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Fino alla vigilia del mio matrimonio Cap 6


di giov60
25.05.2016    |    20.408    |    2 9.4
"Questo non mi impedisce di parlare con lei..."
Giorni dopo, dovendo scendere in città per delle commissioni, mi riprometto di fare un giro tra i negozi di fotografia per acquistare una macchina fotografica; una polaroid, a dir il vero già ce l’ho, ma non sono soddisfatto della qualità delle foto. Entro in più di un negozio per rendermi conto di trovare il fotografo “giusto”. Infatti in una strada poco trafficata del centro intravedo uno studio fotografico nel cui interno ci sono esposte un paio di foto che attirano la mia attenzione. Sono foto fatte ad una ragazza, forse una modella, in pose sensuali. Entro, un distinto signore di circa quarant’anni esce dal retrobottega che mi dice essere il titolare dello studio: dopo pochi minuti instauro con lui una bella conversazione e capisco che la sa lunga su certe cose. Mentre parliamo fa il suo ingresso nello studio una splendida signora, molto sensuale in verità, che mi presenta come sua moglie; riconosco in lei la modella delle foto esposte e non posso non complimentarmi con lei per le belle pose. Mi ringrazia con uno sguardo malizioso e signorilmente contenuto e, con un cenno di assenso al marito, risponde ad una sua richiesta non detta, ma che percepisco perché, quel loro modo di fare, è lo stesso che ho con mia sorella quando vogliamo comunicare tra noi senza che altri possano capire. Dopo di che mi saluta con un bel sorriso e va via dicendo al marito che andrà a casa.
Rimasti soli mi sento sicuro di poter esporre le mie richieste senza falsi pudori e il fotografo mi invita ad entrare nello studio di posa posto dietro il banco per poter parlare con più discrezione. Ci sediamo in un comodo salottino e lui si assenta pochi secondi per tornare con in mano un paio di album fotografici e un catalogo di macchine fotografiche. Non senza una certa emozione gli dico che ho bisogno di un apparecchio semi professionale per fare foto migliori di quelle che di solito faccio con la polaroid. Gli dico che ho tra le mani una ragazza molto fotogenica che vorrei “abituare” alla presenza dell’obbiettivo per farle belle foto. E sottolineo “belle” al che lui con malcelata emozione, porgendomi uno degli album:
“Belle come queste?”
Inizio a scorrere le foto e sono splendide immagini in bianco e nero della moglie fatte in studio. Sono belle come le foto di certe riviste patinate di allora ma molto più esplicite. Gli faccio i miei complimenti per le foto e per la modella e gli confermo che siamo sulla stessa lunghezza d’onda. Mi consiglia l’apparecchio da acquistare e mi rifornisce di un certo numero di rullini tutti in bianco e nero, in modo tale che potrà essere lui a occuparsi dello sviluppo e stampa. Io lo ringrazio e gli dico che per l’intimo da usare in certe sue foto mi posso occupare della fornitura dei capi più maliziosi in commercio dato che sono nel ramo. Mi ringrazia e, dopo aver pagato quanto acquistato, ci salutiamo come vecchi amici ed esco soddisfatto. Ho forse vent’anni in meno di lui ma certamente ho trovato un consigliere e un complice per rendere Carla consapevole della sua bellezza e fare un po’ di belle foto anche a Mina, Concetta e quante altre belle signore vorranno.
In men che non si dica convinco Carla a farsi fotografare e i primi risultati mi confermano che è di una fotogenia insospettabile a prima vista. Un po’ alla volta le faccio assumere pose sempre più sensuali e anche lei prende coscienza di questa sua qualità. In pochi mesi elimina dal suo guardaroba tutto quanto non metta in evidenza la sua sensualità che ogni giorno di più viene a galla. Anche con me le cose vanno molto meglio perché già qualche giorno dopo, approfittando di un momento di pausa dal lavoro, le faccio i complimenti per quanto sia diventata elegante nei modi e sensuale, come andavo ripetendole da tempo. Ci troviamo nel piccolo ufficio del negozio: io sono seduto alla scrivania mentre lei, seduta sul divano di fronte a me con le gambe accavallate che spuntano sensuali dalla minigonna, si sta pavoneggiando eccitandomi. In pochi mesi ha iniziato a fiorire: adesso, seppur ancor molto magra, ha messo su un bel culetto sporgente, il bacino le si è come allargato donandole un bel figurino e siamo già ad una seconda abbondante di seno, mentre le sue cosce sono quasi belle come quelle di mia sorella. Sta proprio prendendo le forme di sua madre, ma contrariamente alla genitrice che ne fa dono solo in privato, lei ama farsi ammirare, seguendo anche i consigli di mia sorella.
Mentre si esibisce per me sul divano, si avvede della mia malcelata eccitazione e se ne sente soddisfatta, la invito a mostrarsi meglio e lei con molta malizia scopre completamente le gambe fasciate dalle belle calze tenute su da un civettuolo reggicalze e lentamente allarga le gambe mostrandomi di essere senza intimo. La sua figa luccica di umori e mi avvicino a leccarla, cosa che lei con voluttà accetta prendendo tra le sue piccole mani la mia testa e guidandomi come fossi un principiante. La lecco con tutta la voglia che ho in corpo e la faccio godere in pochi minuti. Poi incombo su lei e le presento il cazzo ormai duro come il marmo davanti alle sue oscene labbra, aspettandomi il solito rifiuto.
