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A CASA DI UN AMICO


di gioviaf
06.03.2020    |    20.333    |    23 9.2
"Lino sfilò la cannula, la lavò bene disinfettandola poi con il gel disinfettante ed uscì per lasciarmi solo durante lo svuotamento..."
Ciao a tutti. Mi presento: mi chiamo Gio, ho 63 anni e sono in pensione da quando ho ceduto la mia quota di una società di informatica. Da due anni sono single, cioè da quando mia moglie mi ha lasciato per andare a convivere con una lesbica. Il motivo è molto semplice: facevamo parte di un gruppo di coppie scambiste e tutto andava per il meglio senza problemi quando una coppia aveva fatto entrare nel gruppo una loro amica single che, a detta loro era una gran porcella, molto disinibita e disponibilissima anche a intrattenere le signore. Risultato mia moglie aveva preso una sbandata e l’altra se l’è portata via.

Naturalmente ho lasciato il gruppo, intanto ero rimasto single e poi non mi sentivo a mio agio stando con i vecchi amici dopo quanto mi era successo. Così adesso sono libero di passare le mie giornate solo e libero da ogni tipo di impegno. Amo fare lunghe camminate sulle montagne che circondano la mia città per tenermi in forma e quando il tempo non consente attività all’aria aperta mi diverto andando a passare qualche ora in un cinema a luci rosse vicino a dove abito.

Ormai quando vado al cinema mi comporto sempre nella stessa maniera: vado subito il galleria dove fra l’ultima fila e il muro di fondo c’è poco spazio e percorro tutto il passaggio lungo quanto la larghezza della sala facendo passare le mani sulle patte di quanti sono appoggiati al muro e sui sederi di quelli appoggiati agli schienali dell’ultima fila di poltroncine. Arrivato in fondo mi appoggio al muro. Appena gli occhi si sono abituati alla semioscurità mi tiro fuori il cazzo e mi do un’occhiata in giro per vedere se qualcuno se lo sta carezzando come faccio io. In queste giornate con la temperatura quasi primaverile mi vesto con camicia di flanella e giubbino imbottito, niente magliette né maglioncino. Con questo abbigliamento posso aprire anche la camicia e lasciare il petto nudo così mentre mi liscio l’uccello posso strizzarmi i capezzoli che sono grandi e molto sensibili.

Non passa molto tempo che qualcuno si avvicina col cazzo fuori e, dopo esserci guardati, ci prendiamo reciprocamente i membri in mano per prendere conoscenza della loro consistenza. Normalmente con una mano liscio il cazzo del vicino e con l’altra mi strizzo un capezzolo poi prendo la mano libera dell’amico del momento e la indirizzo sul mio petto per fargli tirare e stringere il capezzolo lasciato libero. A questo punto quasi tutti, dopo avere toccato, vogliono succhiare e allora mormoro loro nell’orecchio di mordicchiare che mi piace.

A volte tutto si risolve con una sega reciproca e relativa sborrata nel fazzolettino di carta, a volte invece, se tra di noi corre una corrente di simpatia, finiamo alla toilette dove abbiamo agio anche di prendercelo in bocca per regalarci un bel pompino naturalmente senza ingoio.

Sabato scorso è stata una giornata piuttosto uggiosa con vento di scirocco che porta un clima non freddo ma umido e ho deciso di passare il pomeriggio nel cinema a luci rosse che frequento. Appena entrato in galleria e abituati gli occhi alla penombra, mi sono incamminato per il passaggio lasciato fra ultima fila e il muro di fondo, ho approfittato per passare la mano all’altezza delle patte di quanti erano appoggiati al muro e mi sono trovato a toccare una mano che stava lisciando un bel cazzo duro. Mi sono fermato e ho messo la mia mano sull’altra mentre guardavo in faccia il tizio che a sua volta guardava me “Posso prenderlo un po’ in mano?” il tizio tolse la mano e così presi possesso di un cazzo veramente tosto, non molto grande ma lungo e durissimo.

