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Gay & Bisex

Il fidanzato di mia sorella 34


di FRANK_1987
23.11.2018    |    7.184    |    4 8.1
"Intanto Noah scopa la mia rosellina slabbrata sculacciandomi o accarezzandomi la schiena facendomi venire dei brividi di freddo pensando a chi sta abusando di..."
PREMESSA (DA LEGGERE E NON SALTARE): Ogni nuovo capitolo uscirà ogni settimana.

Festa in maschera

CAPITOLO 34

Le foglie hanno cambiato colore già da tempo formando un letto di mille tinte autunnali per le strade. Pure gli alberi hanno perso per il momento la loro voglia di vivere ma io di sicuro non ho perso la mia nel provare più cazzi possibili spogliandomi anche io come un albero di mezza stagione pronto per ricevere l’ennesimo bastone nel culo. Dopo la partenza di zio Mariano per il Brasile e l’interruzione della mia relazione con nonno Ugo, Samuele e la trans Valentina, trascorro i primi due mesi autunnali privo di cazzo e la smania di averne uno inizia a crescere sempre più dentro di me. Per non pensarci mi butto a capofitto negli studi. Ho intenzione di non farmi distrarre troppo come successe l’anno precedente che rischiavo di ripetere. Mancano cinque giorni ad Halloween e i festeggiamenti fervono. Vorrei tanto che Stefania, la secchiona del mio corso, mi invitasse alla sua festa solamente per ammirare il suo bellissimo fidanzato. Si chiama Alejandro, ha la nostra stessa età, i capelli corti neri così come gli occhi, e’ alto 178cm ed ha la pelle ambrata essendo nativo di Puerto Rico. Ogni volta che lo incontro il mio sguardo si sofferma sulla sua patta, lo confesso perché chiunque guarderebbe prima quella zona, e poi sulle sue labbra carnose che lo diventano ancora di più quando parla. Alla fine della lezione, Stefania si avvicina consegnandomi l’invito per la sua festa specificando chiaramente di indossare un costume con una maschera. Torno a casa e tralascio gli studi pensando a cosa potrei indossare per quel party. Vorrei indossare qualcosa di appariscente ma non mi va di farmi prendere in giro per tutta la serata e quindi compro un vestito di Frankenstein con annessa maschera. Nei giorni seguenti continuo con la solita routine quotidiana. Sono davvero a pezzi, vorrei licenziarmi ma non mi va di perdere un guadagno sicuro anche se in quel posto, la persona che più mi interessava, Mario, ora non mi chiede neanche più di andare nel bagno per farmi un pompino perché li fa, o se li fa fare, dal ragazzo delle consegne. Finalmente e’ il 31 Ottobre e dopo aver chiesto e ottenuto da Gustavo la serata libera senza lavorare, decido di prepararmi per andare alla festa. La maschera del mostro mi lascia scoperti gli occhi quindi prendo i trucchi della mamma e scegliendone uno che si avvicini il più possibile al colore della maschera, inizio ad usarlo per truccarmi. Sono seduto davanti al comò mentre mi sto truccando usando la roba di Rachele proprio come farebbe lei, proprio come farebbe una donna.
“Ci stiamo facendo belle?”, mi domanda Rafael entrando all’improvviso
“Esci immediatamente”, gli intimo smettendo di truccarmi
“Questa e’ la mia stanza. La stanza dove mi scopo la fica e il culo della tua mammina”, mi risponde lui avvicinandosi a me prendendomi per la faccia facendomi formare il muso a culo di gallina
“Sei un pervertito”, lo apostrofo
“Ma non fare l’ingenuo. Quante volte hai usufruito anche tu del mio cazzo?”, in effetti non ha tutti i torti “questa e’ la maschera che indosserai?”, mi domanda afferrandola
“Ridammela”, gli ordino
“Ehi, calma c’e’ un’imperfezione all’interno. Il tuo nuovo paparino te l’aggiusterà”, mi dice allontanandosi dalla stanza per dieci minuti con la maschera in mano mentre io smetto di truccarmi “ecco, qua. Come nuova”, mi fa porgendomela tornando nella camera
“Grazie Rafael”, gli dico prendendola in mano per poi accorgermi che c’aveva sborrato dentro “ma che cazzo hai fatto?”, grido verso l’argentino cercando di pulire la mia maschera
“Non ti azzardare a farlo. Voglio che la indossi così com’e’. Voglio che per tutta la serata avrai il mio sperma su quel visetto da puttana, maricon”
Non so che cosa mi prende ma stando in astinenza per un mese e mezzo, perché nel frattempo neanche lui mi aveva dato il suo cazzo nel culo, l’idea di avere lo sperma di un uomo sulla faccia mi eccita troppo così indosso la maschera e l’aggiusto bene sentendo la sua sborra spargersi sul mio viso fregandomene che il trucco si sia o meno rovinato.
