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Prime Esperienze

Universitari - 2a parte


di giov60
16.10.2023    |    5.868    |    3 9.4
"Nei giorni successivi apprezzo sempre di più la sua premurosa presenza in casa nei miei confronti che si traduce in un vestirsi sempre più in modo accurato e..."
Della situazione con Rosa sono a conoscenza sia i miei genitori sia i suoi. Mia madre e soprattutto mio padre continuano a dirmi di lascar perdere che certamente troverò di meglio, il padre di Rosa invece sembra orgoglioso della posizione assunta dalla figlia mentre la madre, che mi ha preso a cuore, parteggia più verso di me e cerca di convincere la figlia ad allargare le sue maglie difensive.
Da parte mia la ragazza continua ad essere al centro dei miei desideri e pensieri, forse anche al sostanzioso aiuto di Camilla di cui è a conoscenza forse solo Rosa. Sta di fatto però che l’avventura con la madre di Camilla mi ha aperto gli occhi sul mondo delle donne mature per cui visto che la figlia non vuole ancora, sto pensando di coinvolgere la signora Daniela per far capitolare Rosa.
Certamente non mi ero reso conto ancora dell’interesse della signora Daniela nei miei confronti anche perché non mi aveva dato nessun segnale in questo senso o, se me lo aveva lanciato, io non lo avevo raccolto anche perché la fisicità della signora è simile a quella di mia madre. Entrambe non altissime, lei più magra di mamma e più slanciata ma con un bel viso tondo che esprimeva amore materno e un sorriso sempre dolcissimo. Al contrario di mia madre, cattolica e morigerata, almeno ai miei occhi, aveva una visione della vita diversa meno imbacuccata visto che era lei a farmi le domande a volte anche quelle più imbarazzanti, ma pensavo che questo le servisse solo per meglio tenere sotto controllo la figlia.
Il compleanno di Rosa cade a fine aprile e in quest’occasione mi presento a casa sua con un bel mazzo di fiori, un piccolo regalo frutto dei miei pochi risparmi e una torta preparata da mia madre. Passo la giornata con lei che, comunque, non vuole uscire nemmeno per una pizza in compagnia con gli altri colleghi di università. Mi sono portato anche la macchina fotografica per farle qualche foto ma ha posato solo per pa classica foto ricordo del compleanno. La delusione mi si legge sul viso. Ma sopporto e lo sguardo della signora Daniela mi conforta. Così decido che per la Festa della Mamma che arriva subito dopo farò una sorpresa alla signora.
La domenica del giorno di festa mi presento a casa di Rosa verso le 11.30, dato che prima tutti e tre vanno a Messa, con un mazzo di rise rosse che commuovono la signora e rendono gelosa la figlia dato che a lei il mazzo era di fiori misti mentre il sig. Giorgio sorride bonariamente. La signora mi invita a restare ma le dico che ho voluto portare un omaggio alla mamma di Rosa ma che a casa mi aspetta mia madre per cui la saluto con deferenza e, accompagnato da Rosa fin sulla porta del loro giardino dove mi saluta con un bacino freddo, mi avvio verso casa dicendole che ci saremmo visti il giorno dopo.
Subito dopo la meta del mese di maggio, dimenticandomi che Rosa mi aveva già avvisato, mi presento a casa sua e la signora Daniela che era in giardino mi dice che la figlia non c’è. Maledico la cosa ma non posso fare a meno di accettare l’invito della madre ad entrare. Mi accomodo in cucina, tanto sono di casa e comincio a sorseggiare la bevanda offertami dalla signora Daniela che mi chiede scusa ma vuole mettersi un po' in ordine visto che l’ho beccata a fare giardinaggio e scompare dalla mia vista.
Al suo ritorno non posso non apprezzare il repentino cambiamento: mai l’avevo vista così a tiro! Maglia celeste alla vita e con ampia scollatura e gonna scozzese a portafoglio con un vistoso spillone a chiudere i due lembi, calze fumé molto trasparenti con scarpa tacco otto che la slancia di parecchio. Si accorge di aver fatto colpo e mi invita a passare in salotto per stare più comodi. Mi siedo allora in poltrona lasciando alla signora il divano dove lei si siede lasciando che la gonna scopra alquanto un bel paio di gambe che fino ad ora non avevo mai avuto il piacere di notare. Si era proprio una vista piacevole.
Mi ringrazia ancora per le rose che ancora fanno bella mostra in un vaso sul tavolo da pranzo dicendomi che è stata particolarmente colpita dal colore rosso che significa passione. Mi schernisco dicendo che non ne avevo trovate di altro colore ma credo si veda che sto mentendo. Sorride sorniona e sposta la sua seduta ancora più verso di me. Nel farlo odo lo stridio delle calze che mi danno un brivido di piacere. Dopo aver parlato del più e del meno ma stando sempre attenta a mettersi in mostra con discrezione, inizia a chiedermi di Rosa e di come vadano le cose tra noi. Prendo la palla al balzo e le dico tutta la verità aumentando un po’ la situazione e noto in lei una certa morbosità per i particolari più intimi che, come vado avanti nel parlare, riesco a descrivere senza remore alcune. Ha un moto di stupore quando le dico che per fortuna Camilla mi sta dando, parlo mimando l’atto della masturbazione, una bella mano! Mentre parlo a ruota libera lei assorta nell’ascoltarmi lentamente scivola sul divano così che la gonna si apre fino allo spillone mettendo in mostra la sua coscia sinistra fino a metà dove mi pare di intravedere la balza della calza. Pensavo portasse un collant. Non fa nulla per coprirsi immediatamente ma lo fa lentamente come ad assaporare il mio interessamento per lei.
Finito di descrivere la situazione vedo che lei è rossa in volto, mi scuso allora per essere stato troppo esplicito, ma è stata lei a voler sapere i particolari. Mi dice che mai avrebbe immaginato una situazione simile, sì, sapeva qualcosa ma non pensava che la situazione fosse giunta fino a questo punto.
Cerca di rassicurarmi: penserà anche lei a trovare una soluzione. Lo dice con un’espressione e un tono di voce di cui non la pensavo capace.
Intanto sono quasi le undici e Rosa potrebbe tornare da un momento all’altro per cui, rassicurandomi ancora, mi invita a lasciarla e salutandomi, per la prima volta mi stringe a se e mi bacia sulle guance. Non può non essersi accorta in che stato sono sia per i particolari che le ho descritto sia perché ho iniziato ad apprezzare il suo personale di donna matura.
Nei giorni successivi apprezzo sempre di più la sua premurosa presenza in casa nei miei confronti che si traduce in un vestirsi sempre più in modo accurato e accattivante, in piccole provocazioni e slanci di affetto che diventano sempre meno materni. Nota la cosa anche Camilla che, senza peli sulla lingua, glielo fa notare. La signora le risponde dicendole che è la primavera che avanza a farla sentire meglio. Abbiamo ancora diversi colloqui da cui capisco che è ancora molto titubante ma che ormai è questione solo di tempo. Anche io, infatti, non ho mollato più la preda e non passa giorno che non le faccia un complimento o non trovi modo di farle sentire il mio interesse nei suoi confronti. Non è più, per me, solo un punto di appoggio per scaricare le mie tensioni, ma sta sempre più diventando una morbosa attrazione verso questa donna matura. Da parte mia faccio il possibile per farla capitolare e ogni giorno le faccio sentire sempre più il mio interesse verso di lei. Un pomeriggio, Camilla e Rosa stavano per tornare da una lezione a cui non avevo partecipato perché la mia Vespa non era voluta partire facendomi perdere tempo, la signora Daniela mi invita in cucina mentre prepara il solito the in attesa delle ragazze. Per evitarle di prendere i tre gradini che le servono per arrivare alle tazze poste in alto sulla credenza, mi propongo di provvedere io. Ma lei insiste nel voler salire e mi chiede di aiutarla. Così ne approfitto bassamente per metterle le mani sulla vita e, come inizia a scendere, accarezzarla fino sopra al seno mentre il suo bacino si appoggia al mio avvertendo chiaramente la mia virilità sui glutei.
“No, dai fai il bravo.”
Ma non fa nulla per allontanarsi ed io abbracciandola così da dietro le bacio il collo provocandole un brivido che solo lo scatto della porta interrompe. Non ho più dubbi sulla sua capitolazione, è solo questione di tempo!
E a darmi letteralmente una mano di pensa proprio la figlia Rosa.
Un paio di giorni dopo stiamo ripassando una lezione e Camilla non c’è. Contrariamente al solito siamo sul divano e ci teniamo per mano come quasi sempre accade. Un paio di baci, poi un altro ancora. Le sue belle gambe che mi eccitano in bella esposizione e stavolta anche leggermente aperte. Approfitto della situazione e porto la sua mano sulla mia coscia. Miracolo!! Non la toglie, anzi chiudendo gli occhi e appoggiandosi allo schienale mi accarezza il pacco mordendosi le labbra!! Pochi istanti dove mi godo la carezza e penso di poter ricambiare che veniamo sorpresi da Daniela che ci osserva dall’uscio della porta.
