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Quella prima notte con Nicole...!


di Honeymark
07.08.2018    |    16.635    |    5 9.5
"Alle fine le chiesi se voleva un digestivo..."
Una lettrice mi aveva scritto dicendomi che il racconto «Sodoma!» l’aveva fatta impazzire. E molti dei miei racconti l’avevano spinta a masturbarsi.
Devo ammettere che io e lei avevamo moltissime cose in comune. A me piace metterlo in culo, a lei piace prenderlo. A me piace infilare candele nel culo, a lei piace riceverle. Infine, dulcis in fundo, adora fare i pompini. E io adoro farmeli fare.
Chi avrebbe detto di no a un incontro? Lei è di Torino e io di Verona, mettersi insieme potrebbe divenire più stressante che restare amanti virtuali, ognuno a casa propria. Ma alla fine, «più che il dolor poté il digiuno».
Ci mettemmo d’accordo che sarebbe venuta lei al Grand Hotel della città, dove io avrei prenotato una camera per due per uno dei prossimi weekend.

Il venerdì sera, io mi trovavo al bar del Grand Hotel, quando mi avvisarono che la mia signora era arrivata. Chiesi che cortesemente la accompagnassero da me, e difatti poco dopo la vidi entrare. Ovviamente non la conoscevo, dato che nelle foto del sito si mettono in mostra solo le parti intime, ma capii al volo che si doveva trattare di lei. Mi alzai e le andai incontro.
- Ciao, bellissima Nicole. – Dissi. – È un grande piacere conoscerti dal vivo.
In effetti era molto bella, più di quello che mi aspettavo.
- Caro Matteo – disse lei gioviale, – il piacere è reciproco.
- Non mi trovi troppo vecchio?
- Da come ti eri descritto, mi aspettavo un vecchio porco… ha ha!
- Beh, vecchio non ancora, – sorrisi. – Non ricordo più perché mi piacciono le donne, ma a vederti mi è tornato tutto in mente.
- Che galante… – Disse socchiudendo gli occhi e baciandomi sulla guancia. – Vai benone così.
La feci accomodare e le ordinai un aperitivo.
- Viaggiato bene?
- Il treno stavolta ha funzionato.
- Ho prenotato un tavolo qui al Grand Hotel. – Le dissi. – Preparano cucina internazionale, ma si mangia bene.
- Va benissimo, grazie! Ho una fame…
- Andiamo a cena subito, allora.
Dissi alla barista di portarci il resto dell’aperitivo a tavola e andammo in sala da pranzo.
Le indicai la strada e lei si avviò, così potei guardarle il culo. Rispondeva ampiamente alle mie aspettative.
Un cameriere ci fece accomodare e ci diede i menù.
- Allora, come sembra il culo? – Mi domandò, sapendo che glielo avevo guardato.
Mi sentii preso di contropiede, ma sorrisi e le dissi che aveva una bellissima… «fortuna».
- A me piace che me lo guardino, – disse per mettermi a mio agio.
- Meno male, – sorrisi. – È la cosa che mi piace di più
- Da sempre?
- Fin da quand’ero piccolo. – Risposi. – Non sapevo perché, ma guardare il culo nudo delle mie amichette mi piaceva in maniera… che allora mi sembrava insana.
- Lo guardavi di nascosto?
- Sì, perché i grandi cercavano di impedirmi di guardare.
- A me da bambina piaceva l’idea che me lo guardassero di nascosto… – Mi disse. – Provavo un senso di vergogna che poi si trasformava in piacere vero e proprio.
- Quando seppi che facevano i clisteri e mettevano le supposte – continuai, – provai un inspiegabile senso di piacere che mi gonfiava il pene.
- Già a quell’età?
- Sì, anche se non sapevo a cosa potesse servire.
- Sei riuscito a fare clisteri da piccolo?
- Sì… Trovai delle amichette che mi lasciarono fare, anche se dicevano che io ero un maiale… he he
- Ti piacevano anche i maschietti?
- No.
- E le candele quando le hai scoperte?
- Quando ho scoperto che le cannule dei clisteri erano troppo sottili… ha ha!
- Anche io desideravo che mi mettessero qualcosa nel culetto… – Continuò. – Non sapevo perché, ma mi piaceva,
- Adesso che sei grande, – domandai. – Preferisci prendere nel culo il pene o un dildo?
- Entrambi. Sono due cose diverse.
- Anche a me, – dissi. – Mi piace vedere il buco del culo che si allarga e la candela che vi scivola dentro.
Sorrise con complicità.
- A me piace sentire che mi si allarga il buco del culo, per poi godermi la penetrazione dell’oggetto fino in fondo.
- Differenze col pene?
- Il pene te lo sbattono dentro fino a venire.

