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Prime Esperienze

MIKY E LE GEMELLE


di gioviaf
16.09.2013    |    28.237    |    0 9.4
"E’ più igienico e la pulizia intima è molto facilitata”..."
E’ venerdì sera e con Miky siamo sul divano a chiacchierare mentre, come d’abitudine, le nostre mani accarezzano i nostri corpi nudi. Domani arrivano le sue cuginette per il fine settimana e Miky mi sta raccontando di quando lei, ancora piccola, andava dai suoi zii in campagna per il periodo estivo.

Lascio la parola a Miky che racconta :

In casa mia c’era l’abitudine che quando si cambiava aria ci si doveva pulire l’intestino e a me toccava la peretta fatta e ripetuta finche l’acqua non usciva limpida. All’arrivo in campagna poi, la cosa si ripeteva ancora per evitare i mali di pancia a seguito del cambiamento d’aria e del mangiare diverso.

A me la cosa non dispiaceva, anzi, mi dava un senso di piacere sentire la peretta entrare nel buchino dopo che la mamma me lo aveva unto per bene con la cremina che spingeva dentro con il dito. Anche quando divenni più grande la pratica della peretta fu mantenuta con l’unica differenza che la peretta venne sostituita dal clistere.

Intanto mia zia aveva avuto le gemelline e io, ancora una bambinetta, ero incuriosita e anche affascinata a guardare la zia che se le attaccava al seno per allattarle. Aveva due grosse tette, mia zia, e io avrei voluto attaccarmi anch’io ai suoi capezzoloni per provare a succhiare il suo latte che immaginavo caldo e dolce. Purtroppo, però, quelle belle tette erano solo per le mie cuginette e la voglia mi rimase.

Col tempo le gemelline erano cresciute diventando due belle bambine piuttosto pestifere e disinibite che, vivendo in campagna, ne sapevano più di me sui casi della vita ma quello che mi stupì maggiormente fu che quando eravamo nei campi e dovevano fare pipì abbassavano calzoncini e mutandine per accucciarsi e farla tranquillamente, mostrando la patatina e lasciando vedere il filino di pipì che ne usciva, davanti a noi. Anche io imparai a farla nella stessa maniera senza vergognarmi se loro mi guardavano. Però, io ero il loro punto di riferimento, ero più grande e andavo già a scuola quindi volevano sapere tutto quello che potevo raccontare ed essendo curiose come le scimmie facevano domande su tutto. Fra di loro, poi, parlavano apertamente della patatina o del culetto coinvolgendo anche me.

Un giorno, per apparire già grande confronto a loro, raccontai delle perette e dovetti fare vedere esattamente come si faceva. Ale si abbassò le mutandine e si mise a quattro zampe col sederino per aria, io, non avendo a disposizione la crema, mi insalivai un dito e l’appoggiai al buchino spingendo per farlo entrare. Naturalmente non riuscii e allora Bea mi spostò la mano e, avvicinando il viso al sedere della sorella, sputò ripetutamente sul buchino. Con l’abbondante insalivazione riuscii ad introdurre il dito nel sedere di Ale che, subito accusò un po’ di dolore ma poco dopo assicurò che il dolore era passato e che la cosa non le dava più noia. Finito con lei dovetti ripetere l’operazione con Bea che confermò le impressioni della sorella. Naturalmente dopo vollero provare a farlo a me e anche io dovetti ricevere il dito nel sedere sia da una che dall’altra perché entrambe volevano divertirsi a infilarmi le dita nel culetto.

Comunque, avendo raccontato del piacere di sentire la peretta infilarsi nel buchino e poi sentire l’acqua tiepida che veniva spinta nel pancino, anche loro vollero provare e tutte ci inventammo un improvviso mal di pancia per certa frutta acerba mangiata nei campi. Naturalmente fummo tutte sottoposte a ripetute perette per eliminare la causa dei mali di pancia e quando tutto terminò fra noi tre parlammo a lungo del piacere provato dalla peretta infilata nel sedere e dell’acqua che invadeva il nostro pancino..

