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Due schiavi per due Padroni - Seconda parte


di Honeymark
04.01.2016    |    8.689    |    0 9.6
"- E allora perché non metti le sfere cinesi nella figa e l’elastico francese attorno al cazzo? – Chiesi..."
6.



Furono i miei schiavi a svegliarci alle 8.30 di quel sabato mattina, dopo aver preparato la colazione per tutti quattro. Fu una bella sorpresa che ci fece cominciare bene la giornata.
- Sai come funziona oggi? – Chiese Annie a Valentina dopo un sorso di caffè.
- Sì. Si parte alle 11, per cui alle 10.30 vi metterò nel culo due plug anali da passeggio. Poi vi vestirete da cameriera tu e da maggiordomo lui e accompagnerete i signori a fare shopping.
- E voi cosa fate?
- Vi seguiamo a debita distanza, cioè senza dare nell’occhio.

Alle 10.30, i due schiavi erano in ginocchio sul letto, con il culo in su e la faccia in giù in attesa che io e Valentina gli infilassimo i plug nel culo in tutta comodità.
Vale aveva tirato fuori dal cellofan due specie di collane flessibili di morbida gomma a sfere crescenti e con un anello finale dalla parte più grossa.
- Non sono un po’ troppo lunghi? E l’ultima sfera mi sembra troppo grossa.– Dissi, mentre i due attendevano felici di riceverli nel culo.
- Sono un po’ più lunghi del retto, è vero, ma sono morbidissimi e si piegano senza sforzo. – Mi mostrò come si piegavano docilmente. – Quanto alla dimensione dell’ultima sfera, sarà sui 3 centimetri e mezzo, ma una volta entrata lascia fuori solo l’anello. L’ano si stringe attorno a questi tre millimetri di morbida plastica tra l’anello e la sfera. Niente in tutto.
- Che sensazione provano?
- Si sentiranno ingombrati e impediti, ma senza il minimo dolore. Niente in tutto. Ma così i Padroni palesano la loro presenza dentro di loro anche se si distraggono facendo shopping.
- E allora perché non metti le sfere cinesi nella figa e l’elastico francese attorno al cazzo? – Chiesi. – Sono strumenti da passeggio anche quelli.
- No, quelli sì alla lunga sarebbero dannosi. Invece metto questa campanellina all’anello di Annie.
Sembrava di quelle campanelline che si mettono sulle canne da pesca per segnalare che il pesce sta abboccando.
- Solo a lei? Niente a lui?
- No. A lui colleghiamo questo elastico che poi fisseremo all’uccello. In questa maniera se si eccita l’erezione gli provoca una notevole sofferenza.
Prese un plug e me lo mise in mano, portando il suo al culo di Bill. I ragazzi potevano finalmente esser sodomizzati col nuovo giocattolo.
- Sono già disinfettati, – disse. – Ungili con questa crema di zinco-ossido. Fa da lubrificante ed evita irritazioni.
- Zinco ossido? Che brutta parola…
- Ha ha! Viene usata per il rossore al culetto dei bambini.
- Come non detto.
La prima parte dell’oggetto scivolò dentro senza difficoltà e i due apprezzarono il nostro lavoro. Si fece difficile infilare le ultime sfere, ma eravamo abili entrambi a forzare il culo senza strappi. Certo i due si trovarono meglio quando rimase fuori solo l’anello che, visto così, era davvero di un erotismo sottile e intrigante.
Come aveva anticipato, Valentina applicò la campanellina al solo plug di Annie. Poi prese un frustino e diede due leggere scudisciate ai culi. I ragazzi reagirono perché non se l’aspettavano.
- Ora potete alzarvi, – Disse.
- Perché le scudisciate?
- Scudisciate? Ma no, dei colpetti perché così si abituano subito agli ingombri anali. La frusta fa questo effetto.
Bill indossò uno smoking da cameriere e Annie un paio di calze autoreggenti, niente mutandine, una minigonna nera e un grembiulino bianco. Una favola.
- Fatti vedere. – Dissi ad Annie.
Lei si girò di culo e fece la mossa vezzosa in avanti per lasciarsi guardare.
- Fantastica… Alla prima occasione ti inculo vestita così. – Le dissi strizzandole l’occhiolino. – Se cil culo non sarà libero, ti chiaverò.

