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Lui & Lei

Prima la madre e dopo la figlia.


di Honeymark
26.03.2018    |    34.336    |    8 9.6
"La prima grande monta era stata consumata..."
Questa è la continuazione del racconto intitolato «Il servizio fotografico», pubblicato di recente in cinque puntate.
Lo ritenevo concluso ma, vista la richiesta di molti lettori che volevano sapere come fosse andata a finire con la mamma, ho deciso di scrivere questo aggiornamento.
In due puntate: il primno è "Prima la madre e dopo la figlia", il secondo è "Meglio con la madre e la figlia".
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Contrariamente alle altre puntate raccontate, il tutto non è cominciato in un atelier fotografico, ma a casa mia, al termine di una cena sontuosa.
Era da tempo che non me la godevo a tavola come quella sera perché, francamente, non pensavo che Laura sarebbe venuta a letto con me subito. Di solito la donna non te la dà mai la prima uscita… E Invece quella sera, alla fine, mi fece la proposta indecente.
- Se hai intenzione di mostrarmi la tua collezione di farfalle – mi aveva detto a fine cena – è meglio che ti decidi. Sono quasi le 22.
Mi precipitai a pagare il conto e salimmo in macchina. Mezzora dopo eravamo in casa mia.
- Non mi interessano i preliminari, – disse spogliandosi. – Voglio essere trombata.
- Sarò fatto. – Risposi spogliandomi anche io.
Era evidente che non scopava da un po’ di tempo e decisi di provare a saziarla. Il mio cazzo sa cavarsela bene in queste cose. Lei è divorziata da anni e correva voce che scopasse poco ma che quelle rare volte divorasse l’amante come una mantide religiosa.
Pensando che avesse trovato il pane per i suoi denti, a quel punto mi preparai al peggio e decisi giocare d’anticipo e rivoltarla come un calzino.
Prima mi fermai un attimo a guardarla ignuda, con l’uccello in piena estensione. Sembrava sua figlia con solo una decina di anni in più. Tette più grandi, culo più morbido, gambe da culturista che teneva leggermente divaricate con le mani ai fianchi. Sapeva di essere una bomba e quando capì che ero pronto, mi saltò alla vita con le gambe sui fianchi.
Preso alla sprovvista, feci fatica a reggermi in piedi, ma non caddi. La portai sul letto tenendola per il culo e cercai di penetrarla per tenerla ferma. Strinse le gambe attorno alla vita e si godette il mio cazzone che la penetrava. Faceva tutto lei e la lasciai fare. Poi però dovetti prendere in mano la situazione e, dopo averla sbattuta faccia a faccia, la misi su un fianco tenendole la gamba sotto distesa e quella sopra raccolta. In quella maniera la trombavo stando seduto sull’interno della sua coscia inferiore e tenendo la coscia raccolta tra le mie. Da come muggiva sembrava godere la performance.
Per migliorare la presa le afferrai poi la caviglia della gamba raccolta e la alzai in modo da spalancarle le cosce pur stando su un fianco. La sbattei ancora così e lei iniziò a fidarsi delle mie iniziative. Allora, sempre tenendolo dentro, la girai pancia sotto. La montai da dietro godendomi le natiche del suo culo superbo, che sbattevano incontrollate.
Sì, aveva bisogno di cazzo. I medici ogni tanto dovrebbero prescrivere una sana trombata.
Sentendo che acceleravo la monta, alzò un po’ il bacino senza mettersi alla pecorina. Invece si masturbò e si lasciò venire mentre venivo anch’io inondandola si sperma. La prima grande monta era stata consumata.
Attendemmo di essere placati del tutto per metterci più comodi.
- Ci voleva…! – Disse, come se avesse mangiato un piatto di spaghetti dopo un giorno di digiuno.
- È stata una scopata mitica. – Confermai. – Tra un po’ se vuoi riprendiamo. Preferenze?
- Più o meno quelle di mia figlia. – Rispose senza imbarazzo.
- Che cazzo c’entra Jasmine? – Risposi imbarazzato io. – Non ti avrà mica raccontato…?
- Mi ha anche fatto vedere le foto.
Mi sentii mancare.
- Ma dico, siete impazzite?
- No, – rispose sicura di sé. – Da quando si è fatta donna abbiamo parlato in piena libertà e ormai conosciamo entrambe i vizi dell’altra. Abbiamo sempre commentato insieme i suoi ragazzi.
- Quindi anche me? – Chiesi angosciato.
- Certamente.
- E cosa diavolo ti ha detto?
- Tutto. E posso confermarlo: hai un gran cazzo anche per me. – Rispose. – E un’ottima quantità di sperma.
