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L'AMICO ALGERINO


di benves
06.02.2019    |    30.564    |    6 9.5
"Prima di cadergli tra le braccia si chiese come avesse potuto capire Abdel che per lei… la schiena era il punto più eccitante … Poi, fu tutto un..."
Mario, mio marito era un uomo dal passato burrascoso, in gioventù aveva trasgredito molto, era stato capo ultras, era entrato nel giro della droga per la quale aveva dovuto anche prostituirsi ed aveva conosciuto la galera.
Si definisce bisex e non disdegna situazioni promiscue.
Uscito di prigione conobbe Tiziana, una brava ragazza, ingenua e timida, estranea al suo giro
Grazie al suo amore decise di formarsi una famiglia, aveva pure iniziato a lavorare.
Come spesso accade però, i figli e la routine della vita di coppia resero il matrimonio benedetto ma sempre meno frizzante, e Mario sempre più spesso rimpiangeva il suo passato burrascoso e intrigante.
Per la moglie un po di sesso canonico era più che sufficiente e l’insistenza di Mario, che desiderava la trasgressione, ebbe l’effetto opposto, allontanando Tiziana che non si sentiva amata né capita. Per motivi di lavoro Mario si trovò a ospitare per qualche giorno un suo giovane collega Algerino, Abdel, con la fidanzata.
I rapporti con Tiziana non erano più tesi, la tolleranza reciproca li aveva stabilizzati ed ogni tanto, riuscivano persino a scopare senza troppe pretese.
Una sera, prima di andare a dormire, Tiziana gli riferì un episodio curioso.
Quella mattina era rientrata a casa pochi minuti dopo essere uscita per recuperare dei documenti che aveva scordato.
Aveva aperto silenziosamente la porta per non svegliare gli ospiti che, per l’etichetta, dormivano separati.
Passando davanti alla porta del salone, si era trovata di fronte a una scena inattesa.
La promessa sposa, probabilmente vergine, stava accontentando il fidanzato come poteva; gli stava tirando una sega, con mano decisa e a gran velocità.
Tiziana, guardando sul soffitto i ghirigori ambrati creati della lampada, narrava divertita la sua disavventura.
I due amanti erano proprio nel momento culminante e si erano accorti di lei troppo tardi.
Lui, in piedi, con indosso solo la maglietta bianca, indagava estasiato i seni scuri e sodi della fanciulla.
Lei gli teneva il membro con due mani e lo strattonava con forza.
Sussultando, anche per la sorpresa, e senza potersi più controllare, Abdel era venuto copiosamente saltando all’indietro e spargendo il suo succo opalino sul pavimento.
Sorpresa almeno quanto loro, Tiziana era arretrata verso l’ingresso e, senza una parola, era uscita da casa col cuore che batteva per l’emozione e l’imbarazzo.
Due giorni dopo, Abdel e la sua ragazza lasciarono la casa e l’argomento non venne mai più toccato, ma quel racconto aveva fatto provare a Mario un brivido d’eccitazione.
Il pensiero che la sua morigerata mogliettina aveva assistito ad uno spettacolo tanto morboso lo aveva divertito, e quando alla sua battuta: “Immagino la tua ira quando ti sei accorta che ti avevano sporcato il salotto buono...”, e Tiziana aveva risposto: “Abdel ha un pene molto grosso, enorme. Non avevo mai visto niente del genere”, lui si ringalluzzì, abbastanza arrapato.
Dopo un momento d’imbarazzo e di rossore, lei aggiunse: “Insomma, non che io ne abbia visti tanti, dopotutto ma sicuramente aveva dimensioni fuori dal normale !”.
Quella notte Tiziana si lasciò strapazzare dal marito più volentieri del solito, probabilmente pensando a quell'arnese.
“Attento con quel coso: lo sai che hai sconvolto mia moglie?” la battuta di Mario colpì il povero Abdel come una stilettata.
Si erano già incontrati altre volte in Consolato, a Pisa, dove Mario faceva consulenza esterna, ed erano passati due mesi da quel fatidico giorno.
Ma ora, sorpreso in bagno della ditta mentre stava facendo la pipì, Abdel arrossì come un tizzone nonostante il colorito olivastro.
Mentre arrancava per recuperare il suo pisello, completamente indifeso, restò muto, non sapendo cosa rispondere.
Mario sorrideva bonario, più divertito che arrabbiato, ed al tentativo di Abdel di farfugliare delle scuse, reagì mettendogli la mano sulla spalla.
“Va bene così, non c'è niente di male, anzi, ti devo ringraziare.”
Abdel, giovane ed inesperto, non diede segno di aver capito il messaggio e Mario lo incalzò.
“Dai, amico mio, lavati le mani; ti porto in un posticino che conosco solo io.”
“Ecco: verdure fritte, Cecina e un po’ di Pallette” annunciò allegro Mario rientrando con un grosso cartoccio tra le mani.
“Abdel, non ti puoi tirare indietro: quasi tutto rigorosamente vegetariano, non hai scusanti!”
Aveva organizzato tutto in fretta e furia, ottenendo anche un permesso dal capo per far avere a lui ed Abdel il pomeriggio libero, del resto Mario era l'umo di fiducia della ditta ed un favore non gli si poteva certo negare.
Quel giorno Mario decise anche di portare a casa sua a cena Abdel
L'avvisò qualche ora prima, Tiziana rimase perplessa ma non poté contestare la richiesta del marito.
Nella grande cucina, però, l’atmosfera era fredda: Abdel e Tiziana erano impacciati.
Dopo un paio d’ore, con l’aiuto del cibo e di qualche sorso di ottima birra che Abdel si convinse ad assaggiare, il clima si fece più caldo.
I due iniziarono a scambiarsi sguardi d'intesa ma nulla di più, Mario avrebbe desiderato trasgredire, tornare ai fasti di un tempo ma, non ci fu verso di far sciogliere la moglie quindi, desistette.
Forse Abdel si sarebbe fatto avanti se solo Tiziana avesse dimostrato di apprezzare.
Dopo quella volta s’incontrarono ancora, e poi arrivò improvviso l’invito al party del Consolato.
Mario e Tiziana non potevano mancare a quella serata di gala, ne valeva la reputazione di Mario e poi, certi clienti vanno accontentati.
Tiziana era una gran bella donna, e quella sera per l'occasione, sapendo che era in gioco la carriera del marito, indossava un abito attillato.
Dallo spacco s’intravedevano le calze nere con la riga, in contrasto con le scarpe color crema.
Mario fece di tutto per metterla a suo agio e la lasciò sola con Abdel nell’ampio giardino addobbato e illuminato.
Quando sedettero su una panchina, la vicinanza di Tiziana, suscitò in Abdel una sensazione di calore al basso ventre; dopotutto la sua ragazza se n’era andata da mesi e il seme di Allah non va sprecato.
Tiziana, sempre imbarazzata, non riusciva a rompere il ghiaccio, la scena della nudità di Abdel le si ripresentava ripetutamente sotto gli occhi.
Non poteva dimenticare l’immagine del grosso pene scuro eretto come un bastone; quella visione la perseguitava provocandole reazioni contrastanti.
Alla fine, si ritrovarono in tre sulla panchina nella penombra, col sorbetto al limone che Mario aveva corroborato grazie a una buona dose di Gin.
Abdel, non era stupido ma non capiva dove Mario volesse andare a parare ma, l’attrazione per Tiziana lo convinse ad accettare quel gioco.
Al sorbetto erano seguite alcune coppe di champagne che avevano surriscaldato anche la fedele Tiziana; si accorse di stringere le gambe per una sensazione umida che non si placava.
Il ragazzo si alzò per avere la coppia di fronte, nessuno sforzo riusciva a distoglierlo dal fascino di quelle cosce fasciate dalle calze nere.
Mario chiacchierava e faceva finta di nulla, ogni tanto scambiava effusioni con Tiziana che non si scherniva per non metterlo in imbarazzo.
Distrattamente Mario le carezzava i capelli poi, fingendosi infervorato dal discorso, le poggiava la mano sulla coscia, carezzandola senza pudore e godendosi visibilmente il piacere della seta pura sulla carne tenera.
La mano di Mario arrivò a far beare Abdel delle forme della moglie, a fargli ammirare quelle cosce tornite, sperava di eccitare Tiziana fino al punto di accettare di farsi toccare anche da Abdel ma, inutilmente, Tiziana era irremovibile; almeno all'apparenza.
Tiziana rimase scossa da quella strana serata e, nei giorni seguenti, a mente fredda, pensò di aver intuito i desideri pazzi del marito: un ménage à trois.
Una delle fisse di Mario, una trasgressione erotica provata in gioventù.
Tiziana era una donna metodica, una madre attenta e premurosa; non poteva trasformarsi la notte e divenire una porca gaudente nell’intimità solo per far piacere a Mario.