Alle 11 salimmo nella Bentley dei Padroni. Io alla guida dell’auto e Valentina dall’altra, i padroni nelle due comode poltrone posteriori, mentre i due servi stavano seduti di fronte a loro sugli sgabelli a scomparsa della servitù.
- Annie! – La sgridò la padrona. – Quando stai seduta davanti a me, tieni le gambe aperte! Voglio che mi mostri sempre la figa! Non costringermi a punirti!
Il Padrone invece si fece reggere il giornale dal marito di Annie per poterlo leggere senza fare fatica.
Valentina mi indicò la strada e arrivammo a un importante centro commerciale. Li facemmo scendere e andammo a posteggiare. Poi li raggiungemmo. I Padroni facevano spese e consegnavano i pacchi ai due servitori. I quali si trovarono presto con una quantità di pacchetti da tenere in mano.
- Se ti cade un pacchetto – disse ad Annie, – devi piegarti in avanti per raccoglierlo, senza flettere le ginocchia. Quindi fa’ attenzione.
Per fortuna non cadde nulla.
Finito lo shopping, andarono al bar principale di Nervi, dove trovarono i loro amici ad attenderli. Accettarono di bere un cocktail, mentre i due servi continuavano a tenere i pacchetti sulle braccia.
- Vuoi venire un attimo qui? – Disse Francesca a Annie. – Fa’ vedere alla mia amica cosa ho acquistato.
Annie obbedì e si mise a disposizione. In quella maniera si trovò a porgere il culo a cinque o sei tra ragazzine e ragazzini. Capii che era un trucco per mostrare le fattezze della mia schiava ai ragazzi seduti.
- Non saranno minorenni, spero! – Bisbigliai a Valentina.
- No, sono i figli di Eleonora e di Federica. Frequentano l’università. I Padroni portano sempre qui le loro prede in modo da eccitare i ragazzi dei loro amici.
Restai ammutolito.
- Care, – disse Francesca alle amiche. – Venite che vi mostro cosa o comperato.
Appena avvicinate, Francesca le fece cadere qualche pacchetto.
- Oh, scusa! – Disse la Padrona. – Puoi raccoglierli?
Annie arrossì, ma si piegò in avanti e, come le era stato insegnato, non piegò le ginocchia. Noi e i ragazzini, da dietro, assistemmo a uno spettacolo irripetibile. Piegata in avanti mostrava le femminili rotondità dei fianchi e del culo, esaltate dalle autoreggenti. In mezzo spiccava la sdupenda campanellina dal buco del culo e, appena sotto, la figa ben depilata.
Provai un’immediata erezione perfino io che l’ho seviziata più volte, figuriamoci i ragazzi. Anche il marito, che osservava la scena immobile da davanti, mostrò un’erezione che doveva infastidirlo non poco.
Le due amiche continuarono a chiacchierare mentre i ragazzi si godevano la scena, perché i pacchetti da raccogliere erano tanti. Poi si raddrizzò piano, sapendo cosa aveva provocato a chi l’aveva vista. Ora i ragazzi si avvicinarono dietro e, ridendo e scherzando, cominciarono a palparla nelle intimità. Annie non poteva reagire altrimenti le sarebbero caduti altri pacchetti. Quando i ragazzi arrivarono con le mani al campanellino, cominciarono a esagerare. Ma Valentina mi impedì di intervenire e i ragazzi le fecero di tutto.
- Non fare nulla. Lascia che si divertano a molestarla. In questa maniera scaricano la loro voglia innata di bullismo. Li conosco.
Sentire quel lieve scampanellio mi faceva provare un effetto incredibile, quasi sconvolgente. Ma quando le tiravano l’anello, Annie pareva sentirsi male.
- Non preoccuparti – mi sussurrò Valentina. – Il plug non può uscire.
- No, ma deve essere proprio fastidioso…
- Lo credo bene! – Disse. – E’ quello che vogliono i padroni.
Quando i ragazzi presero in mano la figa di Annie li lasciarono fare, ma quando misero le mani al rigonfiamento dei propri pantaloni, Francesca intervenne.
- Ragazzi, dobbiamo andare. Vi siete divertiti?
- Sì, zia! Sei sempre generosa con noi!
Andammo alla Bentley e poi tornammo a casa.

Francamente non sapevo cosa fare. Secondo me l’umiliazione di Annie era andata oltre i limiti e lei non aveva avuto modo di pronunciare safeword per salvare le apparenze. Ma ne avremmo parlato dopo.
