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Non vengo a letto con te, ma tu continua a chiedermelo


di Honeymark
04.11.2019    |    16.899    |    3 9.8
"- Sono certo che me lo ricorderai tu… ha ha! 2..."
1.


- No, – mi rispose Debora. – Non vengo a letto con te. Ma tu continua pure a chiedermelo.
Chiuse il telefono.
Rimasi perplesso di fronte a una risposta così ambigua. Forse essere corteggiata la faceva sentire interessante, forse le piacevo, forse no.
Era da più di un mese che non scopavo perché mi ero immerso a capofitto nel lavoro. Il lavoro viene prima di tutto e così, quando alzai la testa, non sapevo a chi chiedere di uscire con me. Non necessariamente per scopare, ma le relazioni vanno tenute in vita con mille piccole cose. O poche cose e grandi. Non puoi telefonare all’improvviso e chiedere a un’amica di fermare tutto e dedicarsi a te.
Mi avevano anche regalato (si fa per dire, dato che avrei dovuto fare un servizio stampa) quattro giorni di crociera per due da Venezia alle isole greche, ma non sapevo proprio a chi chiedere di accompagnarmi.
Ma, prima della crociera, dovevo capire come passare quel venerdì sera che era il primo weekend libero da un bel po’ di tempo. E che a quanto pareva avrei trascorso da solo.
Suonò improvvisamente il telefono.
- Ciao Matteo, – iniziò una voce che conoscevo.
- Ciao Rita, come va?
Con Rita ero uscito tre volte e avevamo fatto sesso una sola volta, l’ultima sera. Poi basta, non ci eravamo più sentiti. Non ricordavo perché tutto fosse finito lì.
- Sei solo? – Mi chiese. – Posso parlare liberamente?
- Sì, certo. Ma se vuoi ci incontriamo.
- Intanto ascoltami, poi vediamo se è il caso incontrarci.
Ahia...
- Dimmi.
- Vorrei una donna…
La vorrei anch’io, pensai… Però rimasi interdetto. Le piacevano le donne? Era lesbica e per questo tra noi era durato poco? No, forse era bivalente… O altro. Magari le serviva una colf.
- Una donna? – Ripetei.
- Sì.
- Vuoi dire… da portare a letto con te?
Rimase zitta per qualche secondo.
- Sì… – Ammise poi con un malcelato imbarazzo.
Immaginai quanto avesse dovuto costarle prendere il telefono per chiedermi una cosa del genere. Il venerdì sera.
- C’è un motivo per cui lo chiedi a me? – Le domandai perplesso.
Prima di rispondere dovette pensarci.
- Beh, l’idea di chiamarti mi è venuta lì per lì. – Rispose. – Ma a ben vedere le regioni sono tante.
Rimasi ad ascoltare.
- La prima è che tu non ti scandalizzi. La seconda è che sei una persona molto riservata. La terza è che, magari… una donna da condividere con me ce l’hai.
- Beh – commentai sorridendo, – Quantomeno una certa confidenza ce l’abbiamo. Dimmi tutto.
- Sono pronta, – rispose. – Ma è meglio che ne parliamo a voce. Sei libero stasera? Voglio dire... è venerdì sera e se sei impegnato nessun problema…
- Per te posso liberarmi, – le dissi, anche se ero più che libero…
- Dove?
- Alle 20 a cena da Alessio, ti sta bene?
- Sarò puntuale.
Chiuse il telefono.
Beh, perlomeno avrei potuto cenare in compagnia.

Ci trovammo puntuali al ristorante, che avevo scelto perché elegante e molto riservato. Difficilmente ci avrebbero disturbati.
Quando la vidi entrare mi alzai, le andai incontro e le baciai la mano. Lei mi baciò sulla guancia, poi ci sedemmo.
Dopo un breve aggiornamento sulle nostre vite, le chiesi di cominciare a parlare. Aver fatto sesso, sia pure una sola volta, ci aiutava molto a superare imbarazzi di sorta e comunque non ci eravamo lasciati, semplicemente non ci eravamo chiamati più.
- Come hai capito – disse mettendo la mano sulla mia e abbassando lo sguardo, – mi piacciono «anche» le donne.
- Anche a me piacciono le donne, – risposi sorridendo per facilitarle la confidenza.
- Non scherzare, – riprese. – Io ogni tanto ho bisogno di andare a letto con una donna. E ti ho telefonato perché sono in crisi di astinenza.