Presi il tizio per un braccio invitandolo a spostarsi per avere un po’ più spazio libero, lui mi seguì e ne approfittai per continuare a stringergli l’uccello. Quando riuscimmo a separarci dagli altri lui passò la mano sulla mia patta premendo sul mio uccello che subito diventò semiduro; dopo qualche lisciata aprì la patta ed estrasse il mio cazzo che ormai stava diventando decisamente duro. Lo prese in mano stringendolo e iniziando un lento movimento di masturbazione come io stavo facendo a lui. Adesso eravamo completamente in tiro duri e dritti, pronti a godere.

Mi aprii la camicia e gli presi la mano libera per metterla sul mio petto in corrispondenza di un capezzolo che sapevo che era diventato ormai lungo e duro a causa della mia eccitazione. Lui, sentendo sotto le dita quel bel capezzolo iniziò a titillarlo con l’indice finchè non gli sussurrai all’orecchio “Strizzalo per bene e, se vuoi, succhialo e mordicchialo che mi piace”, intanto avevo infilato la mano sotto il suo pullover e avevo sbottonato la sua camicia per infilarla sotto. Lui aveva la maglietta e allora anch’io gli titillai il capezzolo usando l’unghia per irritarlo. “Siii questo mi piace” mi sussurrò e così andammo avanti per un poco.

Improvvisamente gli chiesi “Lo prendi in bocca?“ “Sì, se l’altro è ok” “E tu lo sei?“ “Certo, e tu?“ “Anch’io lo sono. Allora, sei pronto per una succhiata?” “Certamente, e tu?” “Anch’io” e mi abbassai per prendere in bocca la sua cappella che leccai a lungo prima di succhiarla stringendola fra la lingua e il palato. Poi mi infilai tutto il cazzo in bocca fino ai coglioni e andai su e giù con la testa per un pompino mentre gli tenevo in mano le palle che avevo fatto uscire. Dopo un po’ mi alzai e invertimmo le parti: lui succhiava e io mi godevo le sue attenzioni.

Poi lo feci alzare, mi abbassai i pantaloni e le mutande, allargai bene le gambe e mi infilai il suo cazzo duro e ancora bagnato dalla mia saliva fra le cosce. Lui iniziò a darmi dei colpi con la pancia mimando una chiavata e intanto stavamo abbracciati stretti stretti finchè lui iniziò a baciarmi sul collo e sul viso, girai leggermente la testa in modo di ricevere i suoi baci sulle labbra. Mi parve che lui gradisse e allora aprii le labbra che stavano sulle sue e uscii la lingua che infilai nella sua bocca. Mi strinse ancora più forte premendo il ventre sul mio e le nostre lingue si incrociarono un po’ nella sua bocca e un po’ nella mia.

Si staccò da me. “E’ bellissimo quello che stiamo facendo ma cosa ne dici se continuassimo a casa mia? Abito qui vicino e vivo solo”. “D’accordo, allora andiamo”. Ci sistemammo gli abiti ed uscimmo.

Strada facendo ci presentammo “Io mi chiamo Gio, ho 63 anni e sono in pensione”. “Io sono Lino, sono single, non mi sono mai sposato e vivo solo. Lavoro in banca e le mie giornate libere sono sabato e domenica“. Gli raccontai di me, che anch’io vivevo solo da quando mia moglie mi aveva lasciato per andare a vivere con una lesbica e che avevo lasciato il nostro gruppo di coppie scambiste perché mi sentivo a disagio in presenza di altri che conoscevano la mia situazione incresciosa.

“Strano, però, con te parlo di queste mie cose intime senza provare disagio, mi sembra di parlare con un amico che conosco da sempre”. “Anche io ho la stessa impressione e spero che fra noi possa nascere un buona amicizia”. Intanto eravamo arrivati a casa sua, un bell’appartamento ben esposto e ben arredato. Appena entrati ci abbracciammo baciandoci in bocca, entrambi avevamo voglia di sfogare la libidine che ci aveva assalito al cinema ma non sapevamo come comportarci per non affrettare i tempi.



