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LA FIGLIA DI TIZIANA


di benves
06.02.2019    |    9.728    |    2 9.1
"L'aiutai ad alzarsi, si era tolta il vestito, era a petto nudo con addosso solo le mutandine; il mio cazzo non rimase indifferente, subito si pose sugli..."
Sono un libero professionista Consulente del Lavoro, ho 50 anni, sono padre di 2 figli e sono vedovo.
Non sono un adone, sono pelato e grassoccio ma, mi prodigo sempre per aiutare le persone a me vicine, e così accadde quella maledetta volta !

Tiziana (una mia cara vecchia amica) era venuta in studio da me per chiedere un parere sul rapporto di lavoro della figlia Irene, una splendida biondina di 21 anni.

Era da tempo che non la vedevo, la vidi da piccola poi, mille vicissitudini avevano fatto sì che io e Tiziana ci sentissimo solo telefonicamente ma non avevamo più avuto modo di incontrarsi, anche a causa del lutto che mi aveva colpito (la perdita di mia moglie) che mi aveva portato ad isolarmi concentrandomi solo sui miei figli e sul lavoro.

Risposi a qualche domanda sul mondo del lavoro, sulle modalità di assunzione e cose varie poi,
Tiziana mi diede da verificare le buste paga di Irene, che stava facendo la cameriera e contemporaneamente di giorno faceva dei corsi di formazione promossi dalla Regione.
Inoltre mi chiese di metterle in ordine il Curriculum Vitae dato che Irene non era ferrata.

Generalmente sono sempre altruista, tendo a non tirarmi indietro nei confronti delle richieste di amici così, senza neppure pensarci, proposi a Tiziana di mandare in studio da me la figlia, quando era libera, per impratichirsi, imparando a fare anche le mansioni di ufficio. A tempo perso avrei trovato il modo di insegnargli anche un po di mestiere che poteva essere utile per trovare lavoro.
Non pensai a cosa poi sarebbe potuto accadere...

Tiziana accettò entusiasta senza neppure chiedere ad Irene la quale, davanti all'entusiasmo della madre ed al mio fare benevolo, non poté certo tirarsi indietro.

Così avvisai la mia assistente della possibilità di ingresso in studio di Irene, e del fatto che andava “affiancata”

Da lì a pochi giorni quella biondina occhi verdi, girava per lo studio portando una ventata di allegria giovanile.
Irene si dimostrò molto attenta e capace, imparava in fretta ed era ben determinata
Sentivo Tiziana circa 2 volte a settimana per aggiornarla sull'andamento della figlia.

Ero spesso assente per seguire i miei clienti ma comunque, in breve, riuscimmo a creare un buon rapporto di amicizia con Irene.
Quando ero in studio e ne avevo la possibilità, la facevo venire nella mia stanza e le spiegavo i vari argomenti.
Quegli occhi verdi, quella chioma bionda, quel fisico minuto ma asciutto, iniziavano a provocarmi uno strano effetto. Dalla morte di mia moglie avevo allontanato ogni pensiero ma...lei mi provocava il risveglio di sensazioni sopite.

Cercavo di mantenere la mia aplomb, soffocando quegli istinti con la ragione, anche perché Irene aveva 21 anni ed era la figlia di una mia carissima amica; inoltre cosa avevo io da offrire ad una ragazza di 21 anni? Dovevo essere razionale e professionale !!!

In poco tempo instaurammo un ottimo rapporto, parlava molto con me e non solo di lavoro; era una ragazza intelligente e volenterosa.

Decisi di provare a portarla con me anche durante le mie uscite, presentandola come stagista.
I clienti parvero apprezzare la sua presenza e si dimostravano più socievoli, faceva colpo inutile negarlo.

Lei giocava su ciò, li guardava con quegli occhi al tempo stesso ingenui e maliziosi, il suo sguardo era disarmante per la clientela maschile e, sorprendentemente capitò che anche una mia cliente donna facesse apprezzamenti velati.

