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LA NOSTRA VITA A CASA


di gioviaf
20.10.2016    |    49.570    |    4 9.7
"Era a torso nudo e aveva pantofole ai piedi..."
Il racconto della mia amica mi intrigava e allora le chiesi di raccontare ancora e lei mi accontentò.

Eravamo ancora in quell’alberghetto sulla spiaggia per le nostre vacanze forzate e avevamo preso l’abitudine di andare a gironzolare tra le cabine della spiaggia. Sorprendemmo così un uomo che si esibiva a due ragazze che facevano finta di non vedere i suoi maneggi ma che in realtà seguivano ogni suo minimo gesto.

Un’altra volta vedemmo, tra le dune, una donna già di una certa età, cameriera dell’albergo, che si faceva chiavare da un monellaccio mentre il marito, l’uomo di fatica dell’albergo, faceva da palo e seguiva attentamente la scena masturbandosi. La donna esprimeva crudamente, con parole piene di lussuria e anche molto grossolane, tutto il piacere che prendeva a questo gioco insultando il marito con frasi offensive.
- Guarda come mi scopa bene questo bel cazzone duro. Guardaci bene cornuto mentre ti meni quel cazzetto inutile. -

Per la verità non avevamo bisogno di vedere queste cose ma era un nostro vizio comune, eravamo già molto eccitati noi stessi, ma ci piaceva vedere come facevano gli altri a procurarsi il loro godimento.

Pino aveva scovato, non so dove, una rivista con donne nude. La sera, quando eravamo nella nostra stanza, al riparo dalla curiosità altrui, ci guardavamo quelle modelle. Io imitavo per gioco le loro pose, accentuandone l’aspetto licenzioso. Avevo capito che potevo mostrarmi a mio figlio tale quale ero, estremamente perversa e libidinosa. Tuttavia, durante tutta la vacanza noi restammo nell’aspettativa: ci servivamo delle dita, delle bocche ma lui non mi infilò mai. Volevo conservare quella fase per casa, per quando fossimo soli e tranquilli a casa nostra.

Quel giorno venne. I piaceri di quella camera si erano esauriti e finalmente fummo a casa. Arrivammo molto tardi, verso mezzanotte. Per me rientrare nel nostro appartamento fu una gioia incomparabile.

Nel corridoio, appena poggiate le valige a terra, Pino mi prese tra le braccia e mi baciò con foga. Attraverso il mio abito sentii la presenza del suo membro rigido sul mio ventre e mi strinsi a lui premendo i seni contro il suo petto. Poi, riprendendo giudizio, andammo ciascuno nella propria camera. Mi tolsi il vestito, misi un accappatoio sopra le mutandine e il reggiseno e tornai in sala.

Avevo lasciato la porta della mia camera aperta e dalla sala si vedeva il letto e il grande specchio che mi era mancato tanto durante la nostra vacanza forzata.

Finalmente, perché diventavo impaziente, lui venne a raggiungermi. Era a torso nudo e aveva pantofole ai piedi.

- Siamo finalmente a casa nostra… -
- E’ molto più bello qui… uno sta di più a suo agio… -
- Hai ragione… ed è talmente vero che io non ho altro che mutandine e reggiseno… e mi toglierei anche questi indumenti intimi… -
- Perché no? Mi piacerebbe tanto… -

Un istante dopo, stavo nella mia poltrona indossando solamente l‘intimo. Guardai lui e mi accorsi subito che il suo pantalone era gonfio. Lo chiamai vicino a me. Così come si era messo, avevo direttamente sotto gli occhi la parte anteriore dei suoi pantaloni.
- Tu sei teso, Pino… -
- Sì… è perché tu sei… mezza nuda… -
- Ti piace così tanto vedermi cos’, mio caro? -
- Sei bella… le tue spalle… l’attacco dei suoi seni… le tue gambe che io vedo così bene… -
- Vorrei vederlo… -

Lo presi tra le mie dita, al di sopra dei pantaloni e lo accarezzai dolcemente guardandolo negli occhi.

- Mostralo , caro… fai vedere il tuo popone alla mamma… -

Dopo averlo sbottonato, infilai le dita nei pantaloni, poi nei suoi slip e toccai la buona cosa calda. Lo strinsi tra le mie dita, lo tormentai un poco.

- Metti la mano nella mia mutandina, caro… Ci troverai una fornace che ti appartiene… a te solo… -

Guardai il mio ventre, la sua mano che avanzava, si insinuava tra le mie cosce, sotto il leggero velo. Le sue dita strisciavano, mi solleticavano i peli passando… Aprii il mio compasso, assunsi una posa indecente. Nello stesso tempo lo liberai dall’impedimento della sua mutandina. Fu come se non lo avessi mai visto. Mi dette il capogiro… quel lungo fusto carnoso… così duro e carnoso… così duro e pieno di desiderio verso di me. Un vero trionfo. Sì avevo trionfato su tutte le donne e mi felicitavo con me stessa di essere tale peccatrice da aver osato…

Sganciai il mio reggiseno, liberai i miei seni turgidi. Lui abbassò le mie mutandine, scoprì il mio sesso. Le mie cosce si allargarono mentre avvicinavo il viso al suo pube. Lui ebbe un soprassalto quando aprii le labbra e si affondò nella mia bocca. Gustai il sapore della sua verga giovanile e la goccia trasparente che già bagnava la cappella.

- Bacia anche me in basso… -

Mi distesi comodamente e lascia fare. Mi aveva già fatto le miciate ma oggi si aggiungeva qualche cosa alla dolce carezza della sua lingua: eravamo a casa nostra, sicuri nella nostra privacy.