“Cosa pensi di fare con me?” mi chiese. “Tutto quello che ti fa piacere fare o farti fare. Non ho nessuna preclusione in fatto di sesso. Sono bisex attivo e passivo quindi posso darlo o prenderlo provando godimento in ogni caso”. “Anche io sono bisex ma oltre seghe e pompini non ho mai provato altro. Con le donne ho fatto tutto ma non sono mai stato posseduto analmente”. “Se vuoi possiamo farlo come no, scegli tu cosa preferisci, io non ho problemi. Piuttosto, se vuoi provare a fare sesso analmente occorre fare un paio di clisteri di pulizia. Hai l’occorrente? Caso contrario per questa volta limitiamo a tutto il resto lasciando quello per un’altra volta quando saremo organizzati meglio”.

Mi guardò negli occhi e sorrise. “Ho tutto quello che serve, pratico regolarmente il clistere di pulizia che mi faccio da solo”. “Anche io lo faccio abbastanza spesso. Bene, allora possiamo prepararci per un incontro di sesso completo”.

Ci spogliammo e andammo in bagno dove Lino tirò fuori l’occorrente. “Prima tu, come ospite hai la precedenza”. Preparò la sacca con l’acqua calda, il tubo di gomma e la cannula mentre io mi stendevo supino sul tappetino alzando le gambe al petto per esporre bene il mio buchino; lui unse la cannula, passò il dito con la crema sul mio sfintere finendo di introdurre il dito dentro e poi inserì la cannula e, girata la chiavetta, iniziò a farmi il clistere. Sentivo l’acqua tiepida che mi invadeva l’intestino e mi presi il primo litro.

Lino sfilò la cannula, la lavò bene disinfettandola poi con il gel disinfettante ed uscì per lasciarmi solo durante lo svuotamento. Feci quello che era naturale che facessi e quando fui svuotato feci il bidet e lo chiamai. Lui entrò, preparò il suo clistere e si posizionò per riceverlo. Anche io prima unsi la cannula e poi passai al suo buchino che titillai a lungo prima di infilare il dito lentamente ma fino in fondo. Nessuno parlava ma lui ebbe un sospiro quando iniziai a riempirgli l’intestino di acqua tiepida. Terminato il suo clistere uscii dal bagno.

Passarono alcuni minuti e riapparve sorridendo “Sarà meglio che ripetiamo l’operazione per essere sicuri della pulizia interna. Che te ne pare?” “Indubbiamente sì” e così ripetemmo il tutto. Quando terminammo ci accomodammo, sempre nudi, in salotto per un drink. Eravamo seduti sullo stesso divano e i nostri corpi si toccavano. Avevo messo un braccio sulle sue spalle e lui mi titillava i capezzoli mentre ci scambiavamo baci sulle labbra alternati con baci in bocca.

Chiacchierando di varie cose gli chiesi se facendo i pompini ingoiava o se sputava lo sperma o se addirittura non gli piaceva farsi sborrare in bocca e lui ammise che con qualcuno come me gli sarebbe piaciuto farsi godere in bocca per poi ingoiare la sborra e io gli dissi anche io avrei fatto volentieri la stessa cosa con lui e che ero curioso di conoscere il suo sapore.

Ormai eravamo eccitati ed era arrivato il momento di passare a cose più impegnative. Mi inginocchiai fra le sue gambe e gli presi il cazzo in bocca per un pompino, lui allargò le gambe e scese col sedere consentendomi di prendere in mano le sue palle che stringevo dolcemente. Poi anche lui voleva contraccambiare con un sessantanove e allora propose di andare a letto.

In camera, pur essendo un single, aveva un bel letto matrimoniale sul quale si distese supino “Vienimi sopra e divertiamoci”. Non ci pensai due volte e gli salii sopra per un sessantanove durante il quale ci succhiammo il cazzo e ci leccammo golosamente i buchi del sedere insalivandoli per bene onde favorire l’inserimento delle dita. Sentii il suo cazzo sussultare e capii che stava per godere, lo presi in mano e finendo con una bella sega lo feci sborrare nelle mie mani che poi asciugai sulla sua pancia spalmando bene tutto il suo succo. Alla fine anch’io sentii che stavo per venire, lo avvisai e lui mi fece mettere supino continuando a menarmelo fino a farmi godere indirizzando i miei schizzi sul mio petto. Quando ebbi finito spalmò la mia crema densa sui capezzoli che erano diventati ancora più grandi e duri.

