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Ciack si gira! (Il film hard-core) - Settima parte


di Honeymark
01.09.2018    |    4.915    |    2 9.9
"» E lei: «Sì sì, ma adesso pensi a sfondarla..."
(Si consiglia di leggere la puntata precedente)

12. AZIONE!



Proseguii così, inculando quattro donne al giorno, un’esperienza che nessuno potrebbe immaginare. Ovviamente non tutte le performance vennero nella stessa maniera, ma questo dava alle riprese una buona dose di credibilità. Di queste vale la pena raccontarne alcune, perché furono una vera e propria scoperta.
Anzitutto, fin dal secondo giorno, cioè quando avevo preso la consapevolezza dell’essere, io dicevo all’attrice: «Ciack! Si giri!». Lei non capiva l’italiano, ma comprendeva lo stesso che cosa volevo anche senza afferrarne l’ironia. Ma poi imparai ad adeguare l’applicazione allo stato fisico della donna.
La più magra l’agguantai come un paguro e la sodomizzai facendola praticamente scattare come la “Rana di Pascal”.
La più grassa mi fece faticare un bel po’, tanto che ad un certo punto una delle mie assistenti dovette aiutarmi per far trovare al glande il giusto alloggiamento. A vedere la ripresa, ero certo che gli spettatori sarebbero stati contenti a veder inculare una donna così grassa e all’apparenza impossibile da sfondare. Per eccitarmi prima di girare la scena, Mary e Kendy si alternarono con la bocca, mentre le due donne che di turno si erano messe ai fianchi per farsi palpare senza mutande, erano state sodomizzate con un cuneo di lattice. Isabel aveva intuito quello che sarebbe piaciuto di più ad un sado come me….
Quando mi fecero inculare la ragazzina appena maggiorenne, mi sentii pregare: «Non mi sfondi, la prego.»
Ed io avevo ribattuto: «Siamo pagati per questo, io per sfondarti e tu per farti sfondare.»
Sua madre, presente, mi implorò: «La sfondi, la prego!»”
E io la tranquillizzai: «La sfonderò, stia tranquilla signora, ma a patto che se la sfondo lei mi faccia un pompino.»
E lei: «Sì sì, ma adesso pensi a sfondarla.»
Ed io la sfondai. E lei, come promesso, mi fece un pompino.
Quando mi fecero inculare la più vecchia, quella che avevo visto sui 63-64 anni, mi sentivo molto agitato perché non sapevo come avrebbe reagito “lui”. Allora andai nel camerino della signora e le chiesi se era disposta a mostrarmi il culo di nuovo, prima di girare la scena. Lei aveva sorriso, mi aveva girato la schiena e, piano piano, aveva sollevato il vestito maliziosamente, fino a mostrare prima la fine delle calze, poi le natiche bianche lasciate scoperte da simpatiche mutandine di pizzo.
Mi avvicinai e le accarezzai il culo con l’esterno delle dita. Era liscia come una bambina. Le natiche erano un po’ cadenti, ma con una pelle così liscia era comunque attraente. Perfino l’età a quel punto mi sembrò una valida fonte di eccitazione.
- Allora, sono inculabile? – mi aveva chiesto riabbassando maliziosamente il vestito.
- Inculabile, – risposi. – Inculabilissima.
Potrà sembrare incredibile, ma quella fu la più bella sodomizzazione che ricordi, con quel culo reso morbido dall’età, quella pelle molla che mettevo in tensione infilandolo, quel buco del culo che sinceramente non veniva profanato da anni. Quel suo vestito di seta grigia a pois blù che le tenevo sollevato sulla schiena, quelle sue calze con la riga di altri magnifici tempi, quelle mutande che avevo fatto fatica a strappare. Era così magrolina e sottile che, quando provavo a sfilarlo, la sollevavo dal materasso tenendola per il cazzo che non voleva uscire. Dovevo tenerla giù con la mano, ma non mi dispiaceva sollevarla così. La stavo letteralmente prendendo per il culo. Deve essere da lì che deriva il modo di dire…
Impiegai un po’ a prendere il ritmo, ma alla fine la inculai scivolandole dentro mentre lei emetteva dai polmoni un lamentoso quanto profondo e sommesso «Nooo…!».
Fu certamente anche per lei un attimo da ricordare per sempre.
Quando la rividi in pellicola, il suo sgambettare delle gambe sospese era di un erotismo straordinario, soprattutto perché è praticamente impossibile a chicchessia convincere una bella signora di oltre sessant’anni l’autorizzazione di metterglielo in culo. Anzi, invito le gentili signore in età che leggono questo romanzo di meditare su questo.

