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Perversioni naturali (le amiche della mia amica) - Seconda parte


di Honeymark
23.06.2012    |    26.693    |    1 9.7
"– Per qualcuno il clistere non è un atto sadomaso, ma un clistere e basta..."
Seconda parte


5.

A casa, quella sera io e Connie scopammo come draghi. Come avrei detto in un salotto culturale, se mi avessero lasciato dirlo, quella sera lo sperma scorse a fiumi...
Lei continuava a farsi ripetere che cosa avevo provato, che cosa mi eccitava di più, se ero fiero di lei e delle sue ragazze.
- C’è qualcosa che non mi è piaciuto… – dissi ad un certo punto.
- E cosa? – rispose preoccupata.
- I bicchieri di carta per lo champagne. Domani ti mando una cinquantina di bicchieri di cristallo.
Si rilassò. – Mi lasci sempre senza parole…
- Anche tu… Come hai fatto a convincerle? – le domandai.
- L’idea è stata di Claudia, quella col reggicalze.
- Ah sì, perché portava il reggicalze?
- Primo perché ce l’aveva. Quando era giovane si usava. Secondo perché voleva che tu ti ricordassi di lei…
Il mio pene diede un timido cenno di ripresa nonostante l’attività svolta fin lì. Connie se ne accorse.
- E mi pare che te ne sei ricordato. – Disse prendendomelo in mano. – Te la faresti?
- Che scoperte…!
- Beh, gliene parlerò…
- Non fare cazzate.
- Tu non pensarci. Anzi, stai lontano, che non venga fuori che alla lunga tu voglia anche dirigere il coro al posto mio…
- Per carità… Ha ha!
- Altre che ti sono piaciute?
- Tutte.
- Non fare l’ingordo.
- Beh, quando sono tante è difficile esprimere preferenze. Aveva ragione Claudia a farsi notare con il particolare del reggicalze.
- E il tanga di Barbara?
- Cazzo, sì! Certo che sì.
- Meno male, se lo era messo per fare colpo su di te!
Il mio pene era ormai in perenne posizione di lavoro.
- Non è male sognare… – Le dissi lasciandomi andare alla sua bocca.
- Tu sogna. – Disse sollevando il viso dall’erotico pasto. – I sogni te li realizzo io

- E’ così che funziona. – Mi confermò l’indomani il mio amico medico per telefono. – Devi lasciare che sia lei a fare tutto. Allora non solo la conquisterai, ma man mano che acquisirà fiducia nei tuoi confronti ti farà fare delle cose che adesso non puoi neanche immaginarti.
Abbassai la cornetta, ma prima di tornare al banco della farmacia squillò di nuovo il telefono. Era Connie.
- Ciao amore.
- Ciao bella.
- A che ora pensi di venire a pranzo?
- Chiudo alle 12.30 e poi salgo in casa.
- Bene. Quando vieni su, per favore, puoi portare delle siringhe?
- Non stai bene? – Chiesi preoccupato. Poi mi accorsi di sperare che non avesse qualche brutto vizio. Era come se dovessi sempre aspettarmi un rovescio della medaglia. – Che tipo di siringhe?
- Le solite da 3 cc.
Meno male. Non era per bucarsi…
- Devo portarti anche qualche medicina?
- No, è per una mia amica. Porta lei la scatola. Magari l’ha comperata da te, ma mi ha detto che non tu la conosci. Ogni anno in questo periodo le faccio una scatola di iniezioni. Contro le allergie di promavera.
- Bene, allora te ne porto una confezione da 12.
- Basta una da sei.

