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Il giorno del mio matrimonio


di benves
08.11.2018    |    57.028    |    10 8.5
"Già non so quali sentimenti provare: se sentire disgusto e ribrezzo o essere soddisfatto ed appagato..."
Io e Francesca siamo ormai ad un passo dalle nozze, i preparativi fervono.
La mia futura sposa è una ragazza pulita ed amabile. Troppo pulita, nel senso di “puritana”.
Ogni accenno troppo esplicito al sesso la infastidisce : figuriamoci poi se si tratta di proposte concrete!
Così, la piega che prende il discorso quel giorno, a casa dei suoi cugini, Rita e Dario (tra loro fratello e sorella), diventa fonte di attrito; un attrito che, pian piano, si trasforma in lite.
Entrare così esplicitamente in certi discorsi, davanti ad altri, seppure suoi parenti, la fa infuriare : io che, in maniera abbastanza evidente, lascio capire che vederla a letto con un altro uomo, anziché ingelosirmi, mi farebbe eccitare…per lei, è un affronto terribile.
Così salutiamo e ce ne andiamo, abbastanza rabbuiati.
Già mentre scendiamo le scale, per poi salire in auto, lei comincia a farmi una violenta ramanzina. Ma non solo a quell’aspetto, si riferisce.
Con tono ancor più arrabbiato, mi investe con un: “Credi che non mi sia accorta che, ogni volta che vedi Rita, perdi il controllo di te stesso? La guardi sempre con aria “allupata” e porti i discorsi su argomenti scabrosi! Dimmi la verità: te la vuoi fare?”
Tace un istante, poi aggiunge: “Stiamo organizzando le nostre nozze, e tu ci provi con mia cugina?”. Conosco Francesca, e so che, quando si trova in un certo spirito, è inutile, anzi pericoloso, provare a controbattere.
Dentro di me, riconosco che lei è molto perspicace : è vero, Rita mi ha sempre attratto sessualmente, non mi spiacerebbe farmela.
E’ verissimo che ho la vocazione del “cuckold”, che l’idea di vedere la mia donna posseduta da altri è sempre stata al centro delle mie fantasie erotiche.
Ma è anche vero che, in questo momento, il pensiero delle nozze, della famiglia che mi accingo a mettere su, prevale in me su tutto, anche sugli istinti erotici.
Cerco di distogliere i discorsi da questa situazione.
Passa qualche giorno.
Francesca torna a parlarmi di quegli argomenti, ma con atteggiamento abbastanza diverso.
Forse ha avuto un confronto con i suoi cugini, forse ha riflettuto.
Per la prima volta da quando la conosco, mi parla di certe cose non più con avversione pregiudiziale, ma con apparente interesse.
Facendomi coraggio, le rispondo che, sì, alcuni uomini possono provare piacere nel vedere la propria donna tra le braccia di un altro.
Ma non voglio essere troppo perentorio, non so quale reazione potrebbe avere. Resto sul vago, evito qualsiasi proposta esplicita.
Comunque, la vedo molto più serena.
Torniamo a parlare delle nozze, della cerimonia, del banchetto, delle foto, di tutto ciò di cui stiamo definendo l’organizzazione.
Dopo un po’, quasi bisbigliando, mi sussurra: “Anche a te piacerebbe vivere quella situazione? Godresti, se io andassi a letto con un altro?”
Resto un attimo perplesso: mi sta mettendo alla prova, vuole valutare la mia reazione? E’ un tranello, per farmi scoprire e poi colpirmi?
Non posso correre un rischio simile, proprio in questi giorni.
Non rispondo, fingo di aver capito male e sposto il discorso su altri argomenti.
Lei non replica. Tutto a posto. Ma un piccolo tarlo si è insinuato nella mia mente.
Finalmente, arriva il giorno di vigilia delle nozze.
Io e lei ci vediamo soltanto un momento, per definire gli ultimi particolari.
Francesca appare emozionata ed affettuosa.
Mentre sto per salutarla, mi chiama e mi dice: “Ho deciso di farti alcune sorprese; domani passerai una giornata indimenticabile!”
Vagamente incuriosito, per cercare di saperne di più, rispondo : “Beh, il giorno del matrimonio è comunque indimenticabile, per tutti.”
Francesca esita un attimo, poi replica: “Per noi lo sarà in maniera particolare”.
Non so dare un senso esatto alle sue parole : tra i mille preparativi frenetici di questi giorni può significare tutto ed il contrario di tutto.
La mattina dopo, finalmente, il gran giorno.
La cerimonia si sviluppa come tutte quelle tradizionali: la chiesa, le formule rituali, i testimoni (che, per mia moglie, sono Rita e Dario), i parenti, il lancio del riso.
Francesca è stupenda, in abito bianco, col viso liscio e il rossetto.
Sicuramente, molti degli invitati stanno pensando che stasera, per la “prima notte”, vorrebbero tanto essere al posto mio.
Allorché finisce la cerimonia, l’abbraccio e le dico: “Pensa: ora siamo marito e moglie!” Lei sorride.
