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Mara e Sara


di MissSerena
27.05.2024    |    7.334    |    16 9.9
"” mi disse accarezzandomi una guancia “Però adesso andiamo a casa mia dove c’è un bello strap-on di quelli senza cinghie che c’aspetta..."
Il primo giorno di lavoro è speciale un po' per tutti, figuriamoci per me che ero anche alla mia prima esperienza come infermiera, dopo aver finito la scuola ed aver trovato un posto in un ambulatorio privato in pieno centro città.
"Per adesso stai alla reception e aiuti chi te lo chiede." mi disse il dottore che funge anche da direttore non appena mi presentai a lui, in una sobria divisa verdina con tanto di pantalone largo.
"Va bene dottore prendo subito servizio." gli risposi per andare a quella che sarebbe diventata la mia postazione di lavoro.
In realtà da fare c'era ben poco, se non prendere gli appunti per telefono, accompagnare i pazienti dai dottori, e stampare le ricevute fiscali.
Poco rima di mezzogiorno un giovane ortopedico mi spiegò che volendo potevo usare il computer per navigare in internet, l'importante era usare il cervello e non scaricare nulla, anche se dopo un attacco hacker di qualche mese prima, erano state prese importanti misure per la sicurezza.
Poi alle tre arrivò lei, la dottoressa Mara Leoni in tutto il suo splendore.
Mara Leoni era ben più che una bella donna, alla quale si faceva fatica a dare un'età ben precisa, pur essendo ovvio che doveva avere almeno quarant'anni visto il suo curriculum. In lei non c'era nulla che si potesse criticare, non certo i capelli biondi e mossi, che portava lunghi sino alle spalle, o gli occhi azzurri come il mare nel quale sarei voluta annegare non appena la vidi. I lineamenti del viso erano più di quanto femminile ci potesse essere, ed infine il corpo sembrava scolpito nel marmo tanto si capiva fosse sodo nonostante i vestiti che portava.
Davanti a lei quasi scomparivo se non fosse stato per la mia altezza, visto che anche senza tacchi la sopravanzavo di un paio di dita, ma per il resto era un impari scontro fra il mio anonimato e la sua bellezza.
"Ciao Sono Mara Leoni." mi disse presentandosi "Tu devi essere Sara la nuova infermiera vero ?"
"Sì dottoressa." balbettai tradendo la mia innata timidezza.
"Lascia stare i titoli e chiamami Mara. Oggi ho poche visite e quasi tutte tardi, quindi se vuoi farmi delle domande su come funziona questo manicomio non hai che da chiedere."
Passai il pomeriggio più che altro a prendere appuntamenti, fermandomi ogni volta che lei usciva fuori dal suo ambulatorio per mettersi a chiacchierare con me. Mi raccontò di tutti i medici che lavoravano li, senza lesinare particolari piccanti che erano poi quelli più divertenti.
"Sara questo è il mio ultimo appuntamento, se vuoi rimanere dopo ti spiego come si apre e chiude, per te va bene ?" mi chiese mentre il suo paziente entrava dentro il suo studio.
"Certo Mara, anzi grazie per tutto ciò che stai facendo per me." le risposi senza però dire a voce alta quello che pensavo "Se poi mi scopi sul tuo lettino tanto meglio."
Per fortuna quella del suo ultimo paziente fu solo una visita di controllo che durò meno di cinque minuti, e come l'uomo uscì, entrai io attendendo le sue istruzioni.
"Scommetto che non si chiude solo con un semplice mazzo di chiavi." chiesi avendo capito che c'era un avanzato sistema di sicurezza.
"Ti faccio vedere come si chiude, ma non la porta." mi rispose prima di spingermi contro il muro mettendo una mano sul mio seno.
