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io la mia ragazza e mio cugino in grecia


di benves
29.04.2017    |    36.697    |    7 9.7
"Si toccava i fianchi e poi prese le mie mani e se le mise sulle tette..."
Sono Franco e voglio raccontarvi della mia fidanzata Elena.
Eravamo due fidanzati modello.
La mia lei una vera pudica dentro e verginella fuori.
La sua situazione familiare volle che crescesse con i soliti pregiudizi che la donna deve indossare vestiti canonici e che è da svergognate far vedere uno strappo dei jeans.
La madre, quando uscivamo faceva sempre delle storie per quei fottutissimi jeans.
Io spesso rimanevo a dormire da lei perché i nostri paesi sono lontani.
Il padre di lei era mancato anni addietro.
L’ andazzo di quella famiglia ridotta a due unità era il più rispettabile possibile.
Facevamo l’ amore nella sala che si trova lontana dalla camera della madre.
Era sempre così attenta a non fare rumore che finii per rimpiangere la fidanzata precedente che godeva con una melodiosa voce di sesso.
La mia ossessione era di trasformarla in troia.
Mi piaceva l’ idea di vederla troia.
Appena accennava ad esserlo io sentivo di amarla di più.
Ma quando rinnegava quello spirito di vita avvicinandosi agli schemi della madre immacolata, automaticamente io mi allontanavo.
Era bella! Cavolo se era bella.
Aveva una pelle olivastra che d’estate sembrava oro scuro.
Le sopracciglia arcuate e degli immensi occhi verdi.
Non era molto alta ma aveva due tettine favolose, era proporzionata a tal punto che passando spesso i ragazzi si giravano. Le tettine non erano grandi, erano perfette, a coppa di champagne, e quando si eccitava i capezzolini ergevano prepotentemente, facendomi eccitare solo a guardarli.

Da tempo avevo scoperto la sua vera natura, perché nella nostra intesa erotica venivano fuori le nostre fantasie.
Io le proponevo di essere posseduta da vari uomini tutti assieme e lei aumentava i mugolii e gli spasmi mentre i nostri corpi si sbattevano.
La trattavo da troia mentre la scopavo, a lei piaceva, e si esaltava quando le descrivevo l’eventualità che qualcuno intervenisse.
Certe cose si capiscono proprio dai segnali che il sesso regala.
Con altre donne ho provato ad avere la stessa intesa, ma producevo frustrazione e paura, per cui se facciamo il totale scopriamo che la vera natura di una donna viene fuori anche solo descrivendo le situazioni piccanti.
Una fantasia ricorrente era quella di un secondo uomo.
La gang bang (più maschi) era accettata parimenti, ma concentrarsi sulle persone reali che evocavo come terzi la eccitava di più.
A volte scherzavo dicendole che avevo voglia di regalarle un vibratore, e lei come per contrastare il clima monastico della sua casa mi rispondeva che era meglio un cazzo vero.
Per cui mi autorizzava a freddo, a proporre cose nuove nelle fasi sessuali.
Ripeto il nostro paese in provincia non ci permette di esprimere appieno tutto, ma questa storia mi ha segnato profondamente, e voglio scriverla.
In paese venne a trovarci mio cugino Michele.
Era tanto che non lo vedevamo in paese, dopo essersi diplomato Isef era andato a Milano in cerca di fortuna.
A Milano aveva trovato lavoro in una palestra dove faceva l'insegnante di body building.
Iniziammo da subito ad avere un’ intesa particolare.
Lui mi confessò più volte di essere felice e di avere una ragazza troia.
Ella, uguale alla madre rispettiva, nello spirito e nel corpo, era carinissima.
Bionda con gli occhi azzurri, un visetto da madonnina ma troia fino in fondo nell’anima.
Quando io dico troia ad una donna intendo farle un complimento.
Mi diceva che nelle sue fantasie c’ era di farla scopare da uno sconosciuto, e di poterla spiare addirittura senza che lei lo sapesse.
Ma era fedele, e non voleva farlo.
Gli domandai se lui glielo avesse proposto, mi rispose affermativamente, ma era ancora giovane ed insicura.
Credeva di essere l’unica così trasgressiva.
Certo che a quell’età, diciannove anni quasi venti, non si conosce il mondo ed ancor meglio non si conosce la nuova diffusione della libertà sessuale e dell’ esibizionismo.
Ma andiamo per gradi.
Mio cugino era venuto a trovarmi, ovviamente passava tutto il suo tempo con noi, tanto che era difficile trovare un attimo di intimità.
La mia lei ha un appartamento nel mio paese.
Quindi sfidando tutto e tutti io spesso mi fermavo a dormire da lei lasciando mio cugino a casa.
Le nostre notti erano infuocate dalla fantasia di fare un triangolo.
Io le ripetevo dei nomi di ragazzi che conoscevamo e che le facevano la corte e lei si eccitava al pensiero di essere posseduta da loro.
“Senti le sue mani sulle tette mentre io ti fotto …”
“Adesso mentre me lo succhi immagina che lui ti tocchi la fica e ti lecchi quelle meravigliose tette da troia …..”
“Siiii sono la tua troia e voglio scopare con due cazzi ….”
E la scenetta proseguiva tutte le sere.
Una sera le chiesi se poteva uscire nuda sotto il vestito.
Aveva una gonna leggerissima molto lunga ma di quelle simili ai “Pareo”, cioè con uno spacco laterale.
Non si vedeva nulla certo ma lei nella sua vecchia castità si sarebbe sentita peccatrice, quindi era tanto.
Sarebbe bastato staccarle il laccetto che faceva la fasciatura di quel pareo alla vita per averla al naturale.
Mi piaceva l’idea di saperla nuda mentre tutti la credevano imbustata.
Le si vedevano i capezzoli dal corpetto celeste, ed anche per quello si sentiva nuda.
Non era abituata.
Quel poco tempo che mio cugino stette in paese parlammo molto.
Ipotizzammo anche di passare l'estate assieme, l'idea era di andare in Grecia, la crisi economica faceva sì che fosse abbordabile come prezzi e la bellezza del luogo era tale da non lasciarsi scappare l'occasione low cost.
Proposi la cosa ad Elena, da prima (non so se fece finta o meno) parve scocciata di condividere le vacanze con mio cugino poi, improvvisamente, cambiò atteggiamento.
Solo dopo capìì il perché, il suo interesse verso di lui era aumentato e la mia proposta costante di vederla condivisa con un altro uomo stava fermentando in lei.
La palestra di mio cugino gli diede le ferie a luglio, io ed Elena ci organizzammo per avere libero lo stesso periodo.
Partimmo per AntiPaxos i primi giorni di luglio.