Ci accingiamo ad uscire dalla chiesa, ma con dovuta lentezza, perché ad ogni passo necessita fermarsi sotto i lampi delle macchinette fotografiche e delle cineprese.
Mentre indugiamo così, Francesca mi sussurra: “Allora, questa sorpresa che ho predisposto, la vuoi o no?”.
Avevo quasi dimenticato quel particolare, ma le dico subito di sì.
Qualche passo dopo, lei sussurra: “Ma sei disposto ad accettare qualunque cosa?”
Una domanda così formulata è sempre inquietante. Ma l’attrazione che questa ipotesi misteriosa genera in me, è molto intrigante.
Le rispondo convinto di sì.
Lei precisa ancora: “Accetterai tutto, ma proprio tutto?”
A quell’insistenza, mi preoccupo un po’, e chiedo: “Ehi, ma si tratta di cose per me terribili e negative?”
Francesca, con aria rassicurante, risponde: “Credo di no! Credo che sia un grande regalo di matrimonio, per te.”
A quel punto, le confermo di accettare.
Subito, lei mi specifica: “Allora devi prendere un impegno con me.”
“Un impegno?”, chiedo io, “Che genere di impegno?”.
Francesca esita un attimo, con un rigurgito dei suoi connaturati imbarazzi.
Poi, mentre raggiungiamo il sagrato esterno della chiesa, sempre sottoposti al bombardamento dei flashes, specifica : “Ti devi impegnare a non eiaculare fino a che non te ne darò esplicitamente il permesso.”
Resto sgomento e stupefatto.
La mia fresca mogliettina, sempre casta e virtuosa, mi sta chiedendo qualcosa che, già di per sé, mi sembra stravagante, ma addirittura sconvolgente nel sentirlo uscire dalle sue labbra.
Comunque, incuriosito, le prometto che così sarà, tranne eventuali “perdite incontrollate”.
Anche se non conosco il seguito, già sento uno stimolo erotico che comincia a propagarsi nei miei organi sessuali.
Proprio in quel momento, Rita ci viene incontro e ci bacia a turno sulle guance.
Dentro di me, confermo che anche lei mi stimola proprio a dovere.
Terminate le cerimonie di rito, saliamo insieme nell’auto della sposa, per recarci a fare le foto.
La guida Carlo, un vecchio amico di famiglia dei miei suoceri, sessantacinquenne.
Francesca mi sussurra all’orecchio: “Da adesso in poi, tieni sempre bene acceso il cellulare. Ti invierò vari messaggi. Cerca di fare tutto quello che ti scriverò”.
Sono sempre più incuriosito: che diavolo avrà macchinato questa dolce e pura sposina?
Arriviamo al luogo delle fotografie: un parco molto esteso immerso nel verde.
L’auto parcheggia, ed il suo conducente resta dentro, leggendo un giornale.
Noi scendiamo per realizzare il servizio fotografico.
Il fotografo è Emilio, altro amico di famiglia di mia moglie; un uomo di circa trentacinque, quaranta anni.
Ci porta in diversi angoli della villa, posiamo per gli scatti presso piante di alto fusto, tratti di prato, fontane e pozzi.
Poi, a un certo punto, Emilio mi dice: “Adesso devo farne alcune a lei da sola, tu aspetta qui.”
La cosa mi appare assolutamente normale.
Resto un po’ fermo, con le mani in tasca, respirando un po’ dell’aria di questa bella giornata di sole. Dopo pochi minuti, sento il suono del mio cellulare.
Mi segnala l’arrivo di un sms.
Apro e resto sorpreso: è Francesca, che mi invita a recarmi, senza farmene accorgere, in un angolo remoto della villa, tra i cespugli, e osservare da lì, senza farmi scoprire da nessuno, cosa avviene presso un ben definito punto, nella macchia intricata.
Incuriosito, seguo le istruzioni.
Lentamente, mi faccio strada fra la vegetazione.
Poi vedo qualcosa che mi lascia allibito.
Emilio e Francesca sono là, nascosti fra alte piante e densi rovi.
Lei, con lo splendido abito da sposa, è in posizione vagamente inginocchiata, lui è ritto in piedi, le tiene le mani dietro la nuca.
Osservo con più attenzione, e ho la conferma della mia prima impressione : è proprio vero, mia moglie sta succhiando l’uccello dell’uomo.
Resto allibito, e al tempo stesso incredibilmente eccitato.
Il pompino va avanti a ritmi assai veloci. E’ sicuramente la prima volta nella vita, che Francesca lo prende in bocca. E proprio nel giorno delle nostre nozze.
Attento a non farmi notare, mi avvicino un po’ per vedere meglio.
Il fotografo ha un sussulto, comprendo che sta venendo. Le scarica tutto in bocca, credo che gran parte dello sperma venga ingoiata da Francesca.
Poi, con un fazzolettino di carta, si ripulisce.
Mentre l’uomo cerca di ricomporsi e riallacciarsi i pantaloni, torno rapidamente nel posto dove mi avevano lasciato.
Dopo poco, arrivano.
Il tutto, è durato appena una decina di minuti.
