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Lui & Lei

Ciack si gira! (Il film hard.core) - Seconda parte


di Honeymark
17.08.2018    |    7.465    |    5 9.7
"Ti verso un whisky, vuoi? Restammo in attesa per quasi un’ora e bevemmo almeno tre wisky prima che uscissero..."
(Vedi puntata precedente)


4 BELLE.



- Isabel… – Riuscii a dire avvicinandomi a lei.
- Sssst! Qui mi chiamano Belle…
- Non sapevo… Non avevo capito che lavoro facevi…
- Faccio la cameriera come ti avevo detto. E nulla più.
- E allora cosa fai qui nuda ad aspettarmi? – ero un po’ confuso.
- Lo hanno voluto dai piani superiori – disse con un certo imbarazzo. – Mi hanno pregato di… essere gentile con te.
- No – risposi. – Io non ti voglio contro la tua volontà.
Mi si portò a me per farmi sentire tutta la sua femminilità.
- Ti prego, non respingermi adesso perché mi metteresti sulla strada. – Sussurrò. – Non capita facilmente a una cameriera di fare la ballerina in pochissimo tempo come sta capitando a me adesso, grazie a te.
Mi aveva messo le mani sulle spalle ed io sentivo un grande profumo di lei. La volevo.
- Sodomizzami, ti prego – mi sussurrò.
- Come hai detto?
- Mi hanno detto che devo darti il… – non finì la frase.
- No, io non lo farò senza che tu lo voglia.
- Te l’ho appena chiesto! – Si fece più dolce e mi bisbigliò in un orecchio. – Scusa, non dovevo dirti niente, ma fartelo fare e basta. Ma loro non sanno che ci eravamo già conosciuti.
- Loro chi?
- La proprietà. Pare che tu sia un ospite di assoluto riguardo.
- Sta accadendo tutto così…
Ma il suo alito caldo nell’orecchio mi aveva fatto accettare immediatamente tutto.
Due cameriere entrarono e Isabel… Belle, scusate… si mise comodamente ma elegantemente su un lettone a pancia sotto, sopra ad alcuni voluminosi morbidi cuscini. Il suo culo era stupendo. Io mi spogliai in fretta, dando i vestiti alla cameriera più vicina. Le due cameriere presero due contenitori con dell’acqua calda ed una spugna. L’una si dedicò alla fessura del culo e al sesso di Belle, l’altra passò con cura la spugna alla base del mio uccello ritto come una pertica, passando poi a bagnare delicatamente tutto il cazzo, glande compreso.
- È un disinfettante – spiegò la mia addetta. – E’ una soluzione di acido borico molto blanda ma sufficiente a garantire alcune precauzioni sanitarie di base.
Apprezzai l’iniziativa.
- È molto bello – aggiunse poi ammirando il mio cazzo con gli occhietti maliziosamente socchiusi. – E piuttosto notevole.
Era certamente una frase di circostanza ma, in effetti, quando sono molto eccitato raggiunge la lunghezza di quasi venticinque centimetri, e un diametro di quasi quattro. Non conosco bene gli altri uomini, ma le mie amiche affermano che è un po’ sopra la media.
La cameriera di Jasmine le mise la mano destra nel solco del culo e le infilò dolcemente la punta del medio, quindi prese con l’altra mano una bottiglietta di olio da massaggio e ne versò per lubrificare l’ano, quindi passò il contenitore alla mia cameriera. Anche la mia versò dell’olio sul pene partendo dal glande per scendere fino alla base. Poi spruzzarono sia il corpo di lei che il mio con un nebulizzatore che rese molto più bella la pelle di entrambi. Infine sistemarono le luci e diedero un’ultima occhiata alla scena per poi lasciarci soli ammiccando con sguardi di complicità. Diedi un’ultima occhiata alle loro intimità, quindi guardai a Belle. Si era messa in modo invitante, con la schiena arcuata e una gamba raccolta per esporsi meglio. Con quella posizione e con la preparazione che le avevo visto fare, stava indicandomi quale fosse la strada maestra. In un momento come quello, non chiedevo di meglio. Mi guardò lasciva e si girò, come dire che era pronta per essere sottomessa.