Quando arrivammo a casa, li feci scendere in giardino, poi andai a portare quella bellissima auto in garage. Quando tornai, i Padroni erano entrati in casa, mentre Valentina e i due schiavi erano già nel giardino d’inverno.
- Ora vado a preparare il pranzo, – disse Valentina. – Tu intanto preparali nudi che torno a vestirli da camerieri.
- Gli lascio il plug nel culo?
- Certo. Togli solo la campanellina.
Quando restai solo con i due, li aiutai a spogliarsi. Annie era bellissima con le calze autoreggenti e senza mutandine. Immaginai quello che avevano provato i ragazzini a guardarla e toccarla. Bill invece era del tutto eccitato per aver assistito all’umiliazione della moglie. Era proprio un cuck.
- Tutto bene? – Chiesi a Annie, mentre le mettevo il collare e le legavo le mani dietro la schiena.
- Sì, – disse piano. – Ma ti sarò più precisa dopo il pranzo.
Come immaginavo, dunque, qualche problema c’era.
Entrò Valentina.
- Venite qua ragazzi. – Disse.
Legò i loro polsi a una colonna di legno che sosteneva il soppalco, per tenerli fermi. Gli mise un grembiulino bianco, legandoglielo dietro la schiena. Poi fece qualcosa che non avrei più dimenticato.
Valentina prese la parte superiore del piccolo grembiulino, lo appoggiò alla tetta di Annie per segnare il punto, poi prese un ago da balia e lo infilò nel tessuto. A quel punto prese un batuffolo di cotone imbevuto di alcol e disinfettò l’ago.
Temetti di aver capito cosa voleva fare e restai sulle mie a guardare cosa accadeva.
Prese il capezzolo della tetta sinistra di Annie e lo passò con l’ago da balia disinfettato.
- Ahhh!
Aveva impiegato una frazione di secondo, ma Annie sentì un dolore terribile, che però passò subito. Allora Valentina prese il secondo ago da balia, passò il tessuto, disinfettò l’ago e trapassò l’altro capezzolo.
- Ahhhhhhhh!
- Fatto! – esclamò Valentina soddisfatta del proprio lavoro. – E’ tutto a posto.
Diede un tiro al grembiulino per vedere se andava bene e ne rimase soddisfatta.
Poi passò ad Bill che, avendo visto cosa gli spettava, cominciò a contorcersi.
- Ssssst! – Fece Valentina. – In un attimo sarai pronto anche tu.
- Ahhhh! – Urlò al passaggio del primo ago,
- Ahhhhhhhhhhh! – Urlò al trapasso del secondo.
- Fatto. – Disse Valentina soddisfatta, mentre li slegava dalla colonna. – Ora potete servire in tavola.


7.


Valentina aveva preparato il pranzo e imbandito la tavola. Quando vidi che non avrebbe servito del pesce, le chiesi perché avesse messo in tavola dei recipienti con dell’acqua e limone per risciacquarsi le mani.
- Non sono per il pesce. L’acqua serve per chi vuole palpare le intimità dei due servitori. Si può farlo, ma dopo è meglio risciacquarsi.
- Sorprendente… – Mi riuscì di dire.
Fummo serviti dai due schiavi, vestiti solo col grembiulino bianco, legato dietro con un fiocco e fissato davanti con gli aghi da balia ai capezzoli.
Solo io e Valentina li toccammo nelle loro intimità, fino ad arrivare all’anellino che usciva dal culo: erano troppo invitanti. E io non riuscivo a distogliere gli occhi dagli aghi da balia infilati nei capezzoli. I padroni di casa invece pranzarono senza degnare di uno sguardo i loro servitori.
Dopo il caffè ci alzammo. Paolo e Francesca dissero che andavano a riposare perché la serata sarebbe stata impegnativa. Valentina e i due servi sparecchiarono. Poi – come da protocollo di casa – gli legò le mani dietro la schiena e li portò col guinzaglio nel giardino d’inverno, dove avremmo riposato anche noi.
Vale sfilò gli aghi da balia e tolse i grembiulini. I due si strofinarono i capezzoli, che stavano benissimo. Non appena slegate le mani e tolto il collare, però, Annie chiese «rapporto». Era una parola concordata che significava “Voglio fare una verifica” prima di lanciare una safeword. Prima mi aveva anticipato qualcosa, ma speravo che fosse passato. Invece, magari gli aghi da balia avevano portati al colmo…
- Un atto ufficiale, eh? – Disse Valentina.
