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TRE CUGINI


di gioviaf
16.11.2013    |    50.298    |    7 8.8
"Non risposi ma mi chinai davanti a lui e..."
All’epoca dei fatti avevo appena finito le medie e vivevo nella nostra villetta in una ridente cittadina della Riviera di levante dove la mia vita trascorreva tranquillamente con i miei genitori titolari di una impresa di costruzioni e io, figlio unico che passavo le giornate o alla spiaggia o a giocare nel parco della villa dove avevamo la piscina e il campo da tennis.

Improvvisamente la mia vita fu piacevolmente cambiata dall’arrivo di mia zia Rosa, la sorella più giovane di mia mamma, e mia cugina Rosanna, infatti gli zii si erano separati e zia e cugina erano venute a stare con noi. Ero felice come una Pasqua, infatti con mia cugina legavo tantissimo e sua mamma era la mia zia preferita a causa del suo carattere sempre allegro e la sua disponibilità a scherzare.

Nella famiglia di mia mamma c’erano due abitudini : il naturismo e il clistere di pulizia. Per noi vedere i grandi in giro senza indumenti era una cosa normale infatti i miei genitori appena arrivavano a casa si spogliavano per fare respirare la pelle e anche zia e Ro avevano le stesse abitudini ed era normale giocare, prendere il sole o fare una nuotata in piscina in costume adamitico. L’altra abitudine della famiglia era il clistere che periodicamente veniva praticato sia agli adulti che a noi ragazzi. A dire il vero questa abitudine non era molto gradita ma col tempo si fa l’abitudine a tutto e quindi la cannula nel sedere e l’acqua tiepida nell’intestino erano diventate una routine che ormai faceva parte della normalità come la doccia serale insieme a mamma o papà che entravano con me nel box per lavarmi bene davanti e dietro, sopra e sotto fino a rendere la mia pelle bella rossa.


Noi ragazzi passavamo tutto il giorno nel parco fingendo di essere Tarzan che salvava Jane dai selvaggi o a guardia e ladri ma il nostro gioco preferito era quello a dottore e ammalato durante il quale le nostre mani toccavano i nostri corpi ancora lisci e le nostre dita si infilavano, come la cannula del clistere, nei nostri culetti. A me piaceva tantissimo toccare le tettine di Ro e le strizzavo i capezzoli appena accennati e a volte lei faceva la mammina e mi metteva il capezzolino in bocca per fingere di allattarmi. A volte era lei che voleva essere allattata e allora le porgevo il mio pistolino che lei prendeva in bocca per succhiarlo con ingordigia.

Fu in quel periodo che iniziai a guardare con più attenzione le tette di mia mamma e di mia zia e a notare la differenza fra la loro fica e quella di mia cugina. Quelle di mamma e zia erano senza peli, infatti un’altra abitudine di famiglia era quella di depilarsi completamente per motivi di pulizia, ma le fiche delle grandi erano diverse e il loro taglio era più largo di quello di Ro che aveva le labbra meno grandi di quelle delle adulte che sembravano gonfie e poi mia cugina, come me, aveva un po’ di pelo. Parlai di queste cose con la cuginetta e lei mi disse che anche lei sarebbe stata depilata quando le fossero arrivate le mestruazioni, peraltro attese fra non molto. Oltre a questo disse che aveva notato le differenze fra il mio pistolino e quello di mio papà che aveva sotto un bel paio di palle grosse e lunghe mentre le mie erano ancora piccole e compatte. I nostri giochi avevano perso la loro innocenza interessando sempre più la nostra sfera erotica con toccamenti alle parti sessuali infatti a me piaceva mettere le dita nella fichetta o nel culetto di Ro e a lei piaceva infilarmi le dita nel sedere e prendere in mano il mio pisello per fargli le coccole con carezze e bacini.

Alla fine di giugno arrivò anche Lino, il figlio del fratello di mia mamma, e quindi la nostra piccola comunità aumentò. Lino aveva due anni più di noi e non ci era molto simpatico perché era sempre il perfettino che si sapeva comportare bene, molto ubbidiente e sempre in ordine. Il suo modo di comportarsi lo rendeva un esempio che ci veniva sempre imposto per mettere in evidenza il nostro essere maschiacci. Lino era un po’ grassoccio e aveva un sederotto notevole, tondo e grosso, che a noi piaceva molto usare come bersaglio per le freccette della cerbottana. Anche a Lino, appena arrivato, fu praticato il solito clistere ma lui, contrariamente a noi, non reagì, anzi si diresse subito verso il bagno e, calati i calzoncini, si posizionò appoggiato al lavabo anche in anticipo esponendosi così ai nostri scherzi costituiti da pizzicotti e sculacciate. Naturalmente fummo redarguiti dai grandi che non persero occasione per farci notare come lui fosse bravo e ubbidiente senza lamentarsi e, naturalmente, l’occasione fu buona per praticare anche a noi il solito lavaggio intestinale.

