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L' ictus


di giov60
15.01.2019    |    46.202    |    15 9.6
"Mia moglie non può che apprezzare quanto ha in mano ed inizia una lenta masturbazione con lei che si è messa in ginocchio per meglio eseguire la maliziosa..."
Io e mia moglie Ada ci siamo sposati appena ventenni: io 24 anni lei 21. Ci volevamo un bene dell’anima e l’attività commerciale della mia famiglia, portata avanti da mio padre Carlo 51 anni e mia madre Leandra 48 anni, attendeva il cambio generazionale alla propria guida. A me era sempre piaciuto quell’attività e avevo accettato fin da ragazzino l’idea di continuarla e per questo avevo studiato e mi ero preparato. Già a 18 anni praticamente svolgevo le stesse mansioni dei miei che erano orgogliosi delle mie capacità, frutto queste sia della mia applicazione sia degli insegnamenti di mio padre con il quale avevo un rapporto splendido. Mamma, più dietro le quinte, era, diciamo, la regista dell’azienda. Il lavoro così ben organizzato e portato avanti, ci aveva reso una famiglia molto agiata e, anche per questo, i miei non vedevano l’ora di godere del frutto del loro lavoro ventennale.
Io e Ada eravamo l’immagine perfetta della coppia felice. Abbiamo passato le tre settimane del viaggio di nozze praticamente a fare l’amore. Ada mi aveva sorpreso per la sua carica erotica che credevo già di conoscere ma che in quei giorni raggiunse picchi che nemmeno sognavo. Era fonte continua di eccitazione per me che, già di mio molto focoso, non perdevo occasione per saltarle addosso. Vestiti sempre molto provocanti ed un atteggiamento da, diciamo, pornostar la facevano sempre diventare il centro dell’attenzione mio e delle tante persone che incontravamo: sembrava volesse provocare continuamente l’eccitazione degli uomini e, a volte, anche delle donne, ma tutto era solo il frutto della sua felicità. A letto era diventata un vulcano e voleva scopare per il piacere di farlo e farlo continuamente.
Una volta a casa e, di conseguenza in azienda, aveva quasi acceso una luce nuova all’interno di questa. A me pareva che anche la clientela fosse aumentata grazie alla sua sempre maliziosa presenza.
Ma, come si dice spesso, non è tutto oro quello che luccica. Un paio di mesi dopo proprio all’inizio del nuovo anno, mio padre inizia ad avere problemi di salute che, al principio sottovalutati, sfociano in un ictus.
Prima in pericolo di vita, si riprende fortunatamente grazie alla sua forte fibra e al suo fisico possente, ma rimane di conseguenza menomato di molte facoltà: si muove con difficoltà, tanto da aver bisogno della sedia a rotelle, perde l’uso del braccio sinistro e si esprime con molta difficoltà e anche le qualità cognitive sono molto diminuite. Ai giorni dell’emergenza seguono quelli della riabilitazione, sempre seguito con amore sia da mia madre che da noi. A casa, viviamo in una bella villa a due piani, provvedo a fare tutti i lavori necessari per rendere più gestibile la situazione, quindi montascale, ristrutturazione dei bagni con vasche progettate per persone di diversa abilità, soppressione delle barriere architettoniche per quanto possibile.
Sento i medici poco prima delle dimissioni: la forte fibra di mio padre, se nulla accade di nuovo, lo ha riportato ad uno stato accettabile per quello che ha avuto e anche l’aspettativa di vita si è di molto allungata.
Per aiutare mamma, oltre alla costante presenza mia e di Ada, provvedo a tutto il necessario per una assistenza domiciliare con la presenza del personale necessario.
Anche la nostra vita è cambiata avendo adesso al centro l’assistenza a mio padre. All’angoscia dei primi giorni, con il passare del tempo, si sostituisce una accettazione serena della situazione, quindi anche in casa tutto ridiventa tranquillo e le nuove mansioni non vengono subite come una condanna ma come un nuovo stile di vita.
E’ sabato pomeriggio e mamma mi chiede di accompagnarla dal parrucchiere perché la sera abbiamo ospiti e lei vuole essere più che presentabile. Durante il tragitto mi dice se me la sento di provvedere a lavare papà e io non ho nulla in contrario; glielo farò trovare bello sbarbato e profumato al suo rientro. Tornato a casa chiamo Ada a darmi una mano che ben volentieri acconsente.