- Lo sono anch’io, – confessai. – Ultimamente ho lavorato troppo e…
- Io posso venire a letto con te, – aggiunse per assecondarmi. – Ma tu devi trovarmi una donna…
- Apprezzo la tua fiducia – risposi, prendendole io la mano, – soprattutto in questo momento. Ma non so da che parte cominciare…
- Ti aiuto io. – Continuò. – Non ti ho telefonato a caso.
Dunque c’era anche una ragione concreta. Restai ad ascoltarla con curiosa attenzione.
- Mi prometti la massima discrezione? – Mi disse. – So che tu sei riservato, te l’ho detto, ma nessuno sa che ogni tanto ho bisogno di un’amica…
- Tranquilla, ho fatto cose peggiori e nessuno ne ha mai saputo nulla.
- Sei mai stato a letto con due donne?
- Sì, anche con tre. E anche con coppie. Mi piace scopare a più voci, purché sia io a dirigere il gioco.
- Sei mai stato a letto con Debora?
- Mi hai chiesto riservatezza e mi domandi qualcosa sull’intimità di una comune amica?
- Era una domanda proforma. – Precisò. – So, che sei stato a letto con Debora.
Non dissi nulla. Io non ero mai stato a letto con Debora e un paio d’ore prima mi aveva anche detto di «no, ma continua a chiedermelo»…
La vita a volte è proprio singolare.
- Vorrei che portassi a letto me e Debora.
- Ohibò, non è così facile. – Sbottai. Cazzo, mi aveva appena detto di no. – Ma perché proprio lei?
- Mi piace. Voglio farmela.
- Piace anche a me, – scherzai di nuovo. – Ha un culo…
- Ha un viso così attraente che…
- Non guadi il culo alle donne? – Le domandai.
- Voi maschietti guardate il culo, – rispose sorridendo. – Noi donne cerchiamo la mascolinità nel viso femminile e… e ci immaginiamo… la figa. Ecco, ti ho detto di tutto e di più.
- E cosa ci fai quando te la porti a letto, la lecchi?
- Spero anche viceversa. – Precisò senza imbarazzo. – Non mi interessa una donna «morta».
Ci ragionai un po’, non si smette mai di imparare…
- E cosa ti fa pensare che Debora ci stia?
- Secondo me l’idea di stare con una donna le piace.
- Perché non glielo chiedi?
- Questo è il motivo per cui ho chiesto il tuo intervento. Non ho occasioni per avvicinarla o frequentarla. E non posso fare come voi maschietti che non vi fate problemi a telefonare il sabato sera, quando vi è andata a buca con altre donne, a vedere se ce n’è una che ci sta.
- Oggi è venerdì.
- Cambia poco.
L’aveva detto in modo scherzoso ma estremamente concreto. Aveva colto il punto. Contrariamente a quello che pensava Rita, non ero mai stato a letto con Debora. Ma.... e se avesse avuto ragione Rita? Mi fulminò un’idea.
- Aspetta, – le dissi tirando fuori il cellulare. – Sono le 21, posso provare a chiamarla.
Rita non disse niente, ma era quello che si aspettava da me.
Cliccai il numero di Debora, e lei rispose dopo un po’.
- Ciao Matteo! – Rispose perplessa. – Non intendevo dire che me lo chiedessi di nuovo così presto!
- Devo parlarti, – risposi. – Ti disturbo?
- No, ho appena cenato, Dimmi pure.
Si fece attenta.
- A te piacciono le donne? – Le domandai tenendo la mano sulla bocca perché non mi si leggesse il labiale.
Dall’altra parte del telefono scoppiò un terribile silenzio super imbarazzante.
Poi rispose.
- Posso avere una domanda di riserva?
- Sì, – risposi sereno. – Ma te la faccio domani all’ora dell’aperitivo.
- Perché non a cena?
- Tienti libera anche per la cena – azzardai, – ma prima te ne parlerò domani al bar Città. Ci sarai a mezzogiorno?
- Contaci.
Chiusi il cellulare e guardai Rita.
- Ha abboccato? – Chiese, quasi in ansia, con una battuta molto maschile.
- Lo saprò domani a mezzogiorno, ma credo che le piacciano le donne. «Anche le donne», volevo dire. Forse hai centrato.
Rita provò un senso di piacere intimo e mi strinse la mano.
- Lo sapevo. – Disse soddisfatta. – L’avevo capito che le piacevano le donne.
- «Anche» le donne. – Precisai.
