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Gay & Bisex

I giocatori di football 3


di FRANK_1987
14.06.2018    |    10.927    |    4 9.0
"Il ragazzo dei miei sogni sta facendo tutto questo per me..."
Il mattino dopo mi sveglio ancora avvolto nella mia maglietta sporca della sborra di Jackson e tra la sua giacca di pelle nera. Vado in bagno, lavo i denti e faccio il bucato. Mi lavo la maglietta prima che la scopra mia madre. Scendo in cucina e trovo i miei genitori e mia sorella a tavola che stanno facendo colazione. Come al solito mia sorella ha già finito i cornetti e litighiamo per questo. Siamo gemelli e c’e’ un sottile velo di amore-odio tra di noi. Da piccoli avevamo imparato a dividere tutto e anche adesso, dopo 16anni, le cose non sono cambiate. Io e mia sorella dividiamo lo stesso ragazzo: Jackson. E’ ora di andare a scuola, così metto la mia maglietta nell’ asciugatrice ed esco con mia sorella.
Arrivati nel cortile della scuola c’e’ lui, il mio Adone con il cazzo di un cavallo. Mia sorella corre verso di lui e gli stampa un bacio in bocca ma mentre mia sorella lo bacia, lui guarda me. Io abbasso lo sguardo perché non voglio che gli altri mi vedano. Qualcuno sa della mia omosessualità, perché si capisce dai gesti che faccio, ma non l’ ho mai detto a nessuno solo a mia sorella. La giornata trascorre tra ore di lezioni e allenamento con le cheerleader (vi ricordo che io insieme ad altri tre ragazzi le aiutiamo nelle coreografie) e sfortunatamente gli allenamenti dei giocatori di football non sono coincisi con i nostri, che disdetta. Arriva l’ ora di chimica. Il vecchio professor Gregory proprio non lo mando giù. Sono seduto vicino ad una mia compagna e seduto davanti a me c’e’ Jackson con mia sorella. Mi ricordo che gli devo ancora restituire la sua giacca di pelle nera ma come mai non me l’ hai chiesta indietro? Per l’ ora di chimica usiamo boccette, alambicchi e robe varie ma anche uno specchio che ingrandisce tutto. Quando mi accorgo che Jackson e’ seduto davanti a me posso notare che lo specchio e girato su di me e lui mi sta osservando.
Durante la mensa sono costretto a sedermi nel suo stesso tavolo insieme a mia sorella, Trevor, Justin, Taylor e un’ altra ragazza che credo se la “passino” tutti. Io sono seduto tra Trevor e Justin e finisco subito di mangiare così mi alzo ma un altro ragazzo mi urta e mi fa cadere il vassoio.
“Guarda dove vai, checca”, mi dice
Jackson si alza con fare furioso e si mette tra me e questo ragazzo.
“Cosa vuoi Jackson?”, dice il ragazzo “Perché’ ti metti in mezzo?”
“Perché lui e’ il mio…” Jackson mi guarda un po’ e poi dice “cognato” e da un pugno al ragazzo atterrandolo. Per un attimo ho creduto che volesse dire ragazzo. La sera prima mi aveva baciato e mi aveva dato la sua giacca. Lui si volta verso di me con fare fiero ma io, con le lacrime agli occhi, scappo lasciandolo senza parole.
Torno a casa, non ho voglia di mangiare e non mi va neanche di fare i compiti. La mia migliore amica cerca inutilmente di convincermi almeno ad uscire ma io non voglio. All’ ennesimo squillo di cellulare rispondo in malo modo.
“Ma che cazzo vuoi?”
“Ah, scusa Duncan sono io. Jackson”
Volevo sprofondare dalla vergogna.
“Come hai fatto ad avere il mio numero?”, gli chiedo
“L’ ho trovato sul cellulare di tua sorella. Lei era intenta a parlare con una prof e non mi ha visto. Come stai?”
Sono entusiasta. Il ragazzo dei miei sogni sta facendo tutto questo per me. Mi aveva baciato, si sera preso cura di me, mi ha salvato da un bullo e ora aveva trovato il mio numero per telefonarmi e chiedermi cosa stavo. Tutto il mio entusiasmo si smorza quando comprendo che la maggior parte delle cose che ha fatto per me, soprattutto le più importanti, le ha fatte di nascoste.
“Ah, e che cosa vuoi?”, gli chiedo
“Te l’ ho detto. Ho chiamato per sapere come stai. Mi dispiace che quel tizio se la sia presa con te”, mi dice
“Tutto qui?”
“Beh si, anzi no. Vorrei riavere la mia giacca di pelle se non ti dispiace” lo dice con un tono arrogante, ha capito che io gli parlavo con freddezza.
