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LA VITA IN UN PICCOLO PAESE - 13


di gioviaf
03.09.2018    |    22.496    |    0 9.0
"Ricevere un uomo in sé, darsi e ricevere delle carezza tra amiche..."

Simona era nel magazzino quando entrò Olimpia, si volse verso la fanciulla sorridendo amabilmente “Tu sei venuta per la tua guaina. Sfortunatamente devo chiederti di provarla ancora una volta perché temo che ci siano dei ritocchi da fare. Tu sei minuta e sono un po’ confusa, noi lavoriamo spesso per le persone con taglie più forti ma devo dire che hai ragione a portare una buona guaina. Più tardi mi ringrazierai”.

Yvonne si unì alla conversazione e Simona ammirò le due donne che non tradivano nulla dell’intimità che le aveva unite nella prova precedente; tuttavia era ben decisa a procedere lei stessa alla prova. Il giorno prima aveva parlato con Guido il quale le aveva fatto delle confidenza parlandole dei suoi incontri con Olimpia e della loro passeggiata, della sosta fatta nel piccolo bosco. Simona non si era opposta al flirt di suo figlio. E se fosse seguito il matrimonio? E perché no? Olimpia sembrava il tipo che occorreva: una graziosa ragazza che prometteva di diventare una bella donna, e poi c’era l’affinità di gusti fra loro due.

Aiutò Olimpia a spogliarsi dopo aver chiesto alla commessa di fare in modo che nessuno potesse disturbare. Yvonne aveva abbozzato un sorriso significativo e aveva accennato a un bacio verso la ragazza. Quando Olimpia fu nuda davanti a lei Simona si complimentò “Dicevo che sei minuta ma il tuo corpo promette bene. Tu non resterai così, i tuoi piccoli seni si gonfieranno, le tue cosce diventeranno più carnose, ma io ti trovo bella anche come sei adesso”. “Sono ben lungi dalla vostra bellezza perché voi siete una bella donna. Mi piace guardarvi, il vostro petto che si muove ad ogni passo che fate mi ispira certe cose”. “Io ti amo già molto, Guido mi ha parlato di te con tanto calore che mi piacerebbe averti come nuova. Ho l’impressione che noi avremmo altri rapporti oltre quelli di suocera e nuova e che spesso potremmo amarci”.

“Lo credo anch’io. Voi baciate teneramente e sentire il vostro corpo contro il mio, le nostre pelli calde e le mani sulle nostre nudità”, “Tu dici quello che io non oso dire, Olimpia, i tuoi occhi brillano come tizzoni ardenti, comprendo che sia avvenuto qualcosa fra te e mio figlio infatti non resisto a quello che vedo e che indovino in te. A maggior ragione un uomo non ha potuto resistere davanti a tanta grazia perversa, mia piccola colomba”.

Simona baciò Olimpia, l’attrasse a sé e le palpeggiò le mammelle nude. Con le dita strizzò dolcemente i capezzoli e poi si chinò, li baciò uno alla volta e Olimpia gemette tendendo il busto verso la carezza. “Così è bello”. “E’ tutto bello nel corpo. Ricevere un uomo in sé, darsi e ricevere delle carezza tra amiche. Se tu e Guido voleste sposarvi sarebbe meraviglioso, io terrei il mio amante e tu il tuo”.

Olimpia commentò “Noi ci comprendiamo bene. Mi piace questa intesa fra noi, questa specie di complicità, mi sento inebriata di essere tutta nuda nelle vostre braccia”. Simona fece sedere la ragazza sul divano “Siediti in modo ch’io possa accarezzarti un poco”. Con una mano fece scendere le mutandine e le guardò il basso ventre. “Hai un bel pube e questa fessurina che s’intravvede sotto i peli è graziosa, come mi piacerebbe morderti e adorarti, farti sospirare”.

“Vi prego, non attendete altro, mi fate morire a fuoco lento, venite che non aspetto altro che voi”. Simona si inginocchiò fra le cosce di Olimpia. La sua lingua scivolò lungo le cosce e si portò sul pube, bagnò i peli e poi si mise a leccare mentre la ragazza le teneva una mano sulla testa. Olimpia tese il ventre e spalancò bene le cosce. Stendendo le braccia gemette, “Voi lo fate così bene, è magnifico, mi piace quanto la verga di mio padre. Amo tutto quello che è vizioso e non vivo che per questo. Sì, toccatemi per didietro, solleticatemi le natiche, io mi dono completamente tutta a voi che mi possedete, io vi appartengo. Oh! Io godo e vorrei farvi la stessa cosa, insieme sul letto, come perverse”.