Emilio appare un po’ imbarazzato, Francesca mi dice che hanno fatto ottime foto; che certamente mi piaceranno, allorché le vedrò.
Sono, al tempo stesso, esterrefatto ed eccitatissimo.
Mi riavvio verso l’auto, con lei mano nella mano.
Nessuno dei due fa riferimento a quanto ho visto.
Mentre l’auto percorre la strada statale, fiancheggiata da campagne, mia moglie mi borbotta qualcosa all’orecchio.
Mi dice di avvisare Carlo che devo sistemare una questione, di cui già avevamo parlato: Francesca aveva un nonno, a cui era molto affezionata, scomparso qualche anno prima. Costui possedeva un casolare isolato in campagna. Lei aveva promesso che, il giorno delle nozze, avrebbe portato in questo casale un mazzo di fiori, come per rendere l’avo partecipe dell’evento. Così, mi prega di svolgere io quell’incombenza : afferma, infatti, che gli abiti nuziali sono per lei troppo ingombranti, per districarsi fra ruderi e vegetazione.
A voce alta, cosicché anche Carlo sente, mi fa una precisazione: “Ci vorrà almeno un quarto d’ora, vero, per compiere l’operazione?”
Io, senza ben comprendere il perché di questa affermazione, le dico di sì. “Non ritornerai, prima di un quarto d’ora, vero?”, ribadisce; e io, anche se non capisco, confermo.
Allora lei si rivolge a Carlo: “Non ti dispiace, vero, se restiamo un po’ soli in auto, ad attendere che mio marito assolva questo compito?”
L’anziano autista rassicura di non avere alcun problema.
Raggiunto il luogo, l’auto parcheggia in un punto molto appartato, presso il casolare abbandonato. Io scendo e vado dentro.
Trovo subito il luogo destinato ai fiori, e ve li lascio.
Istintivamente, mi domando perché Francesca ha voluto precisare per questa operazione un termine di tempo che, in realtà, si è rivelato ben diverso dal necessario.
Ma proprio in quel momento, un nuovo sms, mi avverte: “Non farti vedere finché non abbiamo finito”.
Mi chiedo il significato esatto della frase; poi, ritornando alla macchina, comprendo tutto. Riavvicinandomi, vedo l’auto con lo sportello aperto, Francesca inginocchiata sul sedile accanto a quello di guida.
Carlo è in piedi, fuori dall’abitacolo.
Guardo meglio: le ha calato le mutandine fin sotto le ginocchia; il culo di mia moglie è nudo, proteso verso l’esterno, e l’anziano lo sta leccando e baciando.
A me, il di dietro, lei non l’ha mai voluto dare.
Come diavolo avrà fatto, così rapidamente, a sedurre quest’uomo fino a tale estremo?
Comprendo qual’è il gioco: non devo manifestarmi, rovinerei tutto.
Così, mi nascondo a osservare, dietro un muretto del casale, dove Carlo non si accorge di me.
In breve tempo finisce la leccata: lo vedo calarsi i pantaloni, quindi avvicina il pene al buchetto posteriore di mia moglie.
Poi, spinge dentro con forza.
La vedo contrarsi, come colpita da dolore.
Allora, l’uomo comincia a stantuffare avanti e dietro, lei sembra accompagnarlo coi movimenti del bacino. E’ certamente la prima volta nella vita, che Francesca lo prende di dietro: da un anziano conoscente, nel giorno del nostro matrimonio.
Sento che la situazione mi eccita tanto di più quanto più contrasta con quelli che sarebbero, a freddo, i miei sentimenti.
Sento che un senso di fortissima gelosia repressa diventa l’elemento scatenante della passione più intensa.
L’uccello mi si gonfia ancora, mi viene l’istinto di toccarmi.
Ma ho fatto la promessa…
Dopo un po’, uno sbuffo rilassato di Carlo mi fa capire che l’amplesso anale ha avuto termine. Entrambi si risistemano gli abiti, e riprendono posto in auto come se nulla fosse accaduto.
Capisco che posso tornare allo scoperto.
Salgo sulla macchina e ripartiamo.
Ci avviamo al ristorante.
Sensazioni intensissime e contrastanti si sviluppano nel mio animo.
Da una parte, il ritorno alla normalità, l’emozione di questa giornata particolare, i sorrisi di amici e parenti…dall’altra, l’eccitazione incredibile che ha stravolto i miei sensi: avrei voglia di mandare tutti al diavolo e concentrarmi esclusivamente sui risvolti erotici che la situazione suggerisce.
Ma, forse, la maggiore eccitazione erotica, nasce in me proprio in questo: scoprire la stimolazione più forte negli istanti in cui la stessa dovrebbe essere bandita dalle vicende del momento.
Il pranzo si trascina tra le note musicali; si mangia, si beve, si dialoga.
Siamo bersagliati da applausi e sorrisi da parte di tutti.
La mia dolce sposina viene festeggiata con ripetuti complimenti: io sorrido, ma dentro di me permangono le immagini di poco prima, della dolce sposina con l’uccello di estranei dentro la gola e il buco del culo.
