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Io, Bruno e Alessandra - Capitolo 5


di Honeymark
23.12.2014    |    8.458    |    2 8.0
"Io proseguii senza requie finché lei non ebbe un orgasmo anale e cominciò a sbattere il bacino in maniera incontrollata..."
Quella volta il viaggio fu terribile. Ovviamente non ho corso il rischio di essere decapitato, ma vedere dei corpi decapitati ti dà la stessa sensazione di nausea e ti senti in debito perché sei ancora in vita. Non li avevo fotografati, l’obbiettivo sa quando deve abbassare gli occhi. Però un paio di occhiali insanguinati e un sandalo infradito da donna con ancora il piede attaccato li avevo fotografati e inviati al giornale. Tanto perché il direttore sapesse dove mi aveva mandato.
Al ritorno, man mano che mi avvicinavo a casa la nausea si allontanava, ma l’amore per la vita restava ancora in fondo ai tacchi.
Arrivai a casa mia la notte tra la domenica e il lunedì. Avevo avvisato i miei amici, per cui non li svegliai. La mattina dopo mi sentii solo e andai controvoglia dal direttore.
Stavolta, avendo letto i miei reportage, vedendomi arrivare si alzò e venne ad abbracciarmi.
- Non dire niente, - furono le sue uniche parole. - Prenditi una settimana di vacanza.
Non dissi niente e mi presi la settimana di vacanza.

Passai la settimana con i miei due amici.
Il solo averli sdraiati sulle mie ginocchia mentre stavo sul divano mi rilassava e mi faceva sentire a casa. I teatri della sofferenza erano lontani, in un altro mondo.
- Ragazzi, - dissi una sera, pieno di vitalità. - Ora vi inculo.
Mi piaceva usare quella parola.
- Per te non è la prima volta, vero? – Dissi ad Alessandra. - Tu l’hai già preso nel culo…
Mi guardò da vicino.
- Sono una donna Marco. E i maschi ti chiedono un pompino, una scopata a una messa in culo. Nell’ordine.
- E questo vale anche per te?
- Prima di sposarmi ho avuto le mie avventure, - rispose. – Vuoi la verità?
- Certo!
- La proporzione è di 10 pompini, 5 scopate e una presa in culo.
- Mi sembra corretto. E’ così anche per me.
- Vuoi mettermelo nel culo?
- Sì.
- Ti piace?
- Moltissimo. E Bruno non te lo ha mai messo lì?
Bruno era in cucina mentre parlavamo.
- Non me l’ha mai chiesto e mi secca domandargli una cosa del genere… O lo vuole, oppure…
- Lo farà anche lui. Vedrai cosa vi preparo.
Si avvicinò all’orecchio per farmi sentire il fiato e per infilarmi la lingua nell’orecchia e per sussurrarmi la parola magica.
- Intanto mettimelo nel culo tu… Al suo cospetto!

Ovviamente abbiamo cominciato pomiciando alla grande. A tre non c’è limite alle combinazioni.
- Ora la inculo – dissi d’improvviso a Bruno. - Aiutami.
Lui obbedì tranquillamente.
La misi in posizione, Bruno prese un flacone dal comodino e me lo porse attendendo istruzioni.
Poggiai il dito medio al buco del culo di Alessandra e feci scorrere il lubrificante nella fessura del sedere. Quando arrivò al dito, lo spinsi dentro e lo unsi per bene. Sentii che era sana, che non aveva problemi e che sarei riuscito entrare con relativa facilità. Lei aveva reagito alzando un po’ il culo e allargando bene le gambe. Non era la prima volta che veniva sodomizzata.
Bruno capì che doveva prendermelo in bocca e lo fece. Quando sentì che era a regime lo lasciò e andò ad allargare le natiche di sua moglie per far posto al mio cazzo.
Probabilmente ne avevano parlato.
Mi portai sopra di lei e dissi a Bruno di guidarmelo all’ano.
- Ora ti inculo. – Ripetei. Come si fa a inculare, senza prima dire "ora ti inculo"...?
Introdussi il glande quanto bastava per abituare l’orifizio alla sua presenza. Quando sentii che la pressione anale era calata, lo spinsi dentro piano per qualche centimetro. Lei cominciò a gemere e a implorare di incularla del tutto. Lo spinsi dentro prima piano e poi di brutto fino in fondo.
So che piace prenderlo così e io mi godetti la differenza che c’è tra la sodomizzazione e la penetrazione. Non solo la presa anulare più forte di quella vaginale, ma anche la posizione. Quando chiavi da dietro, le natiche appoggiano al basso ventre, quando inculi, la natiche stanno intorno all’uccello. E’ il senso del dominio, del potere.
Cominciai a sbatterla dentro e fuori come se la stessi chiavando e lei parve impazzire. Scalciava, graffiava le lenzuola, sbavava, girava la testa come se volesse guardarmi mentre la inculavo. Io proseguii senza requie finché lei non ebbe un orgasmo anale e cominciò a sbattere il bacino in maniera incontrollata.
- Bruno! – Gridai. – Leccami le palle.
Lui corse a farlo e a quel punto mi lasciai andare anch’io fino a venire convulsamente, riempiendo il suo retto di una grande quantità di sperma. Poi, sgonfio, se ne uscì da solo.
Mi gettai di lato, pancia in su. Spossato.
Lei sbatté ancora un po’, poi riprese il fiato e venne ad abbracciarmi mettendo una gamba sulle mie. La abbracciai e restammo a lungo così.
- Ti amo. – Disse poi.
- Ti amo,- dissi anch’io.
Bruno ci abbracciò con delicatezza. – Vi amo anch’io,
Dormimmo per un po’. Mi svegliò lui quando mi accorsi che me lo stava leccando.
- Mi piace il sapore dell’olio lubrificante… - Disse a bocca piena.
L’uccello tornò in resta e lui lavorò solo di bocca fino a farmi venire di nuovo.
- Cinque scopate e dieci pompini per ogni inculata… - Disse ironizzando
- Non tutto nella stessa nottata! – Aggiunsi in rima, e scoppiammo a ridere.
E Bruno?
- Bruno, devi venire anche tu. – Osservai.
- Ci penso io quando vai a dormire, - aggiunse Alessandra. Aveva capito che ero stremato.