Invece con mia somma sorpresa apre la bocca e inizia un pompino da vera professionista che mi manda in paradiso in meno di un minuto. Solo quando le dico che sto per godere mi prende il cazzo in mano e se lo porta sulla figa mi lascia venire sul suo ventre. Ci rimango male.
Mentre si accarezza il ventre bagnato dal mio piacere si avvede del mio disappunto.
“Stasera vengo a casa tua perché noi dobbiamo parlare un po’!”
“Se vuoi ma ci sarà anche mamma e non credo che potremo parlare liberamente.”
“Dille di andarsene da tua zia che cosi passa una serata diversa.”
Mentre parlavo pensavo a sua madre che si faceva inculare dal cognato… e quasi sento che lo stesso pensiero sta passando nella testa di Carla. La ragazzina deve essere a conoscenza della cosa.
Terminato il lavoro a casa avverto Mina che passerò la serata con Carla e lei che la passerà a casa del ragazzo, la madre ha bisogno di parlarle.
Alle nove sono seduto sul letto della camera di Carla le sto accarezzando il sedere mentre lei è distesa con addosso solo le calze e si sta godendo le mie carezze. Il mio dito medio già da un paio di minuti passa e ripassa sul suo ano e la sento fremere ogni volta.
Questo non mi impedisce di parlare con lei.
Parliamo del suo pompino, il primo che mi ha fatto, del pomeriggio in negozio. Le dico che sono molto soddisfatto ma che sono altrettanto curioso di sapere dove ha imparato, perché quello di poche ore prima era un pompino di una bocca esperta non quello di una ragazzina alle prime armi. Il mio dito sta proprio sul suo ano che sento irrigidirsi alla richiesta. Le chiedo di girarsi e guardarmi in faccia. Si gira, allarga le gambe in modo tale da lasciarmi continuare a stimolarle il buco del culo. E’ rossa in viso e si vede che non vuole parlare.
“Mi sa che devo dirlo a tua madre che saprà farsi dire la verità!”
“Per favore no, ché mamma non sa nulla!”
“Sei certa? Tua madre sa tutto di tutti vuoi che non sappia di te?”
“Se mi prometti di tenertelo per te, di non arrabbiarti, soprattutto di non dirlo a mamma…. Forse te lo dico!”
“Senti Carla forse non hai ancora capito che tra noi due non ci deve essere segreto alcuno! Solo cosi possiamo andare avanti. Ci tieni a me? Lo vedi che effetto mi fai?” E, tirato fuori il mio cazzo, glielo mostro duro come ogni volta che stiamo insieme.
“Certo che ci tengo a te, non da oggi, io sto realizzando il mio sogno, sono anni che ti voglio bene, sono innamorata di te da anni!”
“E allora parla!”
“Mi ha insegnato la zia! E non da oggi”
“Tua zia?!?”
“A dire la verità a mettermi il cazzo in bocca è stato lo zio anni fa. Ma poi è stata la zia a insegnarmi!”
“Quel porco maledetto! Lo denuncerò! Approfittarsi della nipote! Racconta!”
Carla inizia a dire che, anni prima, una volta che era stata mandata dalla madre a casa degli zii, aveva trovato lo zio da solo che stava disegnando una stoffa da tagliare. La zia non era in casa. Non sa spiegare la cosa ma lo zio l’aveva messa sotto il bancone e si era tirato fuori il suo uccello e glielo aveva spinto in bocca. Lo zio non amava evidentemente lavarsi spesso, perché il sapore era nauseabondo, e lei presa alla sprovvista aveva avuto molti conati di vomito. Per questo motivo si era rifiutata con me la prima volta. Per il ricordo di quella violenza. Molte altre volte era andata a casa loro ma le altre volte c’era anche la zia che prima giocava un po’ con lei, poi arrivato il marito iniziava a fargli quel lavoretto e lei era invitata a fare altrettanto. La zia poi le aveva insegnato anche a leccarla per bene per cui lei era il giocattolo dei due. Di buono c’era che almeno adesso lo zio era sempre pulito e profumato. La cosa non le era mai piaciuta ma con il tempo l’aveva accettata anche se cercava sempre di andare il meno possibile da loro a causa di quella prima volta. E da quando lavorava con me non era andata più giù ne di sua volontà ne ce l’aveva più mandata la madre.
Però mi confessa che ormai apprezza il pompino al punto tale che sentiva di non potersi sottrarre a chiunque gli avesse mostrato un cazzo.
Negli a seguire questa cosa si è rivelata vera.
Siccome sono anche un po’ sadico ho voluto subito ricreare quei momenti. Ci siamo spostati in cucina e, messala sotto il tavolo, ho voluto che rifacesse quanto appena mi aveva raccontato. Ma l’ho avvertita che non doveva togliersi il mio cazzo di bocca anche e soprattutto quando fossi venuto.
“Io non sono tuo zio, se sono il tuo uomo dimostrami che sei la donna della mia vita bevendo alla tua fontana!”
A occhi chiusi Carla mi fa un pompino sublime segno del suo amore per me e finalmente posso inondarle la bocca che lei non toglie e che non si lascia sfuggire nemmeno una goccia! Beve con ingordigia e quando esce da sotto il tavolo il suo sguardo liquido e quelle labbra umide di me mi confermano che è lei la donna, la troia, la puttana, la zoccola della mia vita. Fatta salva mia sorella.
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