Io restavo sempre distaccato e professionale, talvolta redarguendola pubblicamente per la troppa sfacciataggine. Dovevo mantenere un ruolo da boss.
Più di una volta avevo dovuto redarguirla “devi assecondare il cliente non sedurlo” le ripetevo quasi giornalmente ma, lei o non capiva o non voleva capire.
La cosa mi infastidiva ed al tempo stesso mi piaceva, perché i clienti stavano spargendo la voce tra loro ed Irene attirava

Capitò che un cliente mi chiedesse assistenza per l'apertura di una filiale a Roma, voleva che seguissi in loco sia la selezione del personale che tutti gli aspetti burocratici inerenti.
Dovevo stare fuori una settimana !!!

Mi telefonò Tiziana, dicendo che Irene le aveva parlato di un nuovo lavoro; mi chiese se era possibile portare con me sua figlia, ultimamente stava frequentando un brutto giro e, staccare per qualche giorno l'avrebbe aiutata ad indagare su quelle persone ed a segnalarle liberamente a chi dovere.

La cosa mi scocciò molto, non solo dovevo assolvere ad un incarico professionale non da poco ma, dovevo anche fare da badante !!! Ero combattuto, lasciarla in studio mi scocciava perché temevo potesse combinare guai (che ne so, portarsi a letto un cliente ad esempio), portarla con me anche, perché temevo facesse la smorfiosa con qualcuno e mi mettesse in difficoltà.
Non seppi dire di no a Tiziana, inoltre l'idea d'averla con me mi intrigava.

Arrivò quel lunedì mattina, avevamo il Freccia Rossa prenotato, Irene si presentò in jeans e maglietta; la redarguii perché avevamo l'appuntamento col cliente e doveva essere professionale.
Decidemmo così di passare dall'Hotel (poco distante dagli uffici operativi dei negozi) per cambiarsi.

Nell'Hotel avevamo prenotato 2 camere adiacenti e comunicanti, ma, con nostra sorpresa una era già pronta e l'altra dovevano ancora pulirla.
Salimmo e senza il minimo pudore, Irene iniziò a spogliarsi per cambiarsi come le avevo detto.
Rimase in reggiseno e mutandine come se fosse la cosa più normale del mondo, io invece ero imbarazzatissimo.
Quel corpo giovanile, statuario, ben fatto, stava mettendo in dubbio tutte le mie certezze maturate nel tempo. Quei seni non prosperosi (sarà stata una seconda) ma compatti, quel sedere tonico, quella corporatura esile da gazzella, quella pelle chiarissima...tutto mi faceva ribollire il sangue.
Mentre si cambiava per mettere un tubino nero che le avevo comprato qualche giorno prima per l'occasione, mi guardava negli occhi, quasi a sfida (almeno così io interpretai quegli sguardi).
Voleva provocarmi? Voleva vedere quanto ero professionale? Voleva vedere se fossi il marito fedele che la gente diceva?
Io avrei voluto vedere ben altro ma...rimasi impassibile (forse arrossii) e lei sorniona stava giocando col fuoco.
Queste mie certezze avrebbero durato? Il dubbio mi assalì. Pensai alle possibili conseguenze di un colpo di testa eventuale. Pensai a mia moglie, alla mamma di Irene la mia amica Tiziana...insomma al casino che sarebbe successo se io avessi ceduto...

Andammo dal cliente, la giornata proseguì abbastanza normale, Irene attirò l'attenzione di tutti i maschi che incontrammo, qualche operaio che stava lavorando al negozio provò anche a chiederle il numero di telefono ma, il mio sguardo burbero fece sì che Irene si comportasse professionalmente, sorridendo ma non dando loro relazione.

Cenammo in Hotel solo io e lei, la conversazione fu banale (mi aspettavo di più e francamente rimasi deluso) poi andammo ciascuno nella propria camera.

I giorni seguenti nulla di nuovo, lei provocava ma non andava oltre, giocava come solo una femmina sa fare. Il suo essere giovane, stimolava il lolitismo, gli altri erano attratti ma, lei faceva sì che non andassero oltre. Era un gioco molto pericoloso.