Anche se l’obiettivo della serata non era la cena, mangiammo alla grande. Alle fine le chiesi se voleva un digestivo.
- Un superalcolico, – disse. – Credo che ne avrò bisogno. Però lo prendiamo in camera. Mentre prepari da bere mi faccio una doccia veloce. Ho bisogno di togliermi il viaggio di dosso.
- Hai ragione, – dissi alzandomi. – Io l’ho fatta prima di venire qui e mi sento benissimo… pronto per l’uso.
Quando uscì dalla doccia avevo preparato due whisky col ghiaccio. Lei indossava l’accappatoio. Brindammo e andai in bagno a spogliarmi e mettermi anch’io l’accappatoio dell’hotel.
Quando uscii, vidi Nicole che si era spogliata e messa sul letto in posizione di preghiera musulmana. Così mi mostrava tutto e restai affascinato dalla sua determinazione. Mi avvicinai e le accarezzai l’esterno delle natiche guardandole le intimità. Il culo era perfettamente liscio e rotondo, la fessura tra ne natiche sembrava un invito, il buco del culo era piccolo,quasi invisibile e, sotto, la figa. La guardai come ipnotizzato, continuando ad accarezzare le natiche per farle sentire il contatto. Le grandi labbra mutavano lievemente di estensione, come se fosse il mio sguardo a farle muovere. Il pelo cominciava appena sotto, come dire che lo aveva lasciato solo sul davanti.
Mi alzai, abbassai leggermente la luce, alzai un po’ la musica del diffusore, presi la mia sacca e la poggiai a portata di mano.
Ripresi il contatto, cominciando ad accarezzarla sempre più intimamente. Volevo caricarla di desiderio in modo che mi implorasse mentalmente di essere inculata. Passai più volte le dita nella fessura del culo facendola fremere, poggiai la nocca del medio al buco del culo per palesare la sua prossima violabilità, accarezzai ripetutamente gli inguini. Solo alla fine le presi la figa con la mano destra. Da come reagiva, il suo sesso era una cosa viva, che però il quel momento lasciò il ruolo primario al retto. La sua voglia si stava avvicinando al livello giusto. Le baciai l’interno delle natiche, in modo che sentisse le mie guance ruvide, poi passai la lingua sul buco del culo. Le venne un brivido che mi invitò a procedere senza indugi. Poggiai il pollice al buco del culo, poi presi il cero che mi ero preparato già lubrificato.
Anche questa è un’arte. Devi divertirti a farlo, è pacifico, ma deve piacere anche a chi lo subisce. Si scopa in due, non va mai dimenticato.
La regola di base è andare piano, inesorabilmente ma con calma: la sodomizzazione con oggetti è un piatto che va servito freddo.
Presi il cero, mi tenni con la mano alla natica sinistra e poggiai la punta della candela al buco del culo. Spinsi piano, in nodo che l’ano si allargasse senza difficoltà ad accogliere la punta conica del cero. Quando fu allargato al punto giusto, attesi un po’ che si abituasse dell’ingombro e solo dopo spinsi piano la candela fino a farla entrare per un paio di centimetri. Il buco adesso era allargato come una bocca che fa un pompino, mentre le natiche stavano tranquille a guardare. Attesi ancora un po’, poi misi le mani alla base del cero e lo spinsi fino in fondo con determinazione, d’un botto. Adesso le natiche avevano provato a stringersi come per impedire che il culo venisse violato, una reazione spontanea, automatica, e io mi fermai solo a fine corsa. Solo allora le natiche si rilassarono piano come per lasciarmi proseguire. Accarezzai la parte della candela rimasta fuori, come per masturbarle l’interno del retto. In lealtà serviva a rilassarla in modo che potesse godersi in pieno la sodomia. Con le dita mi aiutai a sistemare bene il buco del culo che, in tensione, stringeva il cero con passione. Una volta assicurato che tutto fosse a posto, iniziai ad accarezzarle interno delle natiche e a dare qualche colpetto al cero, sapendo che si sarebbe ripercosso all’intero intestino. Era mia dall’interno, come se l’avessi impalata. Sicuramente le sarebbe piaciuto essere esposta agli sguardi della gente, ma è solo un sogno.
Allora decisi di dare il massimo di me per farla venire analmente. Accarezzai gli inguini coi pollici e piano mi portai ad avvolgerle nuovamente la figa la mano. Lei ebbe un sussulto e io strinsi di più, come se fosse una spugna imbevuta di piacere. D’altronde era bagnata e trasudava di desiderio. Piano mi portai con la bocca alla candela rimasta fuori. Diedi un colpetto col naso e respirai apposta per palesare la presenza del mio viso. Infine, ecco il mio tocco finale. Presi in bocca il cero e lo feci scorrere tra lingua e palato come per fare un pompino. Lavorai con calma e, per fare in modo che lei si accorgesse del mio gioco, stringevo la vulva quando arrivavo alla gola e la allentavo quando mi sfilavo. Alla fine, abituato anch’io del cero che mi trasmetteva i suoi godimenti, accelerai il tutto. In breve la sentii avere delle convulsioni e iniziò a sbattere il cero al punto che dovetti sfilarmi e sostituire la bocca con la mano. Tenendomi al cero e alla figa, venne analmente nelle mie mani senza frenare le urla dell’orgasmo. Come la rana di Pascal.
Solo dopo un lungo quarto d’ora si placò. Sodomizzata e spompata.