- Anche tu…?
- No, lo sperma in faccia piace più a lei che a me.
Mi sentii sprofondare dall’idea che ne fosse al corrente.
- A me lo sperma piace dentro. – Aggiunse. – In fica, in culo e in bocca.
Beata sincerità.
- Quindi – continuò, – adesso me lo metterai nel culo e infine ti farò un pompino. Così dopo ti faccio una proposta.
La girai pancia sotto, le lubrificai il buco del culo con la mia cremina, quindi mi portai sopra di lei per incularla. Contrariamente a sua figlia, scivolai dentro come un coltello caldo nel burro. La inculai così provando una gioia infinita a violarle il culo in tutta serenità. Venimmo nuovamente insieme urlando ancora come pavoni.
Stavolta mi sentivo sfinito e mi rilassai stando pancia in su al suo fianco.
Ma lei non era ancora appagata. Con calma e con pazienza si lavorò il cazzo fino a portarlo a regime e non smise finché non venni per la terza volta nelle sue fauci. Stavolta urlai solo io, come un elefante.
- Ora ti faccio la proposta. – Disse dopo essersi gustata lo sperma fino all’ultima goccia.
- Ah sì, giusto, – ansimai. – Quale proposta volevi farmi?
- Devi venire a letto con me e Jasmine. Insieme.
- Sei impazzita? – Le chiesi dopo aver afferrato bene la proposta.
- Neanche un po’. Perché me lo chiedi?
- Perché è una proposta oscena.
- Senti senti, – disse lei mettendosi a sedere. – E dove sarebbe l’oscenità?
- Andare a letto con mamma e figlia insieme è immorale, – risposi.
- Mavà? Quindi tu puoi andare a letto con almeno quattro donne diverse in un paio di mesi (due delle quali insieme), mentre una donna non può farti proposte perché la tua… cultura le ritiene immorali?
- No, no, scusa. Non è questo che volevo dire…
- Allora prova a spiegarti meglio. – Rispose si cura di sé. – Sei stato a letto con mia figlia, sei venuto a letto con me, ma a letto con tutte due insieme per te sarebbe una cosa immorale?
- No… – farfugliai. – Non lo so, ma… Come la vedresti?
- Non tanto diversa da quello che hai fatto con le due modelle.
- E tu che ne sai?
- Jasmine mi ha fatto vedere foto e riprese…
- Disgraziata! – Mi incazzai.
- Ssst. Non incazzarti. – Mi fermò. – Tu sei un uomo riservato, ma io e Jasmine siamo mamma e figlia molto intime. Ci confidiamo da sempre.
- Mi sento fortemente in imbarazzo. Se lo sapevo…
- Abbiamo deciso che solo un uomo riservato come te può venire a letto con noi due. – Concluse. – Tu sei uno che non parla, hai un cazzone, vieni più di una volta, hai l’età giusta per essere contemporaneamente mio marito e suo padre, ma… grazie a Dio, non lo sei.
- Lei adesso ha il moroso giusto! – Le ricordai, quando dominai la mia reazione.
- Non proprio. – Rispose con calma. – Avevo insegnato alla mia bambina a masturbarsi con un dildo vaginale… e poi quello anale, che è quello che ama di più.
Restai ad ascoltarla. Non mi meravigliava più niente.
- Credevo di averle dato ampie motivazioni per aspettare l’uomo giusto, ma funzionavano meglio i dildi… Ai quali però mancava una cosa.
- Il maschio? – Buttai lì.
- Esatto – Rispose. – Per la precisione, le mancava lo sperma.
- E il nuovo moroso?
- Ah, va bene come marito – rispose. – Ma come amante deve farsi le ossa.
- Volevo sapere se non hai pensato di andare a letto con lui insieme a tua figlia.
- Scherzi? – Rispose seccata. – E’ il suo moroso e potrebbe divenire mio genero. Sarebbe immorale.
- Non ho parole…
- Non devi parlare, ma aspettare.
- Aspettare cosa?
- Ne parlo con mia figlia e organizziamo.

Un paio di settimane dopo mi incantonò e mi disse ti tenermi libero.
- Per quando?
- Subito.
- Cosa vuol dire subito?
- Che appena puoi, noi ci stiamo.
- Ostia… Stasera?
- No, ha ha! – Rispose. – Vieni a passare il weekend con noi nello schalet di montagna.
- Ma non sono libero! – Protestai, mentendo.
- Liberati.
- Ma non vi sembra un po’ tanto un fine settimana?
- Voglio fare le cose con calma. – Disse con sicurezza. – E voglio tenere la situazione sotto controllo. Per questo i giorni sono due e a casa nostra.
- E il moroso di Jasmine?
- È impegnato all’estero. Quello che voglio è trovare una soluzione quadro.
- Di cosa diavolo parli?
- Allora vuoi venire o no?
Mi aveva preso di contropiede, però mi sentii improvvisamente attirato dalla maialata.
- Dov’è esattamente lo chalet?

Continua domani.
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