Forse avrebbe ceduto, non sapeva quando ma, se avesse ceduto l'avrebbe fatto quando anche lei ne fosse stata convinta.
La sua quotidianità, la sua osservanza quasi clericale, la sua repulsione verso il sesso facevano sì tollerasse i rapporti non procreativi con suo marito Mario ma, anche il sesso orale era un lusso raro da concedere così quanto l’accettare di essere profanata contro natura.
La sodomia, che mandava il marito in estasi, era per lei quasi del tutto intollerabile, figuriamoci il farsi possedere da un estraneo, ed ancor di più in presenza del marito. Tutto ciò era contrario alla religione nella quale credeva, era contrario al suo modo di pensare, al suo essere cattolica convinta !
Si godeva i racconti del passato trasgressivo suo sposo nel momento dell’amplesso, li subiva eccitandosi senza controllo ma tra il dire e il fare…
Forse aveva sbagliato a raccontargli di quella stupida avventura, ora il marito era carico di aspettative e certamente avrebbe voluto vederla fare sesso con quel giovane tanto dotato.
Maledetto il giorno in cui aveva visto Abdel nudo! Maledetto il giorno in cui l'aveva detto al marito!
Era stata ingenua, si era fidata del fatto che Mario la comprendesse invece... adesso lui la incalzava con la speranza di portare a termine il suo progetto perverso.
Mario sognava di farle assumere tutte le posizioni più sconce e gliele suggeriva di notte, facendola rabbrividire mentre godeva.
Tiziana viveva il contrasto interno, dava la colpa a satana che voleva metterla alla prova.
Spesso Tiziana si recava a confessarsi, per avere la forza di non cedere alle tentazioni, non cedere a quel tarlo che era dentro di lei e che voleva scalfire le sue convinzioni.
Mario, spinto dal suo subconscio eccitato e peccaminoso, puntava sul suo desiderio di farle assaggiare il membro di Abdel in tutti gli anfratti che il suo corpo, prosperoso e femminile, nascondeva.
Non capiva che, piuttosto che prenderlo davanti a lui, a suo marito, Tiziana avrebbe preferito sprofondare nell’abisso.
Abdel era musulmano e circonciso ma la convivenza con gli infedeli aveva molto ammorbidito le sue regole morali; non si rammaricava dei pruriti e delle erezioni che gli provocava la moglie di Mario.
Pensava spesso a lei, dopo il ricevimento in ambasciata si era addirittura masturbato ricordando le sue gambe scoperte, le carezze di Mario ben oltre l’orlo della calza scura, quelle cosce invitanti.
Abdel aveva visto le sottilissime mutandine color carne: forse era la sua immaginazione, però era convinto che, tra le cosce socchiuse, una macchiolina umida tracciasse il centro della sua natura di donna.
Per quanto si sforzasse di cancellare tutto Abdel, non ci riusciva, il ricordo ed il desiderio lo tormentavano.
Attribuì lo strano comportamento di Mario e Tiziana all’euforia di una serata pazza, e si rassegnò, concentrandosi sul suo prossimo matrimonio.
Invece Mario, una mattina, lo seguì nei bagni della ditta e parlò senza mezzi termini, lasciandolo sconvolto, senza parole.
Per definire meglio la sua proposta, lo invitò a raggiungerlo nel suo piccolo ufficio.
Mentre delineava il suo piano, Mario lasciò scorrere sul pc immagini incredibili della bella Tiziana, alcune di quando era più giovane, altre recenti.
Forte della sua attrezzatura nel campo della sicurezza, l’aveva filmata in momenti intimi, persino durante le sue masturbazioni segrete.
Abdel suo malgrado si eccitò, Mario era dichiaratamente bisex, ed in passato si era prostituito per procurarsi la droga così, non fu difficile fare quello che si stava apprestando a mettere in atto, voleva verificare se Tiziana avesse detto la verità.
Mario, senza vergogna e con molta dimestichezza, gli sbottonò la patta e gli prese in mano il batacchio.
Abdel non ebbe il tempo di ribellarsi, perché l’eccitazione vinse la sua ritrosia e si arrese a quella situazione clandestina e arrapante.
“Ha ragione Tiziana, è enorme” esclamò sorpreso, soppesandoglielo sul palmo
Mario ci mise poco a inginocchiarsi e a prendergli in bocca, con grande sapienza, l’asta gonfia e tesa.
Lo lavorò per pochi minuti fino a fargli spargere il seme caldo e copioso che, non venne sprecato ma bevuto meticolosamente, con estremo gusto.
