Racconti Erotici > trio > Martina mi disse: "Matteo, voglio inculare un uomo"
trio

Martina mi disse: "Matteo, voglio inculare un uomo"


di Honeymark
14.08.2022    |    12.595    |    3 9.5
"Una sera ruppero gli indugi, mi spogliarono e mi portarono a letto..."
Erano due giornaliste di un’altra testata di 34 e 35 anni molto belle, anzi bellissime, che in quel periodo erano sole, single, senza moroso. Tutti ci provavano, ma loro erano molto difficili. Io, 20 più di loro, non ci provavo affatto.
Non avevo bisogno di una donna e tanto meno di una morosa, dato che sono sposato. E così, dato che non ero invadente, né untuoso né possessivo, né molesto (almeno lo spero…) accettarono di uscire a cena con me. A tre. Si trovarono bene, in sintonia e iniziò la nostra amicizia, senza mai pensare al sesso.
Poi iniziammo a ordinare le pizze e farcele portare a casa di una delle due, in modo che potessimo passare la serata in tutta comodità e libertà. Entrammo pian piano in intimità e iniziarono perfino a cambiarsi davanti a me. Mi sentivo lusingato da tanta fiducia e non feci mai nulla di sconveniente. Anzi, un po’ alla volta mi chiedevano se così erano belle, se stavano bene, se piacevano, ecc. Gli serviva il parere di un uomo sereno anche per le decisioni più comuni. Insomma eravamo diventati grandi amici, suscitando l’invidia dei colleghi. Credevano che le chiavassi, ma non c’era nulla.

Però una sera una si sdraiò (vestita) sulle mie ginocchia e l’altra ci fotografò. Giocammo fingendo di essere amanti, ma poi capii che loro due avevano progettato di intortarmi. Di venire a letto con me. Non volevo rischiare di rompere l’amicizia, ma i segnali erano forti. Resistetti e non feci nulla. Ma non gli era sfuggito che il mio uccello non restava più indifferente alle loro iniziative maliziose.
Una sera ruppero gli indugi, mi spogliarono e mi portarono a letto. Pomiciammo alla grande e poi penetrai entrambe. Cercai di essere equidistante, ma pian piano una si dimostrò più attiva dell’altra e il triangolo prese forma. Ogni tanto si divertivano tra di loro, ma mi parve normale.
Iniziò un’esperienza bellissima, anche perché ogni volta facevamo qualcosa di più. Erano sempre decisioni che prendevano loro due prima di incontrarmi. Ero diventato il loro giocattolo giusto. Non ero geloso, non ero possessivo, facevo quello che volevano. E volevano sempre qualcosa di più. E io ho una notevole fantasia erotica. E mi piace fare quello che piace.
E, visto che si chiamavano una Martina e l’altra Franca, coniai il gergo dell’appuntamento a Martinafranca, l’aeroporto di Taranto. Insomma, quando mi mandavano il messaggio di andare all’aeroporto, sapevo che volevano giocare con me.
Eravamo diventati un triangolo scaleno magnifico. Un uomo e due donne. Con loro al comando. A volte facevamo le scopate a due, mentre l’altra navigava in internet. L’unico che doveva lavorare sempre ero io.
Alla fine delle scopate restavamo nudi a letto, scambiavamo commenti sul sesso fatto e quello da fare.
E così, una sera, mi fecero la proposta indecente.

«Matteo, – disse Martina alla fine della serata, prima di rivestirsi. – Voglio inculare un uomo.»
La cosa mi sorprese, ma alla fin dei conti non molto.
«Per farlo – risposi – adoperi un cazzo e il culo di un uomo.»
«Il cazzo finto vai a comperarlo tu in un sex shop», – rispose Franca.
«E l’uomo sei tu», – concluse Martina.
«Ostia, avete perso l’uso della ragione», – commentai.
«Smettila». – Tagliò corto Martina. – «Quando ti mettiamo un dito nel culo per farti un pompino, Giacomino reagisce benissimo.»
«Diventa subito Giacomone.» – Osservò Franca indicandomelo, anche se in quel momento era semplicemente Giacomo. A metà.
Mi si fecero intorno per trasmettermi il calore del loro corpo.
Era evidente che ne avevano parlato anche di questo, arrivando alla decisione di provare l’esperienza. E quando si mettevano in testa qualcosa, non c’era nulla da fare. Comandavano loro.
Mi immaginai mentre porgevo il culo a una di loro e mi accorsi che lui stava approvando. Tendeva a divenire Giacomone.
«Va bene venerdì prossimo?» – Tagliò corto Martina.
«Ostia, datemi almeno il tempo di trovare lo strap-on.»
«E cos’è lo strap-on?» – Chiese Franca.
«Il cazzo artificiale per donne, con cinghie per fissarlo bene.» – Precisò Martina, evidentemente più esperta. O più desiderosa di farlo.
«Beh, hai tutta la settimana per trovarlo.» – Concluse Franca.

