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La prima volta con Annie e Roberta


di Honeymark
25.12.2016    |    17.306    |    1 9.6
"- Beh, avete entrambe una grande carica di femminilità..."
- Frequenti ancora Roberta? – Mi chiese un giorno Annie, la mia storica schiava, moglie di Bill, schiavo pure lui. Sono marito e moglie di una coppia cuck che frequento ornai da 20 anni. Lei ne ha 40 e lui 50.
Ho già raccontato la prima volta con lei, seguita poi dalla prima volta con lei ne suo marito.
Anche di Roberta ho già scritto, il racconto si intitolava «Accetto ma a una condizione».
Quando mi chiese di Roberta, eravamo nella sua piccola palestra nell’interrato di casa sua, dove ogni tanto ci divertivamo a fare i nostri giochi sadomaso. Oltre alla spalliera, gli anelli, le parallele, la corda e la cavallina, ha coperto il pavimento di tappetini per attutire eventuali cadute da ginnastica. Una morbidezza che consentiva di fare ovunque i nostri giochi.
Quella sera il marito non c’era, ma era informato che andavo a trovarla per un caffè. La sincerità in un rapporto cuck è fondamentale. Il tradimento con è concepito.
- Sì, – risposi gustando il caffè. – La frequento di tanto in tanto. Vive in un’altra città.
- Scopate ancora?
- Di rado.
- Lei era dominante, vero?
Roberta è stata la mia amante, arrivata subito dopo Annie. Era stata Annie a lasciarmi, per poi rifarsi viva come schiava e con il marito cuck.
- Sì, – risposi. – È dominante.
Ma non sapevo se lo fosse anche a livello sadomaso. Con lei avevo avuto solo una passione sfrenata.
- Sentila.
- Perché, – sorrisi. – Cosa vuoi da lei?
- Essere addestrata.
- Hai detto addestrata?
- Sì – Rispose andando a prendere degli opuscoli. – Sto seguendo da tempo delle dispense sadomaso dove l’uomo addestra la donna a fare da pony-girl. La donna-cavallina.
Mi porse degli stampati e li sfogliai. C’erano disegni e foto di donne abbigliate da pony-girls, con delle spiegazioni sull’uso delle redini, del calesse e della frusta.
- Sì, conosco questa pratica. – Dissi. – Davvero ti piacerebbe essere addestrata da pony girl?
- Sì. Voglio provare.
- E perché non lo chiedi a me?
- Perché voglio che sia una donna ad ammaestrarmi e voglio che tu faccia da spettatore.
- E tuo marito?
- Al momento lo lasciamo fuori. Vorrei che Roberta mi addestrasse e che tu poi facessi uno show con me davanti a lui.
- La cosa mi intriga, ovviamente, ma perché vuoi anche me, mentre vieni addestrata?
- La tua presenza mi eccita. Quando lo farai tu davanti a mio marito, mi ecciterò ancora di più.
Provai un certo senso di insana soddisfazione.
- Allora, ci stai? – Insisté.
- Io sì, certo! – Risposi. – Ma non so se Roberta accetterà.
- Provaci. E intanto prendi questi dépliant. Ho già ordinato alcuni oggetti necessari.

Io e Roberta chattammo a lungo, ma fin da subito mi parve di capire che, se solo avesse potuto, avrebbe accettato volentieri. Aveva sempre desiderato di «punire» Annie, che era venuta a letto con me prima di lei… Era come se la sua presenza fosse sempre nell’aria anche quando scopava con me.

In effetti, per organizzare una prima seduta con lei e Annie passò molto tempo, sia perché Roberta aveva sempre qualche impedimento e sia perché Annie voleva che il marito fosse in viaggio per fargli la sorpresa finale.
Ma un giorno riuscimmo a trovarci a tre. Come ho detto, sposandosi Roberta era andata ad abitare in un’altra regione. Una volta che tornò a casa dei suoi, riuscì a lasciare i bimbi a casa della sorella che in complicità li tenne per tutta la serata.
La portai a casa di Annie, che ci fece entrare con la macchina per nasconderla in garage che sta a fianco della palestra dove poi ci accompagnò.
Sistemate le cose, ci guardammo a tre. L’atmosfera era quella di un gran rientro, come dei vecchi amici che si incontravano dopo anni.
Roberta e Annie si abbracciarono a lungo, come due grandi amiche. Il che non era proprio vero, perché anzi avvertivano ancora una certa concorrenza anche se diametralmente opposte per gusti e tendenze. Forse al suo tempo Roberta temeva che mi piacesse ancora Annie perché io sono un dominante e lei sub.
Ma così festose sembravano aver ritrovato una strada in comune.
- Che felice di vederti, Roberta! – Esclamò Annie. – Finalmente sei dei nostri!
- La colpa è di Marco, – rispose con cordialità, indicandomi. – Era sempre geloso di tutte due.
