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tradire mio marito per fargli fare carriera


di benves
19.04.2017    |    76.972    |    19 9.5
"Eppure, al contrario della maggior parte delle altre mogli che pur di essere vistose indossavano vestiti che le facevano apparire anche goffe, indossavo un..."
Sono Vanessa, una donna di 36 anni con i suoi pregi e i suoi difetti.
Castana di occhi e capelli, lunghi e sciolti sulle spalle, formosa e nell'insieme sensuale.
Così mi dicono.
Come tutte le donne, ho le mie fantasie sessuali.
Nonostante tutto non avevo mai tradito Gianfranco, mio marito. Anzi, a parte un fidanzato, con il quale ci limitavamo alla masturbazione reciproca, prima che conoscessi lui, non ho avuto altri uomini.
Qualche giorno prima della cena in occasione del pensionamento di Aldo, storico responsabile dell'ufficio vendite, mio marito mi disse di essere gentile e carina col signor Andrea, il titolare dell'azienda dove lavora, essendo lui, mio marito, uno dei tre designati a prendere quel posto che oltre al prestigio ci avrebbe portato notevoli vantaggi economici.
Non dovevo incavolarmi? Sono cose da chiedere ad una moglie?
Quando gli chiesi cosa significava essere gentile e carina, mi rispose che il gran capo, così lo chiamavano in azienda, era molto sensibile al fascino femminile e gli piaceva ammirare dieci centimetri di coscia in più.
Al massimo ci poteva scappare una toccatina di cosce e di tette, ed in ogni caso cosa poteva fare un vecchietto di 60 anni?
Che stronzo? Ma che marito ho?
Ho mandato a quel paese tanti corteggiatori, avendo le idee molto chiare sul matrimonio, ed ora lui, che da sempre è stato sempre geloso, mi chiedeva di essere carina col suo capo solo per avere più possibilità di avere quella promozione?
Il bello era che cercava di convincermi battendo sul tasto dei vantaggi economici non indifferenti: puoi comprare questo, possiamo cambiare quell'altro.
Ma se non l'avevo fatto mai nemmeno per scelta mia?
Figuratevi che proprio quella mattina Nicola, il fruttivendolo di sotto casa che mi corteggiava e mi aveva fatto capire che non vedeva l'ora di scoparmi; mentre sceglievo le banane si avvicinò con un casco di Chiquita grosse e lunghe sussurrandomi che per me andavano bene quelle e che le aveva prese appositamente per me.
Mi trattenni dal ridere e feci finta di non aver capito l'allusione.
Mio marito mi consigliò pure il vestito che avrei dovuto indossare.
Quando chiesi il motivo, mi disse che mi stava bene e mi faceva molto sexy e attraente.
In effetti quella sera fui la più ammirata.
Sentivo gli sguardi dei colleghi di mio marito su di me. Eppure, al contrario della maggior parte delle altre mogli che pur di essere vistose indossavano vestiti che le facevano apparire anche goffe, indossavo un semplice tailleur verde scuro con la giacca a vita direttamente sul reggiseno e la gonna attillata con spacco posteriore che mi fasciava bene mettendo il risalto le mie curve.
Calamitai pure le attenzioni del capo.
Ne approfittò quando dovetti staccarmi dal gruppo per rispondere ad una chiamata al cellulare.
Ero seduta in poltrona e lui venne a sedersi in quella adiacente.
Il signor Andrea dimostrava tutti i suoi 60 anni.
E' un omone di un metro e ottanta completamente pelato e con un faccione dove spiccavano due occhietti azzurri.
Sempre galante e cortese.
Ogni volta che capitava incontrarsi, tante gentilezze. Con tutti, mica solo con me.
Appena riagganciai mi sorrise.
Risposi al suo sorriso e mi chiese cosa ne pensassi della serata.
Risposi che stavo divertendo.
Disse che Aldo meritava questi festeggiamenti e che adesso aveva il problema della sua sostituzione.
Mi confidò che mio marito era uno dei possibili sostituti e, dopo qualche secondo di pausa, abbassando lo sguardo sulle mie gambe, disse che potevo essere di aiuto a mio marito.
Anch'io abbassai lo sguardo: la gonna, senza volerlo, era come voleva mio marito, quei dieci centimetri in su.
Sorrisi impacciata dicendo che non capivo proprio come potessi aiutare mio marito.
Sorrise ancora guardando più intensamente le mie cosce.
Mi sentivo a disagio ma, nello stesso tempo, lusingata.
Sentivo il rossore sul mio viso.
Disse che ero molto attraente e provocante e che se lo volevo potevo aiutarlo nella decisione e che anzi potevo essere determinante.
Dopo di che si alzò chiedendo scusa.
Fece due passi e si rigirò dicendomi di pensarci bene.
Più chiaro di così?
Voleva proprio scoparmi !
Il resto della serata la passai imbronciata.
In macchina, di ritorno a casa, mio marito disse che ero stata la più ammirata della serata e che avevo fatto colpo sul capo.
Mi chiese di che parlavamo quando eravamo defilati dal resto del gruppo.
Diventai isterica e gridando gli raccontai tutto.
Tanto per chiudere il discorso gli dissi chiaramente che voleva scoparmi. Anzi, aggiunsi, che se non mi facevo scopare si poteva dimenticare di questa maledetta promozione.
Passò quasi una settimana durante la quale non ne parlammo più. Nemmeno in azienda il capo accennava a qualcosa.
Finché il venerdì della settimana successiva, avevo fatto la doccia e mi stavo truccando leggermente perché dovevo uscire, squillò il telefono.
Era lui.
Mi raggelò il sangue.
Dopo i soliti convenevoli, sempre gentile e cortese, mi disse che doveva prendere la decisione definitiva e che il prossimo lunedì avrebbe dovuto nominare il nuovo responsabile dell'ufficio vendite.
Mentalmente gli scaricai un mare di parolacce.
Non mi diede il tempo di dire qualcosa perché incalzò dicendo che si trovava dalle parti di casa mia e che, se fossi stata d'accordo, sarebbe passato per un caffè.
Avrei voluto mandarlo a quel paese fregandomene di tutto, invece, per non sembrare scortese e goffa, specificando che per un semplice caffè sarebbe stato un piacere, risposi che l'aspettavo.
Che faccio?
Ero nervosissima.
Scaricai mentalmente un mare di parolacce ma questa volta contro mio marito.
Lo chiamai al cellulare per informarlo.
Si meravigliò e cercò di tranquillizzarmi: "Non è un cafone. E' una persona corretta. In ogni caso..." Lo interruppi e gridai: "Si, al massimo una toccatina di cosce e di tette. E se va oltre?
A me potrebbe anche piacere. Non credi ?
“Al massimo potrai ritrovarti con un bel paio di corna" Riagganciai.
Dovevo vestirmi.
Ad un tratto mi calmai e mi rasserenai.
Non so casa mi prese.
Già, pensai, mi potrebbe anche piacere.
In camera mi sfilai la vestaglia e restai in slip.
Mi guardai allo specchio: non ero niente male.
Scelsi un vestitino scamiciato blu abbottonato sul davanti per tutta la sua lunghezza.
Lasciai gli ultimi due bottoni aperti per mostrare, alla faccia di mio marito, venti e non dieci centimetri di coscia.
Niente calze e niente reggiseno: le mie tette stanno su da sole. Infatti cominciò a piacermi subito.
La situazione era molto intrigante.
Mentre ero assorta in quei pensieri suonarono alla porta.
Si presento con un bouquet di fiori, molto galante mi fece anche il baciamano.
Lo feci accomodare in salotto e mentre aspettavamo che la moka facesse il caffé parlavamo del tempo e sciocchezze simili.
Ero imbarazzatissima, mi sentivo dal dottore, mi stava squadrando come i raggi X.
La moka borbottò in cucina ed andai a preparare.
Tornai col vassoio e le tazzine.
Lui, com'era prevedibile, andò oltre.
Finì prima di me di prendere il caffè.
Posò la tazzina sul tavolinetto e, trovandoci seduti vicini sul divano, allungò la mano destra sulle mie cosce.
Io stavo sorseggiando il caffè e avevo le mani impegnate: nella destra la tazzina, nella sinistra il piattino.
Era naturale che mi trovassi in imbarazzo e sento il rossore sul mio viso ma, la sua manona che mi accarezzava l'interno delle cosce non mi era indifferente.
Rimasi imbambolata senza sapere cosa fare.
Si avvicinò ancora.
Allungò pure l'altra mano sbottonando altri due bottoni e aprì il mio vestito.
Le mie cosce erano tutte in mostra e mi sentivo la fica umida.
Mi chinai in avanti per posare tazzina e piattino, e ritrovandoci viso contro viso cercò di baciarmi. Ero tutta rossa e imbarazzata.
Accennai un sorriso.
Pure lui.
Cercai di sviare muovendo leggermente la testa e lui, spostandomi i capelli, prese il mio lobo sinistro fra le labbra e non potei fare a meno di sospirare di piacere.
Poi sentii quasi tutto l'orecchio destro dentro la sua boccaccia e gemetti forte.
Adesso la mia fica era in fiamme, un lago.
Quando cercò nuovamente la mia bocca, accolsi la sua linguaccia fino a quasi soffocare.
Mi fece distendere sul divano, sbottonò ancora tre bottoni e mi ritrovai scoperta fino al ventre. Risentii la sua manona fra le mie cosce, sulla fica.
Trovò i miei slip bagnati e sussurrò: "Che voglia che hai!"
Aveva proprio ragione ed intimamente, avendo avvisato mio marito che possibilmente in mattinata si sarebbe ritrovato con un bel paio di corna, mi sentii come autorizzata ad andare fino in fondo. Infilò la mano dentro gli slip, mentre giocava con la mia peluria, sorridendo imbarazzata, sbottonai il resto dei bottoni ed aprii il vestito mettendo in mostra tutto il mio corpo.
Mi ero convinta e mi stavo offrendo a lui !
Mi ammirava raggiante.
Non appena prese a stuzzicarmi il clitoride mi fece sobbalzare di piacere.
Sollevai il bacino e feci scivolare gli slip fino a metà coscia.
Me li sfilò completamente.
Sollevai le ginocchia allargando le cosce e, mentre con la mano destra mi torturava la fica, con la sinistra mi torturava i capezzoli.
Ormai ero fuori di me, mi agitavo gemendo continuamente di piacere.
Si inginocchiò e prese a leccarmi le tette e a mordermi i capezzoli.
Poi mi ficcò la lingua in bocca e la succhiai avidamente.
Di nuovo sui capezzoli facendomi impazzire.
Non resistevo più, stavo per godere.
Lui lo capì !
Mentre continuava a torturarmi la fica, con l'altra mano slacciò la cintura dei pantaloni.
Si rialzò e gli abbassai la cerniera; intrufolai la mano nello spacco dei boxer e impugnai il suo cazzo.
Caspita, chi se l'aspettava, era un cazzo di buone dimensioni, 20 cm almeno !!! Hai capito il capo !!!
Lo tirai fuori e lo segai forte mentre godevo di un orgasmo intensissimo.
Tirai su la schiena mettendomi seduta. mentre glielo segavo lentamente lo ammiravo curiosa: era più lungo e più grosso di quello di mio marito, con una cappella veramente notevole.
Lo constatai ancora meglio quando, dopo averlo leccato tutto, lo ficcai in bocca.
Mentre lo spompinavo si liberò della giacca, della cravatta e della camicia.
Accompagnando la mia testa nei suoi movimenti sul suo cazzo, gemeva e sussurrava dicendomi quanto ero brava.
Mica potevo farlo venire così?
Volevo sentirmi quel cazzone dentro. Dovevo divertirmi anche io a quel punto, pensai.
Peggio per quel cornuto di mio marito.
Volevo farmi fottere sul nostro letto, a spregio.
Andammo in camera, arrotolai il copriletto, mi sfilai completamente il vestito e andai supina sul letto.
Lui si liberò completamente dei pantaloni e dei boxer.
Salendo sul letto dalla parte dei piedi si tuffò con la testa fra le mie cosce.
Le allargai tirando su le ginocchia.
Mi penetrava con la lingua e quando capì che ero al massimo dell'eccitazione, roteò su se stesso fino a quando ci ritrovammo di fianco nella posizione del 69.
La mia coscia destra gli faceva da cuscino, la sua sinistra da cuscino a me.
Il suo cazzo mi sembrò ancora più grosso.
Che cappella! Che palle!
Le accarezzai. Erano gonfie e piene di sborra.
Che eccitazione!
Le laccai mentre lo segavo lentamente.
Che voglia!
Lo leccai per tutta la sua lunghezza, poi lo presi in bocca a succhiarlo avidamente.
Mentre godevo ecco mio secondo orgasmo.
Un orgasmo infinito.
Prese a leccarmi pure il culo e poi, continuando con le mani, si godette lo spettacolo del mio pompino.
Non mi vergognavo più di niente.
Mettendosi supino mi invitò a cavalcarlo.
Era giunto il momento.
Afferrai quel cazzone puntandolo alla mia fradicia fichetta, lo strusciai più volte sulle grandi e piccole labbra poi...piano piano scesi lentamente facendo si che i tessuti si adattassero a quelle notevoli dimensioni.
Mi impalai gridando di piacere.
Non pensai più a niente. Né alla mia moralità, né a mio marito, né a tutto il contesto compreso al nuovo incarico.
Volevo solo godere di quel nuovo cazzo che mi sconquassava il ventre.
Godetti ancora agitandomi freneticamente.
Andai giù e ci baciammo a bocche aperte e le lingue di fuori.
Lui aveva una resistenza che non aveva niente a che fare con quella di mio marito.
Si girò di fianco trascinandomi con se, continuando a scoparmi furiosamente in questa posizione. Poi mi sfilò il cazzo dalla fica e mi girò a pancia in giù e, afferrando le mie chiappe con le sue manone me le aprì completamente.
Sentii la sua lingua a leccarmi il culo.
Mi penetrava e impazzivo di piacere.
Mi sentivo troia e glielo comunicai gridando e agitandomi.
Sospirando forte sussurrai: "Si, sii, ancora. Mi piace".
Fu come averlo autorizzato a spaccarmi il culo.
Mi sollevò il bacino, mi sistemai sulle ginocchia e sentii il suo cazzo fra le chiappe.
Giocò per qualche secondo e poi sentii la sua grossa cappella farsi strada.
Non potei fare a meno di lamentarmi. Sebbene mio marito mi inculasse regolarmente il mio ano non era abituato ad un cazzone così grosso.
Mi sentii spaccare l'intestino.
Mi scopò prima lentamente e poi sempre più velocemente sferrandomi dei colpi micidiali.
Le sue palle mi sbattevano sulla fica.
Non resistette più e mi sentii l'intestino inondato dalla sua sborra bollente.
Godetti ancora unendo i miei gemiti ai suoi.
Mi girò supina.
Sentivo la sborra colare dal mio culo sulle lenzuola.
Mi venne su a cavalcioni sulle tette e mi strofinò il cazzo sulle labbra.
Sorridendo mi chiese: "Ti senti più femmina adesso?"
Per tutta risposta glielo leccai e glielo ripulii.
Lo imboccai ancora e prese a scoparmi in bocca col cazzo mezzo moscio e, stranamente venne ancora.
Mi incitò a berla.
Quando ad ora di pranzo - il venerdì in azienda i dirigenti non hanno l'obbligo del rientro pomeridiano - mio marito rientrò mentre io uscivo dal bagno in accappatoio dopo aver rifatto la doccia.
Mi chiese come mai la doccia a quell'ora. "Mica potevo stare tutta pasticciata di sborra".
Restò a bocca aperta. "
Ma come? Fino a questo punto? E me lo dici così?"
"Come vuoi che te lo dica?
Io ero convinta che tu avessi avessi ragione.
Mi avevi detto che quello a 60 anni non poteva fare niente se non una toccatina di cosce e di tette ed io mi ero fidata di te.
Solo che le toccatine sono andate avanti e.....
Sapessi che cazzo!
Altro che il tuo.
Sapessi come ce l'ha grosso!
Figurati che ho il culo tutto indolenzito.
E quanta sborra!
Vieni a guardare le lenzuola.
Sembrava uno zombi
"Ma come sul nostro letto?"
"E dove se no? A terra?
Vieni, guarda le lenzuola, adesso li dovrò cambiare subito.
E tutta quella che mi ha fatto bere! Ma quanta sborra, non te lo immagini nemmeno.
Però, amore, lunedì sarai il nuovo responsabile dell'ufficio vendite".
Il mercoledì successivo, durante la pausa pranzo, mio marito festeggiò la promozione in azienda
Mi disse che gli avrebbe fatto piacere la mia presenza.
Andai e, ad un certo punto, il capo mi si avvicinò e mi disse: "Vede che sono stata di parola? E' soddisfatta?"
"Ci mancherebbe che....."
"Lo sa che il suo caffè era veramente buono? Che ne dice se magari venerdì prossimo mi trovassi a passare da quelle parti e....".
Così quasi ogni venerdì prendiamo il caffè insieme.
E che caffè!
Alla faccia di mio marito. Altro che sessantenne.
Per tre volte è venuto a casa mia, poi, per ovvi motivi,ci vediamo in uno dei suoi tanti appartamenti.
Sono quasi certa che mio marito lo sa.
Di una cosa sono sicura: di Nicola, il fruttivendolo, non sa niente.
Un lunedì mattina, era quasi estate, ero così annoiata che non avevo voglia di fare niente, nemmeno di uscire.
Avevo fatto colazione, la solita doccia mattutina e, nel decidermi ancora cosa fare, rimisi la vestaglietta leggera e trasparente che uso sempre quando mi alzo dal letto.
Sentii un botto fuori e mi affacciai dal balcone.
Un tamponamento proprio davanti alla bottega di Nicola.
Niente di grave comunque.
Lui era lì. Alzò lo sguardo e ci fissammo per qualche secondo.
Non so cosa mi prese: una frenesia particolare, una strana voglia di cazzo.
Feci una cosa che non avevo mai fatto: presi il telefono e composi il numero della bottega sperando che rispondesse lui e non suo padre che spesso era lì per aiutarlo.
Rispose lui.
Non so se definirmi fortunata o destinata a fare la troia.
Gli dissi che stavo poco bene e se potevo approfittare della sua gentilezza portandomi a casa quello di cui avevo bisogno.
"Si figuri signora. Anzi è proprio un piacere".
Gli elencai quello di cui avevo bisogno e poi in fine, facendo finta che si trattasse di una dimenticanza, continuai: "Ah scusi, le banane" "Già, certo, come si fa senza banane?"
Dopo un po di silenzio ebbi la sfacciataggine e la troiaggine di dire: "Ah Nicola, mi scusi, pure la banana quella vera".
Nicola è un bel fusto di 30 anni. Scuro di carnagione, con capelli e occhi neri; sposato e con un bambino di pochi mesi.
Era così sicura che avevo organizzato tutto, facendomi trovare fra l'altro seminuda, per farmi scopare che non appena entrò e richiusi l'uscio, posò tutto a terra e mi prese fra le braccia.
"Ho portato tutto, compresa la banana vera, quella che vuoi tu".
Cercò la mia bocca e gliela feci trovare pronta.
Ci stendemmo a terra, sul tappeto, e mi scopò con grande veemenza, quasi selvaggiamente. Naturalmente adesso mi porta la spesa quasi sempre lui.
Le nostre scopate sono frettolose, 15 - 20 minuti, ma molto intense.
A lui piace farmi il culo e scoparmi in bocca perché, mi dice, quella stronza di sua moglie non glieli da.
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