Il mercoledì andai in un sex shop della città, ma entrai con un certo imbarazzo perché era la prima volta che entravo. Per fortuna c’era una commessa e non un uomo.
«Ne ha strap-on?» – Domandai senza problemi.
«Da uomo o da donna?»
«Eh?»
«A volte l’uomo ne adopera uno per fare la doppia penetrazione… O perché non gli funziona più»
«Per carità, da donna…!»
«Per uso anale o vaginale?»
«Perché, che differenza fa?»
«Guardi.»
Mi mostrò due confezioni. Uno era grosso 4 centimetri, roseo e nodoso; l’altro era solo due centimetri e mezzo, liscio e nero.
«Capito. – Dissi. – Ad uso anale.»
Lo pagai, me lo mise in un sacchetto anonimo e me ne andai.
«Divertitevi!» – Aggiunse professionalmente mentre uscivo in fretta.
«Speriamo» – Pensai.

Quel venerdì decidemmo di farci una pizza dopo il gioco.
Io ero teso come la corda di un violino, loro eccitate come pentole a pressione.
«Tranquillo. – Mi dissero. – C’è sempre una prima volta.»
In effetti l’idea mi inquietava e mi eccitava. A me piaceva quando mi mettevano un dito nel culo. Ma un cazzo… Avrebbero avuto la sensibilità di utilizzarlo con delicatezza? Un cazzo finto non ha la sensibilità del cazzo vero. Io, quando inculo, sento se sto facendo male o no.
«Ora ti facciamo un culo così.» – Disse Martina. Era una frase da uomo e lei ne stava assumendo il ruolo.
«Calma, – risposi. – Stasera mi inculerà una sola di voi.»
«Sì sì, Franca ti inculerà la prossima volta. Ma ci lavoreremo in due, quindi parliamo al plurale.»
Diobono, avevano deciso anche come fare…
«Spogliati, che noi andiamo a prepararci in bagno.»
Poco dopo, da solo, mi spogliai nudo e guardai Giacomino che si era quasi ritirato. Non voleva vedere… Lo presi per il collo e lo portai in dimensione Giacomo. Di più non saliva.
Dopo un po’ uscirono dal bagno. Nude. Bellissime, ma Martina ostentava il suo cazzone nero fissato al posto giusto con le cinghie. Era impressionante e io non riuscivo a distogliere lo sguardo dal cazzo finto, più o meno come fa una donna quando vede il tuo cazzo in erezione le prime volte.
Franca venne da me e mi accarezzò l’uccello, che divenne subito Giacomone. Martina mi infilò la mano nella fessura del culo e mi accarezzò, soffermandosi sull’ano.
«Mettiti sul letto, testa in già e culo in su.»
Con calma obbedii e mi misi in posa, col batticuore. Sentii che le due salivano sul letto e che, presumibilmente Franca, mi accarezzò il culo. Sempre lei, penso, prese il cazzo finto e provò ad appoggiarlo all’ano. Ma non andava bene.
«Ferma. – Disse Franca. – Facciamo così.
Prese un cuscino e me lo mise sotto la pancia, quindi mi fece sdraiare sopra.
«Ecco, sei più basso, così va bene.»
Sentii che le prese nuovamente in mano il cazzo finto e lo guidò al buco del culo. Stavolta era all’altezza giusta.
«Allarga le gambe!» – Ordinò.
Quante volte l’avevo detto io… Aveva ragione, ma anche per me era la prima volta. Allargai le gambe e provai una sensazione di gioia malvagia nei miei confronti a mostrare le mie intimità. L’eccitazione di un masochista? Attesi che si muovessero, sapendo che le natiche stavano allargate mettendo il buco del culo a loro disposizione.
Franca lavorò con le mani alle mie intimità per facilitare l’entrata dei primi centimetri dello strap-on e sentii l’ano dilatarsi. Mi stavo eccitando moltissimo, ma quando Franca mi prese in mano i coglioni, provai un forte desiderio di essere sodomizzato.
«Vai!» – Disse Franca a Martina.
E Martina si spinse verso di me facendomelo scivolare dentro. Lo avevano lubrificato ed entrò come coltello caldo nel burro.