La vedo arrivare in bagno, mentre io sto provvedendo a spogliare papà, con indosso una vestaglietta molto corta che mette in evidenza le sue lunghe gambe e con uno scollo dal quale il suo seno di terza misura fa abbondantemente capolino perché non indossa reggiseno. Il mio pantaloncino subito inizia a dare segni del mio compiacimento che lei maliziosamente nota con un sorriso sornione. Aperto lo sportello della vasca da bagno, accompagno papà nell’entrata della vasca e lo pongo a sedere sullo sgabello a lui destinato. Chiuso lo sportello apro l’acqua per iniziare a riempire la vasca e per lavarlo. Ada impregna una grossa spugna con il bagnoschiuma e inizia a passarla sulla schiena mentre io mi dedico ai piedi del genitore. Poi per permettere ad Ada di lavarlo per bene, aiuto mio padre ad alzarsi cosi da poterlo lavare sul sedere e sulle cosce. Come la spugna impugnata da Ada inizia a passare sul pisello di papà e tra le sue gambe il volto di papà esprime un certo piacere che si traduce in una erezione considerevole. Ada si trova puntato sul suo viso un cazzo di apprezzabili dimensioni. La sua espressione passa velocemente dallo stupito all’eccitato. Mi guarda mentre depone la spugna, come a chiedere il mio permesso che non ho nessuna voglia di negarle, e la sua mano, risalendo sulle gambe, arriva ad afferrare il membro teso del suocero, che non potendo parlare con la bocca, ha con gli occhi una espressione di preghiera che subito si trasforma in ringraziamento. Tolto il sedile dalla vasca accompagno mio padre a stendersi cosi che dall’acqua fuoriesca a mo’ di periscopio il suo superbo cazzo sempre stretto nella mano di Ada. Mia moglie non può che apprezzare quanto ha in mano ed inizia una lenta masturbazione con lei che si è messa in ginocchio per meglio eseguire la maliziosa pratica. Dal canto mio ho una visione della situazione che mi sta letteralmente facendo impazzire. Ada in ginocchio mette in evidenza il disegno della sua schiena come il più bel violoncello che uno possa immaginare. Ha le gambe appena scostate e offre al mio sguardo il suo bacino dondolante. In un attimo sono dietro di lei senza pantaloncino. Il mio cazzo fa pari a quello di mio padre nelle mani di Ada che si offre impudica alla mia eccitata vista. Non devo fare altro che scostare il sottile lembo di stoffa dello striminzito e malizioso slip che già umido, copre la bagnata figa della mia amata consorte. Il mio uccello scivola fino il fondo alla accogliente tana di Ada e inizia un andirivieni in sincrono con la mano di mia moglie che masturba il cazzo del suocero. Pochi minuti e un grugnito di papà preannuncia una copiosa sborrata che imperla la mano di Ada mentre anche io adorno le sode chiappe della mia mogliettina con densi schizzi di piacere.
La forte stretta di Ada sul cazzo di mio padre mi da il tempo di potermi alzare dalla mia posizione ed afferrarlo prima che il piacere che ha provato non lo faccia scivolare nella vasca. Il suo rilassamento è tale che faccio fatica a tirarlo su. Uscito dalla vasca mentre io lo reggo in piedi, Ada lo asciuga amorevolmente e, guardandomi negli occhi, depone un casto bacio sul suo uccello promessa di un prossimo nuovo e più piacevole bagno.
Rivestito e profumato il genitore, Ada mi abbraccia e mi confida che non pensava fosse cosi piacevole accudire suo suocero e che aveva capito da chi avevo ripreso, ma che adesso aveva bisogno di una doccia per rimettersi in sesto e rilassarsi.
Così io vado a riprendere mamma dal parrucchiere. Salita in auto mi chiede subito di papà ed io le dico che la sta aspettando pulito e profumato come le avevo promesso. Con una espressione che non le conoscevo mi chiede se tutto era andato per bene senza intoppi ed io con una battuta le rispondo che era tutto ok e che ero riuscito a non farlo affogare, ma che per le prossime volte sarei stato più attento.
La sera a letto io e Ada abbiamo fatto l’amore con una intensità fino ad allora mai provata e ci siamo scambiati le nostre sensazioni su quello accaduto nel pomeriggio e Ada mi ha confidato che non le sarebbe dispiaciuto riprovare in seguito quell’esperienza che ci ha eccitato e turbato immensamente.
La pulizia di mio padre è una delle incombenze del personale che ho contattato con l’assistenza domiciliare e svolto con professionalità, ma a volte ricadeva sulla famiglia quando il personale non era presente. Poi anche l’abitudine porta a prendersi carico sempre più spesso di certe cose anche per non avere sempre in casa persone qualificate sì, ma sempre estranee.
Capita quindi che alcuni giorni dopo, mentre sono in azienda, mamma mi chiami per chiedere se posso andare a casa per provvedere a mio padre che ha bisogno di aiuto.
Lascio Ada in ufficio e corro a casa dove papà si è rovesciato addosso una bibita e del cibo e si è sporcato tutto.
Come qualche giorno prima, indossata una tuta da casa, provvedo a portare papà in bagno e inizio a spogliarlo. Mamma mi raggiunge poco dopo anche lei con indosso una tuta proprio mentre sto aprendo l’acqua della vasca. Faccio per uscire da bagno appena lei inizia a insaponare papà ma mi chiede di rimanere per evitare che mio padre possa cadere quando dovrà alzarsi.