Quando salii, lei e la sua amica erano già in salotto a chiacchierare aspettandomi.
- Alberto, ti presento Cristina. Cristina, Alberto.
- Piacere dottore.
Ci stringemmo la mano. Consegnai la scatola con le siringhe.
- Grazie. – Disse Connie, – Gliele fai tu?
- Cosa?
- Le iniezioni.
Mi aveva sorpreso e provai un certo senso di disagio.
- Non sei un farmacista? – incalzò.
- Sì, ma che c’entra?
- Beh, e non sai fare un’iniezione?
- Mai fatte in vita mia!
- E allora è giunto il momento di imparare.
- Ma non ci penso nemmeno! – Mi girai verso Cristina, che ci stava guardando con uno sguardo interrogativo. – Scusami sai, – le dissi – ma non è automatico che un farmacista sia anche in grado di fare le iniezioni…
- Sì, sì… – Disse lei, imbarazzata quanto me.
- Beh, – decise allora Connie. – Stavolta devi imparare.
- Ma cosa dici? – Risposi arrossendo.
- Continui a dirmi che vuoi imparare, e…
- Oddio, Cristina, scusami, è vero, ma ora come ora mi sento solo imbarazzato. Sia perché non so farle, sia perché io…
- Via dottore… – Mi aiutò la giovane. – Connie mi conosce da anni e anche lei ha imparato con me. È da una settimana che mi dice che vuole insegnarle e alla fine ho ritenuto doveroso da parte mia prestarmi. Non si faccia problemi. Se è riuscita ad imparare Connie, che ha una mano di ferro… he he
Guardai prima Connie e poi la sua amica. Connie sembrava soddisfatta come se mi avesse messo alle corde. La sua amica sembrava davvero disarmante e disposta ad “aiutarmi”.
- Posso vedere di che fiale si tratta? – Chiesi allora, recuperando la mia professionalità.
Cristina prese la scatola e me la porse.
- Floridin… – lessi – Si, vanno bene per le allergie e non sono dolorose né presentano controindicazioni. Ne va fatta una al dì per sei giorni.
- Lavati le mani. – Disse Connie con fare da saputella. Cazzo, ero io il farmacista! – Oggi la faccio io, così ti mostro come fare. Da domani le fai tu. D’accordo?
- E perché allora devo lavarmi le mani, se gliela fai tu?
- E’ un buon principio. – Rispose.

