si va a letto con qualcuno si deve essere sempre pronti a tutto.
Rimasero con la bocca aperta.
- Allora? Non ho sentito ancora il vostro signorsì signore!
- Signorsì... – Sussurrò uno.
- Signore... – Concluse l’altro.
- Bene allora, – conclusi. – Astenetevi dalle seghe a partire da giovedì.
Annuirono vistosamente.


3.


- Naturalmente non è detto che vengano. – Avvvisai Bea, alla fine del resoconto.
- Quindi, se vengono, saremo... in quattro? Io, loro due e... te?
- Esatto, proprio così.
- Yahoo!
Mi abbracciò.
- Ti ripagherò alla grande!
- Se si presentano, – ripetei.
- Verranno... Verranno. – Disse lei, più ottimista di me.
Aveva ragione. Suonarono alla porta esattamente alle 21 di quel venerdì sera. Ovviamente andai ad aprire la porta io.
- Bravi ragazzi. – Mi limitai a dire. – Venite avanti.
Entrarono senza dire nulla, agitati come un Martini di James Bond.-
- Ben arrivati! – Disse Bea, come se fosse stata la situazione più naturale del mondo.
Continuarono a stare zitti.
- Seguitemi, – tagliò corto la mia amica.
Li fece entrare in camera da letto e iniziò a spogliarsi.
- Spogliatevi anche voi. – Ordinai loro che, allupati, guardavano lo spogliarello naturale della mia amica.
Si spogliarono senza staccare gli occhi dal corpo di Bea e quando arrivarono alle mutande restarono un po’ indecisi sul da farsi. Però vidi che avevano una buona erezione. Mi spogliai anch’io, così impiegai poco a farmi imitare dai due. Anche nudi, però, si coprivano l’erezione con le mani.
Bea si girò verso di loro con le braccia allargate e li invitò ad abbracciarla. E i due finalmente scoprirono i loro cazzi per adare a stringerla.
A quel punto l’abbraccio a tre divenne una vera e propria pomiciata intrecciata, perché finalmente si lasciavano andare ai loro istinti naturali.
Ebbi così conferma che a una donna non occorreva essere la Maga Circe per trasformare gli uomini in maiali.
A Bea piaceva sentire i loro cazzi sul suo corpo e dopo un po’ si inginocchiò per apppoggiarli alle guance, mentre con le mani li tirava a sé spingendoli al culo. La scena era piacevole e li osservai ancora per un po’ senza intervenire. Vidi Bea che prese in bocca prima l’uno e dopo l’altro. Poi provò a prendere in bocca entrambi, più per fare scena che altro.
Infine li prese in mano e li fece salire sul letto. Prima si sdraiò in mezzo con i due garazzi ai lati, in modo che potesse tenere ancora in mano i loro cazzi. Sì, a Bea piaceva proprio il contatto col cazzo. Coi cazzi.
Poi fece raccogliere le gambe al primo, gli fece appoggiare la schiena ai guanciali e si piegò in avanti per prenderglielo in bocca, porgendo il culo all’altro. Il quale impiegò poco a capire l’invito e si portò al culo e cercò di infilarglielo in fica. Visto come si muoveva Bea per sbocchinare l’altro, non gli fu facile, ma poi finalmente ci riuscì.
Ed era questa la figura di base che Bea voleva fare. Essere chiavata da dietro mentre faceva un pompino. Restai un po’ a guardarli così, gustandomi i glutei del ragazzo che si impegnava a montare Bea.
- Ragazzi che si divertono, – pensai.
Li lasciai giocare un po’, domandandomi in quale modo partecipare anch’io. Non avevamo concordato nulla, salvo la battuta che Bea aveva fatto dicendo «anche in tre». Ma d’improvviso, mentre pensavo cosa fare, i due erano già arrivati all’orgasmo...
Il giovane sbocchinato era venuto urlando come un facocero, l’altro aveva eiaculato in vagina di Bea con un cazzo che pompava all’impazzata come sospinto dalle natiche che si contraevano.
- Cazzo – pensai, – come Pic indolor... Già fatto!
E difatti, poco dopo i due si erano sfilati e sdraiati ai lati di Bea, già spompati. Lei mi guardava tra l’increduto e il deluso. Le feci cenno di stare tranquilla che adesso cominciava il bello. O almeno speravo.
Attesi qualche minuto per farli respirare, poi presi in mano la situazione, anche se il mio cazzo era in posizione di riposo.
- Forza ragazzi. – Dissi con tono da dominante. – È il momento di impegnarsi. Ora vi dico cosa dovete fare.
Saltai sul letto e loro fecero spazio a me e Bea. La abbracciai in modo da scaldarmi l’uccello al suo contatto, poi la feci sdraiare pancia sotto e le misi un cuscino sotto la pancia, in modo da farle esporre di più il culo. Poi ne misi uno sotto la mia pancia e mi sdraiai al suo fianco.
- Forza ragazzi. – Ordinai. – Venite a leccarci il buco del culo.