Lasciai che si riprendesse da sola e che, da sola, andasse in bagno a liberarsi del cero. Io restai a letto, in attesa di poter venire a mia volta.
Quando tornò, stavo riposando pancia sotto. Lei venne ad accarezzarmi le natiche e mi baciò il collo. Mi girai con l’uccello in resta, come per farle capire che avrei gradito un pompino.
- Sei molto carino – mi sussurrò. – So cosa vuoi adesso e ti confesso che mi piace tantissimo anche il sesso orale... Mi piace vedere il cazzo che gradualmente cresce mentre lecco l'inguine, l'interno coscia, il basso ventre... Tutto lentamente. Per farti impazzire, prima di stuzzicare il membro ci giro attorno per un bel po', facendo sentire la mia presenza con il fiato caldo e soffiandoci sopra. Difficilmente uso le mani, mi piace usare solo labbra, lingua e denti. Mi piace leccare le palle, ci gioco tantissimo ed anche con la zona perianale…
Mi stava facendo eccitare con le parole, cosa che gradisco particolarmente e che poche ahimè fanno…
- Sì, lecco anche il buco del culo sempre con dedizione e lentezza, – continuò, sapendo che lo volevo da lei. – Per poi, alla fine, andare sul cazzo duro e lì mi faccio ispirare dal momento... A volte mi invento cose che non avevo mai fatto... Mi piace sentirlo in gola, mi piace sentire che cresce in bocca, mi piace ogni centimetro quadrato di quell'area. E soprattutto guardarti negli occhi mentre faccio tutto questo... Mi fa venire fuori tutta la mia porcaggine se leggo il godimento nel tuo sguardo... Mi sento troia e mi piace!
A quel punto mise in atto tutto ciò che aveva descritto e per me fu come se mi facesse il pompino per la seconda volta. Mi eccitava vederla guardare in su per vedere il frutto della sua «porcaggine» e d’un tratto decise di utilizzare anche le mani, poggiando il dito al perineo.
A quel punto venni prima convulsamente e poi a getti finché il cazzo non si placò.
Assorbita l’ultima goccia, venne a rannicchiarsi tra le mie braccia.

Nel corso della notte la montai in maniera per così dire «corretta» e la mattina dopo la inculai scivolandole dentro come coltello caldo nel burro.
A colazione le domandai se, come mi aveva accennato via mail, avrebbe gradito fare sesso con due uomini.
- Anche tre, – sorrise. – Ma per il momento la tua presenza è stata esaustiva.
- Non sono geloso, – aggiunsi. – Mi basta essere considerato il Numero Uno.
Mi guardò e capì che poteva essere sincera.
- Organizza. – Disse maliziosa. – E chiamami. Magari la prima notte la passiamo insieme io e te e, a letto, progettiamo il triangolo del giorno dopo.

Spero di poter scrivere un secondo capitolo.

Fine
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