Come accaduto giorni prima l’uccello di papà inizia a gonfiarsi non appena mamma passa a toccarglielo per lavarlo. E anche mamma, di fronte al duro uccello coniugale, pur non volendolo dare a vedere, si sofferma più del dovuto nel maneggiarlo. Papà con le sue espressioni del viso, pare chiedere che la cosa continui mentre io con un certo imbarazzo faccio per uscire e lasciare mamma da sola che, come rapita, non fa più caso a me continuando nel suo esperto maneggio.
Non so cosa mi prende, ma anch’io non posso fare a meno di ammirare quanto mi sta succedendo di fronte: mamma sta segando papà seduto sullo sgabello e io dietro ammiro il notevole deretano della mia genitrice che ancheggia seguendo i movimenti del braccio. Come preso da un raptus mi appoggio con il cazzo che pare voglia sfondare i pantaloni della tuta a quel ben di Dio che mi si muove davanti. Nessuna reazione da parte di mamma se non un movimento direi studiato del suo bacino che porta il mio cazzo nel solco delle chiappe. Le mie mani autonomamente vanno verso l’elastico del pantalone della mia tuta e lo abbassano fino alle ginocchia dando libertà al mio uccello teso e gonfio, poi si spostano su quello del pantalone di mamma e con il medesimo gesto tirano giù sia il pantalone sia la comoda mutandina che cela il prosperoso sedere che mi si para davanti.
Io in ciabatte da bagno, mamma con ciabatta con una zeppa di qualche centimetro, il mio cazzo è proprio all’altezza dello scuro nido di mia madre. Solo quando alcuni peli della sua figa si tirano per la presenza del mio uccello che vuole entrare, gira un attimo la testa come a rimproverarmi, ma la spinta della mia virilità la lascia a bocca aperta e troppo vicina alla cappella di papà che ingoia. Non è passiva ma la sua bocca è guidata dalle mie spinte: come io sprofondo in lei la bocca accoglie il cazzo del marito e così per diversi minuti. Aggrappato alle sue anche non voglio e non posso uscire da lei quando arrivo all’acme del piacere e le scarico nel ventre tutto il mio godimento che accoglie con un grugnito dovuto alla contemporanea venuta di mio padre in bocca.
Anche stavolta devo divincolarmi per evitare che lui scivoli nella vasca. Solo allora uno sguardo duro di mamma mi trafigge. Nessuna parola tra noi per alcuni giorni. Mi sento mortificato ma in cuor mio lo rifarei cento volte.
La settimana dopo è un sabato ed Ada su richiesta di mamma deve recarsi fuori città per delle commissioni, mentre io, come mi ha chiesto mia moglie, devo ancora provvedere al bagno di papà che però non mi pare ne abbia cosi bisogno: avevo visto il giorno prima l’infermiere provvedere. Fino ad allora nessuna parola c’era stata tra me e mamma.
Uscita mia moglie salgo in al piano superiore per andare in camera di mio padre a prenderlo. Entrato in camera lo vedo ancora a letto e mamma china su di lui. Ma stavolta non indossa una tuta ma solo una vestaglia, calze con reggicalze e ciabattine. Sta succhiando mio padre e, stavolta le gambe, ancora belle e sode, sono ben piantate a terra distanziate da lascia vedere lo scuro ammasso di peli della figa.
Come mi avvicino smette di leccare papà e si volta: mi dice di lasciarla finire. In due minuti vedo mio padre godere con una veloce sega. Lasciato papà gira intorno al letto e togliendosi la vestaglia rimane nuda di fronte a me con addosso solo reggicalze e calze. Rimango colpito dalla sua intatta fisicità e dalle tette ancora ben piantate sul suo petto. Si stende accanto al marito e lasciando penzolare una gamba dal letto in modo tale da affascinarmi con la vista della sua figa aperta ed umida, mi invita a salire su di lei. Cosi faccio e subito le sue gambe mi avvolgono in un peccaminoso abbraccio. Affondo la faccia tra le sue tette e la bacio con trasporto. Dopo alcuni istanti mi chiede di fermarmi. Prende il cellulare posato sul comodino e mi chiede di non muovermi perché deve fare una telefonata urgente. Sento il telefono squillare e quando si apre la comunicazione sento la voce di Ada che risponde. Mamma le dice che adesso può rientrare: “Tuo suocero è qui sul letto accanto a me che attende di essere cavalcato, tuo marito è già dentro di me che mi cavalca! Arriva presto che ci divertiamo cosi come siamo d’accordo!!” E chiusa la chiamata mi dice: “Muoviti adesso amore di mamma, non farmi rimpiangere tuo padre!”
Ada entra in camera quasi mezz’ora dopo mentre sto violando per la prima volta l’accogliente secondo canale di mamma Leandra.

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