Il pomeriggio del venerdì, eravamo dal commercialista del mio cliente.
C'era il commercialista, il suo assistente, il mio cliente col suo assistente e noi.
Faceva molto caldo ed Irene si faceva notare.
Impossibile non notarla, la sua seconda di seno e la giovane età le permettevano di non indossare il reggiseno data la calura ma, l'aria condizionata dello studio faceva sì che i capezzoli si mettessero in evidenza. Le punte ergevano dalla camicetta, attirando lo sguardo di tutti, non riuscivano a concentrarsi sulle cose che dicevo e francamente, dovetti far ricorso alla mia professionalità ed alla mia flemma per non cadere anche io vittima di quella distrazione.

Riuscimmo a finire la riunione e il cliente ci invitò a cena per festeggiare

Passammo dall'Hotel per cambiarci
Io mi misi in giacca e cravatta, Irene indossò uno splendido tubino nero senza reggiseno, e scarpe decolté tacco 12.
Si inprofumò a tal punto da lasciare la scia al suo passaggio

Averla accanto mi creava eccitazione, ero l'invidia di chiunque ci vedesse passare.

Gli occhi dei commensali quella sera erano tutti per lei, i maschi attratti dalla sua bellezza fantasticavano cose oscene, le segretarie e le mogli crepavano d'invidia nel vedersi spodestate dalle attenzioni.
Irene civettava con tutti, si pavoneggiava, si mostrava fino al punto di farli impazzire.
Più di una volta nel corso della cena le cadde il tovagliolo o le posate, permettendo a chi fosse lì vicino di sbirciare le sue tettine ma, non di più.
Mi accorsi che ad un tratto un dirigente si era chinato sotto al tavolo per raccogliere ciò che lei aveva fatto cadere e, lei per stuzzicarlo, aveva allargato leggermente le gambe, permettendogli di godere della vista delle sue mutandine.
Infatti era tornato da sotto il tavolo tutto rosso, la moglie che aveva accanto qualcosa deve aver intuito ma, non avendone certezza probabilmente aveva dato la colpa al vino.
La serata si concluse nella discoteca del relais dove avevamo cenato e i super alcolici diedero il colpo di grazia al già abbondante vino della cena.

In molti ci provarono con Irene avanzando la scusa dell'alcol ma lei, se pur alticcia come tutti, seppe garbatamente respingerli, non creandomi problemi.

Verso le 3 di mattina tornammo in Hotel, io avevo bevuto ma anche Irene era bella alticcia.
L'accompagnai in camera sua e poi, attraverso la porta intercomunicante che avevo lasciato aperta, entrai in camera mia.

La sentii vomitare e non potei fare a meno di correre in suo soccorso.
Entrai in bagno frettolosamente, la trovai semi nuda sul wc che smaltiva gli effetti della sbornia.

L'aiutai ad alzarsi, si era tolta il vestito, era a petto nudo con addosso solo le mutandine; il mio cazzo non rimase indifferente, subito si pose sugli attenti.