Dopo quella volta, Mario cominciò ad insistere con Abdel, invitandolo a casa sempre più spesso.
Tiziana si ritrovava troppo spesso Abdel per casa e la cosa cominciava a irritarla: niente capita a caso pensava!
Suo marito era un brav’uomo, ma quando si toccava l’argomento trasgressione, diventava un lupo in cerca di preda. Forse aveva perso il vizio della droga ma, non si perde mai quella che è la nostra vera natura e, per Tiziana era dura da ammettere ma, Mario, suo marito era e restava un gran porco !

Ma lei, per contro era ben decisa a non cedere, non abbassava la guardia, la sua fede era reale e convinta.
Eppure, nonostante il suo sesto senso in allarme, la situazione sembrava tranquilla: niente di ciò che temeva si era verificato.
Abdel rientrava spesso con Mario, a volte cenavano insieme; qualche pomeriggio festivo seguivano le partite e l’Algerino, invece di attentare alla sua virtù, si comportava in maniera del tutto innocua. Mario si godeva quell’amicizia evitando accuratamente qualsiasi allusione. Giocavano al gatto ed al topo ? Quei due tramavano alle sue spalle?
Tiziana si tranquillizzò, forse nessuno voleva trascinarla nella perdizione ed Abdel si era dimostrato un ottimo amico: fedele, delizioso e affascinante. Finché si fosse limitato a guardarla, anche con occhi maliziosi ed ammiccanti, non c'era nulla di male pensava.
Lei però non abbassava del tutto la guardia: possibile che suo marito, porcello per natura, non tentasse trabocchetti? Non tendeva imboscate, nonostante che, per casa girasse un ragazzo con un coso di ventisei centimetri tra le gambe.
Sembrava incredibile, eppure…
Una sera di settembre l’allarme squillò nella sua testa.
Era sabato, Mario aveva fatto di tutto per liberarsi delle figliole.
L’immancabile Abdel era invitato a cena e, stavolta, suo marito aveva fatto le cose con stile: stuzzichini, candele, musica soft. “Sembra che aspetti una donna, invece del tuo amichetto” disse per stuzzicarlo, ma lui rispose con estrema innocenza “Non capisco! Oggi è il suo compleanno. Sai, sono due anni che non torna a casa. È solo, qui.”
Tiziana, presa in contropiede, si commosse ed un po si vergognò per la sua malafede.
Era il compleanno di Abdel, dunque era giusto festeggiarlo come si deve pensò
Ma la serata era lunga ed altre cose dovevano accadere.
Quando Abdel arrivò, Tiziana cadde nel solito leggero imbarazzo, la serata si svolse senza intoppi né esagerazioni.
Mario si comportò benissimo ed anche se diede l’impressione di aver ecceduto col vino, non si lasciò andare a battute pesanti e non mise a disagio la moglie.
L’Algerino apprezzò particolarmente il couscous con carne di pollo e verdure, lo mangiò con le mani alla maniera del suo paese.
Dal freezer venne fuori una torta gelato adornata con datteri freschi, un dolce tipico della città di Abdel, accompagnata da un ottimo vino, fresco e frizzante.
Subito dopo, Mario sparò il colpo.
Uno solo, subdolo, assassino.
Poche, imprevedibili, parole.
“Caspita, adesso ho davvero bisogno di camminare un po”
Un sorriso ingenuo gli si disegnò sul volto, un ammiccamento verso l'amico che non fu notato da Tiziana, troppo intenta a sparecchiare la tavola.
“Non vi preoccupate, ma se vado a letto così, mi viene un infarto.”
E rapidamente sgusciò via, giusto il tempo di prendere un giubbotto e poi si perse nel buio del vialetto.

Per Tiziana l’atmosfera si fece improvvisamente pesante e carica d’imbarazzo.
La sorpresa per l’uscita di Mario aveva placato l’ebbrezza, ma il suo animo restava allegretto e leggermente eccitato.
Abdel aveva bevuto poco, l’alcol gli era proibito.
Il vino frizzante lo aveva reso solo euforico, giusto per superare le sue inibizioni e tentare di mettere in pratica i suggerimenti di Mario.
“Così siamo rimasti soli” disse Abdel, non trovando di meglio.
Si erano alzati in piedi, Tiziana era sulla porta del salone, proprio la stanza, dove tutto aveva avuto inizio.