Il viaggio in nave fu un po fastidioso, ma a parte quello tutto bene.

Per risparmiare prenotammo un appartamentino in modo da risparmiare sul vitto e non essere sempre costretti ad andare a spendere per mangiare.

Non so se siete mai stati a Patos, beh, se Patos in un giorno la giri in motorino, AntiPaxos in un giorno la giri a piedi.

In più la cosa sconvolgente che in quel periodo non ci sono turisti.

Le cose da fare lì non sono molte, relax e mare, senza necessità di essere vestiti bene od altro, passi le giornate in ciabatte e costume.

Mentre passeggiava io presi sottobraccio mio cugino e gli proposi un piano.
Lui aveva un debole per la mia donna, me lo aveva confessato.
Anche io a mia volta gli confessai di aver voglia di vederla condivisa con un altro, e se l'altro è mio cugino tanto meglio.
Volevo mettere in pratica quello che era la mia fantasie.
Lui mostrò subito interesse ma, temeva che lei rifiutasse.
“Facciamo una prova no?”
“Io proporrò di andarcene a letto, tu farai finta di andartene a fare un giro e ti apposti nelle vicinanze”.
“Tu ti introdurrai dentro quando te lo dirò io”.
“Attenderai fino a quando non capirai, sarò io a chiamarti …….. poi quello che succederà, nel bene o nel male sarà a tua volta offerto a me, tuo cugino e vecchio amico ….. ok???”
Mi guardò con un sorrisetto a mezza bocca.
Non si oppose ma non seppe dire nemmeno di si.
Comunque quando ce ne andammo via lui si allontanò ed io e la mia lei ci incamminammo per il vicolo dove c’era l’ appartamento
Si mise fuori della porta della casa.
Dopo poco entrò e si sedette fuori della porta della nostra camera, in silenzio, da dove si sentivano tutti i rumori.
Lei indossava una vestaglietta di cotone.
Era stupenda: senza reggiseno e senza mutandine ma quella vestaglietta di cotone risaltava la sua pelle.
Le tettine mantenevano uno stato di indurimento che non sarebbe mai servito il reggiseno.
Le cosce leggermente abbronzate finivano dentro quel bianco della vestaglia, risaltando e invitando ad avvicinarsi alla porta del paradiso o dell'inferno.
Il fatto che baciarla e stringerla potesse muovere quella vestaglietta corta scoprendo inavvertitamente le sue forme mi eccitava.
Mi eccitava baciarla ed allo stesso tempo guardarci allo specchio.
Mi sentivo in un film.
Mentre la stringevo accarezzavo il cotone al di sotto del quale avrei dovuto sentire qualcosa ma invece sentivo la sua forma incontaminata.
Se le stringevo i fianchi, il gonnellino da notte si arcuava mostrando la parte bassa del suo sedere. La presi da dietro, mordicchiandole l’orecchio ed il collo adesso scoprivo a tratti la sua fichetta depilata guardando la scena allo specchio davanti a noi.
Anche lei si guardava allo specchio, e nel profondo dei suoi occhi e dalla sua espressione lessi il fatto che fosse realmente troia: come mi piaceva a me.
Accennavamo una danza sensuale e lei si toccava i fianchi sulle mie mani accompagnandomele sul gonnellino facendomi gustare la peluria e la morbida fica sotto di esso.
Le toccavo le tette sul cotone, e le si scopriva la fica.
Era uno spettacolo sensualissimo. Peccato che non fosse un’abbronzatura integrale.
Sapevo che da qualche parte mio cugino stava spiando.
Non me l’ ha mai detto, ma sicuramente lo fece, io l’ avrei fatto.
Poi si voltò verso di me e si abbassò prendendomelo in bocca.
Ora io ero di fronte allo specchio.