Non era vero, ma la battuta ci poteva stare.
- Marco mi ha detto che sei una mistress. – Chiese conferma Annie.
- Sì, – rispose Roberta. – Mi ha spiegato cosa vuol dire. E so che tu sei una slave.
- Esatto.
- Che meraviglia…!
Dopo queste battute preliminari, Annie le spiegò che - se fosse stata d’accordo - avrebbero provato alcuni giocattoli che si era fatta spedire da un sito specializzato in pony girls & boys. Roberta rispose di essere stata vagamente messa al corrente da me. Allora Annie spiegò meglio le cose.
- Abbiamo deciso di partecipare al Pony Criterium che si svolge ogni anno in Maremma. – Disse. – I pony sono rappresentati da ragazzi e ragazze che vengono adibiti alla funzione di cavallo. I fantini sono i loro Padroni che li faranno correre come pony legati a una biga leggera o a un risciò. Cioè alla romana o alla cinese. Chiaro fin qua?
- Chiarissimo, – disse Roberta. – Intrigante.
I cinesi ricchi si fanno tirare dagli schiavi stando seduti sui risciò, gli antichi romani correvano sulle bighe tirate da cavalli stando in piedi.
- Per il momento – aggiunse Annie, – vorrei che una donna provasse ad addestrarmi, e io ho pensato a te.
- Perché proprio a me? – Domandò Roberta. – Forse perché tra me e te c’è stata…
- Francamente sì, – l’anticipò Annie. – Proprio perché c’è stata un po’ di gelosia. Credo che sia la medicina giusta per una Padrona che vuole far funzionare la sua schiava.
A quelle parole, notai un certo senso di soddisfazione nello sguardo di Roberta, che lasciò proseguire Annie.
- Nella competizione i pony staranno nudi, con i finimenti in bocca e la coda nel culo. – Continuò Annie, sempre più eccitata anche lei. – Si tratta di un fine settimana. Il sabato ci sarà il dressage, cioè la dimostrazione di come i Padroni sono riusciti a domarci e addestrarci. La domenica ci saranno le corse delle bighe e dei risciò.
- Sai in cosa consistono? – Domandò Roberta.
- Ci sono bighe per pony singole o singoli e quelle per due e per tre. Le triple prevedono un pony boy con a latere due pony girl.
- Tu farai dressage o corsa?
- Entrambe le cose. – Disse Annie. – Direi che tu e Marco sareste l’ideale sia per addestrarmi che per farmi correre.
- Non sarà facile – disse Roberta con finta modestia.
- Oh sì, – obbiettò Annie. – Basta che impari bene a frustarmi.
- Che meraviglia! – Ripeté Roby, facendo felice Annie. – Giuro che mi impegnerò a fondo!
- Ora, – continuò Annie, – nella scatola che mi hanno mandato, ci sono dei giocattoli utili per cominciare. Il weekend che ci aspetterà in Toscana sarà un po’ difficile, ma intanto possiamo imparare a indossare la coda nel culo e il morso in bocca. Che ne dici? Magari mi porti a spasso per la palestra e provi a frustarmi per addestrarmi. Ti va?
- Ottima idea, – disse Roberta, con la bava alla bocca.
- Ho preparato un abbigliamento semplice e simpatico per entrare nelle parti, prima di cominciare i giochi, – spiegò poi Annie a Roberta. – Sono certa che ti troverai a tuo agio.
Prese delle t-shirt e ce le diede.
- Spogliatevi del tutto e indossate queste. Io invece starò subito nuda.
Annie aveva preparato delle t-shirt beige per gli schiavi con la scritta nera sulla schiena «S» (da Slave, schiavo in inglese) e delle t-shirt nere per i Padroni con la scritta rossa «M» (iniziali delle parole inglesi Master e Mistress). Le produceva lei e aveva voluto fare le cose per bene.
Ci spogliammo per indossare quell’unico indumento, semplicissimo e minimale ma super erotico.
L’unica schiava al momento era Annie, che sembrava una dei i Tre porcellini che nei fumetti mettevano sempre in mostra il culetto attirando così il Lupo cattivo. E i lettori.
La indossai anch’io, lasciando che l’uccello si ergesse fuori dalla T-shirt.
Poi Annie diede a me e a Roberta anche una cintura di cuoio nero. Stretta alla vita, i nostri culi si scoprirono di più, ma davano maggiormente il senso del comando.
Preparammo il tutto e sistemammo le cose vestiti così. L’atmosfera si creò subito.
- Limiti o prescrizioni particolari? – Domandò Roberta.
- Solo il buonsenso – la rassicurò Annie, – ma c’è Marco con te. Sarà lui a supervisionare il gioco. Condizioni da parte tua?
- Mi ha spiegato tutto Marco, – disse lei. – Ti chiedo solo di ubbidirmi sempre e di aprire bocca solo per urlare o per leccare.
