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LA VITA IN UN PICCOLO PAESE - 14


di gioviaf
06.09.2018    |    8.789    |    0 8.5
"Dopo che ve ne siete andata non ho fatto altro che pensare a questa serata, a immaginarmi come sarebbe stata, gradevole e compassata”..."

La signorina Ross indossava un leggero vestito estivo fortemente scollato e corto, quando aprì la porta del proprio appartamento e fece entrare Yvonne. “Voi siete la prima e sono molto contenta, mi chiedevo se sareste venuta perché il mio invito faceva prevedere un incontro un po’ troppo inusuale”. “Non avevate nulla da temere. Dopo che ve ne siete andata non ho fatto altro che pensare a questa serata, a immaginarmi come sarebbe stata, gradevole e compassata”. “Compassata? Come potete pensare a questo. Ho fretta di conoscere la gioia suprema con voi e il Vicario insieme”. Le due donne si sedettero fianco a fianco ed Yvonne prese le labbra della sua nuova amica dandole la sua lingua con passione. Poi, staccandosi si guardarono negli occhi. Di nuovo le loro bocche si presero e si baciarono abbracciate schiacciandosi i seni.

L’istitutrice sospirò “Oh come vi amo. Che bacio voluttuoso, il gioco della vostra lingua, la mia, vorrei essere nuda per offrirmi a voi e inventare i gesti della lussuria femminile”. Con precauzione Yvonne andò sotto i vestiti della sua cliente divenuta amica, accarezzò le cosce di cui sentiva la leggera peluria. La signorina Ross le posò la testa sopra una spalla offrendo la parte interna delle sue cosce ai palpeggiamenti. Yvonne fremette di piacere quando si rese conto che non trovò le mutandine e le toccò il tosone intimo. Le piaceva che l’istitutrice fosse così pelosa. Con le dita scostò i peli, percorse le labbra dal basso verso l’alto e finalmente trovò il clitoride particolarmente sviluppato.

“Com’è bello andare sotto i vostri vestiti, toccarvi, mi piace sentire tutta questa carne sotto la mia mano. Ora so che posso amarvi”. La signorina Ross sospirò, il che le faceva gonfiare il seno già abbondante, “Diamoci del tu. Tu puoi farmi tutto, accetto tutto, desidero tutto e godere. Oh! Godere. Senti mia cara come la mia fica è bagnata, è delizioso sborrare così. Io desidero i giochi libertini con un’amica. Ti prendo anch’io”.

Con gli occhi negli occhi si tennero il sesso nelle mani a coppa, si divertirono a sfiorarsi con le dita, a toccarsi con gentilezza il pistillo eretto. Poi le loro mani risalirono alla superficie, entrambe si presero i seni in preda allo stesso desiderio. L‘istitutrice aveva fretta di soddisfare la sua voglia, “Spogliamoci che possiamo vedere le nostre nudità. Ti presterò uno dei miei accappatoi, li lasceremo aperti e ciò sarà impudico ed eccitante”. Fu lei a spogliare Yvonne. Poi si passò il vestito sopra la testa ed apparve unicamente vestita dell’ultimo reggiseno che aveva acquistato. Ogni coppa aveva un buco attraverso il quale passava tutto il capezzolo arrogante e duro.

Yvonne si abbassò, baciò e succhio i capezzoli uno dopo l’altro. Mancò poco che la signorina Ross svenisse sotto quella carezza. Tese il ventre. I loro pubi si toccarono. Insieme allargarono le cosce, piegarono un po’ le gambe, le ginocchia in fuori per meglio accostare le loro carni brucianti. In quel momento venne suonato alla porta e la signorina Ross andò ad aprire tornando col Vicario che teneva per mano. Lo lasciò quando lui salutò Yvonne, lasciò scivolare l’accappatoio, fece scivolare quello della sua amica e poi, guardando il prete con passione “Ecco, noi siamo nude e tu puoi amarci tutte e due, non desideriamo altro che di essere le tue donne ed anche delle amiche molto tenere e calde. Lei bacia bene, io ho il gusto di quel bacio fra donne e tu potrai guardarci mentre noi ci ameremo”.

A poco a poco l’imbarazzo scomparve. L’istitutrice servì dei liquori ed accese la radio che diffondeva una musica dolce. Entrambe si occuparono del Vicario. Lo spogliarono a poco a poco estasiandosi davanti all’ampiezza della sua erezione. Guancia contro guancia entrambe lo guardarono poi la signorina Ross si rivolse ad Yvonne: “Te l’ho detto che ha un bel cazzo, non è vero?”. “Sì, è bello, così lungo e grosso”. Senza pudore l’istitutrice cavalcò il suo amante sulla sedia mentre Yvonne percorreva con le mani calde il suo corpo lascivo andando dalle natiche ai seni, accarezzando e cercando di titillare l’ano per svegliare tutta la sensualità nella donna.