“D’ accordo, allora te la porto subito, cia…” Non mi fa neanche finire di parlare che interrompe la comunicazione. Voglio prendermi a schiaffi per come l’ ho trattato ma non lo faccio. Realizzo che le cose che aveva detto e fatto la sera precedente erano dovute all’ eccitazione del momento perché durante la giornata a scuola, senza contare quell’ occhiata attraverso un misero specchio nell’ ora di chimica, lui non si era avvicinato a me e quando l’ ha fatto, l’ ha fatto solo per proteggere suo “cognato” da un bullo. Io, che invece volevo che dicesse “ragazzo”.
Prendo la macchina e mi avvio verso casa sua. Suono il campanello e mi apre lui. Indossa un pantaloncino nero e una maglietta bianca a giro maniche, come quelli dei pallavolisti, e’ stupendo.
“L’ hai portata?”, mi chiede
“Si, eccola”, gli rispondo porgendogli la giacca e nel farlo lui mi tocca il dorso della mano
“Senti…ti va di bere qualcosa? Fa caldo e vedo che stai soffrendo”
La mia maglietta e’ bagnata da enormi chiazze di sudore.
“Ok” entro e lui va in cucina “Posso usare il bagno?”, chiedo “E’ di sopra, seconda porta a destra”, mi risponde. Salgo le scale e mi guardo allo specchio. Quelle macchie di sudore mi fanno schifo e così mi sciacquo sotto le ascelle per precauzione. Scendo di sotto e lo trovo seduto al divano del salotto con le gambe aperte e la maglietta che gli si era spostata mostrando il capezzolo destro. Mi siedo vicino a lui e bevo la mia Coca Cola.
“Senti Jackson”, gli dico, “mi dispiace se ti ho risposto in quel modo prima non volevo. Credevo che fossi la mia amica che voleva invitarmi ad uscire”
“Beh hai fatto bene a dire di no. Così adesso sei qui”, mi dice
Beve la sua Coca Cola tutta d’ un fiato e poggia il bicchiere sul tavolo, prende il mio bicchiere, lo poggia maldestramente anch’ esso sul tavolo e mi da un bacio così forte da farmi cadere sul divano ma dopo un po’ mi stacco da lui.
“Che c’e’? Perché’ ti comporti così”, mi chiede
“E’ che non voglio essere la tua ragazza solo in privato”
“Ah, e’ per questo che oggi sei scappato quando ho picchiato quel bullo per te?”
“Si! Credevo che tu volessi dirgli che stavi proteggendo il tuo ragazzo e non tuo cognato”
“Ma piccola…io non posso. Viviamo in Louisiana. Si, siamo nel Terzo Millennio ma qui la gente e’ ancora retrograda. Mi vedono come…”
“Uno sciupafemmine, uno spaccafighe, un dongiovanni lo so, ma non per questo mi devi usare soltanto per placare i tuoi bollenti spiriti”
“Ma lo vuoi capire che mi piaci?”, dissi alzandosi di scatto “Ti penso sempre. Ti sogno la notte, sei sempre nei miei pensieri. Io…io ti amo”
Credevo che mi stesse per prendere un infarto. Il mio ragazzo dei sogni, quello che all’ apparenza e’ un dongiovanni, stava ammettendo di amare un ragazzo.
“Anch’ io ti amo ma non voglio più vivere nell’ oscurità”
“L’ hai sempre fatto”, mi ricordò
E’ vero, avevo sempre vissuto i miei amori all’ oscuro di tutto, perché non potevo farlo anche adesso? Forse perché, tra tutti i ragazzi che ho amato, lui era quello della mia vita?
“Ok, ok, facciamo tutto in segreto ma non allontanarti da me quando siamo a scuola. Avvicinati a me anche con la scusa che sono…semplicemente tuo cognato”
“Va bene”, rispose avvicinandosi a me, prendendomi per le mani e alzandomi “Ma ora siamo da soli e dobbiamo consacrare il nostro amore”
Iniziamo subito a baciarci e gli tolgo la camicia. Inizio a baciargli il petto sodo e a leccare i suoi capelli fino a scendere giù all’ ombelico. Dal pantaloncino nero si vedeva già la sagoma del suo cazzo e quando presi in mano l’ elastico, suonò il cellulare.
“Cazzo”, dissi
“Devo rispondere”, disse lui e si allontanò. Io mi siedo sconsolato sul divano e dopo un po’, Jackson rientra.
“E’ tua sorella. Tra poco sarà qui”
“Tra quanto?”, chiedo
“10minuti”, io sbuffai “Riprenderemo da dove abbiamo lasciato”, disse
“Ok, ma la prossima volta dovrai spegnere il cellulare”
“Promesso”
Ci baciamo con passione ma poi lui mi allontana e io me ne vado. Uscito da casa di Jackson sono così arrabbiato con mia sorella che vorrei dirle tutto ma poi Jackson me ne lo perdonerebbe mai. Capisco che non possiamo fare altro che vivere il nostro amore in segreto ma tanto siamo giovani e abbiamo tutta la vita davanti. Così come la notte…

QUESTA E’ UNA STORIA ASSOLUTAMENTE INVENTATA DA ME E NON COPIATA DA ALTRI SITI. NON SONO UNO SCRITTORE PROFESSIONISTA QUINDI NON BADATE MOLTO AGLI EVENTUALI ERRORI.
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