Loro non capirono subito, ma Bea lo capì al volo e allargò un po’ le gambe in attesa di uno dei due.
- Allora! – Gridai. – Vi date da fare o no? Volete venire a leccarci il buco del culo?
Stavolta scattarono e si portarono ognuno al culo che aveva più vicino.
Non ero sicuro che avrebbero risposto in maniera uguale, dato che Bea era molto più interessante di me, ma invece si impegnarono a fare quello che avevo ordinato. Avevano capito che ubbidendo si sarebbero divertiti di più, in un’esperienza che avrebbero ricordato per sempre.
Il mio giovinotto si inginocchiò tra le mie gambe mentre l’altro faceva la stessa cosa con Bea. Mi mise le mani sulle natiche e capii che gli piaceva perché le palpò di gusto. Poi le allargò e portò il viso al solco del culo. Sentii che aveva una piccola parvenza di barba e la cosa mi fece piacere, perché la dominazione è trasversale. Poi mi toccò il buco del culo col naso e infine, sforzandosi, riuscì a iniziare a lavorarmi l’ano con la lingua. Mi lasciai andare così, godendomi il dolce massaggio umido. Sentii che Bea stava già mugugnando. Le piaceva. Bene.
Quando mi parve il momento, li fermai. Dissi a Bea di saltare giù dal letto, mi girai pancia in su, feci sedere i ragazzi ai miei fianchi appoggiando il culo sulle proprie caviglie e presi i loro cazzi in mano.
- Bea, sbocchinami. – Dissi alla fine.
Bea si portò a me e me lo prese in bocca. Io tenevo nelle mani i due cazzi, provando una piacevole sensazione, magari la stessa che aveva provato Bea al posto mio. Li masturbai piano per portarli alla massima estensione e confesso che la morbidezza di tanta potenza mi generava una sensazione che non avrei mai sospettato. La cosa mi piaceva. Anzi, piaceva a tutti.
Pensate, accarezzare due cazzi mentre una donna ti fa un pompino. O magari te lo fa un terzo uomo... Con una parvenza di barba che ti stimola l’interno delle cosce.
E questo anche se ti piacciono le donne.
Il mio cazzo adesso si era portato al massimo e Bea si domandò se doveva venire a infilarselo, ma la fermai.
- Ora tocca a voi, – dissi invece ai ragazzi facendogli posto.
Ordinai al ragazzo che prima era stato sbocchinato da Bea di sdraiarsi in mezzo pancia in su.
- Forza Bea, – dissi poi. – Siediti sopra a lui e infilatelo.
Bea lo fece, non occorreva che glielo dicessi.
- Tu – ordinai all’altro, – vai a sederti col culo sulla faccia del tuo amico.
Non aveva capito perché, ma aveva obbedito in piena collaborazione. L’idea non gli spiaceva.
- Bea adesso te lo prende in bocca – gli spiegai, – e io la inculo. Claro?
Non risposero, era claro.
Li lasciai lavorare un po’ in modo che si affiatassero e prendessero il ritmo. Poi cercai l’olio biologico, lo versai sul medio e poggiai il dito all’ano di Bea. Lei rallentò i movimenti per lasciarmi infilarle il dito nel culo a lubrificarglielo. Le passai per l’ano, così lei si abituò all’intruso. Alla fine unsi anche il cazzo, poggiai il flacone e mi inginocchiai sul letto con il cazzo in resta.
Poggiai le mie ginocchia ai lati delle gambe del ragazzo, piegai in avanti Bea e poi poggiai il cazzo al suo ano. Si fermò per ricevere i primi centimetri entro il buco. Il quale dapprima strinse il glande, ma poi si rilassò lasciandolo passare.
A quel punto inarcai la schiena e spinsi il cazzo nel suo culo con veemenza. E il cazzo scivolò dentro senza troppi disturbi. Raggiunto il fondo a fine corsa, mi godetti per un po’ la presenza del cazzo del ragazzo che l’aveva penetrata davanti e poi cominciai a pomparla.
- Ragazzi, – dissi col fiatone. – Il ritmo adesso lo comando io, adeguatevi.
In realà la inculai scientificamente, adeguandomi io ai loro movimenti.
Tutti se la godevano e Bea sembrava scatenata. Il suo culo lavorò il mio cazzo al punto che dopo un po’ mi sentii sul punto di venre.
- Vengo...! – Esclamai, come per invitarli a fare la stessa cosa.
La sbattei sempre più velocemente e dopo un po’ tutti quattro venimmo in maniera volgare, fuori controllo, ma ampia e spontanea. Urlammo in maniera difforme, a quattro voci, ognuno per sé.
Indimenticabile il gorgoglio di Bea che raccoglieva lo sperma anche in bocca.
Io ero soddisfatto (e spompato) come se li avessi chiavati tutti e tre.
Dopo qualche minuto dissi ai ragazzi di andarsene. Era finita.
- Grazie, – mi disse Bea dieci minuti dopo che se ne erano andati. – Ti contraccambierò il regalo.


