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Lui & Lei

Il clistere.


di Honeymark
27.03.2016    |    42.856    |    6 8.9
"Andarono a prendere il necessario, compresi alcuni cuscini che avrebbero messo sotto la mia pancia per farmi star comodo anche a quattro zampe..."
Il clistere.


Mi ero fatto ricoverare in ospedale per una piccola operazione. Un doppio intervento peraltro, perché dovevano ridurmi due ernie inguinali, sia quella destra che quella sinistra. Paghi uno, prendi due.
In ospedale mi conoscevano, era la quarta volta che mi operavano, una delle quali piuttosto importante, mentre le altre due erano state una passeggiata. Si fa per dire, ovviamente, perché comunque si tratta sempre rattoppi. Nuovi non si torna più.
L’intervento sarebbe avvenuto la mattina presto, per cui ero entrato la sera prima.
Le due amiche infermiere, Sara e Nastia, mi avevano sottoposto alla «tricotomia», parola inutilmente scientifica per indicare la rasatura dei peli sulla parte che sarebbe stata operata. Fu piacevole sentirsi insaponare da una e sentirsi radere dall’altra, mentre con la mano libera, e guantata, mi tenevano l’uccello per proteggerlo. Prima dell’operazione l’uccello è sempre baldanzoso, ma stavolta si fingeva addormentato. La vicinanza al rasoio…
Avevo anche fatto la dieta che mi avevano prescritto, ma non gli bastava. E invece questo mi stava infastidendo.
- Dobbiamo farti un clistere, – Mi aveva annunciato la Gemma, capo infermiera.
- Scordatevelo, – avevo risposto. – Si tratta di un’ernia, alla fin dei conti.
- Due ernie. Ti daranno un goccetto in più, passerai la notte qui anche domani sera ed è meglio che tu sia sgombro.
- Balle.
- Lo ha prescritto il chirurgo, non io.
Visto che ero irremovibile, Gemma decise di mandarmi le stesse due infermiere che mi avevano manipolato le intimità. Erano belle e dopo l’intervento più importante erano riuscite anche a rimettermi in funzione l’uccello traumatizzato, usando metodi non troppo canonici ma certamente funzionanti.
- Dai, – disse Sara. – Non è niente.
- Non lo voglio.
- Lo puoi perfino trovare divertente, se te lo facciamo noi. – Aggiunse Nastia, di origini ucraine. – Non riesci immaginarlo?
Questa frase mi intrigò. In ospedale non hai mai voglia di sesso, ma non mi sarebbe spiaciuto sentire cosa intendeva per «divertente».
Nastia si accorse di aver aperto una piccola breccia e insisté.
- Agli uomini in genere piace che gli si metta qualcosa nel culo. – Spiegò, con un linguaggio esplicito. – E’ una specie di «massaggio alla prostata», che lo fa rizzare anche involontariamente.
- Sì, ma in condizioni totalmente diverse.
- Possiamo ricrearle.
- Dai…
- Prova a pensare di lasciarti andare nelle nostre mani, – suggerì Sara. – Cioè pensa che non ti facciamo un clistere, ma un giochetto erotico. Ti va?
- Ti spogli… – Aggiunse Nastia. – Ci porgi il culo mettendoti a quattro zampe…
- TI accarezziamo un po’…
- Ti infilo la cannula con delicatezza e, mentre una continua ad accarezzarti. Lei ti distrae con l’uccello e io ti inietto il liquido.
- Neanche il piacere di godertela che è tutto finito.
- Tutto qui? – Dissi. – E l’erotismo dove sta?
- La posizione, la carezza, la sodomizzazione studiata…
- Mi pare un po’ poco…
- E se ti facciamo venire in un bicchierino di carta, che ne dici?
Mi guardavano con una faccia da complici ed io ero rimasto incantato.
- Dico che ci sto! – Esclamai senza più dubbi, anche se immaginavo che non sarebbe andato tutto così liscio.