- Fantastico… – Mormorò Annie ammirata.
- Annie, – dissi allora. – Vieni qui che ti inserisco il plug nel culo e i finimenti in bocca.
- Eccomi.
Si mise a quattro zampe con la testa in giù per consentirmi di infilarle il plug anale nel culo. È il mio lavoro. Sono bravo a infilare qualsiasi qualcosa nel culo e mi piace proprio vedere il buco che si apre per far scivolare dentro quello che vi spingo.
Anche ad Annie piace che le metta qualcosa nel culo, sia esso il cazzo o il cero. Stavolta era una specie di collana a sfere crescenti con un anello finale, l’unica cosa che sarebbe rimasta fuori dal buco del culo. Vedere che ogni volta l’ano si doveva allargare di più per ingoiare la sfera successiva più grossa era davvero arrapante per me e gratificante per lei.
Vidi che anche Roberta si eccitava a vedermi a lavoro mentre preparavo il culo di Annie per lei. Sapeva quanto mi piace e questo la attizzava.
Quando finii, diedi delle sonore sculacciate ad Annie, che in questo modo si abituava velocemente alla presenza dell’intruso nel retto. Poi la feci alzare, le portai le mani dietro la schiena e le legai all’anello di gomma che sporgeva. Strinsi bene.
Quindi presi i finimenti, le infilai il morso in bocca e le tirai indietro la bardatura con i paraocchi. Infine fissai le briglie agli anelli laterali del morso. Ovviamente si trattava di materiale leggero per uomini e donne, non quello per i cavalli. Oltre a fare da briglie, proteggevano il viso dalle frustate.
Roberta mi guardava allupata.
- È tutta tua – dissi a lavoro finito, mettendole in mano le briglie.
Si avvicinò alla sua schiava, che stava eretta grazie alle mani legate al culo e le gambe leggermente divaricate. Roberta le palpò prima le tette, che era da sempre una sua voglia particolare, poi le diede una manata alla figa per palesare il suo potere e infine le allargò le natiche, come per sistemare meglio il plug anale.
Andai a prendere la frusta da domatore di cavalli e gliela misi in mano.
Poi andai da Annie. Non poteva essere frustata così a freddo, senza di me. Quindi come sempre prima di una performance del genere mi avvicinai a lei per prepararla, così come aveva fatto Roby. Lei mi aspettava e me ne fu grata.
Mi portai davanti a lei e la guardai per bene, godendomi il fatto che avesse le mani legate al buco del culo e impossibilitata a muoverle. Era una situazione che piaceva a entrambi. Prima le palpai anch’io le tette da davanti, godendomi la sua reazione. Poi le misi una mano sulla figa. Questa era la cosa che le piaceva di più e difatti si bagnò quasi subito. Poi allentai la presa e mi portai dietro a palparle il culo. Non fu facile trovare il buco del culo dal quale usciva l’anello di morbida plastica, ma frugare tra le natiche è così piacevole che lo feci a lungo. Lei, che aveva le mani legate lì, quando sentì che me ne stavo andando, mi prese il polso con le mani per trasmettermi il suo affetto e la sua gratitudine. Poi le palpai nuovamente le tette, stavolta da dietro, facendola eccitare di nuovo. Mi riportai davanti e le misi nuovamente la mano alla figa.
- Sei pronta? – Domandai, tenendola. – Te la senti?
- Sì sì… – Disse, con la lingua impedita dal morso di cuoio. – Ti ringrazio!
- Ci sono io a supervisionare, sai?
- Mi eccita da morire l’idea di essere frustata davanti a te! – Disse ancora, a fatica. – Di solito sei tu a frustarmi, e sei bravissimo. Ma stavolta voglio proprio che tu te la goda a guardarmi così. Dille di farmi urlare.
- Contaci. – Dissi, strizzando l’occhiolino.
Le baciai la guancia e andai da Roberta. Sicuramente aveva bisogno anche lei di un incoraggiamento.
- Annie è pronta, – dissi a Roberta. – Se me lo permetti, ti accarezzo un po’ per portarti al giusto livello di eccitazione.
Non rispose e mi lasciò fare.
Mi inginocchiai davanti e le presi il suo stupendo culo tra le mani. Appoggiai il viso al suo basso ventre e lei collaborò. Il mio cazzo, già alto da tempo, sembrò invocare la sua parte. Perfetto. Mi alzai e presi in mano anche la figa di Roberta, bagnata anche lei. Mi portai all’orecchio.
- Falla urlare. – Le sussurrai.
- Sicuro di quello che mi chiedete?
- Certo! Hai ripensamenti?
- No. La cosa mi fa impazzire, ma mi pare impossibile che…
- Non preoccuparti, – le dissi. – Ci sono io a supervisionare. Frustala.