Avevamo avuto una bella goduta, ci eravamo impiastrati per bene di sperma e allora iniziammo a leccarci per assaporare ciascuno il godimento dell’altro e alla fine ci scambiammo i sapori con un bacio in bocca. Eravamo nuovamente eccitati e coi cazzi pronti all’uso e lui avanzò la proposta decisiva. “Gio, ti spiacerebbe se ti inculassi? I mio buco è ancora vergine e vorrei che fossi tu ad aprirmelo ma prima mi piacerebbe farti il servizietto”. “Mi va benissimo, d’altra parte i clisteri li abbiamo fatti proprio per questo ed è giusto che prima di sverginarti ti conceda il mio culo”.
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Mi posizionai alla pecorina tenendo le chiappe bene aperte con le mani. “Adesso devi fare tutto tu. Lavorami bene il buco con la lingua per insalivarlo bene poi insalivati bene il cazzo, punta la cappella al buco e spingi lentamente senza fermarti fino a sbattere i coglioni contro i miei”. Lino fece così e, dopo avermi insalivato bene il buco ed essersi bagnato di saliva il cazzo, puntò la cappella al mio buco e spinse, spinse fino in fondo e mi ritrovai il retto farcito con un bel cazzo, non molto grande ma lungo e, soprattutto duro da soddisfare ogni mio desiderio.

Iniziò a dare colpi di reni per una chiavata lenta ma a fondo e intanto si era preso i capezzoli fra le dita e li strizzava tirandoli e ruotandoli. Io subivo e godevo, avevo una voglia matta di masturbarmi ma resistetti pensando al momento in cui avrei sverginato il suo buchino ancora stretto. Lino continuava l’inculata finchè sentii il suo cazzo fremere e ingrossarsi, stava per venire e allora lo invitai “Sfilalo, mettimelo in bocca e dammene tanta”. Mi sborrò in gola riempendomi la bocca con la sua crema calda e intanto mi strizzava i capezzoli tanto che quasi godevo anch’io senza toccarmi. Alla fine con un lungo bacio in bocca gli restituii una parte della sua sborra assieme alla mia saliva.

Ora toccava a lui prenderlo. Si mise in posizione e iniziai a leccargli il sedere fuori e dentro dando schiaffi alle natiche e intanto gli infilavo la lingua dentro preoccupandomi di insalivare bene prima di inserire un dito nell’ano facendolo ruotare per ammorbidire il buchino. Al primo dito ne seguì un altro e poi anche un terzo. Adesso aveva tre dita nel culo e le facevo ruotare per abituarlo all’ingombro. Quando mi resi conto che l’ano era ammorbidito a dovere estrassi le dita, sputai abbondante saliva nel buco e sul mio cazzo e quindi appoggiai la cappella. Gli dissi di spingere come se andasse di corpo e quando mi resi conto che era pronto spinsi e introdussi in lui la punta; mi fermai per farlo abituare all’invasione e poi poco per volta mi infilai tutto dentro fino a sentire la mia pancia contro le sue natiche. Mi fermai ancora per farlo abituare all’intrusione e poi fu lui a chiedermi di chiavarlo e allora lo presi per le anche, mi ritirai fino a metà per poi sprofondarlo nel suo retto e così ancora e ancora fino quasi a godere ma un attimo prima di venire lo estrassi dal culo e glielo infilai in bocca dove con altri tre o quattro colpi mi svuotai completamente le palle. Anche allora ci baciammo con la lingua per trasferire parte della mia sborrata con la saliva nella mia bocca come avevamo fatto prima.

Eravamo seduti in poltrona e ci accarezzavamo con dolcezza appagati dal dolce sfinimento che segue il rapporto sessuale e bevendo un drink facemmo quattro chiacchiere.

Mi confessò che non avrebbe mai creduto che essere posseduto da un altro gli avrebbe dato un piacere così grande e che sarebbe stato ben felice di ripetere con me l’esperimento. Ci scambiammo i numeri dei cellulari per non perderci perchè l’esperienza passata era stata troppo gratificante per non rifarla anche in futuro.




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