- Ti ripagherò, – aggiunse. – Sei davvero un amico. Se non usciamo a tre domani sera, vengo comunque a letto con te.
- Dimmi come vorresti che si svolgesse la serata se Debora ci stesse.
- Tu pensa a portarci a letto, – precisò. – Poi ci penso io.
- Volete stare da sole?
- No, per carità. – Aggiunse. – A me piace il pene!
Non si smette mai di imparare.
- Allora spiegati meglio.
- Se riusciamo a giocare io e lei, tu puoi mettercelo dove vuoi.

L’indomani a mezzogiorno mi incontrai con Debora al Bar Città. Era raggiante ed elegantissima. Notai che portava i pantaloni. Il che era normale, ma mi domandai se il suo aspetto non fosse un po’ mascolino come piaceva a Rita. Ci sedemmo a un tavolino e ordinammo due spritz.
- Forza, raccontami tutto. – Sbottò. – La tua telefonata di ieri sera mi ha intrigata.
- Ti piacciono le donne?
- Non vale, devi farmi la domanda di riserva! – Sorrise.
- Stasera vado a letto con un’amica alla quale piacciono anche le donne.
Rimase a guardarmi con un’espressione che non le avevo mai notato.
- Mi ha chiesto di fare un triangolo misto – aggiunsi – e io…
- E perché hai pensato a me?
- Me lo ha chiesto lei.
- Mi conosce? La conosco?
- Sì. Se accetti ti dico chi è.
- Potrebbe non piacermi.
- Nel qual caso tutto finirebbe lì.
Rimase un po’ a pensare.
- So che sei riservato, – cominciò. – ma devo chiederti di tenere assolutamente per te quello che sto per dirti.
- Contaci.
- Non sono mai stata con una donna, ma ho sognato più di una volta che se andassi a letto con un uomo e un’altra donna, farei di tutto. Anche alla donna.
- Lo penso anch’io. – Commentai.
- Allora, chi è?
- Rita, Rita Cortelletti.
Abbassò gli occhi, poi li alzò e mi guardò.
- Sei sicuro che io le piaccia?
- Te l’ho detto.
- Mi meraviglia, perché sembra molto femminile.
- Vuol dire che la preferiresti mascolina?
- No, quella mascolina sono io. La sua femminilità di intriga. Mi ha sempre intrigato.
- A lei piace la mascolinità e a te la femminilità. Vi siete trovate?
- Non lo so…
- A me piace il suo culo, – dissi. – E a te?
- Siamo in vena di confidenze spinte?
- Sì, – sorrisi.
- Mi piacerebbe accarezzarle la coscia mentre accavalla le gambe indossando le autoreggenti…!
- Stessi gusti miei… – Commentai.
- Perdona una domanda, – aggiunse poi. – Perché ha domandato a te di chiedermelo?
- È convinta che io e te siamo stati a letto insieme.
- Ma non è vero!
- Lo so. – Risposi. – Ma così credeva che io avevo una certa confidenza con te. Ho valutato la situazione e non ho negato.
- E tu perché volevi venire a letto con me?
- Per il culo che hai, – sorrisi. – Per la carica di erotismo che trasmetti e l’intelligenza che hai.
- Da quando in qua un uomo cerca l’intelligenza in una donna?
- Ho scopato abbastanza e adesso voglio qualcosa di più…
- Il tutto promette bene.
- Passo a prenderti o ci troviamo direttamente a cena al ristorante Dal Bosco? – Domandai prima che ci ripensasse.
- Vengo io, in taxi. – Disse alzandosi. – Va bene alle 21?
Il taxi presupponeva che poteva ripensarci…
- Certo. – Risposi.
- Mi raccomando, conduci tu la serata. – Chiese. – Potrebbe scoppiare un imbarazzo stratosferico.
- Si potrebbe anche non concludere niente.
- È sempre possibile.
- Se andiamo a letto – aggiunsi, – ricordati che ci sono anch’io.
- Sono certo che me lo ricorderai tu… ha ha!



2.

Tornai a casa pensando a come si era evoluto in poco tempo un weekend che si era annunciato scialbo. Però mi domandavo anche come avrei dovuto gestire la serata perché era una situazione del tutto nuova.
Chiamai Rita.
- Ha detto di sì.
- Cioè? – Domandò ansiosa.
- Ci troviamo a cena io te e Debora.
Avvertii un certo silenzio imbarazzato
- Diomio… – Disse poi. – Cosa le hai detto per convincerla?