Adesso Roberta era super eccitata e così, con la frusta, scalza, maglietta nera che le scopriva il culo, era l’immagine del potere di vita e di morte del Padrone sugli schiavi. Prese Annie per le briglie e si preparò.
- Posso frustarti dappertutto? – Le domandò tenendo le briglie in tensione.
- Fai quello che vuoi, – bofonchiò Annie, con la lingua impedita dal cordino trasversale. – Io preferisco che mi frusti il culo e le tette, è più sadomaso. Ma fai tu, che sei la Padrona in questo caso.
- Prescrizioni particolari?
- Il culo colpiscilo orizzontalmente o dal basso, così eviti di prendermi le mani legate all’ano. – Rispose. – Le tette ovviamente dall’alto, evitando di prendermi la faccia. Se le colpisci bene sono dolorosissime e con questa frusta non fai danni.
- Anche la forza posso deciderla io?
- Che scoperte! Mica la decide la schiava…!
- Che meraviglia! – Esclamò, girandosi verso di me. – Marco, divertiti. La farò urlare al punto da farti impazzire. Vedrai cosa le farò fare…! E alla fine mi inculi, davanti alla cavalla domata.
- Contaci!

Lo scambio di parole tra Annie e Roberta, schiava e Padrona, aveva fortemente eccitato me, che sono abbastanza navigato nel sadomaso, figuriamoci Roby, che in sostanza ne aveva solo sentito parlare. La mia amica non è una donna che va alla ricerca di schiavi da seviziare, sia ben chiaro, anzi è decisamente «normale», ma una schiava che le chiede di frustarla fino a farla urlare aveva fatto emergere la parte sadomaso che alberga in ognuno di noi, sado o maso che sia. Erano entrambe eccitate da morire. Lo eravamo tutti, ora volevo vederle all’opera.
Roberta impugnò bene la frusta, tenne con l’altra mano le lunghe briglie e fece cenno ad Annie di allontanarsi fino a tenerle tese.
Poi Roberta diede un primo schiocco nell’aria, liberando il tipico rumore della frusta. Annie ebbe la pelle d’oca. Ne diede altri due o tre per farsi la mano, mentre Annie si preparava a ricevere le prime frustate che tanto temeva e desiderava.
Il bello di Annie è che ha paura della frusta almeno quanto le piace essere frustata. E difatti urla dal male come una forsennata quando viene colpita di brutto, ma guai se ti impietosisci e ti fermi. Questo è il masochismo puro.
Ad un certo punto Roberta ruppe gli indugi e, non appena vide Annie di fianco, le sferrò una terribile frustata orizzontale al culo, colpendola alla base delle natiche.
Sciaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaack!
Aveva fatto centro.
- Mmmmmmmmmmmuuuuuuuuuuaaaaaaaaaaaaaaaaaaahhhhhh!
L’urlo di Annie era simile a un muggito per via del cordino di cuoio che le attraversava la bocca, ma il dolore era autentico.
Roberta rimase agghiacciata dalla reazione di Annie, che con le mani legate al buco del culo saltellava sulle gambe per il dolore scuotendo la testa come per dire NO. Roby mi guardò e io le feci cenno di Sì, che andava bene e che poteva continuare, anche più forte.
Rincuorata, Roberta capì che poteva dare fondo ai propri istinti che stavano affiorando. Per una volta nella vita poteva frustare una sua ex rivale e con il suo stesso benestare.
Le diede un’altra frustata più forte al culo e si godette la reazione. Saltava come una trota in padella. L’aveva centrata di nuovo in pieno.
Sciaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaack!
- MmmmmmhhhhhhhMmmmuaaaaaaaahhh!
Poi si calmò e mise la frusta nella mano sinistra. Mi ricordai che era ambidestra. E infatti, tenendo le briglie tese con la destra, diede un terribile fendente sulle tette di Annie con la sinistra.
Sciaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaack!
Centrata in pieno.
- UhaaaaaaaaaaahhhhMmmmmmhhhhhhhMmmmuaaaaaahhh!
La poverina aveva muggito molto più di prima e istintivamente aveva cercato di portare alle tette doloranti le mani, che però erano fissate al buco del culo.
Una scena fantastica.
Roberta, con la sua t-shirt nera e la cintura che le teneva scoperto culo e figa pelosa, era una visione meravigliosa, il senso del potere femminile. Quando colpiva Annie, i glutei avevano un improvviso scatto che mi dava una scossa di gioia malvagia.
Annie, nuda e bardata, con la sua postura dignitosa, rappresentava quello che tutti noi avremmo voluto fare o subire.
Roberta si infilò le briglie nel collo in modo da avere libere le mani e poter brandeggiare due fruste, una per parte. Poiché Annie cercava istintivamente di stare lontana da Roberta, le briglie rimanevano in tensione. Roby tirò la briglia di sinistra in modo che Annie si mettesse di fianco. Poi, impugnando bene le fruste, studiò la situazione. Infine diede una doppietta. Prima una frustata al culo e poi una alle tette.