Mi portai sul letto e mi misi sopra di lei, appoggiando il ginocchio destro e il piede sinistro ai suoi fianchi. È così che mi riesce a inculare più facilmente una donna.
Le palpai con gusto le natiche, godendomi della loro liscia freschezza, quindi non indugiai oltre e piegai in avanti la verga fino a portarne la punta all’altezza del minuscolo buco del culo di Isabel. Vi appoggiai il glande, sentendo una sua piccola reazione mista tra l’eccitazione e la paura. Spinsi uno o due centimetri e restai così per darle il tempo a rilassare lo sfintere. Tenni il piede sinistro al suo fianco per mantenere la posizione più agile, poi appoggiai la mano sinistra sulla sua schiena, come per tenerla ferma. Ora era prostrata e sottomessa, pronta ad accettare qualsiasi profanazione.
Spinsi il cazzo verso l’interno, lentamente per sentire come avanzava. Per quanto stretta, riceveva, e spinsi ancora. Lo infilai per dieci centimetri e lei strinse involontariamente le natiche, la cosa mi piacque, e la penetrai per altri cinque centimetri. Lei sollevò la mano sinistra come per fermarmi, ma non gemette. Aspettai un paio di secondi, si rilassò, quindi la penetrai per un altro tratto. Allargò le natiche, sbracandosi, come per favorire la mia penetrazione. Reagiscono spesso così. Afferrava le lenzuola con le unghie per scaricare lo sforzo. Sapeva comandarsi bene, perché io so quanto le mie dimensioni siano piacevoli nel sesso e impegnative nel culo. Spinsi ancora, giungendo presto alla fine del retto. Lei sobbalzò un poco e mosse la testa, certa che avessi raggiunto la mia meta finale. Ma non era così. Mi capita sempre di arrivare fin lì e spesso devo fermarmi. Ma la riuscita della mia sodomizzazione dipende molto da quanto la inculanda sia in grado di sopportare il passaggio oltre il primo tratto. Isabel era come immobilizzata dal mio palo, che la rendeva docile e sottomessa. Questo è il momento più bello per procedere, e lo feci.
Prima il cazzo la spinse in avanti, ma quando questo passò oltre, lei ritornò a me, gemendo per l’impressione che dà l’impalamento delle mie dimensioni. Ero passato oltre la curva del retto, un po’ piegando il pene, un po’ raddrizzando la curva. Per entrambi è una sensazione estrema. Andai avanti finché le palle non si appoggiarono al suo sesso. Lei aprì la bocca per emettere un gemito muto, allargò di più le gambe, mosse ancora la mano come per fermarmi, ma non riuscì ad impedirmi l’avanzata e lei dovette lasciarmi fare, limitandosi a sperare che il tutto sarebbe finito presto. Ma io avevo appena cominciato.
Iniziai a sfilarlo per poi reinfilarlo, né più né meno di come si fa quando si monta una donna. D’altronde, a parte la differente pressione attorno al cazzo, cambia poco. Certo è che per colei che viene inculata, si tratta di ben tutt’altra cosa. Ma è quello il bello. Quando lo sfilavo lei si trovava a stringere le natiche sobbalzando, quando glielo spingevo lei si allargava come completamente sfondata da me. Iniziò presto a gemere, a godere, a lamentarsi, a implorare, a battere la mano sul letto, a muovere le gambe a scatti, a scuotere i piedi in dietro. Nulla è più bello di una donna che si agita così sotto le spinte del cazzo nel culo. E’ la più bella tortura sadomaso inventata dalla natura…
- Ah… Ah… Oddio… Ahh... No… Basta… Pietà… Ahh… Basta…
Fanno tutte così, le conosco. È bellissimo sentirle gemere sotto le proprie spinte e sanno perfettamente che l’unico modo per farmi smettere è l’arrivo dell’orgasmo.