Lui provò a farsi più vicino, ora si guardavano negli occhi e la casta Tiziana iniziò a non sentirsi più tanto sicura di sé.
“Sai” continuò il giovane, “da quella volta che mi hai visto, non faccio che pensare a te, ricordo l’imbarazzo nei tuoi occhi e la paura, in questi mesi, si è trasformata in desiderio”.
Tiziana in quel momento provò paura e desiderio, non voleva ferire il ragazzo ma aveva paura, paura di perdere il controllo di se, di perdere le sue convizioni.
Così preferì sedersi, allontanandosi un po da Abdel.
In quel momento ad Abdel non sembrava più importante quello che gli aveva raccontato Mario, aveva deciso di aprirle onestamente il suo cuore a quella donna.
“Vedi, prima mi vergognavo, poi ho iniziato a sognare che tu mi sorprendessi di nuovo nella stessa situazione, per ritrovare lo sguardo innocente ma voglioso che ho intravisto quella strana mattina.”
“Ma che dici?” replicò lei mentre Abdel le si avvicinava.
Tiziana non aveva mai provato un’attrazione così intrigante, così viscerale.
Lui era così giovane…
“Lo sai che sono sposata, tu sei un caro amico…” Tiziana provò a giocarsi le sue ultime chance per non cedere, giocando sui sensi di colpa di lui, dato che lei li stava perdendo
Abdel ignorò le sue parole, fece un altro passo verso di lei, non trovava pace.
“Volevo capire, volevo sapere dalla tua bocca che effetto ti ho fatto, se pure tu hai provato desiderio” ...Abdel stava facendo la parte del ragazzo sincero ed ingenuo
Ma le parole non occorrevano più, gli occhi di Tiziana dicevano ciò che il suo comportamento non voleva dare ad intendere, ciò che forse il suo subconscio non voleva accettare
Abdel decise di servirsi dei consigli perversi di Mario, aveva solo un obiettivo: abbracciare Tiziana e stringerla al petto.
Fece un altro passo verso di lei
Tiziana si alzò di scatto, voleva scappare, voleva uscire da quella situazione imbarazzante, rifugiarsi in bagno, chiudersi a chiave ed aspettare che Mario tornasse ma...il suo corpo non rispondeva ai comandi, rimase lì in piedi, immobile, aspettando il suo aguzzino
Abdel si fece coraggio, si mise al suo fianco come un fidanzatino, poi le pose delicatamente la mano sulla nuca, in un gesto del tutto innocente.
Tiziana, per un attimo, s’irrigidì.
Quando le dita di Abdel iniziarono a scendere lungo la sua schiena, perse il controllo.

Prima di cadergli tra le braccia si chiese come avesse potuto capire Abdel che per lei… la schiena era il punto più eccitante …
Poi, fu tutto un intrecciarsi di lingue e dita che cercavano la pelle sotto la stoffa leggera.
Gesti semplici eppure desiderati da mesi; ognuno voleva indagare il corpo dell’altro, una curiosità non appagata che si era trasformata in vera libidine.
Tiziana sentì un calore che non provava da tempo e un trasporto irrinunciabile verso il giovane dalla pelle olivastra.
Attratta dalla bocca carnosa e dai denti bianchi si lasciò baciare e accettò la sua lingua come una ragazza al ballo della scuola.
Le sembrava di sognare, non si sentiva così ragazza da tanti anni, ma si sentì venir meno quando, con le mani s’impadronì del tubo scuro e caldo di Abdel.
Lui lo aveva già tirato fuori, forse perché costretto nei pantaloni chiari, e adesso il cazzo sciabolava libero fuori dalla patta.
Senza pensarci si trovò in ginocchio davanti a quel totem a fare quello per cui aveva repulsione, prenderlo in bocca e fargli un pompino
Le mani del giovane sulla sua testa assecondavano i movimenti e davano il ritmo alla sua inesperta performace.
Quando poi il giovane la prese in braccio così, con il membro di fuori, per accompagnarla in camera da letto, anziché fare opposizione, si eccitò nel solo breve tragitto.
Quando fu posata sul letto e privata di tutti gli indumenti, si accorse di essere già abbondantemente bagnata dal desiderio.
Quel giovane ora era sul suo talamo nuziale, davanti a lei che a cosce spalancate offriva il suo essere donna a quell'avventore che, sicuramente l'avrebbe portata prima in paradiso e poi condotta negli inferi.