- Sì.
- Sai come funziona, vero?
- Sì.
- Se hai ragione aggiustiamo il tiro, ma se hai torto sarai punita.
- Lo so - confermò Annie.
- Bene, – concluse Vale, – Ti preparo.
Non ricordavo bene la prassi, ma Valentina prese la mani di Annie, gliele legò dietro la schiena e poi le fissò all’anello che fuorusciva dal culo. Fece la stessa cosa ad Bill, perché non era escluso che ne fosse coinvolto anche lui. Solo che Bill venne fatto sedere con le mani legate al culo, mentre Annie venne fatta inginocchiare davanti a una nostra scrivania con le gambe un po’ allargare e le mani anche eroticamente legate al buco culo.
- Sentiamo. Disse Valentina, con tono da inquisitore.
- Oggi al bar…
Ecco, pensai. Erano andati oltre il suo grado di sopportazione…
- Oggi al bar mi avete dato la più grande umiliazione della mia vita.
Restammo ad ascoltare.
- Non mi era mai capitato che dei ragazzini, da poco maggiorenni, potessero toccarmi l’orifizio anale e giocassero con qualcosa che mi era stato messo nel retto… Con le gambe allargate e le mani occupate, ho dovuto piegarmi in avanti. Ho dovuto espormi a loro e lasciarli frugare assatanati. Hanno sbattuto la campanellina. Mi hanno tirato l’anello, mi hanno pizzicato il culo, mi hanno preso la passera in mano e strizzato il clitoride…
Non sapevamo cosa dire.
- Ma il peggio è che, contrariamente agli accordi, avete umiliato solo me. Quando invece era tassativo che dovevamo essere seviziati in coppia. Alla medesima stregua.
- Ostia, è vero… – Mi scivolò di dire.
- Sì… – Ammise anche Valentina. – Ma lui aveva i pantaloni, come potevamo…?
- Beh, comunque sia – aggiunse Annie, – voglio che sia pareggiato il conto perché solo uno di noi è stato umiliato.
Valentina ci pensò un poco.
- Daremo venti frustate ad Bill, Pensi che bastino per pareggiare?
- No, cosa avete capito? Sono io da punire. Io ho avuto la più bella umiliazione della mia vita e lui no!
Rimanemmo a bocca aperta.
- Ci stai chiedendo di essere punita perché con quella umiliazione hai goduto più di Bill?
Annie annuì arrossendo.
Noi ci eccitammo e ci inchinammo di fronte a tanto fantastico masochismo.
- Cosa prevede il protocollo? – Chiesi a Valentina.
- Devo chiedere alla Padrona.
Valentina andò a parlare con Francesca e tornò dopo cinque minuti.
- La Padrona si è incazzata perché stava per addormentarsi.
- Ha dettato la punizione?
- Sì, certo. E’ la sua specialità.
- Quindi?
- E’ semplice, perché Annie è già pronta.
Vale fece alzare la poverina che era ancora in ginocchio. La portò al lettino da massaggi, la fece salire, sempre tenendole le mani legate all’anello del culo, e la mise sdraiata pancia in giù. Poi le sistemammo l’ingombro anale e il cordino che le bloccava le mani, perché ci divertiva da matti toccarla così.
- Portati davanti a lei e abbassati pantaloni e mutande, – mi disse Valentina.
Obbedii, intuendo cosa volesse fare.
Regolò l’altezza del lettino in modo che la bocca di Annie fosse in linea col mio cazzo, quindi la presi per le tette e la portai a me, a portata di cazzo.
- Ora le frusto il culo, – mi spiegò Valentina. – Tu le ficchi in gola il cazzo e la sbatti come per chiavarla. Man mano che la frusterò lei urlerà di dolore e in quel modo riuscirai a spingerlo fino in gola. Cercando di urlare muoverà la lingua fino a farti venire. Tutto chiaro?
- Chiarissimo.
- Smetterò di frustarla solo quando sarai venuto. Quindi cerca di venire in fretta perché questa sera saranno frustati per ore e sarebbe bene non esagerare adesso.
- Ci proverò.