Dopo l’orgasmo si riprese “E’ bello l’amore. E io, non potrei conoscere i vostri tesori? Noi siamo fatte per questo e non potrei restare a lungo privandomi di voi, vi desidero troppo”.

Nel pomeriggio Guido era solo e si annoiava gironzolando per casa senza sapere cosa fare, poi sentendo qualcuno entrare nel magazzino, andò al buco nella parete sperando di assistere a qualche prova. Riconobbe la signorina Ross che aveva già visto prima. La donna, entrata nel salone delle prove, si sedette sull’orlo del divano con la borsa sulle ginocchia. Guido notò il cerchio scuro agli occhi e una certa stanchezza nel viso e nel corpo. Yvonne era in piedi davanti a lei, sorridente e l’istitutrice ricambiò sguardo e sorriso “Io vi devo molte cose”, “Sì? E quali cose?”. “Ho fatto come mi avete consigliato, sono stata a confessarmi dal Vicario; è un uomo molto comprensivo e non mi ha nemmeno imposto alcuna penitenza. Poi, ieri sera è venuto a casa mia”.

“Avete incontrato l’amore”. “Un amore strano, lui mi accetta come sono, con i miei vizi solitari e le mie perversioni. Vi trova piacere e questo non fa che aumentare il mio. Noi ci capiamo molto bene, lui è bello e io sono già pazza di lui e lui adora i miei modi, lo vedo dal suo sesso che erige. E poi è anche ben dotato”. “Ah! Bene allora. E cosa avete fatto? Se posso chiederlo?”.

“Gli ho mostrato i miei libri e progressivamente l’eccitazione è aumentata in noi, ci siamo denudati, io mi sono accarezzata sotto i suoi occhi e lui si è impugnato il membro; stavamo molto bene così ma poi mi è caduto addosso e mi sono spaventata. Credevo di stare per rivivere quella scena orribile che mi ha tanto segnato l’adolescenza, ma no, più mi diceva che mi voleva e più mi piaceva. Alla fine mi ha fatto rivivere quel momento che mi ha lasciato tracce così profonde ma con una tale scienza che ho provato solo un gran piacere e una voluttà folgorante. Sì, ieri sera ho chiavato come fanno la maggior parte delle persone, mi sono accoppiata con un uomo pur non perdendo il gusto dei miei vizi, infatti lui mi ha detto, dopo, che quello che amava di più in me era quando poteva guardarmi mentre mi masturbavo e poteva eccitarsi nel vedere la mia corruzione. Dopo abbiamo chiacchierato ancora. Anche lui è molto vizioso e mi ha confessato che gli piacerebbe che io avessi un’amica, intima, molto amorevole e viziosa come me. Mi ha detto cosa si aspettava e io mi sono nuovamente eccitata tanto che l’ho baciato in bocca e sul cazzo”.

“E voi osereste introdurre una terza persona nella relazione col vostro amante?”. “Dipende dalla persona, se la conoscessi bene, se potessi essere sicura della sua lealtà e se ciò avvenisse unicamente per il piacere fisico, non esiterei. E poi mi ha parlato talmente di questo che ha fatto venire la voglia anche a me. Sarebbe un libertinaggio in più, con un’amica, con voi, per esempio”. “Oh! Signorina Ross, non avrei mai pensato che mi offriste una simile possibilità”. “Ho detto qualcosa che non avrei dovuto dire?. “Non è questo, ma sono sorpresa, non ho mai pensato che voi poteste pensare a me in tale maniera. Vi ho venduto dei libri audaci, dei “godemichè” ma sapevo che vi amavate da sola. Non credevo che potesse interessarvi una donna”.