Sciaaaaaaaaaaaaaaaack!
Sciaaaaaaaaaaaaaaaaaaaack!
- Mmmmmmmmuaaaaaaaaaaaaaaahhh!
- Muaaaahhhhhhhhhhhmmmmmmmmmmmaaaahhhhhhhh!
La poverina prima sobbalzò in aria per lo scudiscio al culo e poi ripiombò sui piedi per il fendente alle tette. Le urla echeggiarono al soffitto della palestra.
Poi, viceversa, diede prima un fendente alle tette, seguito da una staffilata alle natiche. Le urla echeggiarono nuovamente al soffitto, sembrava un mammut.
Sciaaaaaaaaaaaaaaaack!
Sciaciaccheteeeeeeeeeeeeeckkkk!
- Muaaaahhhhhhhhhhhmmmmmmmmmmmaaaahhhhhhhh!
- Mmmmmmmmuaaaaaaaaaaaaaaahhh!
A quel punto Roberta si concentrò e diede i due colpi in contemporanea e tette e culo.
Sciaaaaaaaaaaaaaaaack! Sciaaaaaaaaaaaaaaaaaaaack!
- Mmmmmmmmuaaaaaaaaaaaaaaahhh! Mmmmmmmmmmaaaahhhhhhhh!
La reazione di Annie fu agghiacciante ed eccitante allo stesso tempo. Scosse la testa, saltellò sulle gambe, sollevò i gomiti, le cedettero quasi le ginocchia.
Roberta ripeté nuovamente il doppio colpo, facendola muggire nuovamente al cielo.
Poi si avvicinò alla sua schiava.
- Se vuoi che continui, – le disse, con durezza ma per prudenza, – Mettiti in ginocchio e leccami.
Annie esitò un attimo, poi con difficoltà si mise in ginocchio. Roby, soddisfatta si portò a lei e le mise la figa a portata di bocca piegando un po’ le ginocchia in avanti. Annie la leccò. Poi la Padrona si girò e allo stesso modo si fece leccare tra le natiche. Annie lo fece con impegno. Roberta l’aveva domata.
Roberta fece rialzare Annie e cominciò a darle ordini.
- Adesso mettiti di fianco e obbedisci agli ordini, – comandò Roberta. – Facciamo un po’ di dressage.
Il dressage è una disciplina equestre che deriva dal francese e che in italiano significa impropriamente «gara di addestramento». Il cavallo e il cavaliere devono eseguire movimenti prevalentemente geometrici (detti «arie» come nella musica) su un campo ristretto. Le figure sono prestabilite e il binomio (nomi accoppiati del cavallo e del cavaliere) devono eseguirle perfettamente. Vi sono anche forme di dressage dove il cavaliere fa fare figure geometriche prestabilite al cavallo stando a terra, dando ordini e facendo schioccare la frusta. Una giuria stabilisce poi quale binomio ha compiuto il dressage migliore.
Nel sadomaso è la stessa cosa. Il domatore o la domatrice fa fare figure geometriche prestabilite o libere al proprio pony, boy o girl che sia. Vince il binomio più affiatato e preciso. Insomma ci vuole addestramento, con sapiente dominazione da una parte e piena sottomissione dall’altra.
- Su il ginocchio! Più su!
Sciaaaaaaaaaack!
Roberta aveva cominciato l’addestramento come indicato nelle figure del pieghevole che le avevo mostrato.
- Giù il ginocchio! Su l’altro!
Sciaaaaaaaaaack!
Annie non aveva capito subito cosa doveva fare, ma la frusta di Roberta aveva impiegato poco a farsi intendere.
Un po’ alla volta imparò a raccogliere il ginocchio fino a sbatterlo sul proprio ventre.
- Giù il ginocchio! Su l’altro!
Sciaaaaaaaaaack!
- Giù il ginocchio! Su l’altro!
Sciaaaaaaaaaack!
- Giù il ginocchio! Su il ginocchio! Un-due!
Sciaaaaaaaaaack!
- Giù il ginocchio! Su il ginocchio! Un-due!
Sciaaaaaaaaaack!
In breve il binomio era entrato in sintonia. Roberta teneva Annie per le briglie a distanza con la mano sinistra e le frustava il culo con la destra. Poi la girava e, cambiando le mani, la frustava nuovamente in senso opposto.
Quindi la fece andare avanti frustandole il culo e poi indietro frustandole le tette. Annie sobbalzava in maniera davvero elegante, godendosi la dominazione e il dolore delle frustate, esprimendo una ritmica ammirabile.
Sembravano proprio affiatate.
- In ginocchio! – Ordinò Roberta a un certo punto.