I nostri giochi con Lino non cambiarono ma ci videro alleati contro di lui che doveva subire i nostri scherzi a volte anche pesanti. In casa sua non si praticava il naturismo e quindi lui indossava sempre almeno il costume e allora noi ci divertivamo ad arrivargli alle spalle e tirargliele giù denudandogli il sedere sul quale applicavamo alcune sculacciate. Lui non si offendeva e non si sottraeva ai nostri scherzi anzi a volte dava l’impressione di gradire e, comunque, accettava sempre i nostri dispetti dandoci manate dove capitava ma prediligendo il mio pisello alla fichina della cuginetta.

Un bel giorno Ro si sentì poco bene e rimase a letto: la zia spiegò che erano arrivate le sue cose e doveva stare a riposo per qualche giorno e allora io e Lino andammo a giocare a tennis; ci divertimmo per un po’ poi stanchi e sudati optammo per una doccia. Naturalmente mi ficcai sotto il getto e intanto vidi mio cugino che, dopo avere guardato in giro, si levò i calzoncini e lo slip per venire sotto la doccia con me. Per me essere in giro nudo non era una novità ma vedere lui nudo con me sotto la doccia della piscina mi stupì e il mio stupore aumentò quando lui, tutto sorridente “Era ora, noi due senza quella rompina di Ro fra i piedi. Avevo proprio voglia di parlare con te senza nessuno intorno”. “Parla, cosa volevi dirmi senza che qualcuno ascoltasse?” “Forse non lo sai ma a me le ragazze interessano poco e preferisco stare coi maschi. A scuola siamo un gruppetto di amici che ci divertiamo insieme solo fra di noi. Cosa pensi adesso di me? Ti dà fastidio quello che ti ho detto?” “No, figurati. A me piace giocare con Ro e con lei mi trovo bene ma se tu vuoi provare posso giocare anche con te”.

Finita la doccia ci stendemmo a prendere il sole e mi raccontò delle sue esperienze gay, di come a scuola lui e i suoi amici andassero nei bagni per menarselo a vicenda e per prenderselo in bocca godere in bocca e bere lo sperma. “E nel culo lo hai già preso?” “No lì ancora no, ho paura che faccia troppo male”. “Voglio provarci io. Prima con la crema e le dita come la preparazione per il clistere e poi ti ci infilo la cappella e poi vediamo come vanno le cose, se senti troppo male mi levo caso contrario vado fino in fondo e ti godo dentro” “Vedremo, certo che da quando sono qui in vacanza mi mancano i miei amici ed è un po’ che pensavo a te ma con quella sempre in giro”. Ci allontanammo per nasconderci fra gli alberi e lui mi prese il cazzo in mano. Ero ormai eccitato dai discorsi e quindi occorse pochissimo per farmelo diventare duro come un paletto. Per un po’ me lo tenne in mano menandolo dolcemente poi si chinò e me lo baciò sulla punta, poi passò la lingua sulla cappella e scese lungo il cazzo fino a leccarmi le palle che prese in bocca per succhiarle, quindi rifece la strada a ritroso per finire con la cappella in bocca. La sensazione era bellissima, sentivo la sua bocca calda e piena di saliva che mi avvolgeva il cazzo mentre lui mi accarezzava le palle. Alla fine non ce la feci più e iniziai a godere scaricandogli in bocca cinque o sei spruzzi di biondo sperma non ancora cremoso e denso ma caldo e abbondante.

Alzò lo sguardo e mi fissò negli occhi “Allora ti è piaciuto?” “Certo, è stato un ottimo pompino” “Anche Ro ti fa dei pompini?” “Sì, con lei abbiamo goduto sia cono le mani che con la bocca ma non siamo ancora andati oltre. Ora che ci sei tu penso che faremo un salto di qualità facendolo in tre e, magari, arriveremo anche a scoparci in culo”. “Per me non ci sono problemi, a me piace prenderlo in bocca e per il sedere ne riparleremo più avanti, ma tu me lo prenderesti in bocca? Hai mai provato?”.

Non risposi ma mi chinai davanti a lui e. presogli l’uccello in mano, avvicinai la cappella alla bocca e la leccai senza provare repulsione, poi aprii le labbra e la presi in bocca mentre con la lingua continuavo a leccarla. Decisamente la cosa non mi dispiaceva e anch’io lo presi per le natiche come lui aveva fatto prima; le palpai e le strizzai poi, sempre tenendogli il cazzo in bocca, le allargai e infilai un dito in mezzo fino ad arrivare al buchino che carezzai col polpastrello provocandogli un evidente piacere visto che gemeva e sospirava tanto che forzai l’ano e infilai il dito dentro. Avendo già il suo cazzo in bocca trovai logico finire e contraccambiai il pompino fino in fondo e non mi ritirai quando sentii il suo buco del culo stringere il dito che avevo infilato dentro al suo sedere e lui spruzzò in bocca cinque o sei getti di sborra che, per non farla colare a terra, inghiottii mentre lui mi teneva la testa pressata al suo pube.

Mi rialzai e lui mi disse che era stato bellissimo, risposi che quando Ro fosse stata di nuovo disponibile ci saremmo sicuramente divertiti in tre.


Spero vi sia piaciuto. I vostri commenti sono molto graditi. Gio


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