“Adesso puoi uscire. Quando alla festa sentiranno l’odore dello sperma su di te, te ne daranno altro, ne sono convinto”, mi dice e io ci spero
Mi avvicino a Rafael e per ringraziarlo, gli passo una mano sulla guancia finendo per toccargli il petto e dandogli una strizzata al cazzo facendolo ridere sornione. Poi esco dalla stanza, saluto la mamma ignara di quanto successo prima e vado via. Arrivato davanti ad un portone, busso. La padrona di casa mi apre travestita da bambola che mi ricorda molto il personaggio di Bo Peep. Mi saluta e mi fa accomodare insieme agli altri invitati alla festa. Ci sono mascheramenti di ogni tipo e poco distante da me vedo un ragazzo mascherato da Dracula parlare con un altro ragazzo mascherato da Spiderman. Quando i due si girano inconsapevolmente verso di me, noto che quello mascherato da Dracula e’ Alejandro. Anche con tutto il trucco in faccia e’ bellissimo e il pallore voluto per impersonare il principe Vlad, non riesce a nascondere le sue origini latine. Mi avvicino e lo saluto ma lui mi mostra poca confidenza e inizio a girovagare per la stanza bevendo come un alcolizzato. Bevuta dopo bevuta, la natura chiama e quindi vado a fare i miei bisogni. Dopo averli espletati, esco dal bagno e mi scontro con Spiderman. Ho sempre voluto sapere come fanno i supereroi a fare i loro bisogni con quelle calzamaglie aderenti, vorrei scoprirlo con quel ragazzo ma non mi azzardo minimamente a rientrare nel bagno e rimango fermo lì per qualche minuto fantasticando su quanto pensavo in precedenza. Quando Spiderman esce dal bagno, noto che si sta rimettendo i guanti capendo che sotto quel vestito si nasconde un ragazzo di colore. Nella stanza fa molto caldo, anche dopo quella visione, allora decido di togliermi la maschera perché la pelle degli zigomi inizia a tirarmi per colpa della sborra incrostata di Rafael. Ne stacco dolorosamente un grumo ma il ragazzo di colore si avvicina a me dopo aver notato la scena.
“Hai qualcosa sulla faccia”, mi dice “mi sembra sborra”, continua lui
“Lo e’”, gli rispondo sfacciatamente “il compagno di mia madre mi ha sborrato nella maschera costringendomi a indossarla”, gli spiego vedendo che si sta toccando il pacco
Attraverso la sua maschera, noto che mi fa un sorrisetto ironico e poi si allontana. Io cerco di pulirmi il viso per poi rimettermi la maschera e tornare a festeggiare la notte delle streghe. Dopo un po’, Alejandro mi si avvicina. E’ leggermente alticcio e, al contrario di prima, adesso lo vedo più disponibile a parlare con me. Mi chiede anche se gentilmente vado a prendere altra birra che tengono in cantina perché Stefania deve intrattenere gli ospiti e lui e’ troppo ubriaco per portarla su rischiando di farla cadere mentre io, nonostante abbia bevuto, so reggere l’alcol. Acconsento a fargli questo favore e scendo in cantina per cercare le birre ma all’improvviso la porta si chiude.