Quando fummo pronti mi venne il batticuore.
- Forza ragazzo. – tagliò corto Connie. – Vieni qui e impara, così me la togli dalle palle.
Cristina sorrise. – Dai, Connie…
Armeggiò un po’ con quello che aveva sul tavolino, poi iniziò a spiegarmi.
- La prima cosa che devi fare sempre, ricordalo, è di farti dare la ricetta del medico e le indicazioni delle fiale da fare. Devi sapere sempre che cosa stai iniettando.
- Questo lo so, cazzo…
- Devi rompere la fialetta e aprire la siringa della confezione facendo in fretta, meno di un minuto, perché dopo non puoi più considerarla sterile. La aspiri così…
Mi domandai che cosa stavo facendo lì, ma Connie sapeva perfettamente dove mi stava portando.
- Ora la facciamo, Cristina. Preparati.
Cristina si portò con le ginocchia sul divano, quindi abbassò la gonna così come un uomo fa con i pantaloni. Pensavo che se la sarebbe alzata, cosa di un erotismo unico. Ma mi fece tornare padrone di me.
Cristina abbassò un po’ le mutandine e poi si sdraiò.
- Devi sempre avere in mano tu la situazione. Sei tu che comandi e sei tu che devi lavorare bene. Quando dici “preparati” è come se dicessi alla persona “dammi il culo”.
- Connie… – disse l’amica.
- Dai, parla come si deve… – commentai.
- Non farmi perdere tempo. – Mi mostrò la siringa, i sessanta secondi stavano passando. Indicò Cristina che stava lì sdraiata in silenzio, con una piccolissima parte del culo scoperta.
- La mossa successiva è quella di piegare completamente la sottoposta.
- Connie… – bofonchiò l’amica.
- Zitta tu. – Cristina azzittì e tornò passiva. – È creando questo stato di dominazione che puoi abbassarle del tutto le mutandine e lei da quel momento se ne starà buona buona nelle tue mani.
Abbassò le mutandine di Cristina e le scoprì un culo che mi parve proprio bello, con quel segno sbiadito dell’abbronzatura passata. Le natiche erano così armoniose che non lasciavano vedere né il buco del culo né il sesso.
- E’ naturale che stringa il culo, – proseguì. – Ma non reggerà molto, dopo pochi secondi, lo rilasserà. – Indicò le natiche che si rilassavano indecise e timorose, lasciando scoperta la fessura del culo. – Ora sa che le vedi tutto, quindi è la prova che è disposta a tutto. Vuole solo che finisca tutto in fretta. È tutta tua ed è adesso che devi farle l’iniezione.
- Dove?
- Qui o qua. – Mi indicò le parti superiori esterne delle chiappe, a destra e a sinistra. – Io Cristina la conosco bene, ma tu prima di farla devi sempre palpare il culo per sentire che ci sia ciccia. Devi disinfettarle la parte con un batuffolo di cotone imbevuto di alcol, come questo… – Strofinò la parte sinistra del culo. – Adesso io la farò a sinistra, così tu domani la farai a destra che sei più comodo. Ricordarti che devi essere determinato. Un colpo secco. Più sei sicuro e meno sentirà l’ago. Ma se hai seguito bene le mie istruzioni, a questo punto ti senti pronto per farle di tutto perché lei ora è sottomessa a te.
- Connie… – dissi.
- E più sei eccitato, meglio la fai!
Zac! Le scaricò la siringa infilandole l’ago nel culo, il quale tremò come se fosse stato sculacciato.
- Vedi? – continuò, – Non ha sentito niente. Adesso molli un po’ il pollice dallo stantuffo, così vedi se per caso hai preso una venetta. – Lo fece. – Tutto a posto. Ora premi. Questo liquido non è né oleoso né doloroso, quindi fai presto e… Via!
Appoggiò il batuffolo di cotone alla base della siringa e sfilò l’ago.
- Ora la devi disinfettare e massaggiare con il cotone. Sbatti il culo, così mentre tu ti diverti le fai assorbire il liquido. Come dicevano i precettori greci, “dilettando educa”…
- Dilettando eccita.
- Dilettando domina.
- In questo caso, direi dilettando cura.
- Sì, dilettando incula, direbbero i cinesi…
- Smettila!
- Come preferisci.
Strofinò e sbatté la natica facendo vibrare tutto il culo in maniera erotica che mi sentii un po’ di vergogna a provare quell’insano desiderio.
- Non devi vergognarti se ti sei sentito eccitare. – Disse ad alta voce. – L’uomo è un maiale e l’iniezione per voi è un gioco erotico. Tanto meglio, perché la donna cui devi fare l’iniezione si sente passiva.
Fece il gesto di tirarle su le mutandine come per dirle che aveva finito.
- Connie! – sbottò Cristina tirandosi su.
- E’ la verità. Anzi, se le tieni in mano l’altra natica mentre gliene buchi una, saranno tutte tue.
- Saranno mie cosa?
- Le chiappe.
- Connie, smettila!
- E visto che non sei un medico, non hai neanche il dovere deontologico di non farlo.
- E così sia.
Mentre si rivestiva, Connie venne a palparmi l’uccello senza che l’altra vedesse.
- Bene… A proposito, – mi disse poi ad alta voce. –penso che non sai fare neanche i clisteri, vero?
- Sì, quelli sì che so farli. – risposi, di cuore. Ormai stavo al gioco della mia donna.
- Ecco, stronzo, allora non devi imparare a farlo...
Non avevo colto la palla al balzo…?

Comunque sia, scopammo fino alle 2 del pomeriggio, e lei si masturbò a tutta birra. La sua posizione preferita era di stare sopra di me, così era più libera. Io la sbattevo in su.
- Ti ricordi di che colore sono i capelli di Cristina? – mi chiese a bocce ferme.
Ci pensai un po’, poi mi arresi.
- Mi spiace – ammisi – ma non lo ricordo…
- Era quello che volevo sentirti dire.



5.