Le ore trascorrono lente, in un banchetto nuziale.
Siamo serviti da una troupe di giovani camerieri.
Rita ci viene spesso vicino, esprime commenti sulla giornata radiosa.
E’ vestita in maniera elegante, abito scollato, gonna, calze scure, scarpe col tacco: è molto attraente. Chiacchiere e musica si susseguono ancora.
Ad un certo punto, Francesca mi dice che deve recarsi a fare pipì.
Annuncia ai vicini di tavolo che ci vorrà un po’ di tempo, a causa degli ingombranti abiti nuziali.
La lascio andare, resto solo al mio posto.
Pochi istanti dopo, arriva un nuovo sms.
Mi invita a recarmi in un determinato bagno : non quello dei clienti, ma quello della servitù.
Sul messaggio, mi viene indicato di chiudere la chiave dell’antibagno e, assolutamente senza farmene accorgere, osservare l’interno del w.c. da una ampia fessura sovrastante (che, evidentemente, mia moglie già conosceva).
Mentre cerco di guadagnare la posizione richiesta, sento sospiri e gemiti che provengono da dentro. Mi affaccio, sgomento ma eccitatissimo.
Dentro il piccolo ambiente, sono in tre.
C’è mia moglie, con due dei giovani camerieri che avranno vent’anni o poco più.
Vedo, appoggiate in terra, le scarpe bianche e le mutandine di Francesca.
Lei è messa spalle al muro.
Uno la bacia in bocca, l’altro, abbassato, le tocca e bacia la fica, denudata.
L’uomo in piedi prende a strofinarle animatamente i seni, attraverso l’abito nuziale.
Mi sento sudatissimo, l’uccello sta per esplodermi.
Prendo a massaggiarlo, mi sento venire, accenno a tirarlo fuori, poi... improvvisamente, ricordo l’impegno preso con Francesca: non sborrare prima della sua autorizzazione.
Allora, con grande fatica, cerco di contenermi.
Mi viene da chiedermi come avrà fatto a organizzare tutto questo; se già conosceva i due ragazzi ed erano d’accordo, oppure è riuscita (in maniera per me miracolosa) ad improvvisare tutto. Comunque, ora, i due passano all’azione.
Il primo punta l’uccello sulla sua fica, in una posizione stranissima, piegati come l’ambiente consente.
Dai movimenti, comprendo l’attimo esatto della penetrazione.
Pochi colpi bastano: esplode, credo in gran parte dentro; altro liquido bagna, certamente, l’abito nuziale.
Lotto coi miei sensi e col mio uccello per mantenere l’impegno, mi sento impazzire di piacere.
Vedo Francesca che si siede sul water.
L’altro ragazzo avvicina ancora la bocca alla sua fica: la lecca, con tutto il contenuto, lo sperma del suo collega.
Proprio allora, mia moglie l’avverte che sta per urinare.
L’uomo riceve in faccia un getto di piscia mista a seme.
Poi, in piedi, anch’egli avvicina l’uccello alla bocca di mia moglie.
Lo introduce tutto, mentre lei resta così, seduta sulla tazza.
Il giovane viene dopo pochi colpi.
Ancora una volta la bocca di Francesca è piena.
Il primo ragazzo la bacia in bocca, si scambiano i liquidi che la riempiono.
Mentre i tre si ricompongono, comprendo che è il momento di allontanarmi, per tornare al mio posto.
Nessuno si è accorto di nulla, e i due camerieri non si sono accorti di me.
Torna al tavolo anche Francesca ed il banchetto procede come niente fosse.
Nella mia mente, ci sono ormai soltanto le incredibili emozioni erotiche: tutto il resto, di questo mio giorno indimenticabile, sembra non interessarmi più minimamente.
I due camerieri che hanno posseduto la sposa, tornano a servire con normalità.
Mi guardano con espressione vagamente ironica.
Io resto impassibile ed apparentemente indifferente.
Sì, sono un marito cornuto proprio il giorno del matrimonio: ma, anziché sentirmene offeso, mi sento appassionato e vorrei che queste emozioni continuassero ancora.
Il lunghissimo pranzo prosegue fino al tardo pomeriggio.
Arrivati alla fine, Francesca comunica che, prima di partire via con me, vuole cambiarsi gli abiti. Per tale circostanza, è individuata, nell’area del locale dove si svolge il banchetto, una costruzione con alcune camerette, destinate ai pernottamenti dei clienti.
Il proprietario del locale ha detto a mia moglie che una di quelle può essere utilizzata per eseguire l’operazione di cambio d’abito.
Francesca ci si avvia, insieme alla cugina Rita.
Resto un po a parlare con gli invitati, fuori dal locale del banchetto; qualcuno fuma una sigaretta, altri scattano foto ricordo di questa giornata di festa che si avvia a terminare.
Improvviso, e dancora inatteso, arriva puntuale un altro sms.
Mi invita ad entrare nel fabbricato con le camerette.
Una di quelle è aperta.
Mi viene indicato di chiudermi dentro a chiave.