“Chi c’e’?”, domando preoccupato guardando verso le scale dove Alejandro e’ in piedi “Ale che stai facendo?”, gli chiedo
“Stavo cercando di capire se sei stupido oppure se hai intuito perché ti ho fatto venire qui”, mi dice scendendo le scale
“Che cosa vuoi insinuare?”, gli domando
“Ci stavamo chiedendo se avevi capito che era tutta una trappola”, chiarisce il ragazzo vestito da Spiderman uscendo da dietro un mobile
“Le birre sono tutte di sopra e qua sotto non verrà nessuno stasera”, fa Alejandro
Capisco di essere caduto in una trappola di natura sessuale e anche se all’inizio sono un po’ spaventato dalla cosa e dall’essere scoperto da tutti gli invitati, la mia troiaggine emerge imperterrita iniziando a guardare languidamente quei due maschi che mi si avvicinano. Alejandro mi prende per i fianchi e mi infila la lingua in bocca mentre Spiderman si toglie la maschera mostrandomi un faccione color cioccolato contornato da una leggera barbetta e un baffetto finissimo. Anche il negro, Noah per la precisione, inizia a baciarmi mentre le nostre lingue si toccano l’una con le altre. Alejandro smette di baciarmi e con Noah prende un vecchio materasso e lo getta a terra facendomi accomodare mentre loro due iniziano a spogliarsi. Il portoricano si toglie il mantello cominciando a sbottonarsi i pantaloni mentre l’africano abbassa la zip della sua calzamaglia portandosela fino ai fianchi mettendo in evidenza un fisico palestrato e tempestato di tanti piccoli peletti riccioluti tipici dei ragazzi di colore. Le mie mani finiscono su quel petto villoso e nerissimo mentre il mio cazzo sta esplodendo nei pantaloni e lo sento quasi sussurrarmi all’orecchio che e’ arrivato il momento di succhiare gli altri due.
“Voglio vedere i vostri cazzi”, gli chiedo affamato
“Che troia che sei”, mi apostrofa Alejandro
“Ecco i nostri cazzi, puttanella”, gli fa eco Noah spogliandosi insieme all’amico
Alejandro, alla mia destra, ha un cazzo bellissimo, ambrato di 19cm mentre quello di Noah, alla mia sinistra, e’ un cazzo d’ebano di 25cm. Rimango affascinato da cotanta grazia e lentamente la mia bocca si spalanca meravigliandosi, allora Noah ci infila il suo pollice all’interno e guidando la mia testa verso il suo pube, mi ritrovo con il suo cazzone in bocca. Inizio a pomparlo mentre lui se lo tiene per la radice e mi spinge la testa verso di se con l’altra mano, intanto Alejandro prima si spoglia completamente e poi mi sbatte il suo pene sui capelli e inizia a spogliarmi togliendomi il mio vestito di Halloween. A torso nudo, comincio ad alternare nella mia bocca due cazzi di colore molto grandi. Il primo, quello del padrone di casa, l’ho desiderato da quando la mia amica Stefania si e’ fidanzata con lui, e il secondo, e’ un’ inaspettata felicità per gli occhi, per il mio cavo orale, le mie mani che lo toccano e successivamente lo sarà anche per il mio culo. Alejandro e Noah si scopano letteralmente la mia bocca sbattendomi i loro bastoni sulla mia lingua assetata del loro pre-sperma mentre i due mi toccano le spalle, la schiena, il torso oppure mi accarezzano le guance per complimentarsi con me.
“Alzati”, mi ordina Alejandro togliendosi i suoi indumenti superflui, “spogliati”, continua e mi privo dei miei pantaloni, dei boxer togliendomi pure le scarpe, “mettiti a pecorina sul letto”, mi fa e io mi posiziono “dagli il cazzo in bocca mentre io gli lavoro il culo”, ordina al suo amico africano che, denudandosi del tutto, si distende sul letto mentre io, a pecorina, succhio il cazzo di Noah e Alejandro lecca il mio buchetto con la sua lingua infilandoci le dita ma non deve continuare a lungo perché quando vedo un cazzo, il mio culo si lubrifica da solo quasi come se fosse stato creato apposta per farlo
Allora Alejandro si alza e mentre ho ancora nelle mie fauci la banana di Noah, il portoricano affonda in me tutto il suo randello di carne ambrata.