Facendo affidamento sul quel poco di autocontrollo che mi restava, l'aiutai a distendersi sul letto, i miei occhi non si staccavano da quel bellissimo seno, dalle aureole perfette che contornavano due capezzoli irti come chiodi che chiedevano solo attenzioni.
Provai a resistere, Irene mi abbraccio tirandomi a se.
Caddi sul suo corpo trovandomi i suoi seni sul volto.
L'inebriante odore, il contatto con quella pelle delicata...fece cadere ogni mio buon proposito.
Iniziai a leccare i seni, poi le aureole contornando di saliva il perimetro ed infine, ad un suo gemito, afferrai tra le labbra un capezzolo.
Le sue mani sulla mia testa mi spinsero a continuare
Leccai il capezzolo mentre con la mano andai a cercare le sue cosce. Le trovai, percorrendole a risalire fino ad arrivare alle mutandine.
Un attimo di esitazione, con le dita percorsi sulla stoffa di cotone longitudinalmente tutto il suo essere donna.
Leccavo il capezzolo e le stuzzicavo la fighetta.
Lei aumentò il ritmo dei gemiti, così spostai quel lembo di stoffa che mi divideva dalla sua fighetta e...toccai quella pelle morbida, trovando della leggera peluria con la quale mi dilettai.
La sua fighetta si stava aprendo come un'ostrica, le sue grandi labbra si schiusero sotto i miei tocchi, il capezzolo stava mandando i giusti impulsi.
Non passo molto che una falange della mia mano si facesse spazio in lei.
Il gemito di piacere a quel punto si palesò più acuto.
Non fermarti ti prego, bisbigliò...ed io ubbidii
La masturbai arrivando ad inserire fino a 3 dita poi...il culmine...si contrasse...ed un liquido denso bagnò la mia mano.
Mi ricordai che avevo portato con me lo spazzolino elettrico, volevo esagerare.
La lasciai un attimo li, distesa, andai al mio comodino e tornai con quell'innocuo oggetto.
Lei era talmente rilassata che non si era accorta della mia assenza temporanea.
Accesi lo spazzolino e con la testina l'appoggiai al suo clitoride già in evidenza per l'eccitazione.
Fu fantastico vederla contrarre a quelle stimolazioni
Le allargai per bene le labbra della fica andando proprio a concentrare la stimolazione dove il risultato sarebbe stato più efficare.
Da prima iniziò a gemere sempre più forte, poi a muovere le gambe che però erano bloccate dal mio corpo ed infine col bacino a muoverlo ritmicamente quasi a voler favorire la penetrazione che invece non c'era. La sua intimità grondava umori, si muoveva e contorceva dal piacere ed io ne ero l'artefice. Non si rese conto dello strumento, godeva a basta !
Non contento puntai una falange al suo culetto...lì ottenni un siiiii fragoroso, l'eccitazione era al culmine.
Ecco l'urlo liberatorio, la sua fica era una fontana, gli umori bagnarono il letto.
Un istante dopo il silenzio la fece da padrone.
“scopami ti prego” bisbigliò.
Mille pensieri mi pervasero, volevo scoparla, il mio cazzo reclamava la sua parte ma, in un barlume di lucidità la mia coscienza mi disse di desistere. In fin dei conti cosa era successo fino ad ora? L'avevo masturbata, nulla più.
Ero incerto non sapevo cosa fare, ero combattuto; così per prendere tempo tuffai la mia bocca sulla sua fica, leccavo i suoi umori, annusavo la sua essenza e nel frattempo cercavo di resistere.
Mentre la leccavo con una falange inumidivo il buchetto del culo, lei pareva gradire.
Pian piano il mio dito si faceva strada, più entrava e più Irene esprimeva il suo piacere, era una escalation di gemiti, mugugni, gridolini.
“ti prego scopami, scopami non ne posso più”, Irene era una furia, si muoveva, si contorceva, i capezzolini parevano voler schizzare fuori dalle paunazze aureole dall'eccitazione.
In mezzo alle gambe il mio cazzo aveva trovato la giovanile vigoria, mi faceva male da quanto premeva sui pantaloni.
Avevo deciso, mi spogliai completamente buttando il mio bell'abito per terra fregandomene di quanto fosse costato.
Stavo per fare una cazzata, ne ero consapevole ma, avevo resistito abbastanza e, forse per giustificarmi mi venne in mente la frase di Oscar Wilde “so resistere a tutto tranne che alle tentazioni”.