Ascoltai il fruscio setoso del mio grosso pene che scivolava nel suo morbido interno, perché il dominio dell’uomo sulla donna si esprime anche godendo di quei piccoli aspetti sensoriali. Aveva un’ottima presa anche se si sforzava a tenere l’ano dilatato, tanto che ad un certo punto sentii che ero lì lì per venire. Spinsi più a lungo, più lentamente ma con maggior determinazione, senza scatti e sempre a fine corsa, per godermi gli ultimi istanti, tenendole i polsi bloccati dietro la schiena con la mano destra e tenendomi per la nuca con la mano sinistra. La sua schiena era bella, liscia e morbida, mentre la tetta che riuscivo a vedere era grossa e gonfia. Ora che alternava la chiusura degli occhi alla massima apertura, schiacciata dalla mia prepotenza, ero pronto a venire. Lei gemette sempre più forte, agitando solo le gambe che ogni tanto avevano improvvisi scatti di riflesso al dolore e al piacere.
Venni copiosamente, mentre continuavo a scivolare su e giù come se le volessi pompare oltre il retto non solo il mio sperma ma anche la mia persona.
Uscii naturalmente, spinto dall’ano che voleva riprendere la sua dimensione originale e dal pene che si sgonfiava rapidamente.





5. IL FORMAT.



Usciti dal Carillon, Betty mi aveva accompagnato all’albergo dove feci una doccia e sistemai le mie cose in valigia. Aprii il frigo e presi una Schweppes e del ghiaccio, poi andai al mobile bar per prepararmi un gintonic. Poi scesi alla reception, feci il check-out scoprendo che mi avevano già pagato tutto. Uscii a fare un po’ di shopping, quindi tornai in albergo finché Betty non venne a prendermi per accompagnarmi a cena da Kurdess.
Poco prima delle sette suonavamo alla porta di casa dei Kurdess. Ci aprì la governante, che ci fece accomodare in salotto. Poi venne Dan con la moglie.
- Pier, ti presento mia moglie Jennifer.
- Signora… – Le strinsi la mano chinandomi galantemente in avanti.
Era una bella donna sui 40 anni, bionda di una incantevole tonalità non naturale, occhi azzurri e seri, di taglia presumibilmente 42, scarpe 38, vestita in modo più perfetto che elegante, qualche gioiello non troppo evidente, insomma nulla fuori posto.
- Dunque lei sarebbe l’autore della sceneggiatura «Sesso Sangue e Soldi a Las Vegas»? – disse la signora, dopo aver salutato Betty.
Non capii se dovevo vergognarmi o cosa.
- Beh, non è ancora una sceneggiatura, – precisai allora. – E la sua impressione qual è stata di primo acchito?
In effetti, poiché firmo i miei racconti erotici con uno pseudonimo, non ho mai parlato direttamente né con un lettore né con una lettrice per sentire che cosa ne pensassero. Certo era che via internet mi scrivevano migliaia di email sia maschi che femmine per chiedermi spiegazioni, darmi suggerimenti, per minacciarmi di oscure violenze, ma anche per complimentarsi e addirittura per chiedermi di scrivere qualcosa a soggetto. Beh, insomma, ero per la prima volta a contatto con una lettrice e di una certa importanza.
Una sensazione di merda.
- Non si devono mai esprimere valutazioni sui romanzi hard. Devono solo piacere o non piacere. – Commentò. – Se piace vai avanti a leggere, sei non ti piace lo butti via.
- Giusto. – convenni, mettendomi le mani in tasca con disinvoltura. – E lei… lo ha letto fino in fondo?
- Beh, l’ho letto per motivi di lavoro. Sono una dei possibili finanziatori dell’impresa.
- Sì – intervenne Dan. – Mia moglie investe spesso nelle mie attività, ma decidendo di volta in volta sulla base del progetto.
- Ottimo – commentai. – Speriamo allora di averla dalla nostra.
- Signor Martini, - intervenne la signora. - Questa sera a cena ci sono altri due investitori, con le loro mogli e il regista. Non hanno letto il racconto. Le chiedo di raccontarlo agli ospiti nel corso della cena. Se loro ci stanno, si parte. Firmiamo già stasera. Le basta per rendere l’idea?