Due sere dopo decisi di metterlo nel culo a Bruno, sempre che a lui piacesse.
Lo desiderava ed era felice all’idea.
Stavolta fu la moglie ad aiutarmi. Lo mise in posizione, lo lubrificò lei e vidi che lui era eccitato dall’idea.
- E’ la prima volta che inculo un uomo, - precisai. – Ma c’è sempre una prima volta…
Lei me lo prese in bocca per portarlo a regime, poi se lo sfilò e lo guidò all’ano di Bruno, il quale già gemeva. Usai la stessa delicatezza e, quando fui dentro per metà, lo inculai di brutto sbattendolo così.
Poco dopo gli avevo riempito il retto di sperma. Lui era eccitatissimo, ma non era venuto.
E allora feci qualcosa che non avrei mai pensato di fare. Ma sono cose appunto che ti vengono lì per lì…

Data la sua ostentata erezione, Alessandra avrebbe dovuto farlo venire con la bocca.
Ma mi mossi io.
Pian piano mi portai nuovamente sopra di lui, gli passai con la guancia sul petto e poi sul ventre, finché non arrivai all’altezza del cazzo. Vi appoggiai il viso e lui sobbalzò. Io gradii la sua reazione e allora gli baciai il cazzo. Lui sobbalzò nuovamente e cominciai a lavorarglielo.
Quando ritenni fosse arrivato il momento opportuno, glielo presi con la mano sinistra e gli abbassai il prepuzio con la mano destra. Una volta scoperto il glande, che si presentava roseo e turgido, prima lo baciai e poi lo presi in bocca, tra la lingua e il palato. Lui mi accarezzava la testa senza saper cosa fare, ma io proseguii.
Abbassai il viso per prendere in bocca l’intero cazzo e ci riuscii. Forse andò oltre la gola, forse no, ma la corsa era davvero lunga, importante. Facendolo scorrere nelle mie fauci, lui sobbalzava come un capriolo. Allora capii che il pompino è in realtà un atto di dominazione e non di sottomissione. Chi lo fa controlla chi lo subisce, è fuori dubbio. Certo è bello stare lì come un pascià e farselo fare, ma l’attore è colui che lo compie.
Mi accorsi che stava per venire dai sobbalzi che faceva con le gambe e le grida sempre più forti.
Alessandra si portò a lui e cominciò a baciarlo sulla bocca. Perfetto.
Poi, con la mano che usavo per tenergli i coglioni, cominciai a sentire i colpi premonitori della prostata che stava per pompare fuori il liquido seminale. Provai la gioia del successo e dopo un po’ sentii il cazzo che pulsava. In pochi attimi dopo il cazzo espelleva a rapiti getti i fiotti di sperma nel mio cavo orale. Cercai ci sincronizzare la mia attività con le pulsazioni e riuscii a ingoiare tutto con grande sintonia.
Quando si sgonfiò, sentii che era finita l’eiaculazione, anche se di liquido ce n’era ancora da sorbire. E lo sorbii. Compresi perché le donne lo fanno.

Tornato a casa mia, feci una doccia e ragionai sul piacevole sapore amarognolo e salato che mi era rimasto in bocca. Non era male, e il fatto che tutto sommato lo avessi gradito non mi dispiacque affatto che fosse rimasto un po’ anche dopo che mi ero lavato i denti.
Di una cosa ero certo: a me piacciono le donne. Ma allora cosa diavolo ci avevo fatto a letto con Bruno? Perché l’altra cosa certa è che i miei due amici mi piacevano entrambi, Bruno e Alessandra.
Non lei donna e lui maschio, ma proprio mi piacevano in coppia e la presenza dell’altro aveva sempre aleggiato nell’aria anche quando mi sono trovato con loro uno alla volta.

(Continua)
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