Una porta, chiusa, mette in comunicazione questa camera con quella adiacente: quella dove Francesca si sta cambiando d’abito, aiutata dalla cugina Rita.
La porta di comunicazione è chiusa a chiave, ma la chiave non è nella serratura.
Posso “infilare” l’occhio in quel buco, abbastanza stretto per non essere visto, ma abbastanza ampio per consentirmi di vedere bene all’interno della camera.
Cercando di mantenere silenzio assoluto, trattenendo anche il respiro, osservo attentamente. Francesca si è già tolta l’abito nuziale, ora indossa soltanto calze bianche, sottoveste, reggipetto e mutandine.
Rita l’aiuta a togliere la sottoveste.
Vedo le sue mani che indugiano un momento sul seno, coperto, di mia moglie.
Poi, il momento sembra allungarsi…Le mani indugiano ancora…pian piano, prendono a strizzare per bene quel seno.
In pochi secondi, anche l’altra tetta viene afferrata dalle mani di Rita, che prende a palparla profondamente.
Francesca, inizialmente sorridente, assume adesso un’espressione eccitata.
La cugina le porta le mani dietro la schiena: vedo il reggiseno che cade giù, certamente Rita l’ha sganciato.
I capezzoli di mia moglie appaiono incredibilmente gonfi e turgidi. Rita li accarezza ancora. Poi comincia a succhiarli.
Francesca le si avvicina col viso.
Rita prende ad accarezzare più diffusamente tutto il corpo di mia moglie…sua cugina.
I due visi si fanno progressivamente più vicini, fino a che le bocche si sovrappongono in un contatto, che diventa sempre più lungo. Si stanno baciando.
Il mio povero uccello è in fiamme, come il mio cervello ma devo controllarmi, non devo venire…non soltanto per la promessa fatta, ma perché voglio vedere tutto, assistere fino in fondo con questa eccitazione crescente che, finora, mi ha avvolto.
Anche le calze e le mutande di Francesca sono, intanto, volate via.
La cugina la fa stendere sul letto.
Anche lei si toglie di dosso giacca e camicetta, mette a nudo le tette, rivelando che non portava il reggiseno.
Vedo la sua mano che afferra quella destra di mia moglie. Conduce le sue dita verso la vagina nuda. Quindi le spinge a toccarsi dentro : Rita masturba Francesca con la sua stessa mano ed intanto riprende a succhiare entrambi i capezzoli nudi.
Francesca mostra aria di piacere profondo. Prende la testa della cugina, scostandola dai propri seni, e la sospinge giù, verso la fica.
Rita comprende, ed inizia a leccare, leccare…vedo distintamente la lingua penetrare nel buco, percepisco che si sta bagnando a dismisura.
Quando la lingua è fradicia degli umori della vagina di mia moglie, Rita torna ad alzare la testa e inizia un nuovo, profondo bacio, con cui passa quei medesimi umori nella bocca della cugina, di colei che li ha emessi.
Nel frattempo, è Francesca a palpare per bene le tette di Rita. Continuano a baciarsi in bocca, distese entrambe su quel letto.
Il mio stupore è pari solo al mio godimento: Francesca aveva sempre affermato di disdegnare nella maniera più assoluta i rapporti saffici…e ora?...come diavolo è nata questa…cosa?
Mi fa godere, ancora, la visione di mia moglie intenta a rapporti “torbidi”…ma anche la visione di Rita, seminuda in atto di “porcherie”, non è poco.
Sento che sto per scoppiare, ma devo ancora trattenermi!
Dopo un po’, le due cugine mostrano di aver raggiunto un sufficiente grado di soddisfazione. Restano qualche minuto così, insieme sul letto: il tempo di capire che devo uscire e andarmene prima di loro.
Quasi impazzito, torno dagli altri invitati.
Sulla soglia del locale sono iniziati i saluti, baci ed abbracci concludono allegramente la giornata. Francesca appare tranquilla, come se nulla fosse successo.
Ora ha indossato una semplice maglia bianca, una gonna nera e sandali aperti.
L’abito da sposa, intriso di sperma estraneo, lo ha dato in consegna alla cugina Rita.
Siamo pronti a partire per la nostra…prima notte.
Uno per uno, salutiamo tutti i parenti e gli invitati.
Quando Rita mi bacia sulla guancia per il saluto, mi viene l’istinto di baciarla in bocca e tastarla nella parti intime. Mi trattengo a stento.
Finalmente, giunge il momento della partenza : io e mia moglie, in auto insieme, da soli, mentre l’imbrunire lascia lentamente spazio all’oscurità.
Metto in moto. Abbiamo già i bagagli in auto.
Il viaggio di nozze programmato è abbastanza lungo, ma, essendo già sera, abbiamo deciso di fermarci a dormire in un motel, già prenotato. Lì trascorreremo la nostra “prima notte”, il giorno successivo riprenderemo il tragitto.
Dopo tanti silenzi complici, dico a Francesca: “All’inizio non pensavo certo a una “sorpresa” così : è stata una giornata davvero indimenticabile!”, nel frattempo, eccitatissimo, mentre guido l’auto, passo la mano destra sulle sue cosce nude, chiedendo “Adesso, al motel, potrò finalmente consumare?”