- Che tu vuoi andare a letto con lei e che io voglio chiavarvi tutte due.
- Daiii!
- Giuro. Magari non ho detto proprio così, ma il succo è questo.
- E lei è davvero disposta a… giocare con me?
- A parole sì, – risposi. – Le piaci.
- Davvero? Raccontami tutto.
La aggiornai.
- Ovviamente una serata così è come un’operazione militare. – Aggiunsi.
- E cioè?
- Nulla andrà come previsto.
Rimase interdetta.
- Passo a prenderti alle 20.
Non rispose.
- Ehi, mi hai sentito?
- Come? Ah sì, scusa. Vieni a prendermi alle 20.
- Una cosa ancora, – la pregai. – Indossa delle autoreggenti leggere.
- Wow… Vuoi proprio divertirti, eh? Beh, te lo meriti.
- Le calze piacciono a Debora.
- Cosa?

Io e Rita giungemmo al ristorante Dal Bosco un po’ prima del previsto, ma così potevamo mettere a punto alcuni dettagli, anche se era talmente agitata che non era in grado di connettere.
Ci avevano sistemati in un separé.
- Hai un bellissimo vestito di seta a pois. – Dissi. – Hai messo anche le autoreggenti?
Eravamo come complici. D’altronde, io non ero mai stato con Debora e nulla era scontato.
Rita per tutta risposta sollevò le gonne e si lasciò guardare con discrezione fino alle mutandine.
- Sei uno schianto! – Le dissi.
Mi strizzò l’occhiolino ricomponendosi.
- Se va tutto in porto ti lascio fare di me quello che vuoi. Promesso.
In quel momento arrivò Debora e ci alzammo entrambi.
Io le baciai la mano e le due si baciarono sulle guance.
Anche Debora era vestita molto elegante, con pantaloni larghi e una giacchina corta. Truccata soft, aveva raccolto i capelli in una lunga coda di cavallo.
Ci sedemmo e per un po’ parlammo di banalità, tanto per avviare la serata. Chiamai il cameriere, il quale portò le rose che gli avevo ordinato. Le consegnai alle mie amiche, che restarono meravigliate. Doveva essere un pezzo che non ricevevano fiori e mi guadagnai ulteriormente la loro benevolenza.
Poi servirono la cena e affrontammo parecchi argomenti di cultura generale che all’apparenza non sembravano portare da nessuna parte. Quando stava per arrivare il dessert decisi di rompere il ghiaccio.
- Ho la fortuna si essere a tavola con due donne bellissime, – esordii. – Posso farvi una proposta?
- Certo. – Rispose Rita.
- Sentiamo, – aggiunse Debora.
- La cena ha risposto alle nostre aspettative. – Commentai. – Che ne dite di venire a prendere un cognac a casa mia?
- Prima ci facciamo il caffè. – Fu la risposta affermativa di Debora.
Rita annuì sorridendo.
- Quando saliamo sulla mia macchina – dissi allora a Debora, – ti facciamo una sorpresa.
- Non puoi anticiparmela, vero?
- No, – sorrisi. – E dopo capirai perché.

Pagato il conto, le ragazze presero le rose e uscimmo. Il cameriere andò a prendere la mia auto. Presi le chiavi, gli diedi la mancia e poi pregai le due amiche di sedersi dietro entrambe.
- Vuoi farci da autista? – Domandò scherzosamente Debora.
- Esatto. – Risposi.
Debora si sedette dietro a destra, Rita dietro a sinistra.
Avviai la macchina in direzione di casa mia e, quando fummo sulla strada principale, accesi la luce posteriore e mi rivolsi alle ragazze.
- Ora la sorpresa, – dissi. – Rita, puoi raccogliere le gambe sul sedile e sollevare le gonne? Voglio che la nostra amica ammiri la tua biancheria, come l’ho ammirata io.
Ovviamente ci fu un attimo di incertezza e Rita mi guardò nello specchietto. Debora invece si mise in posizione per guardare le cosce dell’altra.
- Forza, – le dissi. – Siamo tra amici.
Allora Rita raccolse le gambe verso Debora e piano si scoprì le cosce fino a mostrare che aveva le calze.
- Wow…! – Esclamò Debora. – Calze con reggicalze sottile di seta azzurra! Un capolavoro. Dove le hai trovate?
Ovviamente la curiosità femminile voleva nascondere il piacere intimo che provava nel vederla così. Io non avevo notato che avesse anche il reggicalze, ma tanto meglio.