Prese in mano uno scudiscio piatto a forma di lungo calzascarpe, ricoperto di tenera pelle di vacchetta. Poi la colpì di piatto nella parte inferiore del culo, in modo di non toccare le mani legate al buco del culo. Tirandole in su Annie si faceva male da sola.
Sciaaaackkk!
Mmmmmmmmmm!
Annie provò a gridare con tutto il fiato che aveva, ma trovandosi impedita da me, spalancò le fauci sgranando gli occhi. Ne approfittai e spinsi il cazzo fino in gola e oltre.
Sciaaackkkkkkk!
Mmmmmmmmmmmmmmmmmmm!
Aveva avuto un conato di vomito provocato dal mio cazzo, ma la violenza della scudisciata fu più forte e urlò ancora di più.
Cominciai a chiavarla in gola col ritmo di Valentina.
Sciaaaaaaack!
Mmmmmmmmmmmmmmm!
Sciaaaaaaaaaaaaaaaack!
Mmmmmmmmm!
Sciaaaaaaaaaaaaaaaaackkkkkk!
Mmmmmmmmmmmmmmm-uaaaaaaaaaaaaaaaaaaaagggghhhhhhhhh!
Il mugugno si era trasformato in urlo perché venendo sono uscito dalla bocca e le ho inondato la faccia con i primi getti, poi le ero venuto in gola finché il cazzo non si sfilò da solo, scarico e sgonfio.
- Già venuto? E’ fortunata la tua amica…
Mi tirai in dietro a riprendere fiato.
- Bill, puliscigli il cazzo con la lingua, poi lecca anche la faccia di tua moglie.
Ubbidì e andai a portarmi a letto a riposare.
Dopo 10 minuti mi raggiunse Valentina.
- Li ho liberati e messi a letto, così stasera saranno pronti per il sacrificio finale.
- Sarà atroce?
- Sicuramente rimpiangeranno di avere accettato di mettersi nelle loro mani.


8.



Il sacrificio finale, come lo aveva definito Valentina, cominciò alle 21, quando portammo Bill e Annie in salotto, come sempre nudi, le mani legate dietro la schiena, il collare e il guinzaglio.
In mezzo al salotto erano state portate due cavalline da palestra e sistemate appaiate.
Valentina mi aveva spiegato cosa dovevamo fare e sperai che andasse tutto bene perché non era una cosa da nulla quello che sarebbe capitato ai miei due amici.
Aiutandoli con la scaletta della biblioteca, facemmo salire i due infelici a cavallo delle cavalline. Già questa scena dei due schiavi nudi, con le mani legate dietro, era di un erotismo unico, ma poi avvenne il bello. Li facemmo sdraiare in avanti sulla cavallina fino a bloccare il collare col guinzaglio facendolo passare sotto la pancia dell’attrezzo. Messi così, sembravano pronti per il sacrificio in onore di un eroe mitologico bavoso, magari attorniato da fauni pomicioni e ninfe lascive.
Guardandoli da dietro, infatti, erano alla mercé di chiunque si fosse trovato lì, perché le gambe forzatamente aperte dalla cavallina non concedevano protezione alle pudenda.
- Aiutami, – disse Valentina. – Dobbiamo sodomizzarli con questi ceri. Vuoi metterli tu, che sei più esperto?
- Ehi, ma avranno un diametri di 4 centimetri, così rischiamo di spanarli…
- No, si può fare. Sei tu l’esperto e gli schiavi sono tuoi.
- OK, tienimeli fermi con le mani che provo.
Ovviamente non doveva tenere allargate le natiche, che lo erano già al massimo, ma proprio tenermi fermo il culo, altrimenti potevo trovare difficoltà a mettergli il cero.
I due poverini così immobilizzati stavano fermi in attesa del sacrificio. Cominciai da Annie, perché il suo culo mi è sempre piaciuto di più. Presi un cero e lo unsi per bene, poi ne avvicinai la punta al buco del culo. Quando lo toccai, la poverina ebbe una naturale reazione di paura e imbarazzo. Spingendolo dentro, il cono del puntale riuscì ad allargare bene l’ano, anche se non del tutto, dato che 4 centimetri non li avevo mai usati con lei. Ci andai piano apposta per non rovinarla. Il culo può essere allargato a dismisura, ma a patto che l’inculanda sia d’accordo e a patto che si vada con calma e per gradi. I quattro centimetri sono normali per chi ama questo tipo di cose, ma io con la mia coppia di schiavi non avevo mai calcato troppo la mano. Insomma, scoprii che il mio era un sadomaso soft, mentre adesso i due provavano quello vero.