- Come lo fai bene, mio caro… Sento che tu mi ami… è così appassionante… si direbbe che lo fai per la prima volta… succhia la tua sfrontata… amore mio… -
Facemmo di tutto, avendo cura di non arrivare all’esplosione del godimento. Mai lo avrei voluto come quella sera. Mi doveva prendere, affondarsi dentro di me, affinchè io fossi la sua amante… l’amante del figlio… Era una cosa orribile che mi faceva godere e soffrire senza limiti. Potevo finalmente abbandonarmi alla dissolutezza con questo ragazzo che io amavo sopra ogni cosa, questo maschio che io stessa mi ero fabbricata… durante vari mesi…

Accarezzandoci andammo nella mia camera che in effetti divenne nostra camera e ci mettemmo a letto. Misi la mia testa sul suo ventre, lo presi in bocca scappellandolo il più possibile. Ha un sesso superbo il mio Pino. Ci mettemmo a sessantanove con le bocche ai nostri sesso, succhiandoci e leccandoci fino al limite estremo.

A un certo momento io ne ebbi abbastanza. Sentii lo sperma che stava salendo nel suo membro. Gli dissi di mettersi supino e gli salii a cavallo dopo essermelo infilato. Fummo talmente focosi, talmente innamorati l’uno dell’altra che ci scaricammo quasi subito.

Col tempo affinammo il nostro modo di fare sesso aiutandoci con la nostra fantasia per creare situazioni sempre più coinvolgenti e intriganti. Avevamo trovato dei siti erotici nei quali abbondavano filmati di sesso e a noi piacevano particolarmente quelli che mostravano signore con ragazzi; guardandoli pensavamo a noi due e dopo aver visto il filmato rifacevamo quanto avevamo visto fare dai protagonisti.

In un filmato la signora si apriva completamente al giovane che, dopo averle umettato bene il buchino dietro, la teneva per i fianchi e le appoggiava la punta del suo membro per poi spingerlo dentro in un rapporto innaturale.

- Ma hai visto cosa stanno facendo? Lo ha infilato dietro… si è visto bene quando lo ha appoggiato al buchino per poi spingerlo dentro… non credevo fosse possibile un accoppiamento così innaturale. -
- Ma dai, mamma, se vogliamo andare a sottilizzare anche prenderlo in bocca è una forma di accoppiamento innaturale eppure noi lo facciamo abitualmente e ci piace tanto quando facciamo sessantanove con le bocche impegnate a darci gioia. -
- Sì, hai ragione ma in bocca non fa male… prenderlo dietro temo che sia doloroso… -
- Potremmo provare… se senti dolore mi tolgo subito. -

Insomma mi convinse. Leggendo alcuni racconti erotici imparammo che occorre prima fare un clistere di pulizia poi usare un gel per preparare bene il buchino con un dito e, soprattutto, fare le cose con calma senza fretta, con tanta pazienza e delicatezza.

Avevo capito che a Pino sarebbe piaciuto farlo e un pomeriggio ci preparammo: prima mi fece il clistere di pulizia, poi, dopo averlo baciato, mi fece chinare in avanti, prese abbondante gel su un dito e iniziò a passarlo esternamente. Quando era tutto ben ammorbidito, prese altro gel e puntò il suo dito al buchino e iniziò a farlo entrare piano piano senza forzare.
Lo sentivo entrare lentamente e senza dolore.
- Vai pure dentro fino in fondo che non mi fai male. E quando è dentro ruotalo che mi fa piacere… -
Il dito mi procurava un piacere sottile un po’ perverso ma molto intrigante.
- Tesoro mio, aggiungi anche un secondo dito e, quando sono dentro fino in fondo, falli girare… mi piace sempre di più e non provo dolore… -

Due dita erano nel mio sedere e pensai che ormai il buchino fosse pronto a ricevere il membro di mio figlio.
- Pino, adesso puoi togliere le dita e provare a mettermi dentro il tuo popone… vai adagio che lui è più grosso delle due dita… prima di mettermelo ungilo bene con il gel. -

Sentii il suo glande appoggiare al mio sedere e poi lui lo spinse piano piano dentro di me. Io intanto io accarezzavo la mia micina che era già calda e umida con le labbra gonfie dal desiderio.

- Vai, amore mio… spingilo dentro… forza… mi piace anche sentirlo dietro…
non credevo che fosse tanto bello anche prenderlo lì… adesso fallo entrare tutto che mi voglio sentire piena di te anche lì dietro… -

Due o tre colpi decisi e sentii i testicoli di mio figlio che mi sbattevano sulla passera bagnata e vogliosa. Prese nelle sue mani i miei seni turgidi e , quasi aggrappandosi ad essi, cominciò a prendermi da dietro. Fu una cavalcata selvaggia. Io chinata in avanti e lui dietro a me che mi penetrava con forza andando fino in fondo con colpi a volte veloci e a volte lenti e profondi.

La nostra eccitazione era tale che nel giro di pochi minuti avevo già avuto il mio orgasmo e poco dopo lui si appoggiò sulla mia schiena strizzandomi i capezzoli e mi riversò nel retto tutto il suo piacere.

Dopo un po’ lo tolse. Mi girai di fronte a lui e abbracciati ci baciammo come due amanti stringendoci in un abbraccio. Senti il suo seme che mi stava uscendo e che mi scivolava lungo le cosce unendosi ai succhi della mia vagina.

- Mamma, dimmi ti è piaciuto? -
- Sì tesoro… se è piaciuto anche a te lo rifaremo quando vuoi. Abbiamo tutto il tempo e i modi per divertirci e godere come tu preferisci: una volta davanti… una volta in bocca… una volta dietro… una volta con le mani… cosa possiamo desiderare di più…? -
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