Prima che passasse la settimana, ci accadde un altro fatto, destinato ad arricchire la nostra vita erotico sentimentale. Incontrammo per caso Monica e suo marito Gianni Michelini, due amici di Mantova. Io lei l’avevo corteggiata alcune volte, ma non mi era riuscito neanche di ottenere un appuntamento per l’aperitivo. Erano in centro, vicino all’Arena, quando l’ora dell’aperitivo era appena passata.
- Alberto! – Disse riconoscendomi. – Che felice di vederti!
Era sincera.
- Ti presento mio marito.
- Ciao Gianni. – Risposi.
- Ah, vi conoscete?
- No, ma so che hai sposato Gianni, un editore piuttosto importante di Mantova…
Gianni sorrise. – Ho un’industria grafica.
- Questa è Connie, la mia signora.
- Piacere! – si affrettò a dire Monica. – Avevo sentito parlare di te, la donna che aveva conquistato il nostro Alberto, e adesso finalmente posso conoscerti.
- Il piacere è mio. – Sorrise Connie. – A dir la verità è stato lui a conquistarmi…
- Ci siamo conquistati insieme. – Precisai.
Parlammo un po’, poi decidemmo di chiudere.
- Noi andiamo a cena. – Dissi. – Volete venire con noi?
Non era questo che volevo dire, ma ormai era troppo tardi.
- Perché no? – disse Monica. – Andiamo qui dal “Soco”?