Feci mettere Irene a pecorina, avevo davanti a me quel bel culetto e, se dovevo esagerare...esageriamo...
Puntai la mia cappella al suo sfintere...”sei proprio perverso” mi disse, ma non si oppose
Pian piano, lentamente entrai nel suo culetto.
Lei non fece un fiato
Il tempo di farla abituare all'estraneo e cominciai a stantuffarla
Più aumentavo il ritmo e più lei gemeva e godeva
Non so quanto passo ma, ora volevo la sua fica
Mi stesi io sul letto invitandola sopra di me
Fu ben felice, afferrò la mia asta, la punto alle grandi labbra e piano piano si calò su di essa, gustandosi ogni centimetro che entrava in lei.
I capezzolini invitanti furono preda dei miei polpastrelli
Lei cavalcava come una amazzone navigata ed io le amplificavo il piacere stuzzicandole le punte dei seni
Aveva gli occhi chiusi, lasciava che i sensi amplificassero il piacere
Venne e venne ancora non so quante volte
Se qualcuno ci avesse osservato dall'esterno avrebbe visto una scena degna dei migliori film porno
Mi sentivo ringiovanito, avevo una giovincella che mi stava scopando, si stava impalando su di me venendo come una fontana...erano anni che non scopavo così, domani me ne sarei pentito... ma domani sarebbe stato un altro giorno...
Non ho idea di quanto durammo, so solo che ad un certo punto non resistetti e...venni dentro di lei !!!
Poi scostandola di colpo mi presero mille paure. Irene mi guardò rassicurante “tranquillo prendo la pillola”.
Si chinò sul mio cazzo ormai barzotto, lo baciò e poi...lo prese in bocca
Che sensazione...
Lo ripulì tutto dei nostri umori, speravo di essere in grado di recuperare la vigoria concedendomi un bis invece...
Ci addormentammo abbracciati
La mattina ci accolse così, nudi sul suo letto
Io fui svegliato da una sensazione meravigliosa...mi stava facendo un pompino
Così come era finita la nottata stava iniziando un nuovo giorno
Lei era nuda come la sera prima, splendida e...stavolta non inebriata dall'alcol.
Il mio soldatino non ci volle molto a farlo andare sull'attenti
Irene nuovamente si pose sopra di me, questa volta si chinò sul mio petto imbiancato e ci baciammo, a lungo, con voluttosità
Mi cavalcava e mi baciava, la cappella mi pulsava dall'eccitazione mentre era accolta dal suo essere donna nel più intimo di essa
Mi leccò il petto, poi i capezzoli dandomi brividi insperati...questa volta ero io che cercavo di resistere, non volevo venire subito anche se ne avevo una voglia immensa ma, non potevo rovinare un così bel risveglio
Se ne accorse, facemmo una pausa
Si mise in posizione 69
Ebbi così modo di rileccare quel meraviglioso fiore, la leccavo andando a cercare ogni punto nascosto poi...memore della notte passata, allungai la mano, cercando qualcosa sul comodino.
Ritrovai lo spazzolino elettrico, l'accesi e ricominciai a stuzzicarla
Stavolta se ne accorse, si girò guardando cosa stessi facendo
“è meraviglioso mi fai impazzire” mi disse prima di riprendere la mia cappella tra le labbra
La stuzzicai fino a quando non ebbi la ricompensa dei suoi umori...si contrasse...e finalmente bevvi alla sua fonte.
Volevo trasgredire ancor di più...sempre con lo stesso spazzolino, lo puntai ai suo culetto lubrificato dalla mia saliva e dai suoi umori.
Non si oppose...iniziai a far vibrare la testina e lei...gemette di piacere...
Non ho idea del tempo ma, alla fine si alzò, mi mise davanti il suo culetto e, allargando le natiche con le mani mi disse “ti voglio dentro”
Un invito del genere non poteva essere disatteso
Puntai la mia cappella allo sfintere e, senza troppi preamboli...entrai
Scopammo in quel modo fino a quando io non ce la feci più, riversando il mio essere in lei.
Ci accasciammo mano nella mano poi, ripresisi, ci facemmo assieme la doccia.

Sulla via del ritorno non una parola, non un accenno all'accaduto

Tornati a casa, alla routine, Irene riprese a venire in studio, i miei rimorsi evidentemente non erano tali.

L'assunsi come mia segretaria...di tanto in tanto, capita che la sera facciamo tardi per trattare qualche pratica urgente ma...quella è un'altra storia



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