Se abbassavo gli occhi vedevo il suo labbro superiore che si gustava il mio cazzo superduro dall’emozione, se alzavo lo sguardo verso lo specchio vedevo me, le mie spalle e le sue spalle.
Si era accovacciata sulle ginocchia per cui dallo specchio si vedeva spuntare il culetto dal
vestitino da notte bianco.
Poi si alzò, e come di consueto volle che gliela leccassi.
Ma non era uguale.
C’ era qualcuno là con noi!
E poi quel vestitino, non l’ avevo mai leccata senza denudarla.
Io mi sdraiai di schiena, e lei si pose sulla mia bocca.
Il vestitino mi accarezzava la fronte mentre lei assecondava con brevi e lenti movimenti del bacino, la mia lingua sul grilletto.
Si toccava i fianchi e poi prese le mie mani e se le mise sulle tette.
La sdraiai sul letto e la devastai con la mia bocca.
La percorsi tutta e le succhiai a lungo le tette.
Era eccitata e gemeva.
Le stringevo forte le chiappe mentre ci rotolavamo sul letto.
Poi la scopai forte senza mai scendere, poi iniziai con le solite fantasie orali: “Cosa vorresti che ti facessi …..?”
“Scopami dai ….. ti prego fottimi …..”
“Cosa vorresti?”
“Vorrei un altro cazzo, vorrei succhiare un altro cazzo mentre tu mi sbatti ….”
Allora mi misi di schiena, e lei scese dal letto per farmi un bocchino.
Vidi mio cugino pronto sulla porta, meno male che ancora non era entrato.
Mentre lei me lo succhiava era a pecorina col culo verso mio cugino.
Lui aveva un asta che gli scoppiava nelle mutande.
Dopotutto, mi dissi, è solo uno sfregamento di carne, non lascia nessuna ferita.
Non lascia nessuna ferita se fatto con la consapevolezza che il cuore non deve essere toccato.
Un gioco e basta, senza proseguo.
Mio cugino mai avrebbe pensato di farmi un torto, visto il regalo che stavo per fargli.
Le toccavo le cosce mentre mi succhiava il cazzo e dietro c’ era lui.
La fioca luce della lampada nascosta alla bisogna illuminava le gambe scure della mia coriacea troia.
Erano divaricate.
Io alzavo la gonna e mostravo la fica al vuoto, e mio cugino si toccò.
Poi le dissi: ” Immagina che ci fosse qui Michele (mio cugino) … ”
Elena fece un cenno col capo e il suo torace prese ad ansimare con un ritmo più alto, soffocato dalla presenza del mio cazzo in bocca.
“Pensa che bello se ci fosse mio cugino dietro di te …… e che ti si avvicinasse toccandoti la fica mentre mi succhi il cazzo …… ”
Era allo spasimo. ” Giura di non voltarti e di immaginare intensamente mio cugino ….”
Ansimava come non mai.
Ma fece cenno col capo quasi sapesse.
A quelle parole Michele fece il primo passo, e si avvicinò toccando le cosce e le chiappe a Elena. Fece un sobbalzo sgranando gli occhi e guardandomi intensamente.
Io le accarezzai il viso e le feci un sorriso con dolcezza.
Anche lui era in gamba, la accarezzava soltanto.
Poi lei guardò nel vuoto per ascoltare le sensazioni di un altro sulla pelle.
Le accarezzai le spalle ed il collo.
Lui scese sotto le ascelle ed arrivò alle tette.
Le sue tette, meta ambita da moltissimi, se le palpava quasi fossero le uniche cose che cercasse.
A lei piaceva, ma ancora non aveva allontanato la tensione.
Poi si addolcì, socchiuse gli occhi alle sue sempre più pressanti mani, e si riprese in bocca il randello che aveva poc’ anzi abbandonato.
Michele si tirò fuori il cazzo, appoggiandolo fra le chiappe di lei.
Poi mi guardò come se cercasse un consenso nei miei occhi.
La prese per i fianchi e gli strusciava l’ asta fra le mele.
D’ un tratto lei si alzò, prese le due verghe in mano.