Dopocena li feci accomodare nel mio salotto.
- Io preparo i cognac, tu Connie, prepari il caffé?
Gianni venne con me in sala da biliardo dove tenevo il mobile bar, Connie era andata in cucina con Monica.
- Come ti trovi con Connie? – mi domandò.
- Bene, direi che è stata una fortuna incontrarla al momento giusto.
Gli raccontai di quell’ultimo dell’anno che stavo passando da solo. Gli raccontai della prima volta sul biliardo. – Voi due? – domandai poi a mia volta.
- Siamo una famiglia felice… – rispose. Il tono era un po’ titubante.
- C’è qualcosa che non va? Scusa, forse sono fatti tuoi…
- Non ci sono problemi. Il fatto è che… Che non riusciamo a trovare un’intesa sessuale adeguata…
Adeguata… Una parola che diceva tutto e niente. Restai ad ascoltarlo, ammesso che volesse aggiungere qualcosa.
- Vorremmo avere un figlio, e a sentire il medico dovremmo scopare come matti ogni volta che lei si trova nei giorni fecondi.
- Ci sono degli strumenti semplicissimi che consentono di stabilire con precisione…
- Si sì, – mi fermò alzandosi. – So che sei un farmacista. Il problema è che io non vado a bacchetta. Non basta che mi dica «vieni qua e montami»… Scusa la volgarità.
- Se vuoi, ho un caro amico medico specializzato in sessuologia che potrebbe darti degli ottimi consigli. Se vuoi nome e numero…
Mi guardò in viso con curiosità.
- Sì, lo conosco… Perché, scusa, hai anche tu problemi di questo genere?
- No no… Ha ha! Io ho il problema opposto!
- Cioè è lei che non risponde abbastanza?
- Cosa? Nooo! Al contrario, noi scopiamo dalla mattina alla sera!
- Mavà? E come fate?
- Abbiamo gli stessi gusti complementari.
Tornammo in salotto con i bicchieri, dove ci attendevano i caffé.
Dopo il caffè, Monica uscì con una frase enigmatica.
- Alberto – disse. – Mi ha detto Connie che sei la sorpresa del secolo.
- Cosa intendi dire?
- Mi ha detto che a letto sei una bomba.
Arrossii un po’. Avevano parlato anche loro di sesso in cucina come avevamo fatto noi due in salotto?
- Non so che cosa si intenda per «bomba»…
- Dicono che ti piaccia tutto. – si fece più maliziosa – Allora è vero che sei un maiale?
- Maiale? Monica! Ma cosa ti ha detto…
- Anni fa, quando mi facevi la corte, – mi sentii irrigidire – ti avevo respinto perché correva voce che tu fossi un cultore del sadomaso.
- E chi ti avrebbe raccontato una balla del genere?
- La tua ex.
- Ma-va’-là! – Scandii. – Se te lo ha detto era per tenerti lontana…
- Però Connie mi ha appena confermato che ti piace anche quello. – si girò verso Connie – O no?
Connie si limitò a sorridere con complicità. Mi domandai se si fossero messe d’accordo in qualche modo, perché anche Gianni sembrava interessato positivamente al discorso.
- Non ti piace forse anche il sadomaso? – Continuò Connie.
- Sì. No! Ma cosa mi fate dire?
- Sì o no?
- Sì. Anche.
- Oh, ecco.
- Ma è solo una delle mie piccole caratteristiche, e neanche la più importante.
- Ti faccio una proposta indecente. – disse Monica, con l’espressione di un gatto che aveva visto un topo.
- Accetto. – Esclamai.
- Ma se non ti ho neanche detto in cosa consiste!
- Sei disposta a darmi un milione di dollari purché io venga a letto con te, – dissi riferendomi al famoso film «Proposta indecente». – Quindi accetto!
Scoppiammo in una risata collettiva che servì a spazzare via quel piccolo senso di imbarazzo che si era creato.
- La proposta è questa… Prese un mano il bicchiere di cognac e lo guardò. – Sono disposta… – disse dopo una pausa studiata rivolta a tutti tre, – Posso essere disposta a sottopormi a una tua seduta sadomaso… – Seguì un’altra pausa che servì a caricare l’ambiente di erotismo potenziale – Ad una condizione.
- Monica… – Le feci capire che c’erano anche gli altri due.
- Dobbiamo essere d’accordo in quattro. – rispose sicura.
- Va’ avanti. – intervenne Connie come per dirmi di stare zitto. – Ascoltiamo.
- Dicevo che io sono disposta a sottopormi a una tua seduta sadomaso a patto che quello che fai a me tu lo faccia prima a Connie.
- A te e a Connie? – domandai indicando la mia donna.
- No, a Connie e poi a me.
Restai un po’ a pensare. Soprattutto stavo valutando le implicazioni.
- Ti do un minuto per rispondere. – Aggiunse Monica. – Dopo, il silenzio diventa imbarazzante.
Guardai Connie, poi lei.
- Se Connie accetta…
- Accetto! – Si affrettò a dire Connie. – Sei il mio uomo, no?
- Bene. – Aggiunse Monica. La signora sapeva il fatto suo. – Allora? Il grande erotomane non se la sente di fare qualcosa che stia bene a sé e a sua moglie? Ha ha! Lo sapevo che ti avrei messo in profondo imbarazzo. Da una parte vorresti fare di tutto, ma dall’altra la presenza di tua moglie e di mio marito ti inibisce. Forse anche la mia spudoratezza ti imbarazza. E’ così, vero?
- No. – dissi. – Sto solo pensando che cosa posso fare che stia bene a tutti tre.
- Tutti quattro. – precisò. – deve star bene anche a te… he he.
- Già…
Ma sapevo già che cosa fare. Il mio senso estetico per l’erotismo aveva scelto fin dall’inizio quello che dovevo fare.
- Posso parlare con Connie?
- No. Devi cominciare con lei. Quello che fai a lei, poi lo fai anche a me. Queste sono le condizioni.
- Sempre disposta ad accettare? – Chiesi a Connie.
- Certo!
- Bene. Allora vieni a sdraiarti sulle mie ginocchia.
Connie obbedì volentieri, mentre loro si sistemarono sul divano di fronte a noi.
- Rilassati. – le sussurrai. Ma non aveva bisogno di consigli.
Infilai una mano sotto il gonnellino della mia donna e cominciai a palparle le cosce e il culo.
