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Marta, la ragazza del mio amico


di benves
28.09.2018    |    40.197    |    2 9.6
"La cena si concluse con un giro di amari..."
Era la sera di un caldo sabato di metà giugno, mi trovavo come spesso capitava, invitato a cena a casa di Davide e della sua ragazza Marta.
Davide è un mio collega di lavoro.
Entrambi lavoriamo per un' azienda di informatica svolgendo attività di monitoraggio h24 e questo ci porta frequentemente a dover svolgere turni notturni.
La sua ragazza, Marta, ha 26 anni e, pur non essendo particolarmente appariscente, è decisamente carina; bionda con i capelli lunghi fino alle spalle e un seno non esagerato, ma dalle forme perfette.
I suoi fianchi leggermente larghi le ingrossano un po il culo, ma questo non è affatto un difetto, anzi il suo fondo schiena è la cosa che di lei mi ha sempre fatto arrapare maggiormente, tanto da avergli dedicato ben più di una sega.
Capita spesso che mi fermi a fissarglielo, stando ovviamente sempre attento che Davide non si accorga di nulla.
Il sabato in questione Davide era di turno la notte.
Decise di invitarmi a casa sua per cena per vedere insieme la prima partita dell'Italia agli Europei di calcio.
al termine della partita, intorno alle 23, sarebbe poi uscito per andare al lavoro ed io sarei tornato a casa.
Arrivai a casa di Davide e Marta intorno alle 19.30.
Marta venne ad aprirmi la porta, indossava una magliettina bianca e dei pantaloni attillati con una fantasia zebrata bianca e nera.
L'idea iniziale era quella di ordinare una pizza, ma Marta insistette per preparare un primo, così si mise ai fornelli e preparò un piatto di pasta, mentre io e Davide restammo sul divano a chiacchierare fino a quando la cena fu pronta.
Al tavolo, oltre al cibo, non mancava il vino rosso e tra una chiacchiera e l'altra ne consumammo un' intera bottiglia.
Per quanto Marta solitamente bevesse meno di noi, non si fece scrupoli a mandarne giù due bicchieri.
La cena si concluse con un giro di amari.
Anche in questo caso, Marta non si tirò indietro.
Brindammo all'Italia, poi io e Davide prendemmo posto sul divano
Mancavano ormai solo pochi minuti al fischio d'inizio della partita.
Marta rimase in piedi a lavare i piatti e riordinare la tavola.
Passai i primi minuti di partita più a guardare Marta che la partita, o meglio il culo di Marta, ovviamente cercando sempre di non farmi vedere da Davide.
Quando terminò di lavare i piatti, si accomodò con noi sul divano con noi.
A quel punto capitò una cosa che ai miei occhi risultò particolare.
Succedeva spesso che mi intrattenessi con loro dopo cena guardando la TV sul divano ma, mentre solitamente Marta si accomodava sul lato sinistro opposto al mio e Davide al centro, questa volta Marta prese posto tra me e Davide.
Non credo che la cosa avesse particolare significato per lei, ma per me lo aveva eccome.
Iniziai immediatamente a fantasticare pensando per un momento di trovarmi all'interno della trama di un film porno.
Immaginai Marta, annoiata dalla partita, infilare una mano sotto i suoi pantaloni attillati ed iniziare a toccarsi con delicatezza per paura di essere scoperta.
La immaginai ansimante con gli occhi chiusi mentre le sue dita aumentavano il ritmo con cui spingevano sulla sua vagina.
Accorgendosi che era impossibile non aver attirato la nostra attenzione, la immaginai togliere la mano dai pantaloni per tenderla all'altezza del cavallo dei miei e, dopo aver massaggiato dolcemente il mio pacco, slacciato lentamente la cintura e sbottonatomi i pantaloni, infilare la sua dolce mano prima nella sua bocca e poi sotto i miei boxer cominciando a masturbarmi mentre faceva lo stesso con Davide dall'altra parte del divano.
Dal sincronismo e dalla scioltezza con cui muoveva mani e braccia si capiva che doveva essere abituata a maneggiare più cazzi contemporaneamente.
La immaginai quindi scivolare sempre più giù dal divano senza lasciare la presa dai nostri membri, girarsi e prenderli in bocca a suo piacimento mentre noi le accarezzavamo la testa.
Sognavo ad occhi aperti, mi immaginavo anche che Davide mi stuzzicasse:
"Ti piace la mia ragazza?", mi chiese Davide.
"Molto", risposi io " con questi pantaloni zebrati poi...meriterebbe di essere rinchiusa in una gabbia e messa in mostra in un giardino zoologico...sarebbe l'attrazione principale del parco, gli spettatori pagherebbero fior fior di quattrini per vederla masturbarsi dietro le sbarre", aggiunsi guardando Marta succhiarmi il cazzo.
"Se mi pagassero bene poi...farei entrare a scoparsela cani e porci!", disse Davide sorridente.
Ma era solo un sogno...

Mi ridestai ahimè dai miei pensieri; il mio film porno non era ancora realmente cominciato e Marta restò seduta in mezzo a noi per tutto il primo tempo, immobile ed annoiata.

Ogni tanto mi sorrideva quando i nostri sguardi si incrociavano, ma niente di più.
Durante il secondo tempo i miei pensieri su di lei si placarono e riuscii a restare abbastanza concentrato sulla partita.
Il match terminò con una convincente vittoria dell'Italia e Davide, con la scusa di dover festeggiare la vittoria, rovesciò un altro giro di amari per tutti.
Anche Marta non si tirò indietro, sebbene non fosse abituata a bere più di un bicchiere dopo cena.
Fu quindi subito ora di tornare a casa in quanto, come detto, Davide doveva iniziare il turno di lì a breve.
Davide salutò Marta con un bacio sulla bocca; io le diedi due baci sulla guancia, scesi le scale insieme a Davide e uscimmo dal palazzo.
Ci intrattenemmo ancora un paio di minuti prima di salutarci e andare verso le rispettive auto, io per andare a casa e Davide per recarsi a lavoro.
Guidai per circa un quarto d'ora prima di accorgermi di non avere più con me il telefono cellulare. Accostai e cercai per vedere se mi fosse caduto in macchina senza però trovarlo; dovevo averlo lasciato a casa di Davide.
Tornai indietro cercando di fare prima possibile sperando che Marta non fosse già andata a dormire.
Parcheggiai sotto casa sua e citofonai
Passò circa un minuto prima che Marta rispondesse.
Mi scusai con lei al citofono e le dissi che probabilmente avevo dimenticato il cellulare di sopra.
"Sali...ti aspettavo", disse.
Mi aspettava...? pensai tra me incuriosito, ma cercai subito di ricacciare quegli strani pensieri
Il portone si aprì ed entrai.
Salii al terzo piano in ascensore, la porta di casa di Marta era leggermente aperta.
Entrai timidamente e vidi Marta appoggiata al muro.
Aveva addosso un accappatoio bianco ed ai piedi delle ciabattine trasparenti che lasciavano i suoi meravigliosi piedini in bella vista.
"Scusami tanto", dissi ancora imbarazzato per la situazione.
"Non ti preoccupare...il tuo telefono è lì", disse facendo cenno con il capo verso il tavolo della cucina.
"Non era mia intenzione disturbarti mentre facevi la doccia", dissi ancora.
"Stai tranquillo nessun disturbo...già che sei qui, ti va un altro bicchiere di amaro?", disse sorridendo.
"No ti ringrazio...devo anche guidare...scappo almeno ti lascio dormire", dissi io.
"Dai, prendilo un bicchiere...lasci bere una ragazza da sola?", disse avvicinandosi al tavolo e riempiendosi il bicchierino;
"Beh se la metti così...non sapevo che lo bevessi anche tu", risposi io.
Scostò una sedia e mi fece accomodare, mi versò da bere, si sedette davanti a me e sollevò il bicchiere per un cin-cin.
"Di solito non bevo così tanto ma faccio un'eccezione...sai stasera mi sono veramente annoiata", disse Marta prima di mandare giù un sorso di amaro.
"Lo immagino...ti capisco", le dissi
"Odio il cazzo...", disse ancora lei. Era decisamente brilla tra il vino e l'amaro che aveva bevuto durante la serata.
"Cosa?", dissi io sorridendole e guardandola fissa nei suoi occhi lucidi.
"Non mi piace il calcio", disse nuovamente mandando giù un altro sorso di amaro.
"Ah ok", dissi sorseggiando a mia volta l'amaro.
"Cosa avevi capito?", disse lei ridendo.
"Niente", dissi io imbarazzato.
"E dai...me lo puoi dire", disse ancora lei.
"Hai detto cazzo", esclamai io.
"Cosa?", disse lei fingendo di cadere dalle nuvole.
"Hai detto che non ti piace il cazzo, che lo odi", replicai
"Pfff non ho mai detto così", sbuffò lei;
"mi piace abbastanza il cazzo!"' proseguì ridendo.
Io rimasi in imbarazzo ma capii in breve tempo che non c'era ragione di esserlo e accennai a mia volta una risata;
Marta non si poteva dire ubriaca ma certamente l'alcol le aveva tolto un po di lucidità.
Ripresi ad avere nuovamente fantasie sessuali su di lei, per questo decisi che era meglio alzarsi, salutarla e andare via.
"Meglio andare va", dissi sorridendole, altrimenti...
“Altrimenti cosa?” replicò sorridendo e mi riempì nuovamente il bicchierino di amaro.
"dai l'ultimo!", mi disse.
Non potevo dire di no a quel sorriso ed ai suoi occhi, nessuno avrebbe potuto... così restai seduto a bere.
Mentre sorseggiavo l'amaro, sentii qualcosa spingere contro la mia gamba;
Marta aveva iniziato a strusciare la sua caviglia sui miei polpacci.
Abbassai lo sguardo sotto il tavolo e vidi il suo bel piedino scalzo con le unghie smaltate di colore argento.
Inutile dire che il mio cazzo, già duro per tutti i pensieri che avevo fatto tutta la sera su di lei, divenne di marmo.
Marta mi fissava negli occhi senza mai distogliere lo sguardo.
Era abbastanza chiaro quello che voleva.
Se fosse stata davvero ubriaca probabilmente me ne sarei andato ma, come ho detto, non lo era, il suo essere un po brilla le toglieva soltanto qualche freno inibitorio per permetterle di ottenere ciò voleva veramente.
Decisi di affondare il colpo e questa volta fui io a rovesciarle l'ennesimo bicchiere di amaro dopo aver bevuto il mio.
"Adesso tocca a te", le dissi.
Marta prese il bicchiere e bevve senza fare complimenti, così velocemente che il liquore le andò di traverso
Diede un colpo di tosse e una goccia di amaro le scivolò dal mento lungo il collo per poi scivolarle in mezzo al seno scomparendo sotto l'accappatoio.
"Ehi piano...", le dissi ridendo.
"Dell'alcol non si deve sprecare nemmeno una goccia", dissi ancora.
"Ah, sì?", disse Marta alzandosi in piedi e avvicinandosi a me.
"Avvicinati", mi disse ancora.
Restò quindi ferma in piedi di fronte a me.
"Dell'alcol non si deve sprecare nemmeno una goccia...dimostramelo", mi disse.
Mentre diceva queste parole con la mano destra scostò l'accappatoio lasciando intravedere il seno e con l'altra mano mi spinse la testa contro il suo petto.
Rimasi per un attimo interdetto dalla situazione e dall'odore di amaro misto bagnoschiuma della sua pelle.
Ci misi qualche secondo a capire cosa dovevo fare ma poi lo feci
Tirai fuori la lingua e la passai più volte nella riga del suo seno, poi salii lungo il mento alzandomi in piedi e quando arrivai all'altezza della bocca le diedi un bacio che durò per diversi secondi.
Quando le nostre bocche si lasciarono la guardai negli occhi e lei fece lo stesso.
Il suo sguardo lasciava trasparire tutta la voglia di sesso che aveva dentro.
Era una situazione troppo vantaggiosa per lasciarmela sfuggire, un'occasione che capita poche volte nella vita, una soddisfazione che ero deciso a prendermi.
Le accarezzai i capelli e le chiesi cosa volesse veramente da me
Avvicinò la bocca al mio orecchio.
"Voglio che me la lecchi come nessuno altro prima d'ora", disse sussurrando, poi mi poggiò una mano sulla testa e mi invitò ad abbassarmi di fronte a lei.
Mi inginocchiai senza fare resistenza alcuna
Marta divaricò leggermente le gambe, tirò su l'accappatoio e fece sparire la mia testa sotto di esso.
L'odore della sua vagina appena lavata mi fece letteralmente impazzire, mi sentivo la persona più eccitata e felice del mondo.
La sua fichetta col pelo ben curato era uno spettacolo magnifico, aveva lasciato solo una strisciolina di pelo che indicava la direzione da prendere per raggiungere il paradiso
Cominciai a strofinare il naso su di essa, poi iniziai a leccargliela senza sosta.
Portai entrambe le mani sul suo culo e la spinsi verso di me come se volessi entrare dentro di lei con tutta la testa.
Continuai a leccargliela per almeno 5 minuti, arrapato come non mai, sentendola ansimare.
Quando tolsi la testa da sotto l'accappatoio la guardai, lei mi sorrise.
"Ti va di far divertire una ragazza annoiata?", mi disse
E senza aspettare risposta si voltò piegandosi a novanta gradi, appoggiando i gomiti sul tavolo della cucina.
Mi alzai ed avvicinandomi a lei le misi entrambe le mani sul culo cominciando a palparla.
Aveva un bel sedere sodo
La palpai prima sopra l'accappatoio e poi sotto.
Le alzai quindi l'accappatoio lasciandole scoperto il sedere
Lei portò le sue mani sulle natiche e le allargò, mostrandomi il suo orifizio in tutta la sua maestosità.
Il mio cazzo spingeva così forte nei boxer da farmi quasi male
Mi slacciai lentamente i pantaloni mentre lei si sistemò un ciuffo di capelli con una mano e con l'altra continuava a tenere spalancato il culo.
Marta si risollevò in piedi voltandosi e inginocchiandosi di fronte a me.
"Lascia che ti aiuti", disse guardandomi negli occhi, "sei mio ospite", disse ancora.
Mi slacciò i bottoni dei pantaloni facendomeli scendere fino alle ginocchia, poi mi abbassò delicatamente i boxer fino a che il mio membro non le spuntò davanti al naso.
Marta lo fissò come un bambino fissa un cono gelato in una calda giornata d'estate; lo prese in mano e cominciò a segarmi piano piano tornando sorridente a fissarmi negli occhi, poi se lo mise in bocca e cominciò a succhiarlo.
Marta sapeva usare la lingua come poche ragazze sapevano fare, per abitudine o forse per dono naturale spompinava meglio di una dea.
Quando dopo diversi minuti se lo lasciò uscire di bocca si riposizionò a novanta gradi sul tavolo, e cominciò a massaggiarsi delicatamente la vagina.
Mi avvicinai a lei, le slacciai la cintura dell'accappatoio e lo sollevai, lasciandole nuovamente scoperto il culo, quindi presi in mano il membro e dopo averlo maneggiato per qualche secondo scostai la sua mano e glielo spinsi con decisione nella figa.
Un urlo di godimento uscì dalla bocca di Marta appena si sentì penetrata.
Restai immobile per un attimo poi, cominciai a muoverlo lentamente dentro di lei per poi aumentare sempre di più il ritmo.
Marta ansimava come una cagna in calore.
Continuai a fotterla a ritmo sempre più sostenuto, di tanto in tanto le tiravo qualche schiaffo deciso sulle natiche.
D'un tratto mi chiesi come avrebbe reagito se avessi provato a infilarglielo nel culo.
Mi feci coraggio, decisi di violarglielo senza chiederle il permesso
Tirai quindi fuori il membro dalla vagina e, sfruttando la lubrificazione dei suoi umori, glielo spinsi nel culo con decisione.
Marta tirò un urlo di dolore.
"Scusa, ho sbagliato buco!", dissi imbarazzato.
"Stai attento cazzo!", disse Marta sofferente.
"Scusami tanto", dissi fingendomi dispiaciuto, nascondendo invece la mia enorme soddisfazione.
"Non fa niente...", replicò "ma stai attento", aggiunse mentre cercava di riprendere fiato.
Non sapevo se prendere quel "non fa niente" come una autorizzazione a continuare nel culo, così decisi di chiederglielo.
"Posso continuare qui o preferisci di no?", le dissi accarezzandole l'ano.
"Fai piano ti prego...", disse quasi sussurrando.
Non me lo feci ripetere due volte.
Ripresi in mano il membro, mirai il suo buco del culo e glielo misi di nuovo dentro, questa volta con estrema delicatezza.
Cominciai a spingere piano per poi aumentare sempre di più il ritmo
Ogni spinta era scandita da un urlo sempre più forte.
"Aspetta!", disse lei a bassa voce tra un grido e l'altro.
Feci finta di nulla e continuai a fotterla nel culo come se non avessi affatto sentito la sua richiesta, finché non si lamentò così forte che dovetti fermarmi.
Cercò di recuperare più fiato possibile e cominciò a parlare: "vai di là in camera e guarda nel mio comodino, c'è del lubrificante".
Andai quindi in camera a cercare il lubrificante come da richiesta; mentre mi dirigevo in camera pensai al perché Marta non mi avesse detto subito di prendere il lubrificante senza aspettare che le rompessi il culo.
Probabilmente aveva così tanta voglia di farselo sfondare da non voler aspettare un minuto di più; "la prossima volta ci pensa due volte prima di fare la troia con me", pensai soddisfatto.
Tornai con il lubrificante in mano, Marta non si era mossa di un centimetro facendosi trovare ancora piegata sul tavolo.
Mi misi un po' del gel sulle mani e comincia a passarlo sull'ano già arrossato di Marta.
Lei sembrò apprezzare ed avere sollievo mentre glielo spalmavo.
Cercai di abbondare con il lubrificante con l'idea di incularla per parecchio tempo ed è quello che effettivamente feci.
Di tanto in tanto le riempivo le natiche di sonori schiaffi senza darle tregua.
Ad un certo punto iniziò a contorcersi e la sentii vibrare, stava venendo...il mio cazzo non resse all'emozione e, le scaricai tutto il mio desiderio nel culo.
Ci accasciammo a terra.
“non avrai mica finito?” mi disse con aria triste
“non mi conosci, dammi solo qualche minuto” replicai punto nell'onore di maschio
Mi spogliai, rimanendo completamente nudo, le levai l'accappatoio di dosso gettandolo per terra, la presi per mano e la condussi in camera da letto
Volevo profanare quel nido d'amore !!!
La feci inginocchiare davanti a me, mettendole una mano sulla testa e spingendola sul mio cazzo.
Marta lo prese in bocca e ricominciò a succhiarlo avidamente ripulendomi la cappella dalle tracce di sperma che ancora uscivano dal mio membro.
Le spinsi più volte la testa verso di me in modo da farcelo stare per intero nella sua bocca; per qualche secondo riuscii addirittura a metterle in bocca anche le palle
Quindi la sollevai di peso prendendola in braccio e l'appoggiai delicatamente sul soffice letto ancora in ordine
"Chissà quante cavalcate leggendarie qua sopra, vero?", le chiesi.
Marta sorrise, il suo sguardo da porca era di per sé una risposta affermativa.
Le spalancai le cosce, era meravigliosa !!!
La scopai nuovamente in diverse posizioni; alla missionario, poi facendola sdraiare su un fianco, poi a smorzacandela e per finire a pecorina.
Marta si lasciò fottere a intermittenza nella figa e in culo come una cagnolina ubbidiente.
Ormai glielo sbattevo nel culo senza farmi più scrupoli usando tutta l'energia che avevo in corpo.
Non ho idea di quante volte venne, ormai Marta aveva orgasmi multipli, sembrava una mitragliatrice degli orgasmi.
Quando ritenni di averle sufficientemente distrutto fica e culo fu il mio momento di venire nuovamente
Mi parve carino chiederle dove volesse che venissi
Mi rispose che quella notte mi era concesso fare tutto quello che desideravo.
Il mio primo pensiero fu quello di sborrarle in fica a spregio ma poi desistetti, il culo l'avevo già profanato quindi...valutai l'ipotesi di venirle sul viso
Infine decisi di venirle in bocca
La invitai a riposizionarsi in ginocchio davanti a me
Lei ubbidiva senza la minima resistenza
Riprese nuovamente il mio membro in mano e se lo infilò in bocca di Marta per un l'ultimo pompino
Le venni abbondantemente in bocca intimandole di ingoiare.
La guardai con la bocca piena di sperma e fui davvero felice dell'evoluzione che aveva avuto la serata.
Non provavo il minimo rispetto o rimorso verso Davide, che era sì un mio collega ma non potevo certo definirlo un amico.
E poi era stata Marta a provocarmi, era stata lei a volere che le cose prendessero questa piega.
Non riuscì ad ingoiare tutto, rimasi a guardare delle gocce di sperma scenderle fino al seno
Lei si ripulì la bocca con la lingua poi, le accostai il mio cazzo al suo viso per farmi ripulire completamente la cappella dalla sua lingua esperta
Andai in cucina a riprendere i miei vestiti.
Tornai in camera e mi rivestii davanti a lei
Marta restò inginocchiata a terra a guardarmi fino a che non terminai di vestirmi.
Mi chinai poi verso di lei e le diedi una carezza sul viso
"Ehi no...mi serve", replicò lei cercando invano di strapparmela di mano.
Recuperai il telefono cellulare, la feci alzare e le scattai un paio di foto completamente nuda da tenere come ricordo, le avrei custodite gelosamente
"Quando è la prossima partita?", disse quindi Marta alzandosi da terra e avviandosi verso il bagno per sistemarsi un po.
"Spero presto!", risposi io guardandole nuovamente il culo arrossato e ringraziando tra me e me non so quale Dio per avermi concesso la possibilità di sfondarglielo.
Attesi qualche minuto davanti alla porta che Marta finisse di risistemarsi un po e venisse a salutarmi; quando tornò indossava un asciugamano.
"Per colpa tua adesso devo rifare la doccia", disse.
Aprì la porta per farmi uscire, poi accertandosi che non ci fosse nessuno nei paraggi mi mise le mani intorno al collo e mi salutò con un bacio.
Stavo per chiudere le porte dell'ascensore quando sentii riaprirsi la porta e la voce di Marta; "il cellulare!", esclamò.
Portai una mano prima su una tasca e poi sull'altra; l'avevo dimenticato ancora da lei, sul comodino.
Uscii dall'ascensore e Marta mi porse il cellulare.
"Dove hai la testa?", disse sorridendo.
Presi il cellulare dalle sue mani e le sorrisi a mia volta.
"Questa volta non ho nemmeno avuto bisogno di nascondertelo per farti tornare...", aggiunse.
Mi si buttò quindi al collo per l'ennesimo ultimo bacio.
“prima di andar via devo chiederti una cosa” mi disse cambiando espressione e diventando improvvisamente seria
La guardai con aria interrogativa
“sai Davide è sterile, ed io vorrei un bambino” mi disse con voce tremolante
“vorrei che fossi tu a mettermi incinta”
“quando sarà il mio periodo fecondo vorrei che fossi tu a ...si insomma hai capito” ed arrossendo mi baciò nuovamente
L'abbracciai rassicurandola “conta su di me” le dissi
Le sorrisi prima di riprendere l'ascensore, pensando a quanto sarebbe stato bello venirle nella fica, non vedevo l'ora

to be continued...
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