Lei fa un cenno di assenso col capo, poi, con insolita sfacciataggine, mi dice : “Spero che questa giornata, l’hai gradita. Dopo la lite di quel giorno, non vorrei certo che fossi improvvisamente divenuto geloso!”
Faccio io, ora, un cenno di assenso.
L’ho gradita tantissimo ma sono talmente eccitato che a malapena riesco a guidare.
La sera è ormai calata.
Stiamo attraversando una strada fuori paese : una lunga strada costeggiata da boschetti, collinette, stradine di campagna.
In vari punti, incrociamo prostitute che “espongono” la loro “merce” ai clienti.
Alcune sono sedute su materiali accumulati in terra, altre all’interno di automobili.
Diverse auto si fermano loro accanto, qualcuna sale a bordo.
Il mio stato di eccitazione è tale che anche la visione di quelle gambe nude in vendita e mercenari seni che scoppiano dalle camicette, mi suscita attrazione.
Francesca se ne accorge. Quasi con provocazione, mi dice: “Magari, ti ecciterebbe anche se divenissi una di loro…”
Il semplice suono di questa frase dà un’altra scossa tremenda ai miei sensi.
Non pronuncio alcuna risposta, ma è evidentissimo che entrambi siamo ormai prigionieri di quel gioco.
Vediamo un angolo libero, con una piccola radura presso viottoli di campagna.
Fermo l’auto, non ci diciamo nulla, sembra tutto già scritto.
Parcheggio.
Francesca mi dice di scendere e restare lì in piedi, leggermente defilato.
Lo faccio.
Poi vedo che lei si toglie le scarpe e si appoggia allo schienale, coi piedi nudi sull’interno dello sportello aperto, le gambe bene in mostra fino al limite delle zone “proibite”.
Sembra, a tutti gli effetti, una di quelle prostitute di strada.
L’ansia, derivante da tutti i potenziali pericoli di quella situazione, non ci frena, anzi, costituisce un catalizzatore per infiammare ancor di più l’eccitazione.
Potrebbero arrivare forze dell’ordine, protettori di puttane vere, o magari qualcuno che ci conosce: per chiunque la vedesse, mia moglie è, a tutti gli effetti, una prostituta che sta vendendosi sulla strada.
Ma sappiamo che il gioco non avrà lunga durata, e perciò quei rischi sono temporalmente limitati. Non passa molto, che una prima auto si ferma.
Sono troppo distante, per ascoltare il dialogo.
L’uomo certamente “contratta”, poi se ne va.
Subito di seguito, un’altra auto accosta. Il guidatore parlotta un po’ con Francesca, quindi lei mi fa un cenno.
Finge che sia anch’io un cliente.
Davanti all’uomo che l’ha “abbordata”, un tipo sulla cinquantina, piuttosto distinto, mi dice: “Questo signore accetta di andare insieme : farò prima con lui, poi con te.
Io andrò in auto con lui, tu ci seguirai con questa” (e indica la nostra macchina. Mi dà le chiavi, ha finto che l’auto sia solo “sua”, ed io un estraneo).
Lei sale con il “cliente”, senza neppure rimettersi i sandali.
Si avviano per un viottolo di campagna.
Io li seguo, impazzendo di eccitazione: è la mia prima notte di nozze, e mi accingo a guardare mia moglie che si sta prostituendo per strada, nell’auto di uno sconosciuto!
Si fermano in un angolo isolato, tra gli alberi.
Io parcheggio l’auto poco dietro la loro.
Vedo Francesca scendere e venire verso di me, scalza, seminuda.
Si accosta al finestrino, e mi dice : “E’ convinto che tu sia il cliente successivo. Se scendi e ti metti là”, mi dice, indicando un angolino tra i cespugli, “con lo sportello aperto, puoi vedere tutto! Perché lo so, che tu vuoi vedere tutto…”
Accenno un sì con la testa.
Mia moglie prosegue: “Ma dimmi: ce l’hai un preservativo? Io e lui non ne abbiamo…”
Resto un momento perplesso, il profilattico non ce l’ho neanch’io.
Le chiedo di quell’uomo.
Mi sembra abbastanza pulito e distinto, difficile rischio di malattie.
Mia moglie conferma.
Io allargo le braccia.
Lei tentennando, replica: “Ma…e se mi viene dentro?…”
Io sento il sangue che mi schizza al cervello come mai in tutta la vita, e me ne esco perentoriamente : “Se ti viene dentro, potresti rimanere incinta!…Dov’è il problema?…
Per dargliela senza profilattico, fatti pagare di più!”
Questa frase è probabilmente, di tutta la giornata, l’evento più perverso e diabolicamente eccitante. Dopo un minimo istante di esitazione, Francesca torna all’auto.
Si spoglia integralmente.
Reclina il sedile, con lo sportello ben aperto.
Il “cliente” le monta sopra.
Dal mio angolo di osservazione, vedo bene tutta la scena.
Lei gli avvinghia gambe e piedi sulla schiena, lo spinge in giù.