Annie si inginocchiò e Roby andò a farsi leccare nuovamente la figa e il buco del culo. La Padrona l’aveva fatta rialzare e aveva ripreso a darle gli ordini, come se fosse una trottola. E Annie obbediva, si può dire, come una cagnolina. Erano entrate in sintonia e Roberta riusciva a dare logica ai balletti della schiava che stava addestrando. La faceva chinare in avanti, fare l’inchino, fare la spaccata, girare su se stessa facendo attenzione alle briglie, ora inchinata sul ginocchio destro, ora su quello sinistro.
La performance durò a lungo e mi eccitò da morire perché le mani al culo e la figa libera esprimevano lo spettacolo più erotico del sadomasochismo. O almeno quello che piace a me.
Alla fine la portò a me, la girò di schiena, la fece inginocchiare e allargare le gambe. Infine la fece chinare avanti con la testa in modo che mi porgesse le pudenda. Cioè la figa e il buco del culo dal quale usciva l’anello cui erano legati i polsi.
- Ecco la pony addestrata! – Mi esclamò soddisfatta indicandola con la frusta.
Poi legò le briglie di Annie alla spalliera, tirandola in modo che dovesse stare in piedi senza potersi girare e guardarci. Quindi venne da me e si sedette sulle ginocchia accavallando elegantemente le gambe. Il suo culo ignudo mi riscaldò ulteriormente.
- Allora, mi sono meritata il tuo cazzo nel culo? – Mi chiese maliziosamente infilandomi la lingua nell’orecchio.
- Puoi contarci! – Risposi. – Sei inculabilissima.
- Vieni allora. – Disse alzandosi.
- Ci togliamo le t-shirt?
Ci guardammo velocemente con la maglietta da Padroni. Io avevo l’uccello che balzava in su, lei aveva una figa stupenda.
- Non la figa, guardami il culo! – Disse e si voltò, portando le braccia sopra la testa in modo che la maglietta si alzasse il giusto necessario per esaltare il culo più bello del mondo. Piegò anche un ginocchio vezzosamente.
- Vado meglio così? – Domandò. Poi allargò leggermente le gambe e si piegò in avanti fino a toccarsi le caviglie con le mani.
Era la cosa che amava fare con me quando voleva farmi perdere la testa.
Mi alzai e le appoggiai il cazzo tra le natiche. Una sensazione fantastica che non provavo da anni. Ma, a ben vedere non doveva provarla spesso neanche lei. Allargò di più le gambe in modo da portarsi all’altezza giusta, io mi aiutai con la mano e glielo poggiai sulla figa. Lei fece il resto. La sbattei un poco così, finché lei non mi fece sgusciare fuori dalla figa. Si girò, me lo prese in bocca e, considerandolo al punto giusto, si sdraiò velocemente sul pavimento, che come ho detto è ricoperto di tappetini imbottiti per la ginnastica. Era pancia sotto, un chiaro invito al culo. Prima però la sbattei nuovamente in figa per lubrificarlo. Al momento opportuno fece una mossa per farmelo uscire. Capii che era giunto il momento di incularla.
Poggiai la punta del cazzo al buco del culo e lo raggiunsi subito grazie alle sue mosse-guida. Spinsi con calma fino a sentire che il buco si rilassava fino ad accogliere la cappella. Quando lo sentii alloggiato in modo calzante, con la sua elasticità adattata alla mia presenza, lo spinsi dentro fino in fondo, godendomi il retto che scivolava attorno al cazzo e il culo che si andava ad appoggiare al mio basso ventre.
Dopo un minuto, passato a goderci la situazione, cominciai a pompare. Cominciò a sbattere anche lei al mio ritmo, poi portò la mano alla figa e cominciò a masturbarsi.
Lasciai fare a lei. Quando iniziò il suo lungo orgasmo, mi masturbò col retto e l’ano come un tempo, con l’automatismo fantastico e perfetto del bacino. Venne per qualche lungo minuto, a metà del quale iniziai a venire anch’io, fino a riempirle il retto di sperma.
Solo alla fine, sgonfio, il pene fu espulso serenamente dal suo culo saziato.

- Ragazzi, devo andare, vi abbraccio, – disse Roberta, dopo essersi lavata e rivestita. – Marco, mi accompagni all’auto che ti dico un paio di cose?
L’accompagnai, passando dalla porta che dalla palestra conduce al garage dove aveva posteggiato l’auto.
- Annie è una bomba, – mi disse appena fummo soli. – Sai che mi piacerebbe averla sempre a disposizione come schiava?
- Ne sono lieto. Un tempo eri in qualche modo gelosa di lei…
- Ma adesso capisco perché ti fosse piaciuta tanto. Tu sei un dominante e lei si fa dominare in maniera totale!
- Ho visto che vi siete affiatate.
- Sì, sai che preferisco gli uomini, ma stasera con lei me la sono proprio goduta.
- Beh, avete entrambe una grande carica di femminilità.