Inculai anche le attrici che i vari produttori mi avevano mandato in quanto figlie, sorelle o mogli di loro amici che le avevano raccomandate. Inculai ambiziose mogli fedeli, mamme desiderose di sacrificarsi per i figli, deliziose gemelle che mi fecero lavorare il doppio, altezzose professioniste e timide segretarie, una studentessa di scienze e, per par condicio, una professoressa di matematica, due lesbiche che desideravano la gloria a costo di dar via il culo…

E infine dovetti inculare anche un ragazzo, ma le cose non andarono così come si potrebbe pensare. Quando venne il momento di farmi sodomizzare il maschio, i dirigenti avevano tenuto un piccolo consiglio di produzione, decidendo a mia insaputa di sottoporre alla mia verga… il mio fedele Terence, Terry per gli amici.
Lui aveva accettato di buon grado e aveva voluto che me lo dicessero prima, cosa che non vollero fare per consentirmi di improvvisare, perché era la cosa che mi riusciva meglio. Quando vidi che il sottoposto era lui provai la consapevole sensazione che non avrei desiderato di meglio. Da parte sua, la situazione gli aveva provocavo un’erezione spaventosa che il regista non voleva, tanto che dovettero fargli una sega per poi rimetterlo sotto di me.
Penetrai anche lui come coltello caldo nel burro. Il fatto che fosse maschio non mi inibì e anzi mi riempì di soddisfazione per aver potuto disporre di un uomo così come se fosse stato una donna. Anche lui sobbalzava sotto le mie spinte a fine corsa. Impazziva dalla gioia e questo mi incoraggiava a sbatterlo. Gli presi i capelli della nuca e lo tirai verso di me per aiutarmi ad andare più a fondo. E allora lui venne nonostante la sega appena fatta, così, senza che fosse stato fatto nulla per sollecitare il suo pene. Una scena stupenda che il regista, soddisfatto, definì irripetibile.


13. Il pompino extra budget.




Nel corso delle riprese, mi venne fatta un’offerta un po’ strana. Betty mi informò che il regista di un altro film un poco osé voleva riprendermi mentre l’attrice principale mi facevan un pompino.
- Non posso. – le dissi. – Non ricordi che ho firmato l’esclusiva?
- Lo so, ma la tua parte sarebbe quella della controfigura. Ne ho parlato con Dan Kurdess e lui ha detto che gli sta bene.
- Spiegati meglio.
- La scena clou di un film del regista Farbrocken prevede che l’attrice principale faccia un pompino all’attore comprimario. La cosa è già stata pubblicizzata e hanno anche fatto girare la voce che in realtà il cazzo che lei succhierà sarà quello del moroso e non quello dell’attore, del quale giustamente non si vedrà la faccia.
- Bene, e allora il problema qual è perché non lo faccia al moroso?
- I problemi sono due. Il primo è che l’attrice non ha un moroso. La seconda è che l’attore ha un uccello piccolo piccolo.
- Occazzo! Insomma dovrei fare da stuntman?
- Esatto. Lo stuntman del cazzo.
Un lunedì mi presentai sulla scena del film in questione. Mi presentarono all’attrice la quale, come si dice in Italia, non mi cagò il cazzo.
- Tu non sei nulla per me. – aveva esordito. – Sei solo un vibratore. Un dildo. OK?
- OK, anche se un dildo in bocca non è proprio il massimo.
Quando girarono la scena, sorse subito il problema che il mio pene entrava nella sua bocca solo per metà, tanto che il regista fece girare più volte la scena senza mai trovarla soddisfacente.
- Devi prenderlo in bocca tutto o quasi – spiegò, – altrimenti che senso avrebbe usare lui?
- Ma non posso farcela, cazzo! L’hai visto anche tu, no?
- Posso dare un suggerimento? – intervenni.
- Sentiamo – disse disarmato il regista.
- E’ la posizione che non va. Se lei invece che starmi sopra quando sono disteso nel letto, venisse a prendermelo in bocca stando a quattro zampe mentre io sto seduto sulla sedia, allora le entrerebbe del tutto perché l’esofago si troverebbe allineato con la cavità orale.
- Esofago allineato con… Ehi! Ma, dico, siete matti?
- Proviamo – decretò il regista girandosi verso gli aiutanti di scena.
- D’accordo – ammise l’attrice. – Ma guai a te se mi vieni in bocca.
- Mi spiace, ma su questo non ci piove, perché io sono come la maionese.
- Cioè?
- Se non vengo impazzisco.
Si rassegnò.
La scena venne fatta come avevo detto io. Mi sedetti in poltrona. Lei si portò al mio cazzo avvicinandosi carponi. Lo prese in bocca, lo introdusse per metà. Mi rivolsi al regista.
- Lei dia il ciack! che poi ci penso io.
- Ciaaack! Si gira! Azioneee!
Io allora le presi la testa con le mani. – Butta fuori la lingua e prendi il fiato – le ordinai.
Lei inspirò e buttò fuori la lingua.
La tirai a me con forza per la nuca, attento a come il mio pene appoggiava nella sua cavità in gola. Con il suo collo in quella posizione, riuscii a sentire il passaggio oltre la gola e, tra un un paio di conati ben tenuti a freno, riuscii a metterlo dentro finché i coglioni non le si appoggiarono al mento. Allora venni, come sempre, pompando il mio seme dentro di lei con vistose contrazioni del cazzo. Il tutto in meno di 30 secondi.
Quando lo sfilai, lei scrollò la testa come una gallina. Sbatté anche la bocca e la lingua come se fosse rincoglionita. Ebbe un singulto e infine si lasciò andare con un sorriso da ebete.
- Vedrà che andrà benone la prima. – assicurai il regista, allibito al punto di aver dimenticato lo stop.