- Eccome! – risposi, mentre suo marito se la rideva sotto i baffi, come per dire «Pensa che io me la sono anche sposata una così»…
- Dio mio, scusatemi! – intervenne poi chiamando la governante. – Non vi ho ancora offerto nulla. Va bene un gintonic? Un bloodymary? Un Martini? Del vino bianco?
Prima che rispondessimo, suonarono alla porta. Erano le altre coppie e lei andò a riceverle. Ci stringemmo la mano e ci presentammo. I mariti erano dei classici cinquantenni ricchi dell’Ovest Americano, erano un produttore, un regista e un distributore. Le donne erano più o meno come la padrona di casa, solo che Anne era più giovane, più formosa ed esuberante, Barbara aveva due occhi davvero penetranti e due gambe lunghe ed eleganti, Patricia era più matura ma vivace e curiosissima. Tutte tre avevano capelli non naturali.
Decisero di sedersi subito a tavola. Betty si mise alla mia sinistra, in modo che potesse tradurre nel caso ce ne fosse stato bisogno.
- Dunque lei sarebbe l’autore della sceneggiatura «Sesso Sangue e Soldi a Las Vegas?» – Mi chiese Anne. – Evidentemente usavano il medesimo linguaggio.
- Infatti, – risposi come se fossi diventato famoso. – L’ha letto?
- No, Jennifer non me l’ha ancora voluto dare. – Rispose.
- Neanche io, – aggiunse Barbara prima che glielo chiedessi. – E neanche i nostri mariti.
- E’ la sorpresa della serata. – Sorrise Patricia.
- Però Jennifer ci ha detto che è davvero intrigante e… arrapate.
Jennifer non gradì la battuta perché l’aveva spiazzata.
- Ce lo può raccontare per grandi linee? – Chiese Barbara.
- Giusto! – Intervenne suo marito Dean guardando maleducatamente l’orologio. – Perché non incomincia? Così ci portiamo avanti.
Mi preparai a parlare.
- I signori sono degli amici che investono con me e mia moglie, – spiegò. – e sono attirati dall’idea di fare un primo film erotico di cassetta. Fred è un regista, Dean è un produttore, Frank è un distributore.
- Sanno di che genere si tratta? – domandai.
- Certo! – esclamò Barbara. – Un film di sesso, vero?
- Di quelli hard! – aggiunse Anne.
- Si intitola «Sesso Sangue e Soldi a Las Vegas». – Concluse la padrona di casa, per darmi la parola.
Betty stava attenta al mio fianco, per niente imbarazzata.
- Dunque, – iniziai, esattamente come quando mi interrogavano a scuola, anche se gli insegnanti mi dicevano che non si incomincia mai così. – Dunque, è presto detto. Una coppia, marito e moglie, decide di fare i soldi sequestrando ricche signore per chiedere al marito un lauto riscatto. Il modo con cui lo fanno è la portante erotica del racconto.
- Rapiscono la donna – continuai, – la bendano, la portano nel loro covo, la sistemano davanti ad una telecamera digitale e, mentre la complice riprende il tutto, il bandito mascherato le strappa i vestiti di dosso e la palpeggia volgarmente. Più scena che altro, ma quanto basta per far tremare la donna in modi particolarmente umilianti per sé e erotici per chi la guarda. I due riversano la ripresa digitale nel PC e poi mandano al marito una mail da un internet point pubblico, allegando il breve filmato. Lo avvisano che se chiama la polizia mettono in rete la ripresa della moglie nuda mentre viene violentata. Gli chiedono un’immediata risposta all’indirizzo e-mail che di volta in volta gli comunicheranno da postazioni pubbliche di internet diverse.
- Dopo un’intera giornata – proseguii, – non ricevendo risposta dal marito, la coppia di rapitori decide di mandare un altro filmetto un po’ più spinto. Beh, un bel po’ più spinto, perché vogliono che sia un rapimento lampo. E infatti il bandito mascherato incula di brutto la donna rapita mentre la moglie lo riprende da dietro. Spediscono il nuovo filmato e stavolta la risposta arriva immediatamente.