- Da Manini, – rispose Rita. – Ti piacciono?
- Bellissime, – esclamò.
- Te ne regalo un paio? – Domandai.
- No grazie, – rispose. – Mi piace guardarle, non indossarle. Amo troppo i pantaloni.
E vidi che con la mano la accarezzò come per sentire l’effetto della seta. Rita lasciò fare e sollevò un po’ di più le gonne.
- Wow! – Ripeté. – Hai anche le mutandine in tinta!
Quelle le avevo viste anch’io.
Parlarono un po’ come due amiche che volevano scambiarsi suggerimenti di shopping, mentre Debora continuava ad accarezzare la seta e la pelle.
- Piaciuta la sorpresa? – Domandai.
- Moltissimo, – rispose. – Ma come ti è venuta in mente?
Spudorata… He he. Me lo aveva chiesto lei.
- Così come ho chiesto a te di vestirti da uomo – improvvisai (non era vero), – ho chiesto a lei di mettersi una lingerie che potesse sedurci.
- Beh, ci è riuscita perfettamente.
- Vero? – Aggiunsi. – A me fa impazzire sentire quella parte di pelle che si trova tra la fine della calza e le mutandine. Prova ad accarezzarla e dimmi.
Rita stette al gioco e si mise in modo che l’amica potesse accarezzarle la coscia come ama fare un uomo nella stessa situazione.
Spensi la luce posteriore accesi la radio a basso volume e le lasciai un po’ così mentre stavamo per arrivare a casa.
Salimmo in casa con l’ascensore. Aprii le porta e le feci entrare in salotto.
- Mettetevi comode – dissi, – ma restate in piedi.
- In piedi?
- Sì, una di fronte all’altra.
Obbedirono con complicità. Presi tre bicchieri e versai del whisky.
- Ghiaccio anche per voi?
Non risposero.
- Posso brindare al nostro piacere? – Domandai.
Non risposero, ma toccarono i bicchieri per farli tintinnare. Quindi diedero un sorso. Bevvi un sorso anch’io e poi presi i bicchieri e li poggiai sul tavolino. Tornai da loro che si stavano guardando con particolare interesse.
- Aiutami. – Dissi a Debora.
Mi ero portato dietro a Rita e le avevo preso la cerniera. La abbassai con calma e lei lasciò fare. Debora si avvicinò e le allargò le spalle in modo che il vestito non stesse più su. In un attimo, con un fantastico fruscio di seta, il vestito cadde a terra. Non portava il reggiseno e indossava solo il tanghino azzurro come il sottile reggicalze. Era davvero un bocconcino.
Per un attimo Rita portò il braccio destro al seno come per coprirsi, strinse le natiche per pudore e unì le ginocchia.
- Non temere, – la rassicurò Debora, baciandole la guancia. – Va tutto bene.
E allora si rilassò, pronta per farsi accarezzare. Mi portai dietro e le palpai le tette e poi scesi al culo. Solido ed elastico. Non me lo ricordavo così, evidentemente la nostra unica scopata era stata piuttosto frettolosa.
Debora avvicinò il viso alle tette e le baciò. Poi si inginocchiò e, con una delicatezza del tutto femminile, infilò le mani sotto i bordi del tanghino. Li allargò e lo abbassò piano, facendo in modo che calze e reggicalze restassero dove erano.
Ora Rita non era più imbarazzata ma pronta a lasciarsi andare alle nostre mani. Io le guardavo il culo con avidità, mentre Debora non staccava lo sguardo dal pube. Avvicinò il viso anche lì e le strofinò il naso sugli inguini per poi baciarle il pube.
Mi accorsi che noi due eravamo ancora vestiti. Presi la mano di Rita ignuda e gliela baciai con galanteria.
- Seguimi, – le dissi tenendola per mano.
La accompagnai in camera da letto, seguita da Debora. Una breve camminata che eccitò da morire entrambe.
La fermai davanti a letto.
- Debora, spogliati, – suggerii all’amica.
Debora era rossa in faccia dall’eccitazione e impiegò un po’ a capire, ma poi si denudò in un lampo. Feci la stessa cosa anch’io e poi guardai Debora che, è bene ricordarlo, non l’avevo mai scopata. Era molto bella, con un fisico atletico e un taglio maschile dei capelli. Se fosse stata una sadomaso, sarebbe stata la dominante. Ma anche senza sadomaso era lei a dominare. Era come se Rita si fosse trovata tra le mani di due uomini.