“Oh si, più dentro”, lo incito
“Da quanto tempo aspettavo di farmi questo culo”, mi confessa iniziando a scoparmi
“Anche io aspettavo…aaahhh…che ti facessi avanti”, gli dico
“Fottiti questa puttana”, gli consiglia Noah
“La faccio gridare dal dolore”, gli risponde trombandomi forte
Mentre Alejandro mi scopa tenendomi per i fianchi io uso la mano destra per accarezzargli la coscia e la mano sinistra per accarezzare il petto di Noah per poi impugnare la verga che il ragazzo di colore mi sbatte in bocca tenendomi la testa schiacciata sul suo pube facendomi entrare nel naso i suoi corti peli riccioluti. Alejandro sale sul letto per potermi fottere meglio aprendo ancora di più il mio buco sia con le mani che con il suo cazzo. Mi sembra di essere ritornato indietro nel tempo quando andai a fare visita allo zio e ai due fratelli di colore afroamericani che mi scoparono in una stanza d’albergo a Rio de Janeiro. (CAPITOLO 15) Quello che cambia e’ solamente la location trovandoci ora a scopare in una lurida cantina mentre sopra le nostre teste si sta svolgendo la festa di Halloween che il portoricano e la sua fidanzata italiana, hanno organizzato come ogni anno. Incredibilmente, il cazzone di Alejandro mi sta facendo male e nonostante abbia in bocca quello di Noah, continuo ad emettere degli urletti che potrebbero venire uditi dagli ospiti, allora lui mi tappa la bocca con una mano infilandomi dentro le dita che io succhio e solleva la gamba destra come se fosse un cane che sta pisciando, per farmi scopare ancora più forte sapendo che lui riesce a non farmi urlare con il suo arto superiore poggiato contro il mio cavo orale. Intanto Noah si alza andando dietro Alejandro che mi toglie il pene dal culo e fa posto al suo amico cazzuto.
“Ahi”, esclamo quando il bastone di Noah entra nelle mie carni e mi fa sprofondare sul materasso
“Stai ferma, zoccola”, mi risponde lui prendendomi per il petto e sollevandomi mentre sento tutto il suo cazzo nel culo
“Per favore, fai piano”, gli sussurro con le lacrime agli occhi
“Ma quale piano? Ancora soffri il dolore? Ma se c’hai il buco che sembra una galleria d’autostrada”
Imperterrito Noah inizia a fottermi il buco del culo. Sento la mia rosellina allargata e dolorante, temo che possa farmi molto male ma allo stesso tempo, lo strusciare della sua pelle d’ebano contro le mie pareti anali, mi fa eccitare e inizio a masturbarmi il cazzo che finora non aveva neanche ricevuto le mie attenzioni durante la scopata con Alejandro limitandosi soltanto a dondolare e a strofinare la cappella contro il materasso. Il portoricano mi viene davanti e gioca con la mia bocca ma impedendomi di succhiarglielo perché io aspetto con le mie fauci aperte cercando di afferrarlo quando me lo sbatte in faccia, ma lui, inflessibile, vuole punirmi. Intanto Noah scopa la mia rosellina slabbrata sculacciandomi o accarezzandomi la schiena facendomi venire dei brividi di freddo pensando a chi sta abusando di me, cioè un giovane di colore che mi tocca dappertutto con le sue mani policrome. Questo concetto mi porta subito a sborrare allora Alejandro raccoglie un po’ della mia sborra con il suo cazzo e finalmente me lo mette in bocca. Con la bocca occupata dal pene del mio amico, Noah mi prende per il collo, me lo piega un po’ verso destra sollevandomi la testa per il mento e mi chiava a più non posso. Ogni tanto, per la sua ferocia, il cazzo esce fuori dal mio pertugio e senza usare le mani, lo inserisce nuovamente da dove era uscito anche senza guardare dove rimetterlo, perché ha la testa poggiata sulla mia con lo sguardo rivolto davanti. Si vede che ha scopato talmente tanti culi che la posizione che ha assunto per scopare il mio gli consente di capire l’ubicazione del mio buco rispetto al suo pube senza constatarlo con gli occhi.
“Cambia posizione”, dice Alejandro a Noah “sta gridando troppo non vorrei che ci sentissero”
“Non sta gridando dal dolore”, gli risponde smettendo di scoparmi “sta gemendo perché gli piace il cazzo, vero ricchione?”, mi chiede
“Si, mi piace tantissimo il cazzo”, gli dico “soprattutto se e’ grande, grosso e colorato”, continuo
“Dai Noah, fammi questo piacere”
“Che coglione”, lo insulta mentre si toglie dal mio culo ed io mi siedo sul materasso finendo con le chiappe sui residui della mia sborra
“Siediti qui sopra”, mi dice Noah dopo essersi sdraiato e poggiato con la schiena contro una scatola
Mi sollevo e mi siedo sopra di lui prendendo il suo cazzo, puntandolo contro il mio foro e spingendolo verso l’alto mentre io mi abbasso schiudendo il mio scrigno del piacere e mi impalo da solo senza l’aiuto del mio scopatore. Mi muovo avanti e indietro per far assestare il cazzone scuro dentro di me e anche per sentirne ancora di più la sua lunghezza, una lunghezza tale da farmi provare un leggero fastidio allo stomaco. Inizio a muovermi su e giù sopra quell’obelisco e quando il cazzo fuoriesce un po’ dal mio buchetto, il fastidio scompare per poi riappare nuovamente quando rientra dentro anche se alla fine ci faccio l’abitudine. Noah mi prende per le chiappe aiutandomi a scoparmi da solo mentre Alejandro sale sul materasso e mi mette il cazzo in bocca e il suo amico mi tocca ogni centimetro del mio corpo. Il portoricano mi tiene ferma la testa con le sue mani scopandomi prepotentemente la bocca mentre il ragazzo di colore, tenendomi per le chiappe, inizia lui a scoparmi velocemente tant’e’ che il collo comincia a farmi male avendo assunto una posizione rannicchiata dovuta alle pressione che i due cazzi mi danno in bocca e in culo. Quando Ale smette di scoparmi la bocca, io riverso la mia saliva sul torace di Noah che se la spalma meglio e poi mi fa leccare le sue dita.