- Sadomaso, mi raccomando. – Disse sottovoce Monica. – Se non è sadomaso, con me non se ne fa nulla.
Proseguii senza darle ascolto.
Rimasi un po’ a palpare il culo di Connie con la mano sotto alla gonna, per aumentare l’erotismo d’attesa. Lo avevo imparato da tempo. Quando Connie fu del tutto rilassata, con gli occhi chiusi e un sorriso accennato sulle labbra, le sfilai la mano e cominciai a sollevarle la gonna. Lei dovette sollevarsi un attimo per consentirmi di tirarla su del tutto. Portava il suo solito tanghino, per cui immaginavo la sensazione che dovevano provare i due amici seduti di fronte. Ripresi ad accarezzarle il culo. Ogni tanto un dito sfiorava le parti più intime e protette, sentendo la piacevole sensazione di Connie che voleva di più. Decisi allora di abbassarle anche il tanghino. Lei mi aiutò, ma dopo qualche secondo la sua biancheria era ridotta ad un filino bianco sotto la base delle natiche intriso di piacere. Le palpai ancora il culo mentre i due spettatori, sicuramente eccitati, si dovevano domandare con angoscia come sarei andato avanti. Certo avevano gli occhi avidamente concentrati sulle nudità di Connie.
Sciaaack!
Una sculacciata aveva interrotto il silenzio erotico per introdurne un altro più evidente. Sapevo che Connie si aspettava qualcosa del genere, ma reagì ugualmente d’impulso sobbalzando sulle ginocchia. Ma poi si rimise tranquilla sulle mie ginocchia.
Sciaaack! Sciaack!
Alternavo carezze e palpeggi a sculacciate in modo che non sapesse mai quando la mia mano cadeva, tanto che mi sorpresi anch’io della sottile perversione che muoveva la mano.
Sciaaack!
Lei sobbalzava ogni volta, ma il piacere cominciò a portarla a muoversi in modo erotico. Sculacciai ancora, sfiorando, palpando, stringendo, premendo, titillando e anche toccando furtivamente il sesso, che sentivo pulsare umido e caldo.
Allora mi scatenai.
Sciaaack! Sciaaack! Sciaaack!
Una serie concitata e indomabile di sculacciate si abbatté su Connie che reagì saltellando col bacino sulle mie ginocchia, a momenti allargando le gambe o sbattendo i piedi. Il suono dominava l’atmosfera che era divenuta quasi irreale, con l’eco della stanza che sembrava accompagnarsi alle luci mutanti del televisore.
Poi mi placai. L’accarezzai sul culo e sulle cosce, le tornai a massaggiarle il collo. La sfiorai un’ultima volta, quindi le tirai giù la gonna.
Connie rimase un po’ lì indolente come se avesse subito un pesante massaggio, ma poi si decise. Si portò sulle ginocchia, si abbassò la gonna, si mise in piedi e si tirò su le mutandine con grazia senza nulla mostrare.
- Avanti il prossimo! – Ordinai.
Lì per lì Monica rimase immobile, come intontita.
- Forza ragazza. Tocca a te.
Allora Monica si alzò incerta e indecisa, ma alla fine si avvicinò a me. Le indicai le mie ginocchia, facendo segno di sdraiarsi. Lei guardò il suo uomo, poi guardò Connie, e infine, con un certo imbarazzo si dispose orizzontale sulle mie ginocchia.
Iniziai infilando la mano sotto la gonna. Portava autoreggenti, ma le cosce erano rigide come un legno. Ma dopo mezzo minuto era rilassata e disposta a lasciarmi fare. Chissà se era pentita di ciò che aveva chiesto…
Infilai la mano salendo lentamente fino a sentire la rotondità della natica destra. Poi passai all’altra. Infine cominciai a massaggiare e palpare anche lei, indugiando ogni tanto sulle parti intime. Portava delle mutandine coprenti, per cui ogni tanto infilavo il dito sotto per farle assaporare il gusto di ciò che le sarebbe spettato. Diedi un’occhiata a Connie, la quale stava seduta in poltrona con una gamba raccolta sotto il sedere. Anche lei non aspettava altro che vedermi all’opera. Non guardai Gianni e decisi di sollevare anche a lei la gonna. Monica voleva istintivamente impedirmelo, ma riuscì a dominarsi. Le scoprii il culo col suo aiuto, le abbassai subito le mutandine. Mi eccitava da morire palparle il culo nudo e sfiorarle il sesso davanti ai nostri rispettivi partner. Quando la sentii pienamente rilassata, cominciai.
Sciaaack!
Sobbalzò anche lei, ma meno di Connie. In compenso si era lasciata andare più liberamente con le gambe, senza preoccuparsi di proteggere le intimità. Era come se a quel punto fosse mia. Ma cosa sarebbe l’erotismo dell’uomo senza un minimo di creatività, senza il tocco della cultura? Della poesia? Per questo cominciai a sculacciarla con forza metrica, decidendo di recitare ad alta voce «l’Onda» di D’Annunzio modificata ad arte. L’avrei fatta impazzire muovendo le mani ai ritmi della poesia, sculacciando ad ogni parola onomatopeica.
«La mano tranquilla, scintilla.
«Il gesto si scaglia, come l’antica lorica del catafratto…,
Sciaaack!
«…il male. Scende la mano fiacca.
Sciaack!
Continuai così, recitando l’ode di D’Annunzio, colpendola aritmicamente con cadenza legata ai versi.
«Si perde, come agnello che pasce pel verde…
«Subito s’ammorza.
«Ma il braccio rinforza.
«Altra mano s’alza nel suo nascimento come ventre virginale.
Sciaack!
«Ma la voglia riprende, rincalza.
«Altra mano s’alza,
«Nel suo nascimento dal ventre virginale.
Sciaack!
«Palpita, sale, si gonfia, s’incurva, s’alluma, propende. Il dorso ampio risplende come cristallo. La vulva risplende come criniera nivea di cavallo
Sciaack!
«La mano la scavezza…
Sciaack!
«La chiappa si spezza! Il sedere risplende, sotto la potenza del palmo virile.
Sciaack!
«Oh, sua favella! Sborda, scroscia, schiocca, schianta. Il culo romba, ride, canta! Accorda e discorda in suoni acuti e profondi. Libera e bella!
Sciaack!
«Numerosa e molle!
Sciaack!
«Possente e molle!
Sciaack!
Sciaack!
Sciaack!

