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Claudia, l'amica di mia moglie


di giov60
31.12.2018    |    44.363    |    11 9.7
"Le dico che voglio scoparla e, solo se sarò soddisfatto, le farò il piacere di venirle in bocca per farle assaggiare il sapore del mio piacere..."
Mia moglie, un metro e sessanta, 35 anni ben portati, bionda cenere con un bel fisico che solo le due gravidanze hanno leggermente cambiato facendole avere un grembo appena più pronunciato, ha uno spiccato senso dell’amicizia, nella sua rubrica telefonica saranno più di 100 i numeri di telefono che fanno capo ad altrettante signore sue amiche alcune non proprio simpatiche, altre che non ho problemi ad incontrare, alcune invece sono, a mio parere, troppo invadenti per cui non le sopporto proprio. Con molte di queste signore, a volte, si organizzano degli incontri in pizzeria o al ristorante in compagnia di noi mariti e, qualche volta anche con figli al seguito. Le classiche riunioni fatte di sorrisi e complimenti di maniera, ma che non sono assolutamente quelle tra amici veri: questi infatti sono pochi e scelti e, guarda caso, non fanno mai parte delle conviviali di cui sopra. Comunque sono sempre belle occasioni di svago. Poi ci sono altre coppie, non amiche ma complici, con cui, ogni tanto, ci concediamo momenti di intima trasgressione, dato che da qualche anno ci piace avere incontri maliziosi. Specialmente in estate avere attorno signore di buona, se non ottima, presenza ti alza l’umore, e non solo quello…, gonne ampie e leggere, magliette e camicette leggerissime che, spesso indossate con il minimo necessario di intimo, contribuiscono a un “vedo non vedo” molto eccitante, almeno per me. Ma questa storia non riguarda nessuna delle piacenti signore con cui ho il piacere di intrattenermi durante le cene.
Tra le amiche “rompipalle” che mia moglie Giovanna ha il piacere tutto suo di frequentare ce n’è una, la signora Claudia vedova cinquantenne credo, senza figli, che da quasi tre mesi, ad ogni ora di ogni giorno, telefona, viene a casa o invita Giovanna ad uscire con lei. Un tormento solo per me s’intende, dato che la mia signora è ben felice di frequentarla e la difende a spada tratta ogni volta che io mi permetto di riprenderne il comportamento poco urbano. Se avesse le chiavi di casa nostra entrerebbe anche in camera da letto senza annunciarsi!
Capisco che la vedovanza, arrivata improvvisamente per un incidente che tre anni prima le ha sottratto l’amato coniuge e la solitudine per non aver ne figli ne parenti in città, la porti ad attaccarsi a Giovanna che si rende sempre disponibile, ma quello che non riesco a capire è come questa amicizia sia potuta nascere solo da un primo incontro avvenuto durante una partita di burraco alcuni mesi fa tra due donne con quasi vent’anni di differenza d’età. Quello che so di certo è che la signora Claudia ha espressamente richiesto ad una comune amica di poter conoscere Giovanna. Da allora me la vedo piombare a casa ad ogni ora. Se non fosse per il suo comportamento sarebbe anche una bella compagnia: l’età reale è solo anagrafica perché il suo fisico intatto lo si può paragonare tranquillamente a quello di Giovanna: alta un metro e settanta circa, se indossa, come spesso fa, scarpe con tacco 10 o 12, mette in soggezione molti per la sua statuaria fisicità; due gambe lunghe, quasi sempre coperte da pantaloni che però le disegnano un bacino notevole e soprattutto una quarta di seno che in molte occasioni ostenta con orgoglio. Unica pecca il viso non proprio bellissimo perché ha zigomi pronunciati e una bocca di una misura più grande del dovuto. E siccome un viso come quello non lo dimentichi facilmente, a volte ho avuto la chiara sensazione di averlo già visto da qualche parte, ma non sono riuscito mai a metterlo in relazione ad un luogo o ad una particolare occasione.
Come ogni domenica già sto pregustando il pomeriggio passato davanti alla tv a seguire il campionato di calcio: i ragazzi sono tutti già fuori casa e non rientreranno che a sera e Giovanna mi ha già detto che uscirà anche lei per un incontro con un paio di amiche tra le quali, guarda caso, Claudia. Le hanno dato appuntamento in un centro commerciale fuori città a circa trenta chilometri da casa. Alle 14.30 in punto la mia dolce metà, ricevute da me le chiavi della macchina, esce di casa trafelata, giacché è già in ritardo per l’appuntamento fissato alle 15.00 e sapendo che dovrà affrontare il traffico già caotico a quell’ora.