Fu una sensazione nuovissima e inebriante. Sentire che qualcosa scivolava dentro di te era una nuova e sublime sensazione. Sapere che a possederti era una donna dava senso alla mia sottomissione.
Martina lo sbatté fino in fondo, facendomi sbracare. Sollevai il bacino come per mettermi meglio in linea con cazzo finto e la lasciai pomparmi, spingendo dentro e fuori. Quando col suo corpo arrivava a contatto con le mie terga, mi faceva impazzire.
Dopo un po’ Martina iniziò a gemere e aumentò il ritmo, finché d’un tratto non venne spontaneamente come un treno. Alla fine, urlando, me lo sfilò e si gettò di lato. Peccato.
Come aveva fatto a venire così presto? Poi me lo dissero. Lo strap-on aveva, sotto il cazzo finto, un piccolo cazzetto rovescio che andava anche a strofinarsi sul clitoride: sbattendo il cazzo si masturbava. Ecco perché c’era la scelta tra strap-on da uomo e quello da donna…
Comunque sia, sodomizzarmi masturbandosi l’aveva fatta esplodere in pochi minuti.
A quel punto Franca si avventò su di me, iniziando a sculacciarmi a due mani, sempre più forte. Anche lei si stava eccitando da morire sculacciandomi. I colpi che mi dava mi generavano una sensazione masochistica impagabile e la cosa mi sorprese. Ogni tanto andava a prendermi i coglioni, come per ricaricarsi. D’un tratto però, mi mise le mani sul culo e iniziò a spingermi come se volesse massaggiarmi il bacino. In realtà, in quel modo mi stava masturbando l’uccello sul lenzuolo. Aumentò sempre di più, finché non iniziai a venire sul lenzuolo e cominciai a urlare anch’io. Andò avanti finché non mi placai e alla fine si sdraiò anche lei sul fianco.
Avrei dormito, ma le due mi mandarono in bagno a lavarmi. Quando uscii avevano sostituito il lenzuolo e indossato due t-shirt e nient’altro.
«Abbiamo ordinato tre pizze.» – Disse Martina, che si era tolta lo strap-on e l’aveva fatto sparire.
«Ottima idea», – dissi. Infilai mutande e jeans.
Dopo un po’ arrivarono le pizze e mangiammo avidamente.
«Franca deve venire.» – Commentò a Martina fine pasto.
«Preferenze?» – Domandai.
«Sì, alla pecorina.» – Era stata ancora Martina a parlare. – Da dietro, così ti guardo il culo mentre la chiavi.»
Era la prima volta che, stando con loro, scopavo con una sola mentre l’altra ci guardava.
Franca andò sul letto e, senza sfilarsi la t-shirt si mise in posizione. Io sfilai jeans e mutante e mi portai a lei. La chiavai per farla godere, ma soprattutto per far vedere a Martina i miei glutei che guizzavano sotto la pelle per fare forza a chiavare la sua amica. Una piccola dose di esibizionismo non guasta mai.
A fine scopata, anche Martina saltò sul letto.
«Ti inculerò ancora. – Disse prendendomi in mano l’uccello distrattamente. – Ho un sacco di idee.»

In effetti, la volta successiva volle incularmi mentre montavo Franca da dietro, sfruttando i miei movimenti come mi aveva visto fare. Io però dovetti stendere Franca e starci sopra perché mi risultava doloroso farmi sodomizzare mentre la chiavavo a quattro zampe. E così andò meglio anche a Martina, che ci fece venire prima di lei. Ce la godevamo proprio, e lei era il capo del triangolo. Il vertice.
Una delle volte successive, Martina mi fece inculare Franca, per poi inculare me. Tecnicamente non era una grande trovata, ma simbolicamente era il top delle nostre esperienze: Martina inculava tutti due. Alla fine dovetti farle venire entrambe con la lingua. Me lo ordinarono loro.
Ovviamente Martina volle inculare anche Franca mentre scopava con me stando sopra. Sì, era proprio un triangolo scaleno.