Le maneggiò come se fosse incerta sul da farsi.
Si voltò verso Michele, si sedette su di me infilandosi nella fica il mio randello, toccò i fianchi nudi del ragazzo, mentre io vedevo dallo specchio la scena dal davanti.
Lei mi voltava le spalle.
Dolcemente si allontanò per togliersi definitivamente il vestitino.
Poi lo accarezzò sui fianchi.
La sua asta puntava dritto in faccia alla mia lei, e dallo specchio scorsi un suo sguardo da puttana rivolto a lui, ed un sorrisetto da troia prima di infilarsi senza toccarlo il cazzo in bocca coprendolo fino alla base.
Se lo avvicinava ed allontanava dal viso toccandogli i fianchi con quelle mani affusolate e quelle unghie femminili.
Mentre io la scopavo da sotto.
Mugolii su mugolii partirono dalla sua bocca, ed io stentavo a tenere dentro il mio sperma.
La fermavo apposta, perché non volevo permettere di terminare così presto.
Poi cambiammo posizione.
Lei mise sotto di schiena.
Lui puntò la cappella alla sua fica, entrando piano, lentamente, con rispetto.
Elena socchiuse gli occhi, assaporando le sensazioni che ogni centimetro di quel randello le stava dando.
Iniziarono a scopare.
Io mi posizionai accanto con i piedi sul pavimento ed il cazzo sulla sua bocca.
Per un po me lo succhiò, poi si concedette alla più ampia e soave tonalità di voce colpita dalle stantuffate del mio cugino venuto di lontano (il dna non è una opinione).
Lui la desiderava, lei pure, e lo sapevano entrambi.
Le sue tette sballottavano per quel poco che potevano su e giù, ed io ci appoggiai il cazzo sopra.
Mi prese l’uccello in mano e iniziò a scorrerci sopra la mano come se dovesse oliarlo.
Mi voltai verso lo specchio, vi notai un intreccio di gambe ed attaccato a quelle di sopra un pendolo che sprofondava in Elena ad intervalli regolari e sussultori.
Mi voltai ed Elena stava già porgendo il suo viso per la mia venuta.
Volevamo andare oltre, e lo facemmo.
Il tempo di riprendermi, mentre Michele ed Elena continuavano a scopare (Michele aveva una bella resistenza dovuta all'allenamento) che volli trasgredire fino in fondo.
Come se Michele intuisse i miei pensieri girò Elena, facendola impalare faccia a faccia, dandomi la schiena.
Poi la piegò verso di me, mostrandomi il culetto. Era quello il mio obiettivo.
Mi avvicinai da dietro, strusciai il cazzo tornato duro, sui loro umori, e puntai la mia asta al suo culetto.
Lei che fino a quel momento si era concentrata su Michele, solo allora intuì.
Non fece opposizione, era presa dal turbinio dei sensi.
Non era la prima volta che lo prendeva in culo, l'avevamo già fatto ma, era la prima volta che aveva una doppia penetrazione.
Puntai l'asta, Michele si fermò agevolandomi (in questi casi occorre molto affiatamento).
Lentamente entrai in lei.
Gemiti di approvazione da parte di Elena ci fecero galvanizzare e stimolare a proseguire nel nostro intento.
Piano piano entrambe le aste iniziarono a muoversi all'unisono
Sembravamo un'orchestra perfettamente affiatata.
Non so quanto tempo passò, raggiungemmo tutti e tre l'apoteosi assieme.
Venne Elena, io le scaricai il mio seme nell'intestino e....aimé non ci avevamo pensato...Michele scaricò il suo seme nella fica di Elena.
Fortuna volle che non rimase incinta avendo avuto il ciclo da poco
Da quel giorno noi tre ne abbiamo fatte di stranezze ma, è un'altra storia.

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