Ma anche la mia mano è partita: sulla coscia di Rosa ha iniziato l’agognata risalita, certa della conquista della meta! Lo scostamento dell’orlo della gonna invece, come sempre, riporta tutto alla “normalità”. Rosa si desta dall’abbandono di cui, fino ad ora, non le facevo capace e, con un’ultima leggera stretta, molla anche lei la presa del mio uccello.
Mi accorgo della presenza della signora solo adesso. Non la vedo ma sono certo che ha assistito alla scena.
Potenza della suggestione. Daniela ha varcato il punto del non ritorno. Forse ha capito che, se la figlia cede alle mie più che giustificate richieste, torna ad essere solo una potenziale futura suocera. Mentre sta assaporando e godendo dell’insperato desiderio di provocare un giovane uomo.
Infatti, solo qualche ora dopo, al rientro del marito, li vedo confabulare tra di loro.
Il giorno dopo, mentre aspetto Rosa per condurla in ateneo, Daniela mi porta in cucina e mi chiede di rendermi libero per il giorno successivo. Mi da un biglietto, da non far vedere alla figlia, con le istruzioni del caso.
Sul biglietto c’è scritto un indirizzo. E’ quello dell’appartamento che la famiglia possiede in una cittadina sulla riviera dove passano l’estate. Daniela ha convito il marito ad accompagnarla lì perché, siamo alla fine di maggio, deve iniziare le pulizie per l’utilizzo estivo. Io devo essere la verso le nove del mattino.
Passo una notte di eccitazione e già alle otto sono sul posto. Ho parcheggiato la mia vespa a qualche decina di metri dal palazzo e da lontano vedo arrivare l’auto del padre di Rosa che si ferma facendo scendere Daniela che, ritirato un borsone dal bagagliaio dell’auto, saluta il marito che subito parte alla volta dell’ufficio.
Siccome l’appuntamento è per le nove non mi avvicino ancora, vedo quindi che Daniela dopo essere entrata a casa ne esce di nuovo e a passo sostenuto la vedo passare quasi di fronte a me. Entra in un negozio di ferramenta che si trova ad un centinaio di metri da dove sono io e ne esce pochi minuti dopo per tornare verso l’appartamento.
Alle nove in punto, seguendo le sue istruzioni, sono davanti al citofono, il portone si apre quasi subito e salgo al secondo piano dove Daniela mi aspetta sulla porta d’ingresso.
Capisco che è molto tesa e la saluto dandole la mano e un piccolo bacio sulla guancia.
Entrato le faccio i complimenti per l’appartamento che indovino debba essere molto luminoso ma che adesso ha ancora le tapparelle abbassare dalle quali filtrano raggi di sole che lo illuminano di una luce calda, avvolgente e complice.
Le dico che non mi pare che qui ci sia bisogno di fare molta pulizia; infatti, è tutto perfettamente pulito come se qualcuno avesse provveduto appena ieri. Mi conferma che già da qualche giorno aveva chiamato la signora che se ne occupa perché preparasse l’abitazione. Non mi spiego quindi come il marito abbia acconsentito a condurla qui se anche lui sapeva della cosa. Mi risponde che il buon uomo, anche se burbero, fa tutto quello che gli si chiede.
“Non hai rimorsi nei suoi confronti?”
“Se sapesse la verità forse sarebbe anche contento…. Sono anni che viviamo una vita senza quasi mai fare nulla. Sono quasi tre mesi che non mi tocca: deve avere qualcosa sottomano in ufficio.”
“E non ti da fastidio, anzi non sei gelosa?”
“La gelosia l’ho provata quando ho visto la mano di Rosa che ti palpava. Ho pensato che il castello che mi sono fatta in questi giorni stesse crollando!”
“Che castello? Hai fantasticato su di me?”
Quasi arrossendo per la vergogna: “Certamente! Sono una ultraquarantenne e un ragazzo che potrebbe essere mio figlio mi sta desiderando…. Un paio di mie amiche più scafate di me adesso mi stanno invidiando non sai quanto!”
“Perché ti sei confidata con qualcuna di loro? Sai quanto male ti diranno dietro le spalle!!”
“No, no anche io sono a conoscenza dei loro segreti…siamo molto unite, non parleranno ma sono certa che mi stanno invidiando!”