Dopo un po’, sento un lungo gemito, e percepisco che il seme dell’uomo sta inondando come un torrente in piena la pancia di mia moglie.
Godo come una bestia.
I due, lentamente, si ricompongono.
Vedo chiaramente lo scambio di denaro.
Lei torna alla nostra auto, il cliente riparte e si allontana.
Francesca mi mostra cinquanta euro.
Non è per i soldi che l’abbiamo fatto, avremmo volentieri rinunciato al pagamento.
Ma quella banconota è una precisa testimonianza, è l’oggetto che certifica una condizione: Francesca non ha “simulato” la propria prostituzione; bensì, si è, ad ogni effetto, prostituita sulla strada!
Ripartiamo.
La vedo silenziosa, forse è un po’ stanca, forse il pentimento comincia a svegliarsi in lei.
Forse ha paura del rapporto completo avuto: ma caspita, penso io, perché, il cameriere nel casso non ha anch’egli rischiato di ingravidarla?
Forse lei è “sazia”: io, invece, no.
Con la promessa di trattenermi fino alla sua autorizzazione, e con tutte queste situazioni eccitanti vissute, sono completamente fuori da ogni barlume di ragione.
Il sesso si è impadronito del mio animo, sostituendosi al cervello!
Pian piano, ci avviciniamo al locale prenotato per questa prima notte.
E’ un agriturismo isolato in mezzo alla campagna.
Arriviamo e scendiamo.
Data la circostanza eccezionale, abbiamo affittato, per quella notte, un appartamentino, composto da una grande camera con un letto matrimoniale e due singoli, una piccola cucina e una saletta che può avere funzione di soggiorno-pranzo, oltre il bagno.
Il costo non è poco, ma per il giorno del matrimonio non abbiamo guardato a spese!
Sbrigate le formalità, mentre accenniamo ad entrare, e non vedo l’ora di poter finalmente sfogare la eccitazione che mi porto dentro, Francesca mi sussurra: “Ti avevo avvisato che, per questa occasione, ti avrei fatto una sorpresa: tra poco vedrai.”
Resto un po’ allibito: pensavo che di sorprese ne avessi già avute abbastanza, da quella mattina! Pensavo che fosse finita: la mia pura e fedele sposina ha spompinato un fotografo, si è fatta inculare da un vecchio, ha trombato con due ragazzi nel cesso, ha avuto un rapporto saffico con sua cugina, si è prostituita sulla strada…e, adesso, la sento dire che ancora mi aspetta una “sorpresa”.
Apro la porta dell’appartamentino: dentro, la luce è accesa.
Guardo bene, e vedo due figure che, all’unisono, ci dicono: “Tanti auguri!”
Mentre Francesca chiude la porta alle nostre spalle, guardo meglio e realizzo.
Uno dei due è Dario, il cugino di Francesca, l’altra è sua sorella Rita: indossa l’abito da sposa appena tolto da mia moglie.
Osservo più attentamente: noto che sotto l’abito bianco, Rita non indossa nient’altro, i piedi sono nudi sul pavimento.
Lei mi guarda con un sorriso, poi, rivolta alla cugina, dice: “Siamo pronti, per questa prima notte?” Io poso lo sguardo fisso negli occhi di mia moglie, interrogativamente.
Lei mi sorride, con un cenno del capo indica Rita e mi dice: “La volevi, no? E’ tua.”
Questa sì, che è una sorpresa! Sarà davvero una prima notte particolare!
Dario estrae la telecamera, dicendo: “Vogliamo immortalarla, questa prima notte?”
Se ragionassi razionalmente, l’idea di essere ripresi mi darebbe molto fastidio; ma, in questo stato di eccitazione, aumenta il mio piacere anche il fatto quanto sta per accadere venga filmato e fotografato: subito dopo, a freddo, potremo metterci d’accordo sull’uso riservato di quelle immagini.
“Puoi baciare la sposa”, mi dice Dario.
Mi avvicino a Rita, l’abbraccio, la stringo fortissima a me e poi la bacio in bocca; incrociamo a lungo le lingue, finalmente do sfogo personale ai miei sensi, che, sin dalla mattina, sono stati frenati, nel puro ruolo di osservatore.
Da tanto tempo, desideravo baciare Rita: sento nelle sue labbra un sapore diverso rispetto a Francesca.
Intanto la accarezzo sopra quell’abito nuziale, sento i seni che premono sul mio petto.
Nel frattempo, mia moglie si è completamente denudata.
Dario chiede un momento di attenzione.
Spiega: “La prima notte deve essere consumata da tutti gli sposi.
Se tu vuoi trascorrerla con Rita, è giusto che anche Francesca abbia il suo degno partner.”
Guardo con gli occhi sbarrati : dopo tutto quello che ha combinato, adesso le serve anche un nuovo partner?
Ma, in fin dei conti, è così: la “prima notte” sta appena cominciando!
Con mia grande sorpresa, Dario chiama un nome strano, che non comprendo bene.
Si apre la porta del bagno, e ne esce un giovane africano, molto alto e prestante.