4.


E venne il giorno del matrimonio, dove io ero il testimone della sposa.
Quando il prete chiese a Bea se voleva sposare il suo futuro marito, lì presente, mi strinse la mano e pronunciò convinta il fatidico sì.
- I testimoni hanno sentito? – Domandò il prete come da prassi.
Mi sarebbe piaciuto dire «scusate, ero distratto», ma sarebbe stato un dispetto imperdonabile.

Quando ci trovammo al ristorante delle nozze, lo sposo venne da me sorridendo.
- Di solito si dice che la sposa si scopa il testimone prima dlle nozze, – mi disse. – Ma è un luogo comune e ti ringrazio per aver rispettato e sostenuto Bea fino in fondo.
- Ti ama, – gli dissi.
- Sì, – rispose. – Ma si tratta sempre di un passo iportante.
- Falla felice, – gli dissi. – E chiavala con giudizio. Credo che non abbia molta esperienza.
- Ah ah ah! – Mi fece l‘occhiolino. – Mi impegnerò, vecchio mio.
Stronzo… – Pensai.

Girando con il bicchiere in mano, in attesa del pranzo, incontrai un po’ tutti. A partire dalla nonna di Bea.
- Contento? – Mi chiese con le lacrime agli occhi.
La nonna sapeva che io e Bea avevamo una relazione.
- Sì, – risposi. – Suo marito è un bravo ragazzo.
- Già. – Mi strinse singhiozzando. – Ma perdiamo un tesoro…
Per un attimo mi aveva fatto venire un nodo alla gola.
Per ricacciarlo mi portai dalle amiche di Bea. Quelle che erano venute a letto con noi.
- Ehilà ragazze! – Esclamai. – Che bello vedervi insieme.
Misero le mani come le tre scimmiette: non parlo, non vedo, non sento.
- Vi ringrazzio, – dissi, – ma non avevo dubi sulla vostra riservatezza.
- Non è questo il significato, – rispose quella che teneva le mani sulla bocca. – Abbiamo promesso a Bea che saremmo venute a letto con me.
Era questo il regalo di Bea?
- Io in bocca, – disse quella che parlava.
- Io davanti, – aggiunse l’altra togliendo le mani dagli occhi.
- E io dietro, – concluse quella con le mani sulle orecchie.
- Le tre Grazie, – commentai. – Siete bellissime.
- E disponibili, – Confermarono.

Dopo un po’ incontrai i due ragazzi che erano venuti a letto con me e Bea.
Mi salutarono gioviali e io mi resi conto che non conoscevo neanche i loro nomi.
- Ciao ragazzi! – Li salutai. – Come va?
- Bea ci ha chiesto di farti un regalo. – Disse uno.
- E noi abbianmo accettato. – Disse l’altro.
- Ohibò, – Commentai. – E in cosa consiste?
- Veniamo a letto con te anche quando non ci sarà!
- Beh, – osservai amichevolmente. – Dobbiamo trovare una ragazza disponibile.
Pensai alle Tre Grazie.
- No no, – disse uno. – Le abbiamo promesso che saremmo venuti a letto solo noi tre, isieme.
L’altro annuì soddisfatto.
- Come? Cosa? – Chiesi imbarazzato. – Cioè?
- Ce lo metti dove vuoi, – rispose uno.
- E ti sbocchiamo tutti due.
- Siete impazziti? Cosa vi salta in testa?
- Bea ci ha chiesto di farti questo regalo. – Concluse uno felice.
- E noi glielo abbiamo promesso. – Concluse l’altro strizzandomi l’occhiolino.
Mi guardai intorno e vidi Bea che alzò il calice verso di me in segno di complicità.
Le restituii lo sguardo ironico e dominante, come dire «non mancherò, stronza»…

Fine
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