Sospesi il racconto per osservare le reazioni. Erano un misto di curiosità e finto disinteresse, ma erano sicuramente in apprensione ed eccitazione. Perfino il marito annoiato si era fatto più attento.
- Prosegua, la prego… – sussurrò Barbara.
- Stavolta il marito risponde subito, dicevo, e si dichiara disposto a trattare. La coppia chiede un riscatto di un milione di dollari. La cifra non è poi così alta, dato che si tratta di gente ricca sfondata, ed è giusta per far concludere il tutto in brevissimo tempo. Una volta che il marito dichiara di avere i contanti, la coppia diabolica spiega al marito come fare per riavere la moglie. Lasciano la donna legata e sodomizzata con un dildo vibrante, sicché il marito sa che deve correre per concludere il tutto al più presto.
- Mi scusi – chiese Anne piuttosto ansiosa. – E se il marito non accetta neanche la seconda volta?
- Il rapitore sevizia la donna davanti alla telecamera e mandano il nuovo filmato al marito.
- E se non accetta ancora?
- I due rilasciano la donna rapita e cambiano città. Non vogliono rogne. Ci sono donne ricche a volontà…
- Chiaro… – intervenne Patricia. – Ma, e se si spargesse la voce che basterebbe non pagare per riavere la moglie senza sborsare una lira?
- Perché? – stavolta era stata Jennifer a intervenire, la padrona di casa. – Tu pensi che ne parlerebbero a tavola così come stiamo facendo noi adesso? Fammi ridere!
- Ecco – continuai. – Questo accade una decina di volte, con donne diverse e in città diverse. La scusa del rapimento lampo perfetto è il modo per mostrare delle scene hard sadomaso in un film di cassetta. Le scene più dure vengono filtrate grazie alla scarsa qualità che offre internet e così ci sarà spazio un po’ per per tutte le perversioni.
Seguì un certo silenzio. Poi prese la parola Fred, il marito di Barbara.
- E come finisce?
- Fred è un regista oltre che un poroduttore – precisò Jennifer.
- Beh, può finire come si vuole. Se si vuole riscattare l’aspetto morale, i diabolici coniugi devono finire morti ammazzati. Se si vuole far uscire dalle sale gli spettatori con una certa inquietudine, la finale dovrà essere una sorta di legge del taglione, con i rapitori che finiscono nelle mani dei rapiti. Se si vuole lasciare una certa soddisfazione malsana presso il pubblico, il film finirà con i due banditi si godono i soldi in una spiaggia dei Carabi, magari con la moglie che filma il marito mentre si sodomizza una mulatta…
Intervenne la bella Anne.
- Ma lo sa che è proprio questo l’aspetto più inquietante?
- Quale? – chiese Patricia con viva curiosità.
- La moglie che riprende il marito mentre questo si fa un’altra donna.
- Sì – commentò Barbara con una certa ironia. – È davvero immorale!
- Macché immorale! – decise il regista. – E’ una delle pratiche più diffuse nella perversione moderna. Oggi l’uomo non è più geloso e si eccita a vedere la moglie montata da un altro.
- Dice?
- E’ proprio la parte più bella e più eccitante…
Aveva parlato uno dei due investitori.
Fu a questo punto che intervenne la padrona di casa.
- Esatto amici. Avete centrato il punto. Non è tanto quello che il rapitore fa alla donna rapita, quanto il fatto che la moglie complice riprende il marito mentre rivolta altre donne come un calzino. Ce n’è abbastanza per scatenare il più profondo del subconscio, la parte più perversa della gente comune, la libido dei più moralisti… Ognuno proverà sensazioni diverse, qualcuno si calerà nella parte del carnefice, altri nella parte della vittima, della moglie complice, ma tutti godendo secondo la propria natura. La critica ne parlerà per mesi, forse per anni.