In seguito poichè sentirsi il dito dentro il culetto era piacevole e che la prova della peretta era stata molto divertente, da allora giocavamo spesso a farci le perette con le dita.

Diventando più grandi la nostra curiosità aumentò e finalmente una volta, sentendomi importante, alzai la maglietta per mostrare le mie tettine con il capezzolino rosa. Subito le gemelle presero possesso delle mie tettine che furono oggetto di carezze e palpatine. Allora, ricordando quando la zia le allattava, volli provare anch’io ad allattarle e offrii loro i miei capezzoli per farglieli succhiare. “Venite che vi faccio bere il mio latte” e quelle si buttarono su di me per succhiare i miei capezzoli arrivando anche a mordicchiarli.

Un’altra tappa importante furono i miei primi peli nel pube. Quando li videro le piccole furono subito attratte e vollero anche qui controllare e toccare e confrontare il mio basso ventre con i loro ancora implumi ma che mostravano già una leggera bombatura.

Intanto le due piccole avevano scoperto il piacere di toccarsi regalandosi baci e carezze fermo restando il ditino nel sedere che ormai era una pratica acquisita e finalmente arrivammo alla conoscenza della patatina. Fui io, che ne avevo sentito parlare a scuola, a portare la novità e già a casa avevo incominciato a toccarmi provocando un dolce pizzicorino che mi piaceva moltissimo e mi faceva venire voglia di fare pipì.

Naturalmente provammo ad accarezzarcela a vicenda e da quella volta ogni momento libero veniva utilizzato per toccarci ed esplorare le parti intime e ora il ditino oltre ad essere infilato nel culetto, veniva anche inserito nella patatina fino a trovare un ostacolo che impediva di mettere il dito dentro fino in fondo come riuscivamo a fare nel sedere.

Le gemelle avevano scoperto nuovi sistemi di divertimento iniziando a masturbarsi e poi per caso, giocando alle penitenze, si erano baciato il sedere e poi anche la patatina. Dai bacini alle leccatine il passo fu breve e la volta dopo che ci trovammo mi insegnarono a baciare e leccare sia il buchino che la patatina.

Quell’estate fu ricca di novità e potemmo soddisfare la nostra curiosità sessuale dandoci reciproco piacere con le dita e la bocca tanto che con loro ebbi il mio primo vero orgasmo.
Fu un pomeriggio quando le gemelle mi presero in mezzo prima palpandomi le tettine poi il culetto per finire a baciare e leccare il mio buchino e la mia patatina. Ero completamente in loro potere e loro ne approfittarono ampiamente.Ale mi leccava la patatina e mi succhiava il grilletto mentre Bea aveva la lingua infilata nel mio culetto. Io continuavo a bagnarmi e loro, alternandosi mi leccavano la patatina e ne succhiavano la mia bagnetta mentre io, per aumentare il piacere mi stringevo le tettine e mi strizzavo i capezzoli fino a provocare quel dolce dolore che aumentava il mio piacere. Non resistetti a lungo e alla fine poterono assaporare il mio godimento passandoselo poi in bocca con un bacio.

Ci alternammo e a turno due di noi si dedicarono alla terza con mani e bocche fino a che ognuna di noi potè godere pienamente delle attenzioni delle altre due. Alla fine avevamo le lingue dolenti, le tettine e le patatine gonfie e tumefatte dalle succhiate e dai morsetti che però ci avevano lasciate completamente appagate.

