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Lui & Lei

I MIEI SOGNI 3


di gioviaf
01.07.2012    |    13.600    |    2 9.7
"E lei, per nulla pudica, prendeva in mano il cazzo, lo chiudeva fra le sue dita lasciandone la cappella ben visibile..."
Una volta a letto mi misi a riflettere a tutte queste cose. Ero contento di quanto mi fosse accaduto, avevo goduto immensamente con la madre di Berta. Lei costituiva per me cio' che non avevo avuto fino a quel momento: una amante svergognata, innamorata del vizio, che si abbandonava tutta al piacere. Contavo di rinnovare quelle delizie il piu' a lungo possibile, dato che, senza dubio, con Berta non avevo alcuna possibilita' di ottenere anche solo la centesima parte di quanto sua madre mi aveva dato.
Qualcosa pero' mi tormentava. Durante la nostra chiavata forsennata ed anche prima, quando segavamo a vicenda, avevo teso l'orecchio ma non avevo sentito alcun rumore provenire dalla camera di Berta. Era o non era in camera sua? Credevo di si' ma per quale ragione non si era fatta vedere? Sapeva bene che avremmo dovuto uscire, e allora? Cominciai a immaginare... Quando avevo lasciato la madre di Berta che cosa era accaduto? La signora Tina aveva messo in ordine la stanza, si sara' rivestita e mi sembra di vederla mentre mette la sua fica pelosa al riparo nella seta blu carezzandosi ancora le cosce compiacentemente. Infine si decide a bussare alla porta della camera di Berta. Apre l'uscio, entra nella stanza e richiude. Poi si gira verso il letto su cui Berta e' distesa in compagnia di un uomo. Berta le chiede subito se sono andato via e alla risposta affermativa si volta verso l'uomo e lo bacio in bocca. "Adesso possiamo chiavare tranquillamente".
Arrivati a questo punto della commedia che io immaginavo ricca di tutti i particolari, ebbi un movimento di rabbia come se tutto cio' fosse vero e po, per un curioso fenomeno, cominciai a sentire il cazzo terribilmente duro malgrado il lavoro del pomeriggio. E mi tirava talmente che dov etti afferarlo e tenerlo strettamente in mano tanto puntava verso l'alto.
"Andiamo, andiamo, Berta, un poco di pudore, ti prego" diceva la signora Tina "sei davanti a tua madre".
"Come hai fatto a sbarazzarti di Roberto? Che cosa gli hai fatto? Sono certa che ti sei lasciata...non sei certi tu che rifiuteresti di... del resto non ho niente da invidiarti, nella condizione in cui sono...". Invece di andarsene la signora Tina rimaneva nella camera passeggiando come se non ci fosse nessuno nel letto. Evidentemente la mia immaginazione non era ancora soddisfatta di quasta ipotesi. Vedevo Berta che si denudava del tutto, vedevo l'uomo tutto nudo, con un cazzo duro formidabile, che si strofinava alla pelle della mia fidanzata. E mi tirava spaventosamente l'uccello ad immaginare tutto cio'. Era odioso ma nello stesso tempo provavo un immenso piacere, Non riuscivo a vedere l'uomo ma vedevo benissimo la mia cosi' ingenua, cosi' verginale con me, cambiata in una diavolessa in quel letto. Non aveva neppure la stessa espressione. Vedevo il suo corpo nudo, le sue tette era meravigliosamente erette, piu' grosse del solito. E tutto il suo corpo aveva acquistato una forma voluttuosa che la mia immaginazione arrotondava gradevolmente. La signora Tina restava immobile vicino al letto a guardare la coppia allacciata. Anche a lei gli occhi brillavano ma guardava soprattutto l'uomo che esibiva fieramente il suo cazzo piu' lungo e grosso del mio, piu' osceno a causa della cappella leggermente orientata di fianco, tutta viola e lucida. Ed aveva un cespuglio enorme di peli intorno, una specie di foresta che sommergeva i coglioni nascondendoli alla vista.
Ero terribilmente geloso di cio' che vedevo nella mia immaginazione. Avevo davanti a me tre esseri svegognati che si davano liberamente al piacere dei senti. O meglio no, la mdadre di Berta non prendeva parte, se ne stava seduta proprio di facci al letto e guardava semplicemente la coppia come qualcuno che e' al cinema.
L'uomo aveva la testa reclinata e succhiavba una tetta di Berta che gemeva "Su' mio caro... proprio davanti a lei... non sta bene... non dobbiamo farlo". Ma lui continuava e posava una delle sue mani sul cespuglio di Berta pur senza cessare di succhiarle la tetta. E vidi Berta - cosa che non aveva mai fatto per me - allargare compiacentemente le cosce in modo che lui potesse giungere alla fica. E lei, per nulla pudica, prendeva in mano il cazzo, lo chiudeva fra le sue dita lasciandone la cappella ben visibile.Lo accarezzava e il suo movimento rassomigliava stravamente a quel lento va e vieni che mi facevo da solo mentre guardavo le mie visioni intime.Cosi' Berta dava a qualcun altro cio' che non mi aveva mai accordato. Offriva il suo corpo nudo e toccava con soddisfazione il cazzone del suo amante sconosciuto, cosa che non mi aveva mai fatto. Gli offriva la bocca, lo guardava negli occhi con amore, che dico, con passione. Ora Berta non era piu' che un torrente di lava, sapevo che si bagnava, che palpitava con le cosce e col ventre, che si apprestava al godimento. Morivo di rabbia. Nel mio stesso letto ero tradito dalla mia fidanzata e ne avevo una enorme parte di colpa, il cazzo ben chiuso nella guaina delle mie dita. Sempre pronta a respingere le mie mani, qui Berta agiva, prendeva delle iniziative, si offri va tutta. Il suo corpo scivolava su quello dell'uomo, la vedevo di schiena con le cosce contratte, le gambe aperte che imprigionavano una gamba maschile. E quando il suo amante la rovesciava sul letto, potevo ammirare i peli della fica, le tette appuntite, e porattutto il suo viso sconvolto, la bocca aperta e le labbra luccicandi di saliva sul punto di godere.
Il cazzo dell'uomo sembrava un metronomo del desiderio, Batteva ritmicamente il ventre di Berta che lo lasciava, lo riprendeva, lo carezzava ancora. Come una biscia lei si arcuo', raggiunse con la bocca il cazzo ben duro e vidi le sue gote gonfiarsi. Inghiottiva, aspirava, dardeggiava con la lingua mentre la sua mano giocava dolcemente con i coglioni. Sembravano due serpenti annodati le cui pelli viscide scivolassero l'una sull'altra. Si annodavano, si slacciavano, a volte sembravano riposare strettamente immobili ma le bocche continuavano ad agire attive e voraci.
Il piu' grande peccatore ero io. Che bisogno avevo di suscitare quelle immagini, quei gesti? Ma c'era una colpevole fra loro. La signora Tina.
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