- C’è un aspetto molto interessante. – Aggiunse il distributore. – La possibilità che ognuno possa scegliere la finale che preferisce. Noi daremo alla edizione per le sale cinematografiche una portante consequenziale logica, erotica, allegorica, socialmente impegnata, perfino morale, retorica se vogliamo, introspettiva che guarda verso l’esterno. Ma, in realtà, faremo sapere a tutti che potranno comperare un DVD dove potranno scegliere la finale che preferiscono. Vogliono che i due vivano contenti e felici? Li faranno vivere felici in una spiaggia delle Antille. Vogliono che i due vengano uccisi dal Vendicatore della notte? Li faranno morire ammazzati. Vogliono che ogni donna rapita subisca le pene dell’inferno? Le faranno frustare e impalare. Decideranno loro e sarà un successo inverecondo. Pensate, potranno invitare a casa gli amici per mostrare il film come l’hanno pensato loro, perché è un modo per presentare il proprio intimo erotismo.
Tutti l’avevano ascoltato a bocca aperta. Poi si girarono verso di me.
- Si direbbe proprio che lei abbia colpito il bersaglio. – Aveva parlato per tutti Dan Kurdess. La sua soddisfazione era evidente, perché era stato lui a vederci nel business.
- Avrebbe un formatt? – Chiese Fred, il regista.
- Un… cosa? – domandai.
- Il formatt è un breve filmato per far vedere una scena tipo – mi spiegò Betty.
Mi guardavano tutti.
E che ne sapevo io? Non ho mai fatto una sceneggiatura, figuriamoci un… formatt…
- Beh, io…
- Certo – mi interruppe con soddisfazione Betty alzandosi. – Ce l’abbiamo.
Tutti si girarono interrogativi verso di lei, compreso il sottoscritto.

- Abbiamo un breve filmato che riproduce quello che verrebbe spedito al marito via internet per convincerlo a sganciare i quattrini.
Sfilò dalla borsetta una chiavetta USB. Si girarono verso il padrone di casa.
- Di là ho preparato un videoproiettore per PC – rispose lui prima che glielo chiedessero. – Se mi seguite, prenderemo dopo il caffè e il resto.
Ci alzammo e andammo nella sala vicina. Dan accese il portatile collegato a un videoproiettore, quindi fece posto a Betty. Questa inserì la memory flash nella porta USB, attese un attimo per consentire al computer di realizzare la presenza di un nuovo hardware, quindi cliccò prima su Risorse del computer e quindi su “F”, il disco esterno. Conteneva un unico file, il cui nome era prevedibilmente “formatt”. Lo avviò.
Apparve la scena statica del culo di un uomo sopra il culo di una donna. Insomma si vedeva da dietro un uomo il che aveva il pene inserito in un culo femminile. Solo le palle erano rimaste fuori e sotto di esse si vedeva la fica, bella, piena e perfettamente depilata.
Betty portò la freccetta del mouse sullo start, cliccò e la scena iniziò a muoversi.
Il maschio sfilò il cazzo dal culo della donna senza toglierlo del tutto, mostrando dimensioni davvero straordinarie al punto che le palle sembravano piccole rispetto ad esso. Anche la lunghezza era inusuale. Poi l’uomo spinse il pene nuovamente nel culo della donna, provocando alla poverina una reazione davvero dolorosa. Le natiche che sembravano volersi opporre, i piedi che scalciavano, lui che andò a prendersi con l’altra mano per i capelli di lei. Fu allora che capii, e mi venne un brivido.
L’uomo del filmato ero mio.
La donna era Isabel, la bella amica che avevo sodomizzato poche ore prima al Carillon!

Non mi domandai né come né perché, ma cercai di capire come avrei dovuto comportarmi adesso. Confesso però che ero affascinato dalla visione della mia performance. Andavo e venivo con una veemenza che non mi sarei mai immaginato e potevo andare fiero delle mie misure che, se non sono eccezionali, sono comunque di tutto rispetto. Ma la cosa più bella era stato proprio vedere il culo di lei che inghiottiva un cazzo così grosso e così lungo. Quando entrava del tutto e passava dal retto al colon, lei aveva un sobbalzo e un gemito che bastava da solo a far eccitare anche un impotente. Io sembravo così ginnico e determinato che mi meravigliai di me stesso. La fica di lei era assolutamente liscia, pregna e gonfia come se avese voluto esplodere, invidiosa che il pene passasse per il culo e non per le grandi labbra. Mi piegavo sulle gambe posteriori lasciando vedere tutto proprio come se avessi voluto che la telecamera riprendesse bene la sodomizzazione. Il mio culo era tondo ed elastico, la sua fessura era stretta, il cazzo era liscio, leggermente più scuro del resto della mia pelle, con una sezione che – non avevo mai notato – sembrava vagamente triangolare. Ma la cosa più eccitante era proprio il balletto che il mio cazzo e il suo culo facevano in quell’andirivieni su e giù. La stavo dominando nella maniera più vistosa e vera attraverso il culo che gioiva e soffriva grazie alla mia irruenza. La reazione dei piedi e delle gambe di lei erano guidate dal mistero che la sottomissione porta con sé.