Andarono a prendere il necessario, compresi alcuni cuscini che avrebbero messo sotto la mia pancia per farmi star comodo anche a quattro zampe.
- Di solito i clisteri li facciamo mettendo il paziente su un fianco – dissero, – con le gambe raccolte. Ma se vuoi trovarlo piacevole, è bene che fai quello che ti diciamo noi adesso.
Non risposi e rimasi in attesa di disposizioni.
- Spogliati dalla vita in più, mettiti comodo con la pancia sui cuscini e allarga bene le gambe. Vai più avanti con la testa, così stai più comodo.
- Comodo? Alla pecorina?
- Sui cuscini sei più che comodo. Dai, esponiti a noi in tutta libertà.
Non ero molto convinto, ma l’aveva detto in un modo che non ammetteva obiezioni. Mi sentii improvvisamente schiavo delle due infermiere e obbedii.
Però scoprii subito che esporre il mio culo così spalancato mi generava un’umiliazione stranamente eccitante. Non avevo mai provato una sensazione del genere e da quel momento mi comportai come un oggetto animato. Mi misi comodo in attesa che facessero del mio culo quello che volevano.
Armeggiarono un po’, quindi Nastia venne davanti a me a mostrarmi un clistere molto strano. Aveva la peretta ovale azzurra e la cannula bianca molto lunga e flessibile.
- Useremo questo clistere particolare. – Disse, lubrificando la cannula con un panno imbevuto di qualche olio.
Mentre Nastia mi parlava, Sara aveva iniziato ad accarezzarmi le intimità Faceva scorrere le dita con delicatezza nella fessura del culo fino a lambire le palle. Era piacevolissima e cominciai a rilassarmi davvero. L’uccello iniziò a muoversi, uscendo dal suo torpore ospedaliero.
– Così sottile lo sentirai solo scivolare dentro, – continuò Nastia. – Man mano che entrerà, ti sentirai appartenere a noi. Quando la cannula sarà entrata del tutto e la peretta poggerà all’ano, allora ti accarezzeremo iniettandoti il liquido.
Non dissi nulla. Ero in un uno stato di prostrazione psicologica che avrebbero potuto farmi di tutto. Anzi, mi accorsi che attendevo con trepidazione che andassero avanti. Volevo essere umiliato, posseduto, dominato. Volevo sentire le due padroncine entrare dentro di me… Senza vergogna.
Lavorarono a quattro mani. Tra una carezza e l’altra di Sara, Nastia appoggiò la punta della cannula all’ano e la alloggiò dolcemente, facendo attenzione a eventuali emorroidi, che non avevo. Così sottile non me ne accorsi neppure, finché non sentii tre mani accarezzarmi natiche, fessura e palle, mentre la cannula iniziava a scivolare dentro.
Fu una sensazione piacevolissima. Il fresco della cannula che scorreva nell’ano e nel retto mi faceva sentire in piena eccitazione. Non avevo mai provato una cosa del genere. La mia sensazione era che loro volessero entrarmi nel corpo per generarmi piacere, quindi mi lasciai andare in visibilio: qualunque cosa mi avessero fatto l’avrei gradita.
Ad un certo punto la peretta andò ad appoggiarsi all’ano e mi spiacque che non potesse entrare di più. Immaginai che ora mi avrebbero iniettato il liquido, ma invece iniziarono a giocare con la pompetta appoggiata al culo. Davano dei colpetti alla peretta che si ripercuotevano all’interno delle viscere. La sensazione era fantastica perché mi sembrava che le due infermiere mi facessero vibrare dall’interno. Colpetti con le dita e con la mano, abbinati alle carezze, mi portarono l’erezione al parossismo. Continuarono così per qualche minuto e alla fine Nastia disse a Sara:
- Come sei messa? Metti il bicchierino di carta?
- Sì, – rispose. – Dimmi quando vuoi che venga.
- Ecco, vai pure, – Disse Nastia.
Sara aveva cominciato ad abbassarmi il prepuzio in modo che la cappella restasse scoperta e il pene in tensione. Poi avvertii i primi sintomi della eiaculazione, come se stesse per avviarsi un motore interno.
L’uccello si mise a pulsare e a emettere per sequenze rapidissime getti di sperma. E mentre Sara raccoglieva il mio liquido nel bicchiere di carta, Nastia mi iniettava il liquido del clistere nelle viscere. L’abbinata dell’orgasmo con il liquido che scorreva dentro il rettomi faceva sembrare che mi stessero inculando con un pene femminile, lungo e sottile.
Sbattevo il bacino come un cane in calore, mentre una teneva premuta la peretta sul buco del culo e l’altra mi teneva il cazzo per il collo.
Quando l’orgasmo si placò, Nastia sfilò piano la cannula e Sara tolse il bicchierino, mettendo una salvietta sulla punta dell’uccello.
- Mettiti comodo e quando ne hai voglia vai a evacuare. – Mi dissero e uscirono.
Dopo una decina di minuti mi alzai e andai in bagno.

L’indomani sera ero già operato. I valori erano buoni e, se lo fossero stati anche la mattina successiva, mi avrebbero dimesso. Poi sarei dovuto tornare tra una settimana per la rimozione dei punti.
- Tutto bene? – Mi chiesero Nastia e Sara, mentre mi sistemavano per la notte.
- Beh, credo che vi ricorderò per un pezzo.
- Come sai, una volta dimesso, il nostro rapporto rimane professionale, vero?
- Certo. – Risposi. – Però avevate parlato di massaggio alla prostata. In cosa consiste?
- È qualcosa di simile, che si fa con un plug anale apposito. – Disse Nastia.
- Una specie di collana flessibile con sfere a scalare di 3 centimetri. – Aggiunse Sara. – Con un anello finale.
- Lo si inserisce fino a lasciar fuori solo l’anello. – Continuò Nastia. – Così si fa pressione articolata sulla prostata. Poi lo sfili di forza quando il paziente sta venendo e il massaggio diventa perfetto.
- Una cosa del genere alla tua età dovresti farla ogni sei mesi. – Suggerì Sara.
- E voi… fate tutto questo? – Domandai timidamente.
- Sì, ma non qui. – Continuarono stando in fondo al letto. – Il servizio non è passato dalla mutua, quindi è a pagamento. Abbiamo un piccolo laboratorio privato insieme ad altre infermiere dove ogni tanto trattiamo dei pazienti dopo le operazioni. La direzione dell’ospedale lo sa, molti hanno bisogno di cure anche dopo.
- Limitiamoci al massaggio alla prostata, – continuai. – Davvero lo fate?
- Non spesso in verità, non è una cosa per tutti. E costa.
- Quanto?
- 250 euro a testa.
- Cinquecento euro, – pensai ad alta voce.
- A meno che non vuoi una sola di noi, che allora sono 300 euro solo.
- Quindi potrei farmelo fare due volte all’anno per 500 euro?
- No, per 600.
- Giusto.
- Quando posso farmelo fare?
- Beh, cerca di guarire. – Risposero sorridendo. – Torna tra una settimana per la rimozione dei punti, che vediamo come stai. Poi ci mettiamo d’accordo.
- La prima volta venite tutte due?
- Come preferisci.

Fine
(Se questo racconto piace, scrivo la seconda parte sul massaggio alla prostata)
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