Non sono passati nemmeno due minuti da quando la porta di casa si è chiusa alle sue spalle che il citofono squilla. Credendo che fosse lei che, certamente ha dimenticato qualcosa, non rispondo ma mi limito ad aprire il portone del palazzo ed a socchiudere la porta di casa per permetterle di entrare senza usare le chiavi.
Siccome sono da solo a casa, siamo ad ottobre e la temperatura lo permette, sono vestito con una comoda maglietta e con un pantaloncino di maglina e, ai piedi, un bel paio di pantofole. Barba leggermente incolta, dato che non sarei dovuto uscire, ho già preparato sul tavolino accanto alla mia poltrona tutto il necessario per non dovermi alzare per le prossime due ore.
Il campanello della porta d’ingresso mi fa capire che ha suonare poco prima il citofono non era mia moglie, per cui, nonostante la porta fosse già aperta, vado ad aprire. Mi trovo davanti la signora Claudia che senza aspettare l’invito ad entrare, si fionda in casa.
“Buon pomeriggio caro! Giovanna è appena uscita vero?”
“Buon pomeriggio a lei signora, si mia moglie è appena uscita! Ma non dovevate vedervi?”
La mia meraviglia è pari all’incazzatura che mi sta montando poiché stanno per iniziare le partite in tv e sono certo che adesso la signora Claudia non se ne andrà prima che, avvisata Giovanna, questa non torni e io, nel frattempo, sarò costretto a subire una valanga di chiacchiere che la matura matrona mi vomiterà addosso. La signora guarda l’orologio e, dopo aver riflettuto un attimo, dice che Giovanna non rientrerà prima di due ore dato il traffico che incontrerà. Sembra soddisfatta di ciò e, senza chiedere se può aspettarla o meno, inizia a sbottonare il leggero soprabito che indossa. Slacciato l’ultimo bottone mi si para davanti una inaspettata visione: la signora indossa solo un ricercato intimo composto da una guepiere con un balconcino al posto del reggiseno dove fanno bella mostra sue montagne di morbida carne impreziosite da due aureole scure con al centro due duri capezzoli, uno slip che a mala pena contiene un figone da cavalla di razza e un paio di calze allacciate al reggicalze che inguainano due splende e lunghe gambe. Il tutto su un paio di decolté tacco 10.
Mi fissa con sguardo di sfida e di femmina che sa cosa vuole.
“Allora che ne dici? Sono da buttare via oppure vuoi passare le prossime due ore a scoprire questo territorio inesplorato?!” “Sappi che tua moglie non sa nulla di quanto sta per accadere e che, al suo rientro a casa, indosserà un bel paio di corna, cosi da pareggiare quelle che tu, già da tempo, porti con orgoglio!”
Avrei voluto rispondere per le rime a quelle parole, ma avevo la bocca semiaperta per la meraviglia mentre la mia lingua, come dotata di propria volontà, già aveva iniziato a leccare le labbra, come fa un bambino di fronte al barattolo della nutella; il pantaloncino di leggera maglina che indossavo veniva deformato sempre più dal mio uccello che, da testa di cazzo qual è, aveva immediatamente iniziato a gonfiarsi per non sfigurare davanti a tanta abbondanza di donna.
Chiedendomi se apprezzassi le femmine di una certa età, Claudia, intanto, si accarezzava la figa con volgare impudicizia, nel mentre io, come un automa, mi avvicino a lei per constatare se era lì veramente o fossi io a sognare. Come sono a portata di mano, mi sento afferrare per l’uccello. Claudia si complimenta per la mia dotazione e con molta esperienza fa scivolare a terra i miei pantaloncini cosi da poter afferrare senza ostacoli, l’oggetto del suo desiderio.
Il divano ci accoglie e lei fa in modo che io le cada tra le cosce aperte; lasciato il cazzo, mi afferra i capelli e guida la mia bocca verso la sua figa che con l’altra mano, nel frattempo, aveva scoperta scostando lo slip. Non faccio in tempo a guardarla che la mia bocca è già schiacciata su di essa. Metto a disposizione della mia lingua tutta l’esperienza che ho e inizio una doviziosa leccata che viene ostacolata solo dalla presenza di un clitoride enorme. Lo devo prendere in bocca e, per leccarlo a dovere, sono quasi costretto a fare una specie di pompino a quel cazzetto molto simile al pisello di un ragazzino imberbe. Dopo un paio di minuti di tale trattamento la stessa mano che mi tratteneva per i capelli su quella figa, mi allontana. Claudia ha il viso deformato dal piacere e io ne approfitto per allontanarmi e sedermi sulla poltrona che, posta quasi di fronte al divano, mi permette di godere della vista di una donna che, con le cosce oscenamente aperte, continua ad accarezzarsi la figa depilata e messa in mostra con orgogliosa vanità femminile.