Tutta questa scena non durò più di 30, 35 secondi anche se a me sembrava una vita intera. Ma alla fine mi vidi venire, scuotendomi come se io stesso fossi attraversato da una scarica elettrica. Le palle si stringevano, il cazzo si contraeva e pulsava. Si gonfiava e si svuotava, come se stessi facendo alla mia sottoposta un clistere di sperma. La riempii fino all’ultima goccia, anche se il pene sembrava voler andare avanti lo stesso. Poi la scena finì e si fermò così come era iniziata. Ora, a scena ferma, sembrava che il mio pene l’avesse uccisa impalata.

Dan alzò le luci.
- Signori e signore… – disse Betty a quel punto, – vi presento l’attore principale!
Io cercai di non sembrare finto modesto e soprattutto di non mostrare il minimo imbarazzo, come se fosse normale per me girare filmati del genere.
Dopo un lunghissimo silenzio durato almeno uno o due secondi, si girarono verso di me e mi applaudirono. Betty si portò vicino a me, fiera e soddisfatta del successo.
- Sei una troia… – le sussurrai all’orecchio tra un sorriso e una smorfia.
Mi strinse un braccio per ringraziarmi della controllata reazione che avevo avuto, poi mi accompagnò fuori della sala. Appena uscito, la padrona di casa chiuse la porta dietro di noi. Io non capivo che cosa stesse succedendo.
- Lasciamoli decidere da soli – decise Betty.
- Cosa diavolo hai fatto? – le domandai facendo una faccia severa. – Checcazzo di modi sono questi? Bastava che me lo chiedessi!
- Ma ti puoi immaginare che saresti stato così spontaneo! Ha ha! Ammesso che avessi accettato…
- Ma cosa stanno facendo di là adesso? – Chiesi, ancora frastornato dalla scena che avevo appena vissuto in prima persona.
- Decidono quanto investire.
- E allora perché noi stiamo di qua?
- Lasciali fare, li conosco. Ti verso un whisky, vuoi?
Restammo in attesa per quasi un’ora e bevemmo almeno tre wisky prima che uscissero.
Poi uscì Jennifer, lasciando trapelare il casino che gli altri stavano ancora facendo coi bicchieri. Appoggiai il mio e l’ascoltai con forte curiosità.
- Cinquecentomila per cinquanta montate. – Si limitò a dire. – Anzi, per la precisione per cinquanta sodomie. E altre amenità del genere.
Guardai Betty che sembrava scoppiare di gioia.
- Provi a spiegarmi che cosa c’è da ridere? – le chiesi.
- Non hai sentito? Ti hanno offerto di cedere il soggetto, di scrivere la sceneggiatura e… di girare le parti di sesso!
Arrossii.
- Siete impazziti? – ero quasi incazzato. – Non se ne parla neanche! Io non sono un attore e non ho nessuna intenzione di farlo adesso e tantomeno per girare un film hard!
- Un film hard? – chiese sorniona Jennifer. – Ma se ha parlato per tutta la durata della cena per spiegarci che non si trattava di un film adatto alle sale cinematografiche!
- Credete di incastrarni? Io non metterò mai la mia faccia per un film dove dovrei… Dovrei inculare, quante ha detto? Cinquanta donne?
- No, infatti – rispose calma Jennifer versando un wisky a tutti tre. – Lei… Tu farai l’attore montatore. E poi una cinquantina saranno le botte, in realtà dovrai sbatterne ognuna di loro in tutti i modi che hai descritto… per un totale… Per un totale di circa centocinquanta, duecento penetrazioni in vari posti delle 50 attrici.