Continuammo così per un bel po’ di settimane, consentendo loro di fare quello che volevano. Io sono un dominante e forse per questo capivo perfettamente le loro esigenze.
Finché una sera…
«Questa è stata l’ultima sera. – Disse Martina. – La nostra storia finisce qui.»
Rimasi fortemente sorpreso, ma vidi che Franca sapeva già tutto.
«Che succede? – Domandai. – Stufa di incularmi?»
«Non scherzare. – Rispose asciutta. – Mi sono innamorata del ragazzo giusto e ci mettiamo insieme.»
«Ostia! – esclamai. – Ma è una bellissima notizia! Sono proprio contento per te.»
«Anch’io. – disse Franca. – Però non chiaveremo più a tre.»
«Ostia…!» – Ripetei senza dire altro. – Capisco.»
«Lo strap-on lo lascio a Franca.» – Precisò Martina.
«Non lo porti con te?»
«Non voglio che il moroso pensi che mi sono divertita troppo prima di mettermi con lui. – Rispose. – Dovrà scoprire tutto… E poi è bene che lo strap-on venga usato con una sola persona, per motivi di igiene…»
«Hai inculato anche Franca.»
«Sì, ma l’avevamo disinfettato mille volte. Insomma, è usato. Divertitevi voi.»
Si buttò da me.
«È stata un’esperienza stupenda con te. – Mi disse. – Non ti dimenticherò mai. Ma nessuno dovrà sapere niente dei nostri giochi. Promesso?»
«Non occorreva chiedermelo.»
«Ora fatemi entrambi un cunnilictus, che poi scompaio dalla vostra vita erotica.»

La vidi ancora una volta al suo matrimonio, dove ero stato invitato insieme a Franca. Poi la dimenticammo.
Io e Franca invece continuammo a frequentarci. Le proposi di utilizzare lo strap-on, se le piaceva, e lei lo usò un paio di volte. Preferiva essere inculata e magari con la doppia penetrazione, se lo strap-on non avesse avuto la piccola estensione clitoridea.
Poi cambiò la situazione. Finalmente si sarebbe espressa per quello che voleva di più. Una sera mi inserì con le mani il cazzo finto nel culo e poi mi girò pancia in su. Si diede da fare per farlo rizzare per bene, poi vi si sedette sopra infilandoselo. Fece vari salti fino a venire da sola. Un’altra volta lo fece girandomi la schiena e un’altra perfino si sodomizzò da sola su di me. Sempre col cazzo finto nel culo. Mi trattava come un oggetto. Nulla di personale e nulla contro gli uomini, mi aveva assicurato. Le piaceva e basta.
«Posso frustarti?» – Mi domandò una sera.
«Certo!» – Risposi, senza meravigliarmi né della sua richiesta né del mio assenso.
Mi mise lo strap-on nel culo, me lo fissò con le cinghie per evitare che uscisse, mi fece alzare, mi legò le mani dietro e iniziò a frustarmi culo e cazzo con la mia cinta dei pantaloni.
Mi faceva male ma mi piaceva. Alla fine mi sdraiò mancia in su e si accontentò infilandoselo da sola fino a venire.
«Nulla contro di te e nulla contro gli uomini, – mi ripeté. – Mi piaceva e basta.»
La aiutai a scoprirsi e fare con me tutto quello che la eccitava. Un rapporto unico, direi.

Franca fece più fatica a trovare il moroso giusto, perché era molto selettiva. Ma lo trovò e finì anche con lei.
Tutto a questo mondo ha una scadenza e me ne feci una ragione. Avevo comunque altre sei amiche, con ognuna delle quali giocavo in maniera diversa. Mi piace fare quello che le donne vogliono fare. Riuscivo a scoprirlo e le facevo impazzire.
Finché un giorno Martina e Franca non mi vollero incontrare.
«Va tutto bene con i nostri mariti, non montarti la testa. – Disse Martina. – Ma impiegano troppo a svegliarsi fuori. Vogliamo fare una seduta come ai vecchi tempi, a tre, col cazzo finto.»
«Sono sempre disponibile.» – Convenni soddisfatto.
«Ma non montarti la testa – ripeté Franca. – Potrà accadere una o due volte all’anno al massimo.»
«Io vi inculo e lei ti frusta. – Concluse Martina. – Siamo d’accordo?»
«Però vi inculo anch’io!»
«Questo fa parte del sesso normale. Allora d’accordo?»
«Pienamente d’accordo!»

Fine
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 9.5
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per Martina mi disse: "Matteo, voglio inculare un uomo":

Altri Racconti Erotici in trio:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni