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Prime Esperienze

la riffa ...Anna


di benves
12.12.2011    |    20.946    |    1 8.4
"La doccia faceva ancor di più indurire i suoi splendidi capezzoli ed io mi ci attaccai con la bocca con avidità..."
Anna. Era mora, alta 170, capelli castano chiari a caschetto, occhi castani e fisico minuto.
Fissammo l'incontro ma all'ora stabilita non arrivò.
“Vuoi vedere che non viene?”.
Attesi circa 15 minuti e la chiamai, il numero era non raggiungibile.
Dopo circa mezz'ora ecco che suonano alla porta. Aprii con il cuore in trepidazione.
Si presentò con una t-shirt bianca, short neri ed infradito brasiliane nere, pareva andasse in spiaggia; aveva un filo di trucco sugli occhi che la facevano sembrare una lolita.
“Scusa il motorino non ne voleva sapere di partire”.
“Mi offri da bere? Gradirei una camomilla”
La ragazza era agitata e le si leggeva negli occhi e dal modo di fare.
La feci accomodare sul divano, le portai la camomilla ed iniziammo a parlare.
Il cellulare l'avevo appoggiato sul tavolo del salotto ma lei non lo degnò neppure di uno sguardo.
Dopo circa 20 minuti mi decisi e le carezzai la testa, Lei capì!
Si mise a cavalcioni su di me ed iniziammo a pomiciare, le nostre lingue si intrecciavano.
I miei baci si spostarono al collo, poi dietro i lobi delle orecchie; le mie mani impazienti esploravano la sua schiena.
Le sfilai la maglietta, avevo davanti a me un reggiseno di pizzo bianco che conteneva due seni perfetti, a coppa di champagne. “Sei bellissima”. Lei annui.
Baciai quei seni dall'esterno, poi le mie mani, da dietro andarono a cercare il gancetto del reggiseno, il quale cadde a terra liberando quello splendido spettacolo.
Afferrai i seni tra le mie mani, prima con movimenti circolari, poi soffermandomi sui capezzoli, infine la mia bocca andò sui capezzoli ed iniziò a leccarli con avidità.
Anna teneva gli occhi spalancati ed osservava ogni mio movimento.
La feci alzare davanti a me, sbottonai il bottone degli short e li sfilai; un perizoma mero comparve al mio sguardo.
“Ti prego sii gentile, non farmi male” mi disse.
La feci accomodare sul divano e mi tuffai a leccare la sua fica dall'esterno del perizoma.
Anna gemeva, le spostai il perizoma in modo da permettermi di leccale la sua fica perfettamente depilata.
I suoi umori iniziavano ad uscire.
Introdussi un dito nella sua fichetta, lei si irrigidì. Io le carezzavo il monte di venere cercando di tranquillizzarla.
I miei diti da uno diventarono due iniziando una masturbazione graduale.
L'orgasmo arrivò improvviso ma discreto.
Raccolsi i suoi umori e li straferii sul suo sfintere.
“Non posso dirti di no vero?” mi disse con voce rassegnata, “so che anche alle mie amiche hai riservato lo stesso trattamento!”
“I patti sono patti” risposi.
Anna mi lasciò fare.
Con l'ausilio dei suoi stessi umori allargai lo sfintere prima con uno, poi con due ed infine con tre dita.
Mi tolsi tutti i vestiti e mettendomi a sedere sul divano la invitai a venirmi sopra.
“Vuoi impalarti da te o devo farlo io?”.
Si mise a cavalcioni su di me e puntando il glande sulla sua fichetta disse “lo faccio io”!
“Non è ciò che intendo” risposi, prima voglio il culetto, ma lei fece finta di non capire ed abbandonando il suo peso su di me, si sverginò!
Rimase ferma per circa un minuto e poi iniziò a cavalcarmi come un'amazzone.
Io leccavo e toccavo i suoi seni.
Lei con i movimenti del bacino controllava la penetrazione.
Rimanemmo in quella posizione un tempo che a me parve indefinito fino a quando lei con un sussulto venne abbondantemente su di me.
Avevo l'inguine sporco di umori e di sangue.
“Andiamo a fare una doccia” le dissi.
Mi segui.
Sotto la doccia iniziai ad insaponarla ed ad insaponarmi.
Era bellissimo stare lì con lei.
Aveva un corpo meraviglioso.
La doccia faceva ancor di più indurire i suoi splendidi capezzoli ed io mi ci attaccai con la bocca con avidità.
Il mio pene tornò ad indurirsi.
Feci in modo da insaponare bene il suo culetto, che prima avrei voluto me che mi era stato negato, poi la feci voltare ed appoggiata al muro della doccia e appoggiai il glande al suo sfintere.
“Ora non puoi sottrarti” dissi.
“Fai piano” mi rispose.
Appoggiai il glande al suo culetto e pian piano feci entrare la cappella.
“Fa male fermati”.
Io feci finta di non capire e terminai la mia opera.
Le lacrime uscivano dai suoi splendidi occhi.
Iniziai a incularla prima piano, poi sempre più forte.
L'acqua ci scorreva a dosso alternando freddo a caldo.
Dopo un po stavo per venire, lei se ne accorse e cercò di liberarsi dalla presa, ma io la trattenni e scaricai il mio sperma nel suo culetto.
Ci asciugammo e ci rivestimmo.
Lei prese la scatola dal tavolo e andò via senza neppure salutarmi.

Non vedo l'ora che ci sia un'altra riffa !
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