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Ciack si gira! (Il film hard-core) - Sesta parte


di Honeymark
29.08.2018    |    5.219    |    2 9.7
"Nel mio camerino, che poi era un appartamento, trovai Betty..."
(Si consiglia di leggere la puntata precedente)

11. CIACK, SI GIRA!



Le prime riprese iniziarono di martedì e la dottoressa Pranthill mi aveva imposto di non avere rapporti per tutta la vigilia. Mi avrebbe lasciato lavorare per sei giorni, ma il settimo dovevo astenermi del tutto. Mi attenni alla sua disposizione.
Quel martedì portarono tutti noi allo studio numero dodici della casa di produzione, dove trovammo un grande trambusto con una enorme folla aspettava il nostro arrivo. Quando videro la nostra limousine si fecero incontro tanto che la sicurezza dovette darsi da fare per consentirci di entrare.
- Cos’è? – domandai un po’ preoccupato. – Le femministe non vogliono che si giri il film? Oppure sono i no-global? Gli ambientalisti? I parenti delle attrici? Le cavallette?
- Macché! – rispose il responsabile della sicurezza. – Sono fans. Persone che avendo sentito parlare del film vorrebbero incontrarvi, farsi fare degli autografi. Come sempre, peraltro. Ma stavolta sono davvero in tanti e scatenati.
- Qualcuna spera anche di essere scelta per avere una parte. – aggiunse una giovane vigilante.
- Massì! – esclamai. – Sono tutte lì a volersi far inculare da me!
- No, tutte no, ma la maggior parte sì.
Mary ebbe un’idea e intervenne.
- Mandami una decina delle ragazze più belle in sala conferenze. Vedo cosa si può fare.
Io la guardai perplesso. Allora cambiai discorso.
- È tutto pronto?
- Sì, signore – sorrise indulgente – Vuole scherzare? Se vuole seguirmi…
La seguimmo entrando da una porta di un capannone industriale, al cui interno c’erano un breve corridoio e alcune porte.
- Questi sono i vostri camerini. Accedono direttamente al teatro di scena, dove stanno ultimando le prove con le telecamere e le luci.
- Telecamere? – domandai. – Non si gira in pellicola?
- Certo! – sorrise ancora indulgente. – Le telecamere servono per affiancare le foto di scena.
- Ma certo! – dissi convincente. Ma non avevo capito ancora che cosa volesse dire.
Nel mio camerino, che poi era un appartamento, trovai Betty.
- È quasi tutto pronto – mi disse. – Adesso lasciati andare nelle mani dei truccatori che poi l’aiuto regista verrà a dirti come funziona la scena.
- L’aiuto regista? – domandai. – Perché non il regista?
- Per forza – sorrise più che indulgente. – Il regista si limita a dirigere.
Mi spogliai e mi lasciai «trattare» da una squadra di truccatrici dirette da un uomo, certamente gay. Mi fecero la barba, mi regolarono i peli delle ascelle, mi depilarono completamente il tratto che va dalla fessura del culo alle palle, mi fecero lo shampoo e mi asciugarono i capelli. Quindi mi fotografarono particolare per particolare.
- Sono foto di scena – mi spiegò una giovane ragazza che mi aveva appena fotografato la fessura del culo. – Deve capire che lei dovrà essere sempre uguale in tutte le scene, quindi prima dei prossimi trattamenti al trucco dovremo sempre orientarci sulle foto di scena. Queste.
Finalmente qualcuno mi spiegava cosa stava facendo.
- Sei carina – le dissi. – Ma cosa pensi di quello che sto per fare?
Mi ero sorpreso a domandarmi per la prima volta se quello che stavo per fare avesse un senso oppure no. E chissà perché mi ero sentito in dovere di chiederlo ad una ragazzina del trucco.
- È un lavoro come un altro – mi disse convinta.
- Beh, non proprio…
- Ha ragione, fare l’attore non è da tutti. Ci vuole culo…
Non capii se era stata molto sincera al punto di essere trasparente o se al contrario era di una sottile ironia maliziosa.
- Vieni, – mi ordinò Betty. – Sono tutti pronti.
Io ero in accappatoio e confesso che ero molto agitato. E sapevo che nulla più dell’agitazione è nemica della riuscita sessuale. Entrammo in una grande stanza, dove la luce illuminava solo un grande letto con un cuscino in mezzo e le lenzuola sfatte.
- Non sono ancora pronti? – domandai da idiota.
- Questa è la scena definitiva, e smettila di fare lo stronzo.
- Ma se manca la donna…
- Acuta osservazione – aveva ironizzato alzando gli occhi al cielo. – Vieni valà che ti spiegano cosa devi fare.
Il regista mi strinse la mano e mi spiegò velocemente come si sarebbe svolta la scena. Avrebbero fatto entrare l’attrice e messa in posizione. Poi io dovevo farmi venire un’erezione e, dopo il «Ciack si gira!», lui avrebbe detto «Azione!». A quel punto io avrei dovuto portarmi sulla donna con una visibile determinazione. Dovevo appoggiare il pene sull’orifizio anale e attendere il via. Il resto lo sapevo da solo. Dovevo solo fare in modo di non coprire la donna con il mio corpo, così come avevo fatto al Carillon con Isabel.
- Si ricordi – concluse – che darò il Ciack solo quando lei avrà l’erezione.
- Non mancherò – risposi. O almeno ci proverò…
Betty mi lasciò solo con le mie assistenti.
- Terry avrà fatto il suo lavoro? – Chiesi stupidamente a Mary.
- Ma certo che te l’ha preparata…
- Già…
Fecero entrare l’attrice e la disposero sul letto, in modo che porgesse il culo dalla mia. Accesero i riflettori sulla donna ignuda e mi accorsi che tutt’attorno, nel buio, c’erano ben sei cineprese, tutte accompagnate da piccole telecamere con la luce accesa che indicava che stavano riprendendo.