- Sono stato felice di rivederti. – Mi disse baciandomi la guancia. – Era da tempo che sognavo di prenderlo in culo da te.
- Perché, tuo marito non ti incula abbastanza?
Stava facendo due cose inusuali: parlare del proprio coniuge e usare termini maschili some «inculare», «metterlo nel culo». Ma io e lei siamo stati amanti appassionati e avevamo appena fatto una seduta memorabile.
- Mio marito è assatanato nel sesso. Fa di tutto con me e io lo faccio impazzire.
- Lo immagino, – sorrisi.
- Ma me l’ha messo nel culo solo due volte.
- Ostia, non gli piace incularti?
- Dice che non mi incula perché… Perché mi rispetta! – Confessò. – Ho il più bel culo del mondo e lui non mi sodomizza… per rispettarlo!
- Ossignore… Ma gli hai spiegato…?
- Che scoperte! Ma non è servito a niente, – rispose. – Per questo incontrarti mi ha risvegliato antichi ricordi sopiti e sempre vivi desideri.
- Davvero ti piace essere sodomizzata da me?
- Sì.
- Da quando?
- Da quando abbiamo incominciato a lavorare insieme affiatati nella tua agenzia. Ho visto come mi guardavi il culo e man mano che entravamo in sintonia cominciai a desiderare che mi inculassi. Era la parte migliore di me che ti stavi guadagnando giorno per giorno con il tuo modo di vivere, di lavorare, di valutare la mia persona.
- Ma piaceva anche a te? – Domandai.
- Certo! Hai il cazzo più adatto a entrare nel culo. Grosso abbastanza, ma non troppo. Più lungo della media, fino a sbattere in fondo. Duro come un cero, ma vivo. E… apparteneva a te…!
Mai sentite parole così belle sul mio cazzo.
- Hai il più bel culo del mondo – commentai – e incularti era il massimo che potevo chiedere alla vita. Anche il tuo culo è vivo, si faceva inculare attivamente.
- Per quanto possa sembrare strano, ero io a dominare te mentre mi scivolavi dentro.
- Ti piaceva proprio sentirmi sdrucciolare nel tuo retto? – Domandai, per allungare il momento di gloria.
- Mi piace ancora! Sentirti entrare da lì… Sentirmi inculare dal bellissimo cazzo dell’uomo che tanto amavo…
- Mi amavi?
- Ti amo ancora.
- Oddiomio…!
- Non preoccuparti. Io amo mio marito. Ho fatto una famiglia e ho due figli. Non l’ho mai tradito.
- Beh, sei stata qualche volta con me anche dopo il matrimonio…
- Non ho tradito lui, viceversa ho tradito te sposandomi lui!
- Roberta…
- Non preoccuparti. – Sorrise soddisfatta. – Il caso ha voluto che dessi tutto il mio corpo al mio amato marito, ma riservando il mio culo solo per te, il mio amato Padrone. Mi sembra di essere coerente.
- Sei una donna fantastica.
- Farò il possibile per venire a trovarvi ancora. Vorrei frustare Annie per ore e alla fine prenderlo nel culo da te. Ci stai?
- Lo farò con immenso piacere.
- Nel frattempo incula anche Annie. Amala, ti ama anche lei.

Tornato in palestra, presi le briglie di Annie per liberarla, ma lei mi fermò.
- Aspetta a togliermi tutto, – disse con la lingua impedita dal cordino del morso. – Prima montami così. Come se fossi una cavalla.
- Dici davvero?
Cercavo di guadagnare tempo per riprendermi dopo la monta di Roberta.
- È da quando mi hai bardata da pony che desidero essere montata da dietro.
- Ma la tua figa è esclusività di tuo marito, – le ricordai.
In effetti, i rapporti - mai ben definiti peraltro - volevano che Bill la chiavasse e io la inculassi. È un classico nei rapporti cuckolding.
- Vero, – bofonchiò. – Ma Bill non c’è. Non posso aspettarlo. Montami.
Allora la misi in ginocchio per farmi aiutare. Lei capì e me lo prese in bocca. Poiché aveva le mani ancora legate al culo, dovetti aiutarmi tirandole la testa per la nuca con la mano in modo che lo potesse prendere in bocca per intero. Con la lingua impedita dal cordino, l’eccitazione armò subito il mio uccello. E quando lei lo sentì pronto, si girò e si piegò in avanti. Allora mi misi in ginocchio anch’io e guidai il cazzo alla figa. Guizzai dentro, sentendo la presenza vicina del cuneo flessibile infilato nel retto e lo spinsi fino a sentire le sue mani legate appoggiare al mio basso ventre. A quel punto la mossi avanti per sdraiarla e la chiavai così, tenendomi per le tette martoriate e godendomi il calore del suo culo segnato dalla frusta. Non vedevo il suo sorriso, ma sentivo il suo respiro affannoso.
D’un tratto iniziò ad avere al bacino gli scatti incontrollati di un orgasmo dirompente e lasciai che mi masturbasse così l’uccello con la figa. Anche con lei venni prima che il suo orgasmo avesse fine.
Una volta placata, la feci alzare e la liberai sfilandole il morso e il plug anale.
- Va’ a farti una doccia – le dissi, – che poi ti faccio un massaggio curativo.
Visto che suo marito non c’era era giusto che lo facessi io.
Quando uscì dal bagno, ignuda, si mise sulla brandina da massaggio. Prima a pancia in su, in modo che le ungessi per bene il pancino e le tette con un olio che lei aveva trovato apposta per lenire gli effetti delle frustate al seno. Poi la girai pancia sotto e feci la stessa cosa col culo. Le fruste di Annie sono dei capolavori. Fanno rumore, fanno male, arrossiscono la pelle, ma non lacerano.
Massaggiai a lungo i glutei, la fessura del culo e gli inguini. Infine, presi della cremina specifica e le unsi il buco del culo passandole più volte il dito nell’ano.
- Hai sempre un culo formidabile, – le dissi.
- Sei gentile a dirlo dopo aver sodomizzato Roberta…
- Siete diverse. – Spiegai, continuando a massaggiarla.
- Chi ha il culo più bello? – Domandò.
- Tu, – mentii.
- Stai mentendo, – commentò ad occhi chiusi e con un sorrisino sulle labbra. Hai sempre detto che lei ha il più bel culo del mondo.
- Inculare lei è mitico – risposi. – Inculare te è un sogno.
- Che galante…!
- È vero. Inculare lei mi dà il senso del potere, ma il tuo retto calza come un guanto… È insostituibile.
- Questo non vuol dire che il mio sia il culo più bello.
- Il più inculabile, – precisai. – E poi, tu sei tu.
- Ti piacerebbe venire a letto con noi due insieme?
- Altro che! Mi leccheresti le palle mentre la inculo!
- Puoi contarci! Però poi deve fare la stessa cosa lei a me.
- Incularvi tutte due? Alla mia età?
- Mi pare che te la sei cavata benissimo oggi.
- Dopo una performance così…
- Lo faremo dopo un’altra performance così.
- Sei un tesoro!
- Venerdì sera torna Bill. – Disse poi in tutto relax. – Vuoi venire a letto con noi?
Un’associazione di idee. A Bill piace leccarmi le palle mentre gli inculo la moglie…
- Qualche prescrizione particolare? – Domandai.
- Bill vorrebbe fare il sandwich.
Il sandwich è una scopata a tre, dove suo marito sta sotto pancia in su, Annie sta sopra e se lo infila, mentre io sopra di lei glielo metto in culo. È il nostro gioco di base, quello con cui abbiamo cominciato la relazione a tre.
- Digli che verrò. – Risposi. – Vuoi anche che ti faccia fare il dressage davanti a Bill?
- Non ancora, – rispose sorniona. – Ritengo che sia meglio che Roberta mi faccia ancora quattro o cinque sedute di addestramento…
- Ti è piaciuta, sì?
- Roberta è stata esplosiva. – Commentò Annie, mentre continuavo a massaggiarla. – Mi piacerebbe avere sempre una padrona come lei a disposizione…!
- Una Padrona a disposizione? – Ripetei ridendo. – Sarà la Padrona ad avere te a disposizione semmai!
- Proprio non capirai mai come stanno le cose. – Rispose con pazienza. – I Padroni possono dominare gli schiavi solo perché gli schiavi glielo consentono. O meglio lo vogliono. E mi pare che Roberta l’abbia capito benissimo, non per niente mi ha chiesto più volte se poteva continuare.
In effetti, dunque, anche io ero uno strumento nelle mani di Annie e Bill. Beh, mi sta benone lo stesso.
- Non vuoi che anche Bill assista a una tua performance con Roberta?
- Non ci penso neanche. Come sai, a Bill piacciono le donne dominanti. E una con il culo come Roberta lo… distrarrebbe troppo. He he
- Cioè vorrebbe essere frustato prima lui di te?
- Esatto.
- Allora, tra un mese ci ritroviamo nuovamente io te e Roberta?
- Per cinque o sei volte, – ripeté con aria di complicità. – Nel frattempo vedo di procurarmi un risciò o un calessino per proseguire l’addestramento da pony girl…
- Alla peggio – azzardai – possiamo usare il vostro tapis-roulant che avete qui in palestra per il running indoor. Così possiamo farti correre e frustarti senza troppa fatica da parte nostra.
- Fantastica idea! – Disse pregustando la scena.
Sfilai per l’ultima volta il dito dal culo, le diedi un’ultima carezza e le baciai prima la base della natica e poi il collo. Quindi me ne andai soddisfatto.

Fine.
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