Restammo un po’ lì in silenzio, finché Connie non prese la parola alzandosi.
- Che ne dite di un altro cognac?»
- Ottima idea. – disse subito Monica alzandosi dolorante ma emozionata. – Fantastico, semplicemente fantastico.
- Fantastico. – Disse poi anche Gianni, accompagnandomi in sala biliardo.
- Cosa dicevi a proposito di problemi sessuali? – gli domandai, sbagliando sia l’argomento che la tempistica. Ma ormai avevo parlato.
Lui attese un attimo, poi rispose.
- Se me lo consenti, te ne parlo la prossima volta. Venite a cena a casa nostra sabato prossimo?
- Perché no…?

Se ne andarono verso mezzanotte.
- Beh? – mi chiese Connie una volta a letto.
- Beh cosa?
- Dai, non fare lo stronzo. Che ti è sembrato?
- Io mi sono divertito da matti. Ma voi? Tu…?
- Io? Avrei pensato che ci avresti fatto un clistere…
Sentii il pene muoversi e Connie se ne accorse. Me lo avvolse con le mani.
- Credevo che fosse troppo, per tutti. – spiegai. – Per qualcuno il clistere non è un atto sadomaso, ma un clistere e basta. Al massimo un medical…
- Beh, in ogni modo, è stato tutto fantastico. – disse giocando a due mani con il mio pene.
- Pensi che sia piaciuto anche a loro? – domandai.
- Credo proprio che dovremo ripetere la seduta… – disse dopo una breve pausa.
- Lo credo anch’io… – Ammisi. – Gianni ci ha invitati a cena a casa loro per sabato.
Connie si sedette su di me infilandoselo.
- Lo immaginavo. Monica ha detto che mi avrebbe telefonato domani…
Prese a saltarmi sul cazzo masturbandosi di santa ragione.