"Mara io .... cioè non credo che questo sia professionale." balbettai sorpresa da tanta audacia
"Stai zitta tanto lo so che lo vuoi anche tu." mi rispose baciandomi sul collo "O non credi che abbia visto le occhiate che mi hai lanciato tutto il giorno ? Non sei l'unica a cui piace la fica, quindi piantala di blaterare e fammi vedere cosa sei capace a fare."
Pur non essendo una ragazzina alla sua prima esperienza con una donna più matura, non ne avevo mai visto una così' aggressiva, che andava dritta al sodo senza paura di ricevere un due di picche.
Quando la sua bocca si ritrovò davanti alla mia, aprirla segnò solo la resa al suo ardore, e le infilai una mano fra i capelli giusto per non essere solo passiva nei suoi confronti.
Mara però era una furia, non solo fece volare il mio camice quasi strappandomelo di dosso, ma subito dopo fece fare la stessa fine al reggiseno, lanciandosi suoi miei capezzoli come un vampiro sul collo di una vergine.
I larghi pantaloni che avevo indossato per la prima volta quella stessa mattina, non rimasero a lungo al loro posto, ma del resto era chiaro che lei mi voleva nuda il prima possibile, e solo le mutandine mi restarono addosso un po di più, ma solo perché avevo iniziato anch'io a spogliarla, anche se riuscii a toglierle solo il camice.
"Piegati sul lettino perché voglio il tuo culo." mi disse con un tono che non ammetteva certamente un no come risposta.
Senza perder tempo mi sistemai come voleva lei, che per calmarmi riprese a baciarmi sul collo, mentre una mano m'infilava le mutandine dentro le chiappe per poi massaggiarle con grazia. Quel suo continuo passare dall'essere la donna più aggressiva che avessi mai conosciuto, ad una di una dolcezza unica, mandò in tilt il mio cervello, che quasi si spense quando lei finì di spogliarmi per potermi leccare la passera.
La sua bocca si fermò sul mio sesso solo il tempo per farmi capire quello che era in grado di fare, per poi tornare sul lato destro del collo, lasciando campo aperto alle sue esperte dita. Il suo non era un semplice farmi sentire le falangi nei punti più sensibili, senza però penetrarmi in alcun modo, ma una specie di piccola tortura fatta di una continua eccitazione, tenendomi come sul filo di un rasoio, senza mai finire con l’avere anche l'accenno di un orgasmo.
"Sai quando mi hanno detto che sarebbe arrivata una giovane infermiera speravo che fosse una piccola troia lesbica come lo sei tu." quasi mi sussurrò all'orecchio prima di mordere dolcemente il lobo "Una con la quale giocare a dottoressa e infermiera, per vedere chi alla fine gode di più."
"O per vedere chi alla fine è più troia." le risposi girandomi verso di lei prima d'infilarle la lingua in bocca.
Avrei voluto baciarla per ore tanto era il mio desiderio di lei, ma Mara mi scivolò dietro la schiena per potermi baciare le natiche scoperte poco prima. Le mie mutandine rimasero però al loro posto ben poco, visto che me le sfilò con un gesto deciso, e quindi farmi sentire la sua sapiente lingua fra le gambe.
Quasi senza rendermene conto poggiai una gamba sul lettino, dandole così ancor più campo aperto sul monte di venere, e lei non perse un attimo per iniziare quasi a scoparmi con la lingua che teneva ben dura mentre la faceva entrare e uscire dal mio sesso. Non feci però in tempo ad abituarmi a questo piacere che la sua lingua scivolò verso il mio buchetto, lasciando il posto a due dita, che m'entrarono dentro fin troppo facilmente.
Mara sembrava una furia il cui unico scopo era quello di farmi godere, passando da una porta del piacere all'altra usando indifferentemente la bocca o le dita, mentre io gemevo senza sosta.
"Mm ti prego non smettere, sto per venire, sii fammi venire." dicevo sempre più prossima all'orgasmo.
Lei mi diede ciò che più volevo infilandomi quattro dita nella passera, e chiudendomi la bocca con la sua, lasciandomi quasi senza fiato appoggiata sul lettino, ben sapendo che avrei ben presto voluto ricambiare tutto il piacere che mi aveva dato.
“Ora tocca a me.” le dissi quasi spingendola contro il lettino, infilandole subito la lingua in bocca per non darle alcuna possibilità di replicare.
Nonostante baciarla fosse qualcosa di dolcissimo, le mie labbra volevano assaporare gusti ben più forti, così scivolai verso il basso, sfilandole le mutandine nel momento esatto in cui me le ritrovai davanti alla faccia, Senza perdere un istante allungai la mia lingua verso la sua passera, che quasi si dischiuse non appena la sfiorai, aprendosi come il perfetto fiore del peccato.
“Girati voglio leccarti tutta come hai fatto tu con me.” le dissi dandole giusto il tempo di girarsi e mettere una gamba sul lettino prima di ributtarmi su di lei.
Mara aveva un gran bel culo, ma soprattutto un buchetto piccolo piccolo, che quasi mi diceva “prendimi sono tuo”, e al quale non seppi resistere. Così iniziai a leccarle l’ano mentre le sfioravo la passera con le dita, senza però entrarci mai dentro, quasi avessi un timore reverenziale a penetrarla. Lei però sembrava far caso a tutto tranne che alle mie titubanze, anzi era fin troppo chiaro che pensava solo a godere, tanto da aprire ancor di più le gambe, e di conseguenza le chiappe.
Non seppi resistere alla tentazione di aprirle il buchetto con le dita, per infilarci la lingua dentro, che iniziai a usare come un piccolo pene, penetrandola in continuazione, mentre i suoi gemiti salivano sempre più di volume.
“Sara sei un piccolo diavolo.” mi disse senza però muoversi in alcun modo, facendomi così capire che voleva che continuassi per quella strada.
A quel punto mi bagnai il medio che le infilai nel retto con tutta la calma che potevo ancora avere, allungando la bocca verso la sua.
“Vuoi che ti faccia godere così ?” le sussurrai in un orecchio prima di morderle il lobo.
“Sì ma del resto c’era il bisogno di chiedermelo ?” mi rispose mettendosi carponi sul lettino.
Tornai con la bocca sulla sua passera e subito dopo sul buchetto, e come aveva fatto lei poco prima con me, iniziai a usare le dita sia per sfiorarle le porte del piacere, che per entrarci dentro, anche se la penetravo il meno possibile perché volevo vederla godere e non avere subito l’orgasmo.
Mara comprese quel che avevo in testa, ma subì quella dolce tortura senza protestare in alcun modo, anzi godendo come una pazza in attesa d’arrivare al picco del piacere.
Alla fine, fui io a non resistere più, e così le infilai tre dita nella fica e due nel culo, andando ad una velocità che non avevo mai tenuta, sino a quando Mara non venne quasi schizzando il suo orgasmo come fanno gli uomini.
“Mio Dio se questo è il tuo primo giorno di lavoro non oso immaginare gli altri.” mi disse scherzando una volta che le tornò un minimo di fiato per parlare.
“Sai com’è proprio perché era il mio primo giorno volevo fare bella figura.” le risposi sfiorandole le labbra con le mie “Solo mi chiedevo cosa possiamo fare adesso, insomma come mi devo comportare con te.”
“Come hai fatto tutto il giorno, anche perché il lavoro è lavoro.” mi disse accarezzandomi una guancia “Però adesso andiamo a casa mia dove c’è un bello strap-on di quelli senza cinghie che c’aspetta. Voglio scoparti sino a sfinirti e voglio che tu faccia lo stesso con me, e ricordarti che sono anche il tuo datore di lavoro; quindi, puoi solo ubbidirmi anche a letto.”
Scoppiammo a ridere prima di rivestirci, non sapendo che quello era solo l’inizio della nostra storia d’amore.

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