L’anno successivo ormai avevo 17 anni e andando con mia mamma per vedere i nuovi costumi da bagno che usavano interi e molto sgambati, mia mamma si accorse che i miei baffi uscivano dalla sgambatura. “Ormai sei grande e dobbiamo levare i peli lì sotto”. Chiesi come si doveva procedere e lei rispose che, essendo ancora giovane, era sufficiente una crema depilatoria e che sarebbero bastate poche applicazioni per fare morire il bulbo dei peli. “Ma non brucia quella crema? E poi senza peli come sarà?”. Mamma alzò tranquillamente la gonna e abbassò lo slippino mostrandomi il pube senza peli liscio e nudo “Sarai così. E’ più igienico e la pulizia intima è molto facilitata”.

Non avevo mai visto la fica di una donna adulta e mi meravigliai di avere sotto gli occhi quella di mia madre. “Ormai sei grande ed è bene che anche tu segua le abitudini di famiglia. In casa abbiamo delle abitudini che tutte seguiamo. Siamo tutte depilate e tutte seguiamo la pratica del clistere periodicamente. Altre abitudini familiari le scoprirai col tempo”.

Fattami spogliare mi face sedere sul tavolo di cucina con le gambe bene aperte e con le forbicine ricurve delle unghie mi tagliò tutti i peli del pube, poi prese un rasoio usa e getta ed iniziò a farmi la barba lasciandomi la pelle implume e liscia. Quindi applicò la crema depilatoria dicendomi di stare ferma sempre a gambe larghe. Passato un po’ di tempo mi spedì in bagno per il bidet. Quando fui ben lavata e asciugata volle controllare il suo operato e non nascondo che mostrarmi a lei con le cosce larghe e la patatina in vista e aperta e le sue dita passate ripetutamente sul pube e all’inguine per controllare il suo operato, mi fecero eccitare tanto che temevo di bagnarmi davanti a lei. Pensando al’altro riuscii a resistere ma quando tutto fu finito con la scusa che dovevo fare pipì corsi in bagno per farmi un ditalino liberatorio.

Con le gemelle ci sentivamo frequentemente e non potei resistere dall’annunciare una novità per la prima volta che ci saremmo riviste. Finalmente per il ponte del 2 giugno, dopo i soliti i clisteri, andammo dagli zii e poiché lo zio voleva fare vedere qualcosa ai miei genitori, fu mia zia a incaricarsi di farmi il clistere. Le gemelle, ormai due ragazze tredicenni alte e già sviluppate, assistettero in attesa di del loro clistere, e quale stupore vedendomi completamente depilata. “Mamma, guarda, Miky è senza peli. Miky come mai? Perché ti sei depilata? Tua mamma lo sa? Che effetto fa ad essere così nuda lì sotto?”. “Calma ragazze. Miky e’ ormai grande e noi donne in famiglia ci depiliamo. Quando sarete più grandi sarete depilate anche voi”. “Vogliamo esserlo adesso. Guarda quanti peli abbiamo qui fra le cosce”. Erano, infatti, abbastanza pelose già alla loro età ma la zia disse che c’era ancora tempo.

Fatti i clisteri e dimostrato di essere ben pulite dentro noi tre ce ne andammo fuori in giardino a chiacchierare fra di noi. Vollero sapere cosa si provava ad essere senza peli e, dopo essersi assicurate che non ci fosse nessuno in giro, mi infilarono le mani sotto la gonna, mi abbassarono le mutandine e vollero toccare la mia fichetta liscia e morbida. “Senti che differenza fra questa fica bella liscia e le nostre con i peli. La tua si può toccare a nudo e si entra con le dita fino al clito direttamente. Con le nostre, invece, bisogna perdere tempo per scansare i peli prima di poterci infilare le dita. Prova e vedrai che è vero”. Alzarono le gonne e abbassate le mutandine mi misero davanti le fichette coperte in parte dai peli che erano castani e ancora morbidi al tatto. Certo che la mia, nuda com’era, risultava più esposta e dava l’impressione di una maggiore disponibilità alle carezze e quant’altro. In ogni modo a forza di accarezzare e toccare per sentire la differenza finì che ci procurammo il primo orgasmo della breve vacanza.












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