Capisco che sarà il compagno di mia moglie, per la prima notte.
Indugiamo un po’ nel salotto, qualcuno fuma, consumiamo un po’ di confetti avanzati.
Mia moglie è completamente nuda.
Poi Dario, che sembra aver assunto il ruolo di maestro del cerimoniale, mi invita: “Porta la sposa, in braccio, nella camera nuziale”.
Mentre lui filma, io prendo in braccio Rita, ancora vestita da sposa, e la porto a varcare la soglie della camera.
Appena dentro, lentamente, si toglie quell’abito e resta anche lei completamente nuda.
E' bellissima !!!
Aspettiamo che entrino anche Francesca e l’africano.
Istintivamente, occupiamo i posti sul letto: io e Rita sul matrimoniale, Francesca e il nero sul singolo.
Mentre continuo ad accarezzare e baciare Rita in ogni parte del corpo, lo sguardo mi cade sulle effusioni di mia moglie col ragazzo africano.
Sento di desiderare che anche Rita osservi : le volgo il viso verso quello spettacolo.
Da vero stallone, il giovane penetra Francesca, che si dibatte sotto i suoi colpi come una vera cagna in calore.
Dario riprende la scena minuziosamente: è talmente eccitante che, per un attimo, lascio Rita e mi pongo sulla poltroncina ad assistere più da vicino, menandomi il povero uccello che, ormai da svariate ore, chiede il soddisfacimento degli istinti che lo percuotono.
Solo qualche minuto di cavalcata : lo stallone nero inonda la vagina di mia moglie, con grande godimento generale.
C’è un istante di rilassamento.
Ma a quel punto, a sorpresa, Dario, che fino ad allora ha ripreso minuziosamente ogni cosa, manifesta personali esigenze, facilmente riscontrabili osservando il “pacco” che gonfia i suoi calzoni, sotto la lampo.
C’è un attimo di incertezza.
Quindi è Rita ad avvicinarsi a lui, pregandolo di non interrompere comunque le riprese.
Con aria consumata, gli tira giù la lampo e, attraverso le mutande, estrae il pene già gonfio.
Lo manipola appena un po’ con la mano e con la lingua, quindi, senza che l’uomo interrompa il filmato, lo avvicina alla bocca di Francesca.
Glielo infila fino in gola, lei prende a succhiare su e giù, mentre lui, quasi acrobaticamente, continua a riprendere, con la telecamera puntata sul suo stesso uccello e sulla bocca di mia moglie. Stavolta sono molto vicino : vedo bene il fiotto bianco inondare la bocca spalancata.
Pian piano, il “sovraccarico” prende a colare dalle labbra, ancora disegnate dal rossetto.
Francesca mi guarda.
Con la bocca ancora piena di seme bianco, mi sorride e mi dice: “Adesso, puoi anche venire!”
E’ il segnale che, come una liberazione, attendevo ormai da tante ore.
Ma, adesso, sono contento di non aver scaricato prima: questa incredibile “escalation” di passione mi rende infinitamente più intenso l’attuale godimento.
Rovescio letteralmente Rita sul letto matrimoniale.
La sento partecipe, collabora in ogni modo.
Il mio pistone è ritto e indurito all’estremo, scivola dentro con rapidità, lubrificato dagli umori vaginali della donna.
Sento esplodere il massimo del piacere, urlo selvaggiamente a Rita che sono innamorato di lei, mentre la mia fresca sposa sorride divertita.
Dopo una giornata come questa, neppure mi pongo il problema se sia il caso di sborrare in pancia a Rita senza protezione: tutti i limiti sono stati superati, oggi; se lei non esprime specifico diniego, sento che l’eccitazione massima è proprio quella di sacrificare all’erotismo ogni altra possibile remora razionale.
E poi…è inutile cercare riflessioni e ragionamenti…nell’intera giornata, gli stimoli dell’uccello hanno, a dismisura, prevalso su quelli del cervello : cosa vado cercando, adesso?
So bene che, nel giro di qualche ora, rimorsi e rimpianti mi prenderanno in maniera indescrivibile. So bene che, molto presto, cercherò di cancellare completamente questa incredibile giornata dalla mia mente, cercando di vivere come se essa non fosse mai esistita, sperando che non abbia lasciato alcuna conseguenza permanente.
So benissimo che, da domani, dovrò tornare a vedere Rita semplicemente come la cugina di mia moglie, e che Francesca sarà una sposa casta e fedele, al di fuori di ogni possibile “chiacchiera”.
So bene…so bene che…che, tredici ore dopo l’inizio della cerimonia nuziale in chiesa, sto vomitando tutto il contenuto del mio uccello, forzosamente trattenuto, dentro la fica di Rita.
Ahhh, che piacere indescrivibile…E che liberazione!
Resto qualche istante così, mezzo intontito.
Già non so quali sentimenti provare: se sentire disgusto e ribrezzo o essere soddisfatto ed appagato. Mi torna in mente la voce di mia moglie, quando, giorni fa, mi diceva : “…passerai una giornata indimenticabile!… Per noi lo sarà in maniera particolare”…
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