“Voglio scoparlo ancora”, fa Alejandro
“Entragli dentro mentre lo scopo”, mi dice Noah
“Si, ne voglio due in un solo colpo”, li stuzzico
Alejandro si posiziona dietro di me e avvicina il suo batacchio al mio buchetto occupato dal cazzo dell’amico e inizia a spingere. All’inizio provo un po’ di dolore ma resisto per provare ancora la doppia penetrazione e alla fine anche lui e’ dentro di me. Mi stanno scopando tutte e due, anzi quello che mi scopa e’ Alejandro perché Noah si limita a tenere il suo bestione nel mio foro anale mentre quello dell’amico mi strofina le pareti. Nonostante non provo quasi più dolore, i due cazzi continuano a stare dentro di me fino a quando si sfilano dal mio buco per poi farmi stendere sul materasso lurido, sollevarmi le chiappe ed entrare nuovamente senza se e senza ma nel caldo anfratto posteriore. Anche Alejandro ci sa fare nello scoparsi un qualsiasi buco che ha a disposizione perché mentre usa la mano destra per poggiarsi e mantenersi in equilibrio, con la sinistra mi tiene per l’interno del ginocchio portandomi la gamba all’altezza della bocca e allora io lecco il suo indice dal colore ambrato. Con il cazzo che sembra un martello pneumatico, il ragazzo fidanzato mi scopa il culo mentre il suo amico di colore si mette sulla mia faccia dandomi il cazzo in bocca. Tutti e due iniziano ad accarezzarmi il torso e le gambe ricoperti da una leggera peluria che al contatto con le mani forti di questi due uomini, mi procurano un’eccitazione pazzesca. Nonostante la mia eccitazione, il cazzo non riesce a riprendere vigore portandomi a capire che quello che sto provando e’ un piacere fisico e non mentale, un piacere che il mio pene ha capito prima di me evitando di ergersi continuando a farmi solo godere con il culo, la mia parte più importante. Quando Alejandro smette di scoparmi, mi fanno sedere per terra mettendosi ai lati della mia faccia e ricoprire la mia barba e la mia bocca della loro gustosissima crema caraibica e africana.
“Sei stata fantastica”, si complimenta Alejandro
“Davvero, meglio di qualsiasi puttana e frocio che mi sono mai scopato”, continua Noah
“Grazie ragazzi”, gli rispondo ammiccando continuando a leccarmi le dita sporche delle sborrate dei due stalloni
“Adesso rivestiamoci prima che qualcuno venga a cercarci qui”, fa Alejandro
Mi lecco ancora le dita e anche quello che mi e’ rimasto sulla faccia per poi ricomporci ritornando a vestire i panni delle celebri maschere ed uscire dalla cantina. Non so se Stefania sappia di quello che e’ successo con me e Noah e degli altri ragazzi che il suo fidanzato e il suo amico negro si sono scopati, ma viene a salutarmi calorosamente come se nulla fosse successo. Meglio così, penso tra me e me, non voglio una scenata davanti a tutta questa gente anche se avranno capito, dai miei atteggiamenti, del mio essere gay. Il giorno dopo mi sveglio per andare di nuovo all’università dove incontro i miei scopatori.