“Oh! Yvonne, mi sento già alle stelle. Appena il cazzo entra fra le mie cosce ecco che il piacere arriva. Mi accanisco sulla cappella, la torturo ed essa mi tortura così bene. Oh caro, amore mio, mio prete adorato, la tua verga mi fa tanto bene. La verga, è meravigliosa, soprattutto con lei, davanti a lei, sborrami. Yvonne vieni a vederci godere insieme. Oh, è meraviglioso”. L’uomo emise un lungo rantolo e la signorina Ross si inabissò letteralmente sul corpo di lui ponendogli la fronte su una spalla. Yvonne guardò i ventri ancora uniti e scossi dagli spasimi dell’orgasmo. Lentamente i suoi umori vaginali scesero fra le sue cosce. Ormai era pronta a subire qualunque cosa.

Quando i due amanti uscirono dal torpore in cui erano caduti reclamò “Anch’io lo voglio. Se lui non erige mi darai, nell’attesa, uno dei tuoi “godemichè””. Prese l’amica per la vita, la separò dal maschio, vide la verga divenuta molle e incapace di soddisfarla. Però entrambe le donne sapevano che lei avrebbe avuto l’ultima parola e l’ultima goccia di sperma. Si distesero sul divano una con le gambe fra quelle dell’altra, bocca a bocca, palpandosi i seni e strizzandosi dolcemente i capezzoli. Il Vicario si riprese dal torpore “Come siete belle, mi piace tanto vedervi così, molto innamorate una dell’altra. Mi sento già rivivere. Non avevo mai avuto l’occasione di dare libero corso a questo gusto improvviso ma ora, grazie a voi due conosco la felicità.

“Avevo 15 anni quando un giorno entrai nella camera di mia madre per guardare nei cassetti della sua biancheria, perche amavo già la biancheria, ma senza pensare al male. Devo dire che mia madre, vedova da un paio d’anni, portava della bella biancheria. Guardando nel cassetto trovai anche una collezione di foto. Non avevo mai visto delle donne nude, alcune erano sole a mostrare la loro lubricità mentre altre aveva una compagna e si baciavano in modi diversi. Per me quella scoperta fu orribile.

Pensavo che mia madre doveva essere come quelle donne di cui conservava le foto. Un disgusto insormontabile mi prese e da quel giorno mia madre constatò un grande cambiamento in me. Non potevo più guardarla, respingevo le sue carezze materne, le rifiutavo. Una sera mi chiese spiegazione del mio comportamento e finii per gridarle il mio disgusto, le parlai della foto che avevo visto. Lei impallidì, si nascose il viso fra le mani e si mise a piangere e a singhiozzare. “Io sono scorretta. Non avrei dovuto conservare quelle foto”. Rialzando la testa volle spiegarsi.

“Un anno prima della morte di tuo padre ho dovuto assumere un’infermiera per curarlo. La mia vita non era più la stessa sapendo che tuo padre era ormai prossimo alla fine. Tu non eri che un ragazzo e forse ora mi puoi capire. Ero giovane e sensuale, le carezze di tuo padre mi mancavano molto. Quella infermiera si mise a parlarmi, a raccontarmi certe cose che non mi calmavano certamente. Mi parlò del piacere solitario, di certe infermiere che vivevano in compagnia e poi, un giorno, mi portò delle foto. Furono la mia perdita. Quella donna riuscì a convertirmi alla sua religione di Lesbo. Mi insegnò delle tenere cose, fece tanto e così bene che in alcune settimane non rimpiansi più le carezze virili di tuo padre. Divenni una debosciata come lei abbandonandomi con lei a immondi piaceri e amandola in tutti gli angoli di casa. Quando se ne andò credetti di impazzire e tutto quello che mi rimase furono le foto che lei mi lasciò e la perversione solitaria di cui mi aveva insegnato ad apprezzare la dolcezza. Da allora non ho fatto altro che guardare di tanto in tanto quelle foto che tu ora conosci”.

Ma a quell’età si è intransigenti e, malgrado la sua franchezza, non perdonai a mia madre. Decisi di farmi prete per riscattare le sue colpe ma più tardi non vidi più le cose da quel punto di vista. Quando la sensualità mi si risvegliò compresi e rimpiansi di essermi avviato per quella via solitaria e priva dei piaceri del sesso. Rivedevo sempre quelle immagini soprattutto quelle di due donne che si abbandonavano e mi immaginavo mia madre con quell’infermiera”.

Yvonne vide che, mentre lui raccontava, la verga del Vicario aveva ripreso vigore e le due donne si avvicinarono all’uomo. Yvonne portò una mano sulla cappella calda mentre la signorina Ross baciava il suo amante. “Vedrai, mio caro, con Yvonne questo complesso sparirà. Vivrai i piaceri che immaginavi. Noi siamo qui e per giunta siamo terribilmente lesbiche. Lesbiche più di quanto non lo furono tua madre e la sua amica infermiera. Te ne daremo dimostrazione. Intanto prenditi il tuo piacere con la nostra amica, fai godere anche lei con quel tuo meraviglioso cazzo e riempile il ventre con la tua sborra bollente”.


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