Ripresomi un attimo e ritornato in possesso di tutte le mie facoltà, mi tolgo anche la maglietta di dosso e, adesso, sono io a mostrarmi in tutta la mia virilità alla donna che ancora sta godendo del trattamento da poco subito. Mi metto di fronte a lei e sono io ad invitarla ad imboccare il mio duro fallo. Lo fa con voglia e mi ritrovo in paradiso nel giro di qualche secondo. Lecca con voglia la mia cappella per poi infilarsi i miei diciotto centimetri di piacere in gola. Il tutto per quasi cinque minuti di inenarrabile goduria. Le dico che voglio scoparla e, solo se sarò soddisfatto, le farò il piacere di venirle in bocca per farle assaggiare il sapore del mio piacere. Mi risponde che è certa che tutto questo succederà perché ho di fronte una vera femmina che nulla si negherà per scalare le vette dell’estasi.
Si pone in ginocchio sul divano per offrirsi a me in quella posizione che esalta il suo bacino e il suo culo. La sua matura figa fa bella mostra di se tra le cosce allargate e alla giusta altezza del mio bacino armato dal duro cannone che, senza fatica, penetra profondamente in lei che, sonoramente, apprezza.
Il rumore della penetrazione va avanti per oltre dieci minuti, ora più sommesso ora più chiaro, mentre io chino su di lei faccio presa ora sulle anche del bacino, più spesso afferrando le due morbide e carnose mammelle.
Poi la invito a girarsi per finire la festa, non prima di aver constatato con le dita che anche il suo ano è più che elastico. Solo il suo diniego mi fa desistere: voglio essere cavaliere, preferisco sia lei ad offrirmi il suo culo.
Giratasi mi metto tra le sue gambe per il rush finale. Il suo clitoride sfrega sul mio cazzo impunemente così da farla godere almeno tre volte prima che, dopo una decina di poderosi colpi in fondo alla sua capiente figa, non presento alle assetate labbra della sua bocca la mia verga bagnata del suo piacere. Deve solo aprire le labbra per ricevere una scarica di bianca e densa sborra nella gola riarsa. Non si fa scrupolo e ingoia tutto per poi abboccare il mio cazzo e ripulirlo come dopo la più curata doccia.
I minuti successivi li passiamo l’uno di fronte all’altra stravaccati nel divano io in poltrona. Sarà passata più di un ora da quando si è tolto il soprabito che occultava tanta femminilità. Poi mi sento in dovere di offrirle un the o un caffe. Opta per la prima bevanda che mi affretto a preparale. E davanti a due calde tazze fumanti, riconquistati entrambi una parvenza di umanità, lei mi confida che, anche se non l’ho mai riconosciuta, l’avevo incontrata, insieme a mia moglie, una sera di qualche mese prima in un club privé nei pressi di Roma, che a volte sia noi che lei frequentavamo. In quella occasione lei aveva apprezzato molto la porcaggine mia e di mia moglie, guardandoci impegnati in una bella performance insieme ad altre due coppie in una delle sale del locale dove anche lei, accompagnata da un maturo suo amico, era seduta a guardare insieme ad altre coppie. Tramite una di queste coppie aveva poi saputo che eravamo concittadini, per cui, per non destar sospetti si era poi fatta presentare a Giovanna in occasione del torneo di burraco.
Aveva poi scelto con accuratezza questa domenica, dopo aver studiato le nostre abitudini, mandando Giovanna ad un appuntamento con altre signore, ma dove lei non sarebbe mai giunta.
Solo ora prende in mano il cellulare e la chiama scusandosi con lei e le altre per non essere potuta andare all’appuntamento a causa di un improvviso leggero malore.
Giovanna accettando le scuse le risponde di non preoccuparsi, anzi la invita a casa per una serata a base di pizza in uno dei prossimi giorni. Claudia accettando le chiede se però io sarò d’accordo, visto che non la vedo di buon occhio, ma mia moglie la rassicura: metteranno in pratica le confidenze che si sono fatte tra loro! E’ certa che io di fronte a certe situazioni maliziose, accetterò molto volentieri anche la presenza di questa amica rompiballe!!
E siccome le prove io e Claudia l’abbiamo già fatte, sarà certamente una serata con poca pizza ma molto pazza!!!
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