La penetrazione fu lenta, sentì le carni del suo sesso avvolgere quell'arnese, godere fino in fondo da quel pezzo di carne
Non ha idea di quanto è durato ma, sa solo di essere venuta una infinità di volte, di non aver voluto cambiare posizione, di aver accettato il suo destino senza però concedere altro.
Tiziana, quella notte conobbe il desiderio sfrenato, la voglia matta.
Quel giovane giocò con i suoi prosperosi seni, violò i suoi capezzoli ed infine...un sussulto la portò definitivamente in paradiso...Abdel scaricò in lei tutto il suo essere, procurandole urla di piacere
Tiziana a quel punto temeva che, come capitava col marito, tutto fosse finito invece...il suo giovane amante non era soddisfatto.
In pochissimo era già nuovamente pieno di desiderio e lei ne fu al contempo felice e preoccupata poiché aveva letto da qualche parte che, la seconda chance, quando c'era sarebbe stata più lunga.
Lei si lasciò andare.
Era decisa a fare tutto per il suo giovane amante, felice di farlo felice
Si prodigò nuovamente per prendergli meglio l’enorme pene tra le labbra
Si accorse di desiderare che la infilzasse in ogni posizione, specialmente da dietro, e rimase stupita di quei pensieri che fino a poco prima avrebbe definito immondi e peccaminosi

Quando ritenne che l'enorme oggetto di desiderio fosse nuovamente pronto al punto giusto, fece stendere Abdel
Quel palo era troppo invitante, fece emergere la sua natura animalesca sedata per troppo, troppo tempo e... trovò il coraggio di sederglisi a cavalcioni
Si fece impalare lentamente, godendosi ogni centimetro
La sua intimità le mandava impulsi inauditi, paradisiaci fino a quando, si accorse di averlo accolto tutto il lei
Ne sentiva la presenza fin nella pancia e provava il forte desiderio di tenerselo dentro per sempre.
Mentre lo cavalcava come un amazzone, maturò in lei un desiderio ancora più sopito, malsano come lo definiva talvolta...essere penetrata dietro !
Con sommo dispiacere si alzò da quell'oggetto di piacere, recandosi in bagno senza proferir parola
Abdel rimase deluso ma...in breve si rese conto di ciò che l'aspettava
Tiziana era andata in bagno a cercare il sistema migliore e l’olio più delicato per permettere a quella colonna di carne di avere ragione persino del suo culetto poco esercitato.
Rimontò sul letto e si pose china col culetto in bella mostra, allargando oscenamente le natiche, attendeva la sua dolcissima punizione.
Era davvero un sacrificio estremo, e sicuramente sarebbe restata indolenzita per alcuni giorni pensò mentre lui prendeva posizione dietro di lei ma, la passione superava il buonsenso.
Lui arrivò infoiato di quell'inaspettato tanto gradito dono e la penetrò come un treno
Quando fù in lei, sembrava che quell'arnese non finisse mai, la stava sconquassando nel profondo.
A quel giovane amante stava concedendo tutta la sua essenza, il suo essere donna, il suo essere animalesco.
Volle toccarlo allungando la mano dietro di lei e, quando con le dita s’ispezionò, e scoprì di averlo dentro fino alla radice, si sentì pervadere da una specie di euforia: trionfò come un’atleta che vince un torneo.
Tiziana non contò gli orgasmi che ebbe, erano troppi e la mancanza di lucidità non glielo permise.
Si risvegliò dal suo torpore quando senti Abdel contrarsi, afferrarla più forte per i fianchi e finalmente scaricare la sua essenza nel suo sfintere
I due si accasciarono esausti, lei le carezzava l'oggetto di piacere ormai accasciato come un guerriero che ha dato tutto sul campo di battaglia.

Mario tornò quando Abdel era già andato via, forse aveva atteso fuori dal portone, forse si erano parlati, quello Tiziana non lo avrebbe mai saputo.

Da quel giorno Tiziana non rivide più Abdel, seppe da Mario che era ritornato al suo paese e Tiziana ridiventò la moglie fedele e controllata di sempre
Aveva solo una certezza, che lui era andato via portandosi dietro i ricordi di quella sera di follia, e ciò la fece vivere in un continuo stato di desiderio carnale, nella speranza di un suo ritorno.
Tiziana restò con quell’unico neo nella sua vita, quel peccato della moglie fedele, grazie all’animo perverso e assetato di un marito insaziabile che creò quell’equilibrio instabile, quell’incertezza costante che, forse è l’unica architettura capace di sostenere e ravvivare il desiderio in un matrimonio in bilico ormai da trent’anni.
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