La mia amata Isabel ebbe la parte principale, come pattuito. Venne quindi ripresa una ventina di volte mentre lei a sua volta riprendeva me con una telecamera tascabile quando io inculavo la vittima di turno. La ripresa partiva di solito dal mio uccello ripreso dal monitor della sua telecamera, per poi allargare il campo e passare alla ripresa in diretta. Poi girammo una decina di scene mentre io e lei scopavamo dalla gioia di quello che avevamo fatto. Come da copione, lei mi diceva che la eccitava da morire il riprendermi mentre inculavo un’altra donna, rivelando l’aspetto cuckold della sua natura. Questo era stato il volere del regista. Ma questo era davvero vicino alla realtà, nel senso che Isabel trovava più che eccitante che io scopassi con un’altra e mi sussurrava nell’orecchio che finito il film lo avrebbe continuato a fare, aggiungendo al tutto una sottile punta di sadomaso. D’altronde, quando sodomizzai Mary e Kendy (glielo dovevo), mi chiese di far precedere la loro inculata da alcune frustate. E dato che il regista trovò la cosa interessante, glielo fece fece fare. Per qualche strana ragione la scena non le venne bene al primo colpo, sicché dovette frustarla davanti alle cineprese per tre o quattro giorni. Le frustate furono dolorosissime ma, come si dice, Parigi val bene una messa… Anche in culo.

Restò da girare la finale che, come d’accordo, doveva essere fatta in tutte le sue sfumature possibili.
La più logica, e forse amata dal pubblico, era quella in cui io e Isabel ci ritirammo dagli affari, continuando però a inculare donne mentre lei mi riprendeva. Ovviamente preferivamo pagare la donna da sodomizzare, tanto per farmi rimangiare i valori morali che avavo solo qualche mese prima… Anzi, come diceva Belle sulla scena, erano soldi spesi bene.
La finale più aderente alla moralità del cinema americano era l’arresto e la condanna del sottoscritto e di Isabel, che finivamo in carcere per il resto dei nostri giorni, dove però i compagni di galera pagavano per vedere le riprese fatte nel corso dei rapimenti.
La finale più dolorosa per me fu quella della legge del taglione. Ovvero con me e Isabel sodomizzati a nostra volta da sicari assoldati dalle famiglie di alcune vittime. Su questo non voglio allungarmi molto, anzi stendo un velo pietoso perché non fu affatto la parte più bella della vicenda.
Anche perché scoprii che non era poi tanto male, al punto di decidere di tenere Terence con me insieme ad Isabel.

(Continua)
(Nella prossima puntata la finale)
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