Spinsi ancora il puntale conico e l’ano si allargò ancora. Lo tenni così un po’ e poi allentai la pressione. Poi lo ripetei nuovamente e stavolta mi parve che fosse possibile fare entrare tutta la punta. Spinsi con attenzione e lo vidi entrare. Mi ha sempre fatto impazzire vedere un buco del culo che si apre per far scivolare dentro qualcosa che assomigliava a un cazzo. Decisi che un giorno mi sarei fatto filare mentre il mio cazzo entrava in un culo. Foto del genere ne avevo già ed erano un bellissimo ricordo.
- Allora, – disse Valentina scuotendomi dai miei sogni. – La vuoi sodomizzare o hai paura di romperla? Se vuoi lo faccio io.
- No no, tu sodomizza lui piuttosto.
- OK. Ma non lamentarti se per un po’ di tempo non puoi incularlo…
Mi concentrai sul cero che dovevo ficcare in culo ad Annie. L’ano sembrava allargato e rilassato al punto giusto e decisi di spingerlo dentro un altro po’. Le natiche reagirono come per riverenza all’ingresso del cero, ma in realtà lei stava soffrendo. Visto che ora scivolava bene, spinsi piano ma con forza il cero, che entrò per una ventina di centimetri, la lunghezza del retto. E infatti si fermò lì. Guardai la mia opera d’arte con soddisfazione. Sembrava impalata.
Valentina spruzzò un ammorbidente sul buco del culo di Annie, lo asciugò e poi passammo a Bill.
- Ahhh! – Bill non era riuscito a trattenersi come sua moglie.
- Zitto! – Disse Valentina, che poi si rivolse a me.
- Dobbiamo imbavagliarli con il morso a fischietto.
- E cos’è?
- Un bavaglio che in parte entra in bocca, che va fissato dietro la nuca. L’effetto è che quando il sottoposto vuole urlare lo senti fischiare. Dà una sensazione piacevolissima da sentire.
- E se volessero lanciare la safeword?
- Tre fischi lunghi. Gliel’ho già detto.
Anche questa era una novità.
- Ancora una cosa, – aggiunse Valentina. – Devo stringere di più i polsi dietro e poi legarli al collare in modo che siano costretti a non coprirsi il culo.
- Ma staranno scomodissimi.
- Puoi dirlo forte.
La osservai mettere in tensione i miei amici schiavi, provando un indubbio senso di piacere malvagio. Erano l’allegoria del bondage, la parte più sofisticata del sadomaso: legare una persona, penetrarla analmente e metterla a disposizione di occhi indiscreti. E’ un’arte sopraffina. Fa godere chi li guarda e impazzire di piacere chi è guardato. Loro non potevano parlare, non potevano muoversi, non potevano stringere le gambe né spostare le mani, dovevano lasciarsi guardare nelle intimità violate dal cero e far godere con la loro umiliazione delle persone che non conoscevano.
Infine sarebbero stati sottoposti a supplizio. Il tutto sembrava irreale e pareva impossibile che a loro piacesse. E invece…
- Aspetta, manca un ultimo accorgimento.
Valentina prese un altro spray e spruzzò qualcosa sul corpo dei due.
- E’ un olio particolare che si usa al cinema quando si gira il nudo. Rende la pelle lucida, viva. Tra un po’ si asciuga, ma avranno una pelle da urlo.
Mi avvicinai per verificare che ai miei amici andasse tutto bene.
- Tutto a posto ragazzi? Per dire sì chiudete gli occhi.
Li chiusero.
- Il cero vi fa male? Per dire no, chiudere gli occhi due volte.
Li chiusero due volte.
- Sono stato bravo a mettervelo in culo?
Li chiusero una volta.
- Siete felici? State godendo?
Li chiusero una volta.
- Volete che vi liberi?
Li chiusero due volte.
- Sono pronti, – osservò a quel punto Valentina. – Lo spray si è asciugato. Copriamoli con delle lenzuola, come se fossero delle opere d’arte da scoprire solo agli interessati.
Li coprimmo e la scena divenne davvero irreale e fantastica.
- Guai se vi muovere o parlate, – disse Valentina. – Restate immobili. Vi scopriremo quando ci saranno tutti. E si divertiranno con voi.

(Continua)
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