Debora diede un’occhiata furtiva al mio cazzo in erezione. Sembrava che non volesse dimostrarsi interessata, ma conoscevo quello sguardo. Se le piacevano le donne, rimpiangeva di non avere un cazzo anche lei. Il mio comunque le piaceva.
- Vieni e mettiti davanti a Rita. – Le dissi.
Debora lo fece e io mi portai dietro all’altra fino ad appoggiarle il cazzo alle natiche. Ebbe un fremito, che invitò l’amica a fare la stessa cosa abbracciandola da davanti. La stringemmo a sandwich e riconobbi che era la prima volta che vedevo una donna abbracciare un’amica insieme a me. Cioè con una donna al centro e non il sottoscritto.
Le due gemettero come se stessero facendo fatica a trattenersi dal fare qualcosa di più, anche se forse non sapevano cosa fare.
Improvvisai.
- Su, a letto. – Dissi battendo le mani.
Vi salirono e si misero in modo che io mi mettessi in mezzo. Era una mossa logica, ma non era quello che avevano per la testa.
- Rita, – precisai allora. – Mettiti tu in mezzo.
Rita si avvicinò di più a Debora, che la prese tra le braccia. Allora e mi misi di fianco a Rita. Mi girava la schiena, che era nella logica delle cose. Mi avvicinai e le appoggiai nuovamente il cazzo al culo, cosa che piaceva a tutti due.
Non capivo bene cosa stessero facendo, ma ad un certo punto si baciarono e iniziarono a pomiciare. Se una delle due avesse avuto il cazzo, avrebbero scopato alla grande.
Ma ce l’avevo io…!
- Debora, – dissi. – Sdràiati sul letto pancia in su.
Lei strinse ancora un po’ Rita e poi accettò l’invito, predisponendosi sul letto con le gambe aperte. Aveva capito cosa volevo fare e mi mostrò una figa spudorata ma elegante. Rita rimase affascinata dalla vista della figa forse più di me e mi precedette, mettendosi al contrario di Debora. Pronta per fare il 69 tra donna e donna.
In quella maniera però, non c’era nulla alla portata del mio cazzo e rimasi perplesso. Sì, la situazione mi piaceva, ma io ero qualcosa di più, qualcosa di troppo.
Decisi di non forzare la mano e le lasciai giocare senza far capire che io mi sentivo tagliato fuori. Le guardavo giocare e le invidiavo per molti versi.
Devo dire che erano una bella visione, ma pian piano l’uccello si mise in posizione di riposo. Rimasi così per tutto il tempo, godendomi solo del fatto che le due si stavano proprio divertendo. Non solo, riuscirono anche a venire insieme, le troie, in contemporanea. E che orgasmo! Gridavano, senza per questo smettere l’attività orale, anche se frammentata.
Quando si placarono si misero di lato, una pancia in su e una pancia in giù.
Pensando che fosse giunto il mio momento, lo feci rizzare e mi portai sul letto, in mezzo alle due. Accarezzai prima una e poi l’altra per vedere quale mi desiderasse di più.
- Non adesso, – disse Rita.
- Aspetta, – aggiunse Debora. – Siamo spompate.
Restai lì in mezzo come un salame, rendendomi conto di essere ancora di troppo. E allora dopo un po’ mi alzai e mi rivestii. Andai in salotto, mentre sentivo che le due erano andate in bagno e pian piano si erano vestite. Poi mi raggiunsero e si sedettero sul divano, come per dirmi che erano pronte per essere riportate a casa.
Ci alzammo e le accompagnai a casa.
Prima accompagnai Debora, sperando che Rita avrebbe mantenuto la parola: «Se ci sta, potrai fare di me quello che vorrai».
Quando Debora scese dall’auto, venne a darmi un bacio.
- È stata una bellissima serata. – Disse soddisfatta strizzando l’occhiolino. – E tu non smettere mai di chiedermelo.
Ma appena arrivati a casa di Rita, lei saltò fuori dalla macchina. Venne anche lei a darmi un bacio al finestrino e mi salutò allontanandosi saltellando felice e beata.
Cosa volete, ci sono dei giorni che le cose vanno così. Il mio finesettimana era destinato a passare senza sesso. Beh, parzialmente senza sesso, perché il loro ricordo continuava a frullarmi per la testa. E per il cazzo.
Ma non sarebbe andata proprio così...

(La seconda parte tra una settimana)
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