“E’ stato lui a farmi venire questo desiderio e mentre lui parlava io vedevo voi, e poi mi sono detta che anche voi amate certe cose che si fanno da sole”. “Non avete torto, ma sapete, ad essere talmente intime, e se il Vicario volesse fare con me quello che fa con voi? Se volesse prendermi?”. “Farebbe male? Se potessimo essere felici così creeremmo una specie di harem e potrebbe passare dall’una all’altra e quando sarebbe stanco noi potremmo amarci fra donne. Credo che sarebbe molto bello”. “Lo credo anch’io. Il vostro libertinaggio mi ha scaldato il sangue, questa sera, se lo vorrete, sarò con voi”. “Venite da me questa sera dopo la chiusura del magazzino. Ora me ne vado, ma prima, posso baciarvi?”. “Oh sì! E questa sera saremo nude e offerte a tutti i nostri desideri”.

Quando l’istitutrice se ne fu andata, Guido si presentò a Yvonne che lo guardò stupita. “Come mai sei qui, Guido?”. “Sono qui e ho sentito tutto. Stasera voi vi divertirete non è vero?”. “Non parlarmi così, sono già in uno stato…”. “La conversazione che avete avuto vi ha eccitata?”. “Terribilmente, mi vedo già con loro”. ”Anch’io vi vedo, col corpo abbandonato, sento i vostri sospiri di piacere e le vostre grida di godimento”. “Taci, Guido, mi gira la testa e sono incapace di lavorare. Parlando così mi fai stare male”. “E in quale stato sono io dopo aver sentito l’accordo libertino concluso da voi? Cosa credete? La mamma non c’è e ora siamo soli. Basta aprire la patta dei pantaloni ed il cazzo salta, guardate il gonfiore che ho davanti”.

“Cattivo ragazzo”, Yvonne si sedette e l’attirò verso di lei in piedi fra le sue cosce. Lo sbottonò, fece scivolare una mano nella patta e gli uscì la verga tesa e i testicoli. “Hai un bel cazzo, Guido, fatto per far godere le donne. Tua madre non poteva giustamente resistere; come la comprendo, al suo posto avrei fatto altrettanto”. La donna giocava col sesso duro palpandolo con le dita e provando dei fremiti di piacere. Poi lo prendeva in mano, faceva scivolare la pelle scappellandolo. A volte lo abbandonava e lo lasciava oscillare sotto i suoi occhi pieni di desiderio.

“Questa volta sono io a desiderarti, piccolo mio, il tuo membro è eretto solo per me, sono contenta di giocare con lui e voglio farti contento. Dove vorresti godermi, piccolo vizioso, in bocca, sulle dita o in fica? Fremo a dire questo, anch’io sono una viziosa. Tieni, un bacio sulla punta, una buona linguata, ma vorrei qualcosa che ci faccia godere insieme”. Si alzò e fece scivolare le mutandine, quindi si distese con la gonna alzata e la vulva aperta. Di nuovo la sua mano agitò il cazzo. Sorridendo disse “Vieni a chiavarmi, ficcamelo, è bello duro e io sono già bagnata. Starai bene nella mia fica . Vieni a chiavarmi”.

Guido si era abbassato e baciò la vulva di Yvonne, poi le succhiò il clitoride stringendolo fra le labbra e succhiandolo. “Vizioso. Come mi lecchi bene, sì succhiami il clitoride, senti com’è diventato grosso e duro? E’ la voglia di godere che mi fa sempre quest’effetto”. Il ragazzo le si distese sopra, rimasero stretti sul divano e ad un tratto Yvonne si introdussi il cazzo. “Ora chiavami, mi piace il tuo cazzo dentro la fica. Me la riempie per bene e mi tocca fino in cima. Sento che arriva il mio godimento, resta duro e fotti con forza che sto venendo”. Dopo l’orgasmo la donna si riprese “Mi ami? Ti piace questa sgualdrina che si comporta così sfacciatamente?”, “Tu non sei una sgualdrina. Sei una donna stupenda, bella e calda, sei fatta per l’amore”. “Adesso come vuoi essere soddisfatto? Vuoi godermi in bocca? Vorrei tanto poterti bere”. “Sì, se vuoi così anch’io lo voglio. Fammi un pompino”. Lei si gettò sul cazzo duro e lo assorbì. La sua testa si alzava e si abbassava mentre gli accarezzava i coglioni e alcuni istanti dopo rialzò la testa con le labbra bagnate di sperma.


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