Non potevo crederci.
- E se non volessi che si vedesse la mia faccia mentre inculo 50 donne?
- Ho capito, vuoi trattare. Preferisci il doppio oppure un dollaro a copia?
- Come ha detto?
- Ecco, vedo che ha capito. Però dammi del tu… Vieni di là che comunichiamo che hai accettato.
Non dissi nulla e la seguii. Non dissi nulla neanche quando annunciò che avevo accettato. Betty era raggiante. Aprirono dello champagne per festeggiare, ed io bevvi ancora, come se fosse per stordirmi o per svegliarmi. Un po’ alla volta vennero tutti a stringermi la mano.
- Le raccomanderò un paio di amiche di mia moglie. – disse uno degli investitori. – Ed anche delle attrici che continuano a molestarmi pur di avere una parte in un film importante.
- Mi prenoto per una performance… – Mi sussurrò Barbara strizzandomi l’occhiolino tintinnando la sua coppa di champagne sulla mia.
- Vuoi davvero che ti inculi? – Le chiesi tra l’ironico e l’incredulo, indicando il computer.
- Anche. Ma mi prenderai così anche due dita più in basso. Mi sbatterai il fondo del sesso. Pochi ci riescono e credo proprio che tu mi farai saltare…
- Occazzo, e tuo marito? – lo indicai con il bicchiere mentre parlava con un’altra.
- Lui? Lui sarà presente. Si siederà dietro di noi per guardarci. È un cuckolder…
- Ossignore, cosa mi tocca sentire…
Betty mi spiegò che in quella fase dei contratti si negoziano anche questi interventi diretti con la produzione, gli investitori, i registi.
- Lo fanno con le donne – mi disse, – ma lo fanno anche con gli uomini. E’ una sorta di pedaggio da pagare. Nel contratto che dovrai firmare, questi impegni non vengono scritti, ma sono ugualmente degli obblighi.
Non dissi nulla. Mi raggiunse Anne.
Nella «settimana bianca» – disse fingendo si sorseggiare lo champagne, – voglio che sodomizzi anche me. Prendi nota. – E se ne andò senza altro aggiungere.
Poi fu la volta di Patricia. – Sai baciare l’ombellico? – mi chiese.
Sorrisi. Finalmente qualcosa di normale, cazzo. – Certo, e direi anche molto bene.
- Anche dall’interno?
Fennifer si mise tra me e lei. – Nella settimana bianca verrò solo io da te, questo sia chiaro per tutti. Ma sarò io a dirigere il gioco.
- Ma cos’è questa settimana bianca?
- Il periodo di preparazione fisica. Dopo la visita medica alla quale dovrai sottoporti, dovrai farti una settimana secondo quanto ri prescriverà il medico di fiducia.
- E durante la quarantena potrò scopare?
- Non è una quarantena, ma una preparazione che dovrai seguire attentamente per portarti a regime. Le attrici sì invece, dopo la visita, dovranno restare caste.
- Dov’è il trucco – domandai allora.
- Hanno messo delle condizioni.
- Ecco, lo immaginavo.
- Dovrai farti anche una donna di 65 anni e una ragazza di 18.
- No, un momento! – la fermai.
- Che c’è, ti fa schifo una donna di 65 anni?
- Ma neanche un po’! – ribattei. – E’ la giovane di 18 anni che non voglio farmi.
- Ma che cazzo dici? Una diciottenne è maggiorenne!
- Una donna sotto i 22 anni io non me la faccio, tanto meno in quel modo o peggio ancora per girare un film.
- Ci sarà anche la madre.
- Niente da fare.
- Senti, ne cercheremo una di almeno 22 anni che ne dimostri 20, va bene?
- Ne riparleremo.
- C’è un’ultima condizione – disse infine. – E qui non puoi tirarti indietro né negoziare.
- Puzza di bruciato – dissi. – Sentiamo.
- Devi incularti almeno anche un bel maschietto.


Continua.
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