L’indomani passai dal dottor Rizzi.
- Ciao, Paolo.
- Qual buon vento?
Gli raccontai tutto della serata precedente. Lui pensò un attimo.
- Cosa vuoi sapere esattamente?
- È normale?
- È sempre normale quello che si fa tra persone adulte consenzienti.
- Quello che voglio sapere è se sono un gay, se lo è l’altro, se mia moglie e la sua…
- Non siete gay. La dominazione è trasversale.
- Cioè?
- Nel sesso, il dominare o l’essere dominati piace indipendentemente dal sesso di padrone e schiavo. È un po’ come il clistere.
- Come? – credo di essere leggermente arrossito.
Sorrise. – Non scandalizzarti. Anche il clistere è una tipica pratica che piace subire o fare indipendentemente dal sesso dei protagonisti.
- Valà? – commentai, cercando di tornare normale. – Beh, cosa mi consigli di fare?
- Se ho ben capito, tu li hai eccitati. Grazie a te potrebbero fare un figlio…
- Beh, non esagerare adesso.
- Secondo me, loro sono andati a casa e hanno scopato come ricci.
Rimasi a pensare un attimo.
- Secondo te, io e Connie, cosa dovremmo fare adesso?
- Quello che volete. Se vi piace, andate avanti. Se non vi piace, smettetela lì. Ma se vi divertite e fate un’opera di bene.
- Di pene volevi dire…
Non raccolse. – Secondo me, grazie a voi hanno ripreso nuovamente alla grande.
- Non darci troppa importanza..
- Comunque sia, è un classico.

A mezzogiorno, Connie aveva preparato per pranzo una gustosissima peperonata con delle cotolette di tacchino.
- Non male. – commentai, dopo il primo boccone. – Mi farai ingrassare.
- Non credo proprio con tutto il sesso che facciamo. A proposito, mi ha telefonato Monica.
- Ah, e che dice?
- Ci ha confermato l’invito per cena sabato sera. E mi ha chiesto il permesso di organizzare una certa cosetta per te…
- Raccontami tutto. – dissi con notevole interesse.
- No, mi ha fatto promettere di non parlartene. Sarà una sorpresa.
- Ostia, – dissi. – E se non mi piacesse?
Ci pensò un attimo, poi mi guardò.
- Credo proprio che ti piacerà…
Non insistei.
- Adesso però ti chiavo…
Suonarono alla porta.
- Mi sa che dovremo rinviare…
Andai ad aprire.
- Cristina? – Dissi, vedendola alla porta.
- Sì… Ehm, sarei qui per l’iniezione…
- Ah, sì, sì. Prego.
La feci entrare con una certa voglia malvagia e le gettai un’occhiata furtiva e avida sul culo. Poi le guardai i capelli. Erano castani con riflessi scuri.
Andai a prendere l’occorrente e lo misi sul tavolino. Chiesi a Cristina di sdraiarsi sul divano e lei stavolta si sollevò le gonne e con femminilità abbassò le mutandine. Poi si sdraiò, tenendo il culo scoperto e le caviglie accavallate. Era una vista stupenda. Le natiche erano più rilassate e… pronte per l’uso. Io non avevo ancora preparato nulla.
Andai a prendere la roba e tornai da lei che aveva il culo in bella vista. Seguii le indicazioni di Connie anche se era già ignuda. Le abbassai di più le mutandine. Le strofinai la parte alta della natica destra con l’alcol, quindi misi una mano sulla natica sinistra e mi apprestai a bucarle quella destra.
- Ti stai eccitando? – mi chiese maliziosa Connie, che era appena entrata.
- Da matti! – Mi scoprii a dire.
Zaccc!
Avevo infilato l’ago con tutta la sicurezza dettata dall’eccitazione nel culo di Cristina. La natica aveva vibrato sotto il mio colpo. Mollai il pollice, tutto a posto.
- Male? – chiesi spingendo lo stantuffo.
- No… È stato bravo. Era davvero la prima volta?
- Sì. Non hai avuto paura?
- No, perché sapevo che la cosa l’avrebbe eccitata e quindi non le sarebbe tremata la mano.
Poggiai il cotone alla base della siringa e sfilai l’ago, quindi cominciai a massaggiare godendomi il culo che ballava sotto i miei massaggini. Cazzo come l’avrei chiavata…
Quando se ne andò, Connie mi pose la stessa domanda.
- Te la saresti chiavata?
- Cazzo, sì… Lo ammetto.


Fine seconda parte
(Continua)
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