Siamo ancora in piedi al centro del soggiorno e mentre parliamo mi sono messo dietro di lei e abbracciandola ho afferrato la chiusura dello zip della tuta che indossa e sto lentamente aprendo fino a che si slaccia e lentamente glielo sfilo sotto indossa una canottiera ma non vedo segni di reggiseno. Risalgo con le mie mani lungo le braccia fino alle spalle per poi arrivare a palpare le sue mammelle. Lei appoggiandosi a me, appoggia la sua testa mandandola indietro al mio petto e ii suoi capelli mi solleticano il mento. Mollo le tette e scendo di nuovo verso l’elastico dei pantaloni che docilmente cede alla mia pressione. L’indumento si affloscia ai suoi piedi e lei stessa provvede con un calcetto ad allontanarlo.
Scarpette da tennis, calzettone al polpaccio mutanda da mamma di famiglia canottiera di filo di scozia: certamente molto sexy!!
Ho le mani ancora sul suo bacino e l’attiro a me facendole sentire l’ingombro che, grazie a lei, ho al cavallo dei miei jeans. Questo contatto la risveglia dal dolce torpore in cui è caduta e, quasi avesse vergogna, si stacca da me e fugge verso quella che intuisco debba essere la sua camera da letto.
Mi affloscio anch’io sul divano pensando di aver sbagliato qualcosa, di essere stato troppo frettoloso. Passano alcuni minuti durante i quali anche il mio uccello perde la sua baldanza. Poi sento che la porta si sta aprendo e Daniela ricompare vestita con corpetto, slip, reggicalze e calze tutto in bianco.
“E’ l’intimo che indossavo il giorno del mio matrimonio, solo le calze sono nuove!”
La visione è certamente migliorata e mi stupisco che sia riuscita ad indossare ancora indumenti che hanno vent’anni. Certamente la signora ha bisogno di rinnovare il suo guardaroba ma la sua fisicità è ancora molto simile a quella della sposa di quattro lustri fa.
La vita ancora abbastanza stretta da disegnare un bel violoncello con un sedere tonico che non le facevo e un seno che ancora fa la sua bella figura. Solo il ciuffo argenteo dei suoi capelli e il viso certamente più paffuto di vent’anni prima la collocano nella piena maturità.
Mi alzo dal divano mentre anche il mio cazzo si ringalluzzisce alla vista di una così appetitosa donna. Inizio a sbottonare i miei pantaloni imitata da lei che, arrossendo lievemente, si sfila lo slip attempato. Contemporaneamente, lei mette in mostra il suo bosco di peli neri io, che non indosso intimo, la mia dotazione da giovane puledro.
E’ così affascinata dal mio giovane cazzo che deve sedersi per non cadere. Io mi avvicino pensando di metterglielo in bocca ma capisco subito che non vuole: si limita ad accarezzarmelo per tutta la sua lunghezza e a stringerlo in mano. E’ più imbranata di una tredicenne.
Le dico di farmi vedere cosa ha fatto mentre fantasticava su questo momento.
Quasi in trance si abbandona sul divano e inizia ad accarezzarsi il folto pelo fino a separare il ciuffo mettendo in mostra la sua intimità di un roseo colore. A occhi chiusi comincia a masturbarsi come, appunto, una tredicenne alle prime esperienze. Più l’atto peccaminoso va avanti, più lei scivola sul divano allargando sempre più le gambe. Io sono ancora in piedi davanti a lei e anche io, affascinato dalla sua esibizione, mi sto lentamente toccando il cazzo.
“Apri gli occhi, non è un sogno!!”
Ha il viso stravolto ma socchiude gli occhi così da rendersi conto della situazione. Continua a toccarsi mentre un filo di umore le esce dalle labbra della figa.
Vedere il mio cazzo le dà l’ultimo slancio verso l’orgasmo: gode dimenandosi alquanto e con un dolce lamento che le sgorga dalla gola. Approfitto del momento e mi inginocchio tra le sue cosce spalancate ed invitanti: senza darle il tempo di capire sono dentro di lei.
È calda, bagnata, gli spasmi dei muscoli mi mungono il cazzo che le spingo fino alla cervice.
Per un certo tempo continuo a entrare ed uscire dalla sua figa ma ho ancora la lucidità di abbandonare quella calda tana quando sento montare il mio orgasmo. Dopo poco il suo corpetto è luccicante delle perle del mio piacere.
Mi accascio a terra mentre lei con la punta delle dita va alla ricerca delle gocce sul suo corpo per saggiarne il residuo calore.
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