“Ciao ragazzi”, gli dico “ieri sera mi sono davvero divertito, quando lo rifacciamo?”, chiedo
“Ma che cazzo vuoi, ricchione di merda”?, mi risponde Alejandro facendomi terrorizzare
“Vattene se non vuoi che ti spacchiamo la faccia”, gli fa eco Noah
“Scusate, pensavo solamente che potevamo divertirci un’altra volta come ieri sera, tutto qua”
“Ieri sera non e’ mai successo. Non e’ accaduto nulla”, mi dice Alejandro
“Che cosa pensavi? Che adesso ci saremmo messi a scoparti ogni volta che ne avevi voglia?”, fa Noah “per noi sei stato solo un passatempo, un giocattolo”, continua
“Già, un giocattolo con il quale ci siamo divertiti e che vogliamo buttare”, fa il portoricano andandosene con il suo amico
Mi sento davvero come mi hanno chiamato ma in fondo e’ meglio così. Ho soddisfatto altri due esponenti del genere che più mi fa impazzire e loro mi hanno trattato proprio come volevo essere trattato. Come uno schiavo sottomesso che esegue solo gli ordini dei loro padroni i quali possono disporre del mio corpo come vogliono usandolo all’infinito o solamente una volta per appagare le loro voglie. Dopo aver seguito le lezioni, torno a casa per riposare un po’ in vista di una nuova serata lavorativa. Arrivo al ristorante-albergo al solito orario e fuori la gente pullula per prenotarsi un posto facendomi capire che anche questa sera ci saranno laute mance. Quando entro, però, la situazione non e’ delle migliori. I tavoli sono quasi tutti occupati, si, ma i clienti consumano i loro pasti in un silenzio quasi funereo. Stranamente non c’e’ Gustavo e l’aria che si respira e’ pessima. Chiedo ad una mia collega cameriera cosa sia successo e quando me lo comunica, il sangue mi si gela nelle vene e sento dentro di me, un vuoto enorme. La sera di Halloween, quella che ho passato a farmi scopare ogni buco possibile per poi riempirli con la sborra di due negri, Mario e il suo fidanzato sono stati aggrediti sul lungomare. Di corsa mi precipito all’ospedale temendo il peggio, temendo di non potergli dire più quanto lui sia importante per me e fortunatamente trovo Gustavo nel corridoio insieme ai genitori di Mario. Scosso e con le lacrime agli occhi, domando cosa sia successo e il mio datore di lavoro mi spiega che suo nipote e il suo fidanzato stavano facendo una passeggiata sulla spiaggia quando ad un tratto dei ragazzi omofobi li hanno avvicinati schernendolo. Mario e il ragazzo delle consegne hanno fatto finta di niente ma quei balordi, non contenti, hanno rotto delle bottiglie e li hanno aggrediti ferendoli. Miracolosamente non si sono fatti nulla di grave anche se il fidanzato di Mario ha un braccio con una lunga ferita ricoperta di punti mentre lui, la mia vita, si e’ rotto una costola ed ha qualche escoriazione. Quando mi avvicino alla porta della sua stanza, lo vedo in quel letto di ospedale, inerme muovendosi a fatica e il sangue mi va alla testa. Vorrei prendere quelle persone, se così si possono chiamare, e fargli provare tutto il dolore che sto provando io vedendo l’amore della mia vita in quelle condizioni. Si, avete capito bene, finalmente mi sono deciso a rivelargli tutto quello che provo per lui e quando mi guarda accennando un sorriso, il mio cuore si scioglie dall’emozione. Gustavo mi abbraccia per il collo dicendomi che tutto si risolverà e quando si allontana da me, i miei occhi si fissano su Mario. Come delle calamite, i miei chiamano i suoi e dalla mia bocca esce un sussurro: “ti amo”. Mario e’ visibilmente emozionato ma poi mi sussurra la risposta alla mia affermazione: “anche io”…

FINE CAPITOLO 34

TO BE CONTINUED

PS: NONOSTANTE CONTINUO AD USARE LO STESSO TITOLO, PEDRO NON APPARE IN QUESTE SCOPATE MA SICCOME E' INIZIATO TUTTO DA LUI, DOPO IL NONNO NATURALMENTE, HO DECISO DI TENERE QUESTA INTESTAZIONE ANCHE PER I RACCONTI SUCCESSIVI AI PRIMI DUE.

QUESTA E’ UNA STORIA ASSOLUTAMENTE INVENTATA DA ME E NON COPIATA DA ALTRI SITI. NON SONO UNO SCRITTORE PROFESSIONISTA QUINDI NON BADATE MOLTO GLI EVENTUALI ERRORI.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
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