Un aiuto regista e due aiutanti di scena sistemarono meglio la donna guardando nei monitor sulla parete, quindi venne un truccatore con uno spray. Premette alcune volte e uscirono delle nuvolette di acqua nebulizzata.
- È per rendere viva la pelle, – mi ricordò Mary. – Ora devi fartelo rizzare.
Fece cenno a Kendy, la quale portò da me un paio di donne tra quelle che avevamo visto fuori dagli studi. Mi fece sedere in una poltroncina e posizionando le due al mio fianco girate verso di me.
- Palpale – mi suggerì.
E io infilai le mani sotto le gonne. Non portavano le mutandine. Sentii il mio tipico calore inguinale che annuncia l’erezione e mi tranquillizzai un po’.
- Continua a palparle.
Poi si girò a guardare il direttore di scena.
- Quindici secondi all’azione! – annunciò questo.
Allora Mary si inginocchiò e mi prese in bocca l’uccello che già stava ergendosi, iniziando a sbocchinarlo in su e in giù. Si fermò non appena lo sentì riempire la bocca, e si spostò.
Terry si era portato prontamente davanti a me con lo spray che le aveva dato la dottoressa Pranthill e spruzzò il pene rendendolo lucido a pennello.
- Alzati.
Mi alzai e Kendy mi spruzzò dell’acqua nebulizzata sul fondo schiena come avevano fatto con l’attrice. Era calda e anche questo favorì l’erezione definitiva.
- Ciack! Si gira! – Gridò il regista.
Le cineprese partirono.
- Azione!
- Vai! – mi sussurrò Isabel che non sapevo neppure che fosse lì. – Vai e inculala!
Pare impossibile, ma quelle ultime parole dette da Belle mi ricordarono tutta una serie di sensazioni piacevoli, sicché io mi portai alla donna esattamente come avevo fatto proprio con lei quella sera al Carillon.
Misi una mano sul collo dell’attrice, questa cercò di girarsi come per opporsi, io allora le presi la nuca e la girai in avanti, quindi mi portai sopra stando su un piede e su un ginocchio come la prima volta.
Con il pene trovai subito l’orifizio anale, attesi un attimo per dare tempo alle macchine di riprendere bene, quindi spinsi dentro di lei il mio pene. Feci fatica per i primi centimetri ma poi, tra i gridolini della inculanda, mi feci strada e iniziai a scivolarle dentro. Lei fece qualche sobbalzo e provò a dimenarsi, favorendo involontariamente la mia penetrazione in culo. Quando arrivai in fonto oltre il retto, lei ebbe una reazione imprevista, allargando le cosce in maniera irregolare, cacciò un brevissimo urlo ed alzò la mano sinistra come per voler fermare la scena. Io però ormai ero lanciato e nessuno mi avrebbe impedito d’incularla a fondo. Le bloccai con la mano libera i polsi dietro la schiena e proseguii. Lo sfilai, facendole stringere nuovamente le cosce e alzare le spalle. Lo reinfilai facendola allargare, lo sfilai sollevandola dal letto, lo reinfilai praticamente paralizzandola. Proseguii così finché non avvertii che stavo per venire.
Allora diedi alcuni colpi di rene per entrare di più, facendole aprire la bocca e sgranare gli occhi. Prima ancora che potesse urlare avevo cominciato a venire, pompandole nel retto la mia solita copiosa quantità di sperma. Quindi allentai le prese e piano mi sfilai, con il pene ancora in erezione e con un filamento di liquido seminale. Mi portai indietro fino a tornare nell’ombra.
- Stooop! – Sentii urlare dal regista.
- Non dovevi venire subito! – Mi sgridò poi il regista che mi aveva raggiunto nel camerino. – Cazzo! Volevo girare la scena almeno sei o sette volte prima di lasciarti venire. Permetti che devo poter scegliere la scena migliore tra una ripresa e l’altra?
- Cazzo, scusate…
- Scusate un corno. Andiamo a vedere le riprese a monitor, valà!
Mi misi un accappatoio e lo seguii in sala di regia. Ci mettemmo dietro agli operatori della moviola e guardammo la scena su sei monitor diversi. A me sembrava poco diversa dalla ripresa fatta a mia insaputa al Carillon, ma chissà che cosa avrebbe avuto da ridire il regista.
- Dov’è l’attrice? – domandò questo.
- È sfondata – rispose piano l’assistente dell’attrice. – Dice che non può girare la stessa scena prima di una settimana.
- Visto? – Dissi, da perfetto imbecille.
- Siamo a posto – brontolò il regista.
- Posso dire una parola? – Era stata Betty a parlare.
- Cosa vuoi? – grugnì il regista.
- Posso parlare in veste di autore?
- Perché, volevi parlare in nome mio? – Gracchiò lui.
Betty non raccolse.
- Ti voglio solo ricordare che la scena della ripresa ai fini del riscatto è fatta dalla donna del rapitore.
- E allora?
- La ripresa deve sembrare fatta da un dilettante.
- Anche De Sica girò «La Ciociara» usando solo la prima ripresa… – azzardò Betty.
- De Sica…!
Il regista rimase lì a guardare un paio di volte la ripresa della mia inculata, quindi espresse un’opinione.
- De Sica…! – Ripeté. – Forse… La ripresa da dietro deve essere spontanea, fatta in una botta sola. Le altre cinque cineprese possono consentire un montaggio tutto sommato perfetto… Sì, perché no? Anzi…
Si girò verso il suo aiuto.
- Sam, d’ora in poi le fai inculare tutto d’un fiato, OK?
- Certo dottore, tutto d’un fiato!
Il regista si girò dunque verso di me.
- Quante crede di riuscire a farne in un giorno come questa?
- Tre o quattro… – risposi – dipende da com’è la donna…
- Perfetto. La prima della mattina sarà la meno bella e poi avanti così… Sam, fai stendere un elenco giornaliero crescente per bellezza.
- Subito dottore.
- Fatti aiutare dalle assistenti di… dell’attore. – Si rivolse a me. – Come si chiama?
- Pietro. Pier Martini.
- Fatti aiutare dalle donne di Pier, OK?

Decisero di girare la seconda sodomizzazione verso le due, poco dopo la pausa pranzo.
La scena era la stessa. Betty venne a dirmi che la prova più difficile l’avevo superata e che adesso le inculate che avevo da fare erano tutte in discesa. Mi augurai che avesse ragione. Ci lasciò lavorare.
Stavolta era una delle prime donne che avevamo selezionato. Venne da me e mi disse provocatoriamente: «Inculami, tesoro».
E andò a mettersi in posa.
Stavolta, per farmelo rizzare bastarono i culi di due altre ragazze reclutate la mattina all’ingresso. L’uccello, peraltro ben curato, pulito e sistemato da Terry, si mise subito in posa e non appena sentii dire “Ciack! Si gira!” mi alzai con il preciso intento di inculare l’attrice che mi avevano sottoposto. Lei sembrava fremere dall’attesa e la cosa mi eccitò ancora pi più. Alla parola “Azione!” mi portai su di lei, le presi le mani dietro la schiena, mi tenni alla nuca, appoggiai il cazzo al culo e lei chiuse gli occhi. Spinsi e la sentii cedere subito e accogliermi di tutta eccitazione. Da attrice navigata, si dimenò e lamentò come se avesse voluto ribellarsi, ma in realtà ci stavamo divertendo come liceali.
Alla fine urlò sotto le mie spinte ed io venni pompando ancora una volta il mio seme nel retto di una donna. A macchine ferme, lei restò lì a riprendere il fiato.
- Io e te dovremmo rifarlo ancora, vero?
Lei, restando sdraiata e con gli occhi socchiusi, fece segno di no col dito, ma poi sorrise.
La terza donna che inculai verso le sette di sera erano andai a prenderla perché non pensavano che sarei riuscito a ripetermi così presto. Le fecero fare tutto così in fretta che lei si comportò in maniera del tutto naturale, agitandosi e obbedendo come se fosse stata davvero violentata.
- Questa è stata la migliore – aveva convenuto il regista. – Va’avanti così che vai benone.
La quarta, fatta dopo le 22, era una signora elegante sulla cinquantina.
- Nulla di personale, signora, – le avevo detto sfrontatamente. – ma devo incularla.
Lei mi aveva guardato come se l’avessi offesa, e tenne questo stesso atteggiamento finché non gridarono “Ciack! Si gira!”. Dopodiché mi portai su di lei e dovetti lottare un poco prima di riuscire a puntarle il cazzo al culo e penetrarla. Alla fine i presenti batterono le mani per il realismo della scena, e la signora non era più una cinquantenne elegante, ma una donna sbattuta come una serva che aveva lavorato per tutta la settimana.

Terry mi aveva fatto impacchi ogni volta, ma quando andai a letto mi spruzzò un altro liquido nebulizzato col quale mi rinfrescò la parte dolorante. Dormii bene e la mattina